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giovanni79

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  1. giovanni79

    Paura del rischio

    i cambiamenti vanno cercati, non si può aspettare passivamente che accadano. E' quello che ho fatto finora ed ho buttato nel cesso dieci anni della mia vita. Riguardo il lavoro, io lo dovrei lasciare perchè non riesco a farlo bene. E' un lavoro concettuale, impegnativo, che richiede sforzo mentale ma mi manca la concentrazione e la determinazione per farlo, è frustrante, stressante, mi mette sempre di cattivo umore. Ma d'altra parte cosa posso fare? Le cose che mi appassionano e a cui mi dedico nel tempo libero (e ci dedico parecchio tempo) non danno da mangiare. Lo so, sembra un discorso da ragazzino viziato che vuole godere e non vuole faticare. Ma ho delle serie difficoltà, non riesco proprio a stare lì con la testa sul lavoro, e allora penso che forse se ne avessi uno che mi piace di più ci riuscirei meglio. Dico forse perchè non lo so, magari invece incontrerei le stesse difficoltà in qualunque lavoro. Boh. E con questi dubbi mi trascino avanti nel tempo senza avere il coraggio di cambiare la mia vita, di produrre un cambiamento che potrebbe essere in meglio (fare un lavoro faticoso ma gratificante) o in peggio (perdere anche il lavoro che ho e ritrovarmi vecchio e disoccupato).
  2. giovanni79

    Paura del rischio

    Il problema è che io non so nè dove voglio vivere, nè cosa voglio fare. Ho sempre invidiato quelli che sanno con certezza cosa vogliono fare nella vita. E in una situazione del genere risulta difficile (per me impossibile) abbandonare tutto... per cosa? Mettiamo che scelga un posto a caso tirando la monetina e parta... una volta là il pensiero sarebbe senz'altro "che ci faccio qui?" "chi me l'ha fatto fare?". Questi sono i pensieri che mi bloccano. Un anno di psicoterapia non me li ha fatti passare. Se almeno venissi licenziato per altri motivi (taglio del personale, crisi della società, ecc.) potrei cogliere l'opportunità per andarmene altrove, anche a caso, ma così, io non ce la farò mai ad andare di là dal mio capo e dirgli "Mi licenzio!" "Perchè?" "Boh! Cosi perchè mi va!". E anche se ci riuscissi, alla fine mi farei senz'altro convincere a restare "ti dò più soldi!" "ti cambio mansioni!",ecc. Purtroppo bisogna che mi capiti qualcosa di eclatante per riuscire a cambiare la mia vita. Io da solo non ce la faccio. Comunque grazie per la risposta!
  3. giovanni79

    Paura del rischio

    Il fatto di avere un lavoro a tempo indeterminato può essere anche una dannazione... nel mio caso lo è. Ho sprecato e sto sprecando la mia vita qui, tutti i giorni e tutto il giorno ormai da qualche anno a fare un lavoro di cui non me ne importa nulla. Non ho bisogno di un lavoro sicuro, non ho un mutuo da pagare, non ho nè avrò mai una famiglia da mantenere. Tuttavia non riesco ad abbandonarlo, non sono capace di prendere queste decisioni forti. Spesso leggo, in libri o biografie, di persone che ad un certo punto hanno mollato tutto, hanno preso un biglietto aereo sola andata per qualche destinazione, senza preoccuparsi di cosa sarebbe successo dopo. Io non ci riesco, sono bloccato. Per me è più facile spostare a mano un tir con rimorchio che fare una cosa del genere. Sono condannato a rimanere qui a marcire per il resto dei miei giorni...
  4. giovanni79

    SFOGATEVI.

    agosto di merda... tutti gli anni arriva puntuale come la morte... odioooo questo mese... tutti se ne vanno in vacanza e io sto qui da solo a deprimermi... spero arrivi presto settembre
  5. giovanni79

    Paura del rischio

    Nel messaggio di prima mi dici che devo osare, rischiare, eccetera, qui invece mi dici dovrei tenermi ben stretto quello che ho. C'è un po' di contraddizione, mi pare. Comunque non volevo dare la colpa ai genitori, dicevo soltanto che una delle cause della mia avversione al rischio risiede nell'ambiente familiare in cui sono cresciuto, è inevitabile esserne influenzati.
  6. giovanni79

    Paura del rischio

    Buon per te se riesci a pensarla così, io non ci riesco. Per me la parola tardi esiste eccome.
  7. giovanni79

    Paura del rischio

    Ah ah! Pensa che nella mia vita non ho fatto altro che ponderare, giorno e notte, senza mai agire.
  8. giovanni79

    Paura del rischio

    In un anno di psicoterapia l'unica cosa che ho capito in modo chiaro è che tutta la mia vita è stata terribilmente limitata dalla mia incapacità di assumermi dei rischi. Non sono riuscito a trovare un lavoro che mi piacesse perchè ho avuto paura di rischiare nel fare un lavoro più bello ma meno sicuro, non ho mai avuto una ragazza perchè non ho mai trovato il coraggio di rischiare di farmi male e fare male, eccetera. In pratica non ho mai vissuto veramente per paura del rischio, dell'ignoto. Tutta la mia vita è stata, inconsciamente, caratterizzata dalla minimizzazione dei rischi. Questa mia caratteristica è sicuramente in parte dovuta all'ambiente famigliare: in tutta la mia famiglia (anche allargata) *nessuno* ha mai compiuto qualche scelta di vita che comportasse l'assunzione di qualche rischio. Ora però che ne sono consapevole, non vedo come questa consapevolezza possa aiutarmi nel vivere diversamente gli anni (spero pochi) che mi restano. Infatti anche da consapevole non riesco comunque a compiere quei gesti che comportano un alto rischio (ad esempio licenziarmi e ripartire da zero con un alto lavoro, o in un altra città). Ci sono troppe spinte in me che mi bloccano dal compiere gesti rischiosi. Cosa posso fare quindi? Come può aiutarmi la psicoterapia nel rimuovere questo blocco?
  9. Il problema è molto grave invece, ma è logico che chi non lo vive o non lo ha vissuto faccia fatica a capirlo. Io sono messo esattamente come l'autore del post, con l'aggravante che ho 30 anni. Diversamente da lui però la colpa della mia situazione è solo mia, e non dei miei genitori. Comunque... hai idea di cosa significa in termini psicologici arrivare a 25 o, ancora peggio, a 30 anni senza esperienze con l'altro sesso? Parlo di me perchè conosco bene la mia situazione, ma penso che sia del tutto analoga alla sua. L'autostima è una cosa che si è completamente persa ormai da anni. Io mi considero uno sfigato senza se senza ma, un fallito, un rifiuto umano, come pensi che possa mai avvicinare una ragazza (anche ammesso di trovarne una libera e disponibile, cosa tutt'altro che facile)? Per quanto mi riguarda ho smesso ormai da tempo di credere in una possibilità di "riscatto". Sono però d'accordo che non vale la pena sucidarsi. Ci sono diverse cose nella vita delle quali si può godere anche da soli, basta cercarle. Certo, è una quotidiana lotta con la tristezza e la depressione, che penso durerà finchè campo.
  10. Io sarei pronto a stravorgerla se sapessi in che modo! Se qualcuno mi dicesse una cosa del tipo "per risolvere i tuoi problemi devi trasferirti in un monastero tibetano, o in antartide" lo farei... ma nessuno mi dà consigli, e io non so che fare...
  11. io speravo solo che la psicologa dopo un anno di incontri mi aiutasse a capire cosa potevo fare, nel concreto, per migliorare la mia vita, perchè io non ne ho idea. E invece nulla. Va bene che lei non può dare consigli perchè mi influenzerebbe, però io ho bisogno di qualcuno che mi suggerisca cosa fare, perchè da solo non ci arrivo!!!
  12. Infatti era proprio cognitivo-comportamentale! Con il terapeuta non so dire se ci fosse un buon feeling. Lei è sempre stata molto distaccata, ma probabilmente è giusto così. Penso che in un anno mi abbia conosciuto abbastanza bene, abbiamo parlato di tutto. Ma senza giungere a nessun "quindi". Probabilmente mi aspetto troppo dalla psicoterapia, ma appunto perchè non ne vedo una vera utilità sono sempre combattuto se andare o risparmiare i soldi. Credo che sarebbe meglio fissare un obiettivo da principio e quindi verificare i progressi in quella direzione, anzichè vagare da un argomento all'altro. Il guaio è che non riesco a fissarlo questo obiettivo. Comunque grazie per la risposta!
  13. Ciao a tutti, alcuni mesi fa ho interrotto le sedute dalla psicologa, da cui sono stato per circa un anno, perchè mi sembrava di non trarne alcun giovamento. Vorrei ricominciare, magari con un/a altro/a psicologo/a, perchè continuo a non stare bene. Soffro di una costante lieve depressione con alcuni picchi, per fortuna abbastanza radi, che si manifestano soprattutto nei periodi di "relax" della mia vita, cioè quando la mente non è impegnata in altre cose come al solito. Comunque... credo che il motivo per cui non ho tratto giovamenti dalla precedente psicoterapia stia nel fatto che non avevo un obiettivo chiaro. Abbiamo tirato in ballo tanti argomenti nel corso di un anno, ma era sempre un "girare in tondo". La psico di volta in volta mi dava alcuni temi su cui riflettere, alcuni "esperimenti" da fare, ma a me parevano senza scopo. Non voglio ripetere lo stesso errore, vorrei avere un obiettivo chiaro in mente e fare si che le sedute fossero finalizzate a quello, e non a parlare del più e del meno. Purtroppo per quanto ci pensi non riesco a focalizzare questo obiettivo. La mia vita ha almeno due grossi problemi (uno che riguarda la sfera lavorativa, l'altro quella affettiva) che la rendono non voglio dire schifosa ma almeno triste e insoddisfacente, da cui la depressione. Risolvere questi problemi è quasi impossibile almeno in tempi brevi pertanto l'unico obiettivo potrebbe essere riuscire a conviverci meglio. La psicoterapia può aiutarmi in questo? e come? Può essere questo un obiettivo?
  14. mi basterebbe potere credere alla vita PRIMA della morte
  15. Ciao Eleonora, io ho quasi 30 anni e anche io non ho mai avuto una ragazza. Condivido quello che scrivi, anch'io sono stato da una psicologa per un periodo abbastanza lungo, senza trarne particolari giovamenti. L'unico consiglio che mi sento di darti è di lavorare per migliorare la tua timidezza, per relazionarti meglio con gli altri, che ti aiuterebbe a sopportare meglio la solitudine. Cerca delle occasioni per incontrare altre persone e fare qualcosa assieme a loro: ad esempio un corso di teatro (che è molto efficace per chi è timido e moooolto divertente), o altre cose che possano suscitare il tuo interesse ma che soprattutto ti mettano a stretto contatto con gli altri.
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