Vai al contenuto

letizia24

Membri
  • Numero di messaggi

    68
  • Registrato dal

  • Ultima visita

messaggi di letizia24

  1. v002hp0.th.jpg

    per quello che vale....questa l'ho trovata nelle cose che mio figlio ha lasciato a casa prima di trasferirsi

    per lavoro in nevada. nn l'avevo mai vista e nn ha mai detto niente .

    una medaglia ricevuta dal governo americano per il suo servizio in iraq!!

    povero figlio ,quante cose brutte che ha visto ,cose che nn potra' mai dimenticare e che gli lasceranno il segno

    per il resto della sua vita. la querra gli ha tolto la sua innocenza e il suo modo di vedere la vita.

    Caro Tex----questo tuo post mi ha emozionata, anche perche' vivendo io in Israele conosco personalmente i pensieri che ci facciamo per i nostri figli che esperimentano simili situazioni, e quanto possano gli orrori della guerra influire sul loro giovane carattere.

    Ho avuta purtroppo l'occasione di rendermi conto dei cambiamenti avvenuti nei ragazzi della mia famiglia. Le guerre li fanno maturare anzitempo e perdere le illusioni proprie della gioventu'.

    D'altra parte sono i compagni d'arme che li rendono consci del significato di una vera fratellanza che dura spesso per tutta una vita.

  2. Mi dispiace, non avrei dovuto proporre questo topic che credevo importante.

    Ma prima vorrei dirvi che io stessa ho una certa preparazione avendo lavorato come criminologa con giovani carcerati ed esperimentato il tema degli sviluppi possibili nel processo di transfert e contro-transfert in terapia.

    In questo campo sono stata da sempre critica soprattutto verso me stessa.

  3. Sono, tra l'altro, un'insegnante: mi affeziono ai miei alunni e non potrebbe essere altrimenti visto che condivido con loro fatica, sforzi, impegno per ottenere dei risultati, mi fa piacere sapere che a loro volta mi sono affezionati o che sono contenti delle mie spiegazioni o che apprezzano il mio impegno, ma io sono sempre consapevole che il mio compito sarà veramente svolto quando li avrò resi indipendenti, quando sapranno studiare da soli, io sono sempre consapevole che più che fargli capire una lezione, devo insegnargli a fare a meno di me.

    Non credo che il confronto sia appropriato. La relazione terapeutica e' piu' intima---emozionale, e le mete dell'insegnamento molto piu' precise, i risultati piu' individuabili.

  4. Io penso che un terapeuta ha lui pure le sue sensazioni delle quali non sempre e' conscio, cosa ammessa anche da Freud. L'innamoramento e' una delle possibilita', un'altra potrebbe essere la soddisfazione che si prova in seguito alla dipendenza dei pazienti.

    Nella psicoanalisi tradizionale il terapeuta e' obbligato a seguire un'auto-analisi per renderlo cosciente e critico di se stesso.

  5. Traduco da un testo su Freud che tratta della cura di una delle sue pazienti --DORA.

    Freud descrivendo il caso nei suoi particolari si auto-critica: "non ho fatto abbastanza attenzione al processo di transfert nei suoi particolari e moventi". Ma nel caso di Dora non provo' ad analizzare l'auto-transfert, cioe' le sue proprie reazioni, e questa e' una delle critiche che si fanno a Freud.

    il "caso Dora" e' stato riportato da Freud e dai posteri e discusso ed interpretato nei suoi particolari nel corso degli anni.

  6. sono pinamnte d'accordo con l'analisi di marilena.....

    Letizia posso chiederti coem mai hai aperto questo topic? E' solo curiosità sull'aromento la tua?

    Marilena si riferisce specificamente ad una terapia basata sulle teorie freudiane.

    Io mi riferisco a possibili [ma non necessarie] dinamiche che si possono sviluppare nei rapporti con il terapeuta. Credo che anche Freud abbia preso in considerazione simili possibilita', anzi e' una delle critiche che gli hanno fatto colleghi ed allievi.

    Perche' ho aperto questo topic? perche' lo trovo attuale e mi interessa.

  7. come ci si comporta con una persona cara che sta bene solo quando è assecondata?

    come fare se questa persona crede di risolvere i problemi non puntando sulle cause

    ma su chi, non assecondandola, la mette a disagio?

    Sai Lapina, ho osservato che ci sono persone che assumono un comportamento e modo di vivere con l'esigenza d'essere assecondate, e generalmente riescono a farsi assecondare.

    E' una presentazione di se stessi che molti accolgono. Sono persone generalmente egocentriche che vengono accettate come sono.

  8. quarda...proprio negli ultimi giorni due persone che scrivevano sul topic "e se ci si innamora dello psicologo..." hanno concluso il loro percorso di psicoterapia. ti linko le loro testimonianze.

    penso che valgano più di mille (generiche) parole:

    ultima seduta di Arley

    ultima seduta di bissa73

    grazie juditta per il link. Auguriamoci che ogni terapia abbia questi risultati.

  9. ciao a tutti sono uno studente del liceo socio psicopedagogico all'ultimo anno e un appassionato del vasto mondo della psicologia, cercavo un forum in cui poter alloggiare per dare un contributo e poter approfondire le mie conoscenze..e spero di averlo trovato -_-

    Spero davvero che tu l'abbia trovato. Auguri e bene arrivato!

  10. Leggendo alcuni topics in questa sessione non posso fare a meno di pensare al bisogno che hanno molte persone di un rapporto prolungato con terapeuta.

    E se questo fosse uno stato di dipendenza che potrebbe impedire una normale maturita'?

    E chi sono le persone che non sanno rinunciare ad una continua relazione terapeutica?

    Una cosa mi sembra certa: chi ci guadagna e' il terapeuta, spesso interessato a protrarre la relazione all'infinito.

  11. Ora và un po' meglio...però anche a distanza di tempo mi torna sempre in mente è stato un piccolo trauma comunque troverò il coraggio di parlarne al mio psicoterapeuta anche se mi vergogno molto

    L'incesto viola uno dei tabu' piu' radicati nella nostra societa'.

    La violazione di questo tabu' potrebbe causare sentimenti di colpa e vergogna e ripercuotersi nella vita quotidiana. Spero che troverai la forza necessaria per parlarne con il tuo terapeuta.

  12. ribadisco...io non sto parlando di incesto tra genitore e bimbo...sto parlando di incesto tra genitore e figlio di 17-18anni ormai (o addirittura più vecchio)...poi che ne dica lo psicologo mi interessa relativamente...per me se non è forzato da una delle due parti non è anormale (e anche in italia accadono casi consenzienti)

    la tua opinione Giovanni e' poco rilevante perche' non considera il problema di Bertelli , che lo presenta come grave ed insopportabile [per lui],ed e' in ricerca d'aiuto.

  13. Ciao Giovanni, quando ci sentiamo soli e depressi [e tutti ne abbiamo esperienza] non c'e' di meglio che essere attivo, intraprendere cose nuove, distrarsi. Mai ritirarsi nella solitudine che generalmente dipende da noi stessi. Sarai sorpreso quante cose possano cambiare se ti decidi di prendere l'iniziativa organizzando nuovi programmi con nuovi incontri.

  14. Non so quale sia la tua eta' caro Patrizio, ma penso che noi tutti compiamo un serio tragitto da uno stato di emozioni non controllate [nella prima infanzia], ad una fase di relativo controllo.

    Ma non e' facile e non sempre ci riusciamo. Alcuni di noi restano a mezza strada e si lasciano di tanto in tanto dominare dalle emozioni.

    Penso che esperienza e maturita' possano risolvere il problema.

    [Ma fa come ci ha detto Mio in una precedente discussione: impara a conoscere te stesso]

  15. .......La nostra vita è quella che è, ricca o povera, agitata o quieta, interessante o noiosa, e noi siamo quello che siamo, egoisti, ambiziosi, violenti, possessivi, ecc....vedere cio senza dire "è sbagliato!" è incominciare a vedersi....qualcuno , a me molto caro diceva "osservarsi senza giudicarsi, attimo per attimo"....e credo che sia l'unico modo per intraprendere seriamente la nostra conoscenza....

    Giustissimo cio' che dici sull'introspezione, d'altra parte non possiamo fare a meno di vedere noi stessi in funzione di quelli altri che influiscono sulla nostra identita'. Cioe' comprendere la nostra unicita' come strettamente legata alle persone significative nel nostro ambiente di vita.

    Inoltre vorrei proporre che l'introspezione non avra' valore se non seguita da eventuale maturazione e crescita nel nostro comportamento.

  16. è chiaro però, prima di affrontare questo, la natura del "io"....che è tempo.

    nasciamo impariamo alcune cose, facciamo esperienze, soffriamo, gioiamo,,,,,tutto accade attimo dopo attimo....è con lo scorrere di questi attimi si forma "l'io" l'idea di se,,,,che accresce esperienza dopo esperienza...ricordo dopo ricordo...

    ora cos'è l'io se non il legame..ossia l'idea che fa continuità agli attimi....l'io senza il suo contenuto non esiste....l'io può muoversi solo all'interno del suo campo, di se stesso.....guardare in avanti non è possibile e si sente insicuro, l'ignoto è terrorizzante per l'io...allora cosa fa..crea un futuro , partendo dalle immagini, ricordi a sua disposizione modificandoli, creando obbiettivi, scopi e speranze....questo è il movimento dell'io....l'io è tempo.

    Direi che l'io potrebbe svilupparsi senza la nozione di un tempo, e non tutte le etnie umane gli danno egualmente valore, e pure il significato e modo d'usarlo sono cambiati nel corso della storia.

    Il tempo e' un'istituzione delle societa' umane per farle funzionare meglio e permetterne l'organizzazione. E' un fatto che l'uso del tempo viene insegnato dalla prima infanzia, ed e' pure un fatto che memoria ed organizzazione temporale sono i primi a logorarsi con la vecchiaia.

    Il contenuto dell'io e' formato secondo me da esperienze che non necessitano continuita' temporale, e si puo' pure comprenderlo indipendentemente da una sequenza temporale.

    In altre parole: il tempo piuttosto che bisogno psicologico lo interpreterei come istituzione a vantaggio della societa' ed il progresso.

  17. E' normale, ---ti trovi in un ambiente nuovo e sconosciuto dove ti senti forse straniero. In casi simili ognuno di noi sente la nostalgia della nota e sicura atmosfera di "casa nostra".

    Penso che dopo un periodo di adattamento ti troverai benissimo nel nuovo ambiente.

  18. Anch'io penso che si tratti di problema passeggero, ma cercherei di aiutare il bambino parlando con lui da padre a figlio, sull'amore che unisce i diversi membri della famiglia, l'amore fra i genitori e quello per i figli. Lo incoraggerei ad esprimere liberamente le sue sensazioni in proposito.

    Secondo me non c'e' di meglio che un aperto colloquio anche con bambini dell'eta' di tuo figlio. Anzi a quella eta' sono piu' aperti e spontanei, mentre piu' tardi si rinchiudono e sarebbe piu' difficile.

×
×
  • Crea nuovo/a...

Informazione importante

Navigando questo sito accetti le nostre politiche di Politica sulla Privacy.