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giova89

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  1. salve a tutti....allora la questione è semplice (non direi proprio...direi di essere il caso più folle di sto mondo, ma pian piano me sto abituando alla mia pazzia). Iniziamo da principio: fino a 14-15 anni ero un ragazzetto estroverso, spiritoso, abbastanza egocentrico (ma in senso buono), amava parlare e/o fare stupidate per la bellezza di ridere, scherzare insieme. Insomma ero abbastanza il buffone 8in senso buono) del gruppo per amici/e. Gli anni so' passati ed ora so' maggiorenne e vaccinato eppure le differenze si fanno sentire. Innanzitutto credo di aver raggiunto con un po' di maturazione più sensibilità (insomma ora non disdegno la galanteria, il romanticismo, la dolcezza); d'altra parte ho un'altra metà di me che è sempre la solita (quella dalla battuta facile), un'altra parte ancora che è introversa. E' proprio questa parte che mi turba ultimamente abbastanza... Come è possibile che un ragazzo fino a 15anni sia stata la persona più estroversa di sto mondo (proprio roba da far invidia a zelig) e ora riesce a sentirsi sereno nella "solitudine"...non vorrei sbagliare, ma sento che sono diventato un lupo solitario.... non so...forse esperienze di vita (positive e negative), forse altro, ma oggi mi sento l'opposto di quello che ero 4 anni fa. Oggi passo senza problemi giornate nei miei silenzi (anche se in ogni istante la mia mente pensa e pensa anche sulla caccola della eprsona vicina). Oggi (ed è questa la cosa che mi fa specie e non mi fa capire se sono io cambiato in peggio o se è il mondo a non volere questo mio peggio) le mie parole sono pigre. Chiariamoci: non mi sento timido....se lo sono un minimo, so' come nasconderlo, anzi so' scherzarci e riderci su (sono rosso? "guarda se continui così mi fai squagliare"), mi sento disinteressato al mondo. La questione è davvero strana. Non è un disinteresse verso le persone, ma un disinteresse verso le parole...cioè...passo senza problemi intere giornate/settimane senza proferire parole anche con mia madre o mio fratello... con gli amici/e naturalmente qualche battuta viene fuori e qualche argomento; ma mi sento profondamente cambiato rispetto a qualche annetto fa. Discorsi del tipo "cosa fai oggi?", "domani?" ; "ieri hai passato una bella serata?" tutti discorsi su cui la gente piace passare ore a discutere...io li sento lontani. Insomma...io vivo momento per momento. Passo il sabato sera? vado a mangiare una pizza? bevo? il giorno dopo non sento il bisogno di dire agli altri amici/e dove ho passato il mio sabato sera e nemmeno di sapere dove hanno passato il loro...se viene fuori il discorso ascolto, ma non muio dalla voglia di sapere...è questo che mi fa strano....non mi sento stimolato a conoscere il mondo (una volta avrei fatto follie per conoscere anche una stupidata dell'altra persona...ora se si parla di sentimenti, se si scherza...altrimenti divento silenzioso, freddo e distaccato). Non che sia un problema per me...io mi ci trovo bene...mi trovo benissimo con la mia parte introversa da qualche anno a questa aprte....però mi rendo conto che chi mi è vicino (amici/e) non riescono a capire come da momenti di estroversione riesca a passare alla più totale freddezza e apatia al mondo...disinteresse... io mi sento bene invece così...preferisco stare 8 ore in silenzio a fissarti, a fissare i tuoi occhi, una tua smorfia piuttosto di parlare delle solite banalità della vita. Insomma...non sono stimolato a parlare della banalità della vita, ma non per questo mi disinteressano le eprsone o osservare la vita (anzi direi che mi piace troppo osservare).
  2. bah per me è come se cerchi di curare con dei farmaci un innamorato..l'amore non si cura. Allo stesso modo se io ho perso ogni scopo per vivere (non so mi è morta mia moglie e la figlia-- le uniche persone per cui vivevo) e vado in depressione...per me la depressione è la normalità...è la reazione più normale del nostro organismo e non va "trattata" con i farmarci. A quel punto se devi rincitrullirti il cervello per star meglio alcolizzati e ottieni lo stesso risultato. E a quel punto invece di alcolizzarti io ti direi di spararti un colpo in testa se proprio la vita ti provoca tanta sofferenza. La vita non deve essere un obbligo...se sei felice di viverla vivila; se arrivi al punto in cui vedi nella vita solo sofferenza non continuare a soffrire. Se, invece, vuoi prendere te stesso a 4 mani e uscirne provaci con la tua forza di volontà...
  3. giova89

    saluti :)

    ovviamente era un giovane da mettere tra virgolette :) diciamo fino all'età in cui ci si rende conto meglio di essere degli individui e si matura (fino ai 13-14 anni) Grassie per il benvenuto :)
  4. giova89

    saluti :)

    salve a tutti... il mio vero nome è Marco e sono emiliano Non mi dilungo tanto a parlare (mi conoscerete probabilmente con il tempo :) ) intanto per iniziare a capire qualcosa della mia persona ecco il link al primo thread che ho aperto. http://www.psiconline.it/forum/index.php?showtopic=8566 Diciamo che da giovane ero estroverso e impulsivo e crescendo mi sono accorto di essere diventato più introverso (silenzioso e osservo di più), ma che tutto sommato mi va bene così. Mi sento un essere fuori dalla massa in ogni senso: fuori dai falsi moralismi, ma fuori anche dalla massa formata da quei tanti coetanei che non sanno usare un minimo di cervello e diventano uno ugale all'altro (tra disco varie, vestiti firmati e simili). E diciamo che se sono apprezzato da amici/e è proprio per questa mia "stravaganza", questa mia sicurezza nell'ostentare la mia personalità così fuori dal coro e composita e allo stesso tempo la capacità di farmi rispettare (nonostante sia la persona più dolce,romantica, sensibile e poeta di sto universo): passo senza problemi da ore di silenzio a battute brillanti e ore di svago, ma sempre se ciò non implica forzarmi in qualche maniera a qualcosa che non voglio. Insomma....spero non mi vogliate cacciare già dopo 3 post
  5. giova89

    incesto?

    visto che si parla di tabù mi permettete di parlare anche di questo? a voi la parola e poi dirò la mia :)
  6. salve a tutti sono nuovo di zecca...e pure giovine veniamo subito al dunque: al giorno d'oggi si è abituati troppo a suddividere in atteggiamenti considerabili normali ed altri no; oggi si è abituati a seguire le masse (pure io l'ho fatto da ragazzino), oggi si è abituati a conformarsi alla morale/etica comune o viceversa andare a spada tratta contro senza prima farsi una propria idea: insomma oggi molta gente sembra incapace di sbizzarrirsi con la testa, riflettere...ha paura (soprattutto tra i ragazzi c'è un rigetto) In medicina si fa una differenza netta tra pazzia e normalità, tra una psicologia alterata ed una normale...si parla anche di psicologie semplici e psicologie composite (più districate e raccapriccianti). C'è gente che si chiama "Alda merini" ed è stata in un manicomio, c'è gente che violenta per anni sua figlia e si meriterebbe per tutti altrettanti anni di manicomio. Chi è il più pazzo tra i due? C'è gente che si chiede come...chi è che decide (decideva) che eri da manicomio o meno? In base a cosa? Chi è che decide che è normale la normalità ed è problematica una psicologia più composita (o addirittura squilibrata?). Chi è che decide che un uomo per scegliere il male oggettivo anzichè il bene deve per forza avere grossi problemi sotto il punto di vista psicologici (c'è chi pensa che queste stesse frasi, queste stesse affermazioni siano frutto di psicologie alterate/composite/non ordinate; c'è chi pensa siano il frutto di un genio, chi di una malattina), chi decide che farsi 20h su 24 una serie di domande e risposte sia da alterati mentali/depressi e chi decide se tu sei solo un povero pazzo o un Celan/Alda Merini non ancora compresi. Chi vi dice che non è il contrario? che forse qualcuno che riteniamo sotto il punto di vista psicologico anormale in verità sia solo più consapevole di limiti e non limiti e che chi si considera normale semplicemente stia sfuggendo alla propria stessa follia? Perchè il malato è il depresso (questioni ormonali e cianfrusaglie varie a parte) e non è il normale (cioè colui che rimane passivo alla vita)? Perchè la Merini in manicomio, Celan un salto da un ponte non sono normali e un pinco pallino qualunque sì? Cosa significa essere non conformi psicologicamente alla normlità? E cosa ti discosta tanto dalla normalità da renderti anormale? C'è una persona che mi ha definito psicologicamente il ragazzo allo stesso tempo più normale, ma allo stesso tempo con la personalità più composita mai vista (in grado di vivere allo stesso tempo una situazione con superficialità e 2 minuti dopo la stessa con scrupolo mirato, passare dall'introversione e ore di silenzio, a serate di estroversione e battute, di fare il ragazzo rozzo, ma l'attimo dopo diventare quello che scrive poesie, dolce e sensibile). Un'altra persona ha detto che io sono introverso (in senso positivo), mi piace osservare molto e così riesco senza interagire con una persona a capire all svelta cosa può trovare piacevole o cosa no; ha detto che poi è solo una scelta mia quella di continuare ad essere spontaneo a momenti o sistematico fino ad ottenere il risultato che voglio. Con il senno del poi non mi sento di andare contro a nessuna di queste 2 persone: una volta ero un ragazzino estroverso, crescendo ho imparato ad affinare la testa ed il cuore, a piegarli al mio volere e contemporaneamente piegare me stesso a loro, a seconda di come mi sento ascoltare loro nel mio silenzio o estroversarmi... insomma sono in grado di arrivare a giustificare e "comprendere" con ragionamenti contortici e macchinosi anche chi arriva ad ammazzare, ma in un momento diverso (ma anche contemporaneamente) posso fare altrettanti ragionamenti fino a dimostrare il contrario. La verità è che da quando sono cresciuto non ho mai posto alcun freno al mio cervello (se non forse quello dettato dal cuore --> ma che volendo posso spezzare quando voglio con un atto di libera scelta), non ho mai posto tabù (dall'eutanasia, alle coppie di fatto, fino ad arrivare a giustificare anche un rapporto incestuoso se c'è consapevolezza da ambo le parti) perchè il cervello umano per me non ha limiti (se non quelli dettati per la libera convivenza --> il rispetto dell'altro). Mi sono formato con un'ideologia anarchica (in parte comunista) contro ogni gerarchia sociale (tra classi, ma anche religiosa) e mentale (etica e morale se non quella dettata dal proprio cuore) in cui credo che per giustificare il patto sociale si debba convivere ed essere solidali, uguali e rispettosi, ma allo stesso tempo sono consapevole che non è in mio potere porre limiti di alcun tipo alla complessità cerebrale di una mente umana (non accetto in questo modo uno stupro o un omicidio, ma lo capisco come atto di un essere egoista, un animale che vuole restare fuori da ogni sistema --> ma che io ho il compito di limitar eper il bene della mia comunità). Voi cosa ne pensate?
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