Ciao a tutte le innamorate, vi osservo da qualche giorno, l'argomento mi interessa, ed è il mio primo post
quindi insomma siate clementi perchè non conosco ancora le regole qui.
Incomincio da un pensiero di Corinna che mi ha colpita:
LEI ASCOLTA; DEVE CAPIRE , osservare TE, tutto il resto del mondo che vi circonda è fuunzionale a questo!
La vostra frequentazione comune per me è un grande vantaggio, le permette di capire forse più velocemente molto di te e del tuo modo di rapportarti agli altri.
la penso allo stesso modo, il terapeuta non fa altro che vedere come funzioni con tutti gli strumenti a sua disposizione, (transfert compreso)! Il silenzio -non mi ricordo chi ne ha parlato-, per me è stato un modo per raccogliere e creare spazio, e la mancata risposta, per mettere in moto il materiale della malcapitat/o..Eheheh.
Anche io credo che il terapeuta in questione sia stato estremamente professionale, del resto, come è già stato detto,
la terapia è una sorta di palestra dei sentimenti, ci si sperimenta nell'assenza e nella presenza ed in tante altre
faccende oscillanti.
Per quanto riguarda lui/lei e la frustrazione che deriva nel verderla/o e saperla/o nel mondo oltre che nel setting,
credo che noi pazienti/clienti, (razionalizzando un pochino, difficile), dovremmo pensare di avere
davanti una persona normale (non un semidio, novello Orfeo che con la cetra in mano
è pronto a sfidare per noi l'oltretomba, no). Per normale intendo estremamente imperfetta, con i propri casini,
la sfiga, i ca..i, il giro di amici, la moglie, il mutuo e chi più ne ha più ne metta, ma che in quel momento, svolge, per noi, un ruolo ben preciso ed in un luogo ben preciso, spazio e tempo a noi dedicati, fico.
Il suo ruolo però è quello di permetterci di sperimentare l' amore, l'odio, la frustrazione, l'attrazione, il desiderio animale..eheh, quello sperimentare è ciò che ci da la possibilità (sempre se il patreterno vuole) di prenderci cura di noi stesse/i e camminare poi spediti con le nostre gambette, da soli. Probabilmente ogni relazione terapeutica nella sua unicità è speciale ma sempre in un contesto umano, non divino.
La faccenda dell'amore e dell'innamoramento poi, per me, sta nel fatto che questo movimento deve venire da noi e deve ritornare a noi, non so se mi spiego. Forse è proprio questa ''la cura''. Del resto, ci facevo caso l'altro giorno, l'amore, l'odio o tutti gli altri sentimenti che si provano verso la figura del terapeuta sono una proiezione su di lui/lei di qualcosa di noi, l'amore è verso quello che lui in quel momento rappresenta per me ed è un buon modo per mettersi in gioco.
Ok, depositato il mio pensiero vi auguro buona giornata...
E se ci si innamora dello psicologo?
in Parliamo di Psicologia
Inserita:
Ciao a tutte le innamorate, vi osservo da qualche giorno, l'argomento mi interessa, ed è il mio primo post
quindi insomma siate clementi perchè non conosco ancora le regole qui.
Incomincio da un pensiero di Corinna che mi ha colpita:
la penso allo stesso modo, il terapeuta non fa altro che vedere come funzioni con tutti gli strumenti a sua disposizione, (transfert compreso)! Il silenzio -non mi ricordo chi ne ha parlato-, per me è stato un modo per raccogliere e creare spazio, e la mancata risposta, per mettere in moto il materiale della malcapitat/o..Eheheh.
Anche io credo che il terapeuta in questione sia stato estremamente professionale, del resto, come è già stato detto,
la terapia è una sorta di palestra dei sentimenti, ci si sperimenta nell'assenza e nella presenza ed in tante altre
faccende oscillanti.
Per quanto riguarda lui/lei e la frustrazione che deriva nel verderla/o e saperla/o nel mondo oltre che nel setting,
credo che noi pazienti/clienti, (razionalizzando un pochino, difficile), dovremmo pensare di avere
davanti una persona normale (non un semidio, novello Orfeo che con la cetra in mano
è pronto a sfidare per noi l'oltretomba, no). Per normale intendo estremamente imperfetta, con i propri casini,
la sfiga, i ca..i, il giro di amici, la moglie, il mutuo e chi più ne ha più ne metta, ma che in quel momento, svolge, per noi, un ruolo ben preciso ed in un luogo ben preciso, spazio e tempo a noi dedicati, fico.
Il suo ruolo però è quello di permetterci di sperimentare l' amore, l'odio, la frustrazione, l'attrazione, il desiderio animale..eheh, quello sperimentare è ciò che ci da la possibilità (sempre se il patreterno vuole) di prenderci cura di noi stesse/i e camminare poi spediti con le nostre gambette, da soli. Probabilmente ogni relazione terapeutica nella sua unicità è speciale ma sempre in un contesto umano, non divino.
La faccenda dell'amore e dell'innamoramento poi, per me, sta nel fatto che questo movimento deve venire da noi e deve ritornare a noi, non so se mi spiego. Forse è proprio questa ''la cura''. Del resto, ci facevo caso l'altro giorno, l'amore, l'odio o tutti gli altri sentimenti che si provano verso la figura del terapeuta sono una proiezione su di lui/lei di qualcosa di noi, l'amore è verso quello che lui in quel momento rappresenta per me ed è un buon modo per mettersi in gioco.
Ok, depositato il mio pensiero vi auguro buona giornata...