Ciao. Sono uno "scienziata" o , meglio, una ricercatrice. L'anno scorso - dopo anni di precariato - sono riuscita ad andarmene dall'Italia trovando un buon lavoro presso un centro di ricerca straniero. Tutto bene? No: il programma di ricerca a cui lavoro è co-finanziato da un'azienda italiana: e qui incominciano i dolori. I miei 'colleghi' italiano mi stanno facendo una guerra feroce: tutto quello che faccio non va bene, non collaboro, mi fanno telefonate maleducatissime in cui non fanno altro che ribadire che cio che faccio io non vale nulla, mentreloro sì che fanno le cose giuste ecc. Cercano il controllo totale, mi telefonano fuori dall'orario di lavoro per farmi ramanzine, mi chiedono report infiniti che non leggono nemmeno e mi riprendono ad ogni occasione. Cercano continuamente di ridurre il mio lavoro e relegarmi a mera passacarte con richieste inutili al lavoro. I miei capi (quelli perr cui lavoro qui all'estero) invece elogiano molto il mio lavoro, tant'è che hanno deciso che io debba fare da "battistrada" nel progetto, infatt grazie a me si sono risolte questioni tecniche insolute da almeno due anni, ma questo non ha fatto altro che inferocire di più i miei aguzzini.
Mio marito, che ha lavorato in un'azienda italiana dove il mobbing è istituzioanlizzato, mi incita a ribattere con durezza e a non accettare la situazione. Questi qui (due, maschio e femmina, rampanti, ma non molto esperti) sono molto in carriera e lei mi sembra proprio che voglia il mio posto.
Aiutaatemi: non voglio perdere ciò che ho raggiunto in tanti anni di fatiche e sacrifici.
momo