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diario di bordo
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ancora...ricordi di scuola
Scritto il 31-Jul-2005 alle 01:00 - Scrivi Commento
Il mio rapporto con gli alunni? Non ho mai criticato il loro paese, immergendomi in qualsiasi posto mi sia capitato di stare, cercando di apprezzarne gli usi , o meglio le abitudini del luogo, a volte imparando vocaboli nuovi dialettali...è certo che di posti ne ho girati!!
La prima supplenza era temporanea e sulla classe comune, poi man mano mi sono convinta che per fare punteggio era necessario un servizio continuo nella scuola, percio' scelsi di seguire un corso di specializzazione per l'insegnamento ad alunni in situazione di svantaggio.
Questa è stata una grande risorsa per me.
L'esperienza di insegnamento sul sostegno a ragazzi in condizioni di svantaggio mi ha resa complice dei miei alunni, oltre ad arricchirmi dal punto di vista umano.
Vedevo in loro il bisogno di essere aiutati, non solo in senso prettamente di apprendimento, anche di avere qualcuno che li "sostenesse" moralmente, che creasse con loro una corrente di empatia e che in definitiva li legasse al gruppo, facesse da "tramite", insomma.
Una sola volta non riusci' tanto all'inizio, perché il ragazzino era legato all'insegnante che mi aveva preceduto: appena mi vide disse che non ero maschio e non mi voleva.
La "lotta " fu serrata, proposi una strategia all'insegnante di Italiano che aveva piu' ore di compresenza con me...
Mi mettevo al posto della cattedra e preparavo i compiti o dei quesiti, li proponevamo insieme a tutti e le mie lezioni inizialmente furono deambulatorie, perchè giravo tra i banchi interrogando, anche non necessariamente su argomenti di studio, ma che avessero attinenze con il quotidiano...
Questo fu un lungo periodo, il ragazzino mi guardava con senso di sfida, fino ad un giorno in cui parlai della famiglia e, trovandomi li' vicino chiesi cosa faceva il padre, mi disse che aveva perso il lavoro e aveva molti debiti, la mamma faceva la chiromante ; poi mi disse in disparte che non aveva stima del papa' perché non lavorava : "Professore', papa' si era n' ommo a mamma' nun 'a faceva faticà!!" e mi guardava con gli occhietti azzurri e arguti, piccolo e grassottello, con le guance rosee e le labbra sottili, poi aggiunse:"Professore', papà si era n'ommo se metteva a faticà ò stesso!!" Aggiunsi che la colpa non era del padre se aveva perso il lavoro, ma nella vita ci sono circostanze avverse che non possiamo controllare.
Ero riuscita a farlo parlare, a mostrarmi la sua vera faccia, nei mesi che seguirono tutto fu per me piu' facile e per lui piacevole.... Sono passati poco più che dieci anni e la scuola non ha più la tendenza che aveva allora.A volte ho la sensazione che si voglia dimostrare a tutti i costi che si è FATTO QUALCOSA ma in realtà si bada alle apparenze e a fare meschinità
Settespiriti
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