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frncs

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  1. Se è per questo potrebbe essere anche un errore opposto noi lo vediamo come un fossettino e poi sprofondiamo dentro e non ne usciamo più. Allora bisogna prima studiare il fosso, ma a forza di studiarlo passano i secoli e noi stiamo sempre sul ciglio. E a forza di stare sul ciglio, prima o poi ci distraiamo un momento, poggiamo male il piede, scivoliamo e sprofondiamo nell'abisso lo stesso.
  2. frncs

    Trova l'intruso

    Intanto per chiarezza vi metto (in disordine cronologico, alfabetico, logico, insomma a caso) i titoli di Bunuel da cui erano prese le parole, così magari vi viene voglia di vederli (sono bellissimi tutti): I figli della violenza L'angelo sterminatore Bella di giorno Il fascino discreto della borghesia Quell'oscuro oggetto del desiderio Il fantasma della libertà Diario di una cameriera Poi ce ne sono molti altri, tra cui uno dei miei preferiti è Viridiana.
  3. frncs

    se fosse...

    se fosse uno strumnto musicale?
  4. Nella tua metafora il motivo è ovvio. Uno non vuole saltare il fosso perché ha paura di caderci dentro. Una volta capito e accettato che il motivo è quello, tutto resta tale e quale, perché si continua ad avere paura. Ci vorrebbe un ponticello piuttosto.
  5. frncs

    Trova l'intruso

    Guarda mi dispiace per te ma direi che questa è la risposta esatta. La parola era già stata detta. Mancava solo la motivazione ed è questo. Quindi a mio parere hai vinto. Poi lascio decidere al notaio.
  6. frncs

    Trova l'intruso

    La lista è: fantasma, violenza, paura, cameriera, giorno, fascino, libertà, desiderio, angelo poi ne ho aggiunto anche qualcun altro per aiutarvi.
  7. e comunque ha ragione juditta

    vai a indovinare l'intruso

    sii gentile

  8. grazie (in ritardo) per gli auguri

  9. Sarà pure una difesa, mica dico di no. Intendevo solo dire che il discorso dei "desideri veri" e "desideri imposti dall'esterno" non ha senso in generale. Perché anche il desiderio di "serenità" potrebbe essere un desiderio imposto dall'esterno come quello della famiglia, dei figli, ecc, e perché la distinzione stessa tra interno e esterno è problematica. E io quanto più cerco qualcosa che mi appartenga veramente, che desidero veramente, che sono veramente, tanto più mi ritrovo in un vuoto spaventoso. Per cui il probl non è liberarmi dai desideri imposti (sono già fin troppo libera da tutto, una libertà che finisce pre diventare una schiavitù) ma crearmene qualcuno, costruirlo, con un minimo di convinzione. Perché forse desideri e identità non si hanno, si costruiscono. E forse la difesa consiste proprio nel contrario, cioè forse preferisco attribuire a me la colpa del sabotaggio, piuttosto che riconoscere non so che. Forse in questo modo mi riconosco una specie di onnipotenza. Non lo so. Insomma non è che voglio negare di avere difese o problemi ecc
  10. Credo che abbiamo problemi diversi e forse questo ci impedisce di capirci. Poi mi rendo conto che in me, per qualche meccanismo sbagliato (che di solito cerco di controllare), certi discorsi fanno scattare l'istinto di demolirli. E anzi ti chiedo scusa. Io non sono mai stata vittima dei modelli diffusi. E non ho mai cercato di conformarmi. Anzi il problema al massimo è che dovrei cercare di farlo un po'. Non nel stupido stupido del conformismo, ma nel senso di riconoscere (non in teoria ma in pratica) che faccio parte di una comunità e non sono un atomo isolato in un universo di atomi isolati. I pensieri li ho coltivati pure troppo e le mie presunte idee le ho difese fino alla nausea. Non è quello il problema per me. Te l'ho detto. Capisco quello che dici rispetto a delle situazioni specifiche (come quella che hai descritto). Anche l'ultima tua affemazione. Per me anche lì è un po' il contrario. Io ho riconosciuto fin dalla prima volta (non so come definirla), da quando è crollata tutt'insieme l'idea che avevo di me (che poi è quello che ci costituisce, per cui era crollata proprio la possibilità di dire io), fin da allora (o meglio da quando ho riacquistato un minimo di consistenza) insomma ho riconosciuto che ero io stessa responsabile del crollo. E anche dopo e anche ora sapevo e so che sono io stessa a costruirmi la prigione che mi opprime, e che pur sapendolo non so far altro che continuare a costruire. Mi ritengo a tal punto l'unica responsabile che non credo nemmeno nella terapia, perché mi pare impossibile che una cosa esterna possa far scattare in me qualcosa di nuovo, perché ho l'impressione che non ci sia nessuna possibilità di contatto. Almeno così è andata quando ho provato (nei limiti delle mie possibilità di provare). Alla fine, su malgrado, il risultato della terapia (visto che questo è il tema) per me è stato confermarmi in questa idea di impotenza reciproca, impossibilità di contatto. Scusate la confusione del messaggio (ci ho provato ma non riesco a migliorarlo).
  11. frncs

    sessualità ed handicap

    Secondo me il paragone è un po' impreciso (se ho capito quello che volev dire) perché il rapporto intimo con lo psicologo è unilaterale (cioè il paziente di lui non sa nulla) mentre il rapporto sessuale sarebbe necessariamente reciproco.
  12. frncs

    Trova l'intruso

    ah ecco è per questo che hai suggerito agli altri il modo per risolvere...
  13. Ecco. L'avevo detto che qulcuno l'avrebbe detto. Non si scampa. i nostri veri desideri? E che ne sai che quelli che adesso sembrano i veri desideri non siano pure loro imposti dall'esterno? Dal realismo per esempio, dalla concreta situazione (ovvero: mi rendo conto che riesco a fare solo questo quindi mi convinco che desidero fare solo questo). E che significa non imposti dall'esterno? Io non credo (o almeno non so esserne sicura) che esista una specie di essenza in cui ognuno possa (anche se a fatica) riconoscersi. Mi sembra che molto di noi (di quello che definiamo "noi") sia prodotto e influenzato dall'esterno. Capisco il tuo discorso in casi specifici quando realmente si è sottoposti ad aspettative che vengono da altri e che accettiamo passivamente, ma farne un discorso generale, secondo me, non ha senso. A meno che (ma allora non bisogna parlare di "veri desideri" e "veri sé") non si voglia badare solo all'aspetto pratico (funzionale, dicono gli psicologi) e allora si potrebbe dire che l'importante è fare con serenità quello che si riesce a fare e a essere con serenità quello che si riesce a essere. Ma per me è impossibile. Se non riesco in nulla voglio per lo meno essere insoddisfatta.
  14. frncs

    Trova l'intruso

    e perché? è giusta sicuro dai
  15. Bé io in effetti mi trovo perfettemente con quello che hai scritto prima sull'idea di poter fare (o essere) tutto e poi in concreto non fare niente in nessuna direzione.
  16. frncs

    Trova l'intruso

    cosa no? non vale google? ma come si fa? Tutti possono guardarlo e solo gli onesti ammetteranno di averlo fatto!
  17. frncs

    Trova l'intruso

    Infatti stavo per dirlo anche io come suggerimento spiega allora google vale
  18. Sì. Ora sì. Non era per contraddire te in particolare. Il fatto è che per me è un discorso problematico questo. E cioè se sforzarsi di attuare quelli che (a torto o a ragione) uno considera essere i suoi sogni oppure adeguare i suoi sogni a quello che (a torto o a ragione) considera essere la realtà. Ora sono io che mi spiego male e lo so. Ma non ha importanza. In fondo è una cosa banale. E poi di certo qualcuno direbbe che non c'è differenza perché conta solo la percezione delle cose.
  19. frncs

    Trova l'intruso

    tra l'altro la risposta già ce l'avete (è stata data e confermata) dovete dare solo le motivazioni se volete vi aggiungo qualche altra parole alla serie: oggetto, bella, figli, borghesia
  20. Io, sarò limitata, ma in questa affermazione ci vedo una contraddizione interna .
  21. frncs

    sessualità ed handicap

    Innanzi tutto un discorso del genere per me non riguarda solo i disabili ma tutti. E io ritengo che una società per ritenersi civile debba sforzarsi di offrire a tutti i suoi componenti (intelligenti, stupidi, ricchi, poveri, colti, ignoranti, abili, disabili ecc) delle possibilità quanto più uguali possibile. Parlo di possibilità (come già ti ho detto nel precedente messaggio) non di obblighi. Avere più possibilità fra cui scegliere significa avere più libertà, non certo averne di meno. Tu ribalti il concetto usando il verbo "dovere" che non c'entra niente. Io non dico che i disabili "debbano" vivere con le risorse degli altri. Ma che tutti (disabili e non disabili) debbano mettere una parte delle proprie risorse (di quelle che per loro fortuna hanno) al servizio di tutti. E non per pura e semplice generosità, ma perché a mio parere in una società squilibrata e ingiusta in cui c'è chi ha tutto e chi non ha niente, non si vivrà mai bene. Quanto alla tua visione 1 (i disabili dovrebbero vivere co le risorse che hanno) che può essere facilemente estesa anche gli altri e quindi diventare "ognuno dovrebbe vivere con le risorse che ha", è un concetto che corrisponde semplicemente alla legge della giungla, cioè in fondo all'assenza dello stato. E naturalmente una società organizzata (o meglio non organizzata) secondo un principio del genere porterebbe subito al dominio dei più forti e al soccombere dei più deboli. E' questa la tua idea di società?
  22. frncs

    sessualità ed handicap

    Non parlavo mica di simpatia io. Il presupposto minimo (neccessario ma non sufficiente) che cercherei in un medico e a maggior ragione in uno psicologo è che sia capace di ascoltare quello che dico, di capire almeno in parte, e di dare delle risposte che abbiano un minimo di logica e di credibilità. Perché è difficile sapere da prima chi ti risolverà i problemi (soprattutto quando le terapie sono piuttosto lunghe come nel caso della psicologia), quindi ci si può solo affidare alla fiducia che l'altro, con il suo modo di ascoltare, di parlare, di ragionare ecc, suscita in noi. Uno che fa discorsi illogici con un linguaggio che mi infastidisce difficilmente otterrà la mia fiducia. Per esempio anche anche in quest'ultima frase che hai scritto [tornando ai disabili, tu stessa hai confermato due diverse visioni del mondo. l'una prevede l'imposizione della propria visione nel disabile (in questo caso), l'altra no, come dicevo io] non vedo nulla di sensato. Non si capisce perché la prima visione del mondo, quella secondo la quale la società deve cercare di redistribuire in maniera più equa di quanto non faccia il caso le possibilità (possibilità, non imposizioni) economiche, sociali, culturali ecc, non si capisce perché questo dovrebbe equivalere a "imporre la propria visione del disabile". Qual è il passaggio logico?
  23. frncs

    sessualità ed handicap

    Scherzavo dai. Forse un po' di colpa c'è nella nella distanza tra idee e comportamenti. Perché in teoria sono con voi, per la disinvoltura, ma in pratica (mio malgrado) sono tutt'altro che disinvolta.
  24. frncs

    sessualità ed handicap

    Va bene allora. Quanto all'altro discorso, quello dei film, a mia discolpa posso dire che ho visto Ultimo tango a Parigi e L'impero dei sensi. Lo so che non è la stessa cosa, ma meglio di niente, no? Almeno un sei meno meno me lo potreste dare. Io in cambio chiuderò un occhio sui verbi transitivi e intrasitivi...
  25. frncs

    sessualità ed handicap

    Ma come? Perdonatemi allora, sarà che sono un po' stanca.
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