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  1. E' esattamente come dici tu ladani, nel senso che nel mio voler stare per conto mio ci sto bene. E' anche vero che questa non è una condizione assoluta, perchè quando sento il bisogno di distaccarmi da casa ne trovo il modo. E' questo che appunto non riesco a capire, se sia il modo giusto di affrontare la cosa o se invece devo sforzarmi di andare alla ricerca di questi stimoli. Mi rendo conto che il mio può sembrare un discorso abbastanza contorto, però tu hai centrato il problema. Questi ultimi anni hanno messo in discussione praticamente tutto quello che credevo di essere, e ora sto cercando la mia strada, una sorta di illuminazione appunto. Mi fa piacere discuterne, altrimenti non sarei qui
  2. In realtà al momento sono abbastanza confusa a riguardo e non so se riuscirò ad esprimere tutto quello che penso e che provo per questa situazione, anche perchè un evento abbastanza recente è tornato a farmi pensare incessantemente a tutto questo. Di sicuro, essendo molto legata a mio padre e alla mia famiglia in genere (è un problema di cui sono cosciente) mi sento limitata, ma non sono mai limitazioni che mi impongono loro, anzi...partono da me. Anche i miei genitori vorrebbero che io uscissi di più ecc, ma si tratta proprio di una mancanza di stimoli. Ci sono poi momenti in cui sento anche io il bisogno di staccare la spina e dedicarmi a me stessa. Per quanto riguarda quello che ha detto Lorella, forse non mi sono spiegata bene nel post precedente. Non è che io stia curando mio padre, anzi...mio fratello e mia madre gli sono vicini per cose pratiche anche abbastanza importanti, io invece sono il suo punto di riferimento "morale", nel senso che lui mi parla della sua malattia e di come si sente e ovviamente sono consapevole del fatto che il mio aiuto è minimo, dal momento che non posso nè guarirlo nè tanto meno salvarlo dalle sue fasi depressive. L'unica cosa che posso fare è ascoltarlo. Poi ho provato tempo fa a parlare con mia madre di come mi sentissi io, ma ha reazioni abbastanza snervanti (del tipo che si mette a piangere e mi dice che non devo stressarla perchè la situazione è già pesante ) quindi non mi sembra proprio il caso. Comunque vi ringrazio di avermi risposto, hai ragione ladani...tutto questo non può essere un limite alla nostra vita, perchè è la vita stessa ad essere così!
  3. Salve a tutti, ho cercato su internet qualcosa che potesse aiutarmi e ho deciso di iscrivermi a questo forum sia per avere pareri, sia per poter essere d'aiuto a chi vive una situazione simile alla mia. Vi racconto brevemente la mia storia. Ho 24 anni e da circa 3 anni a mio padre è stata diagnosticata una forma di leucemia cronica. Questo ha influenzato il mio percorso universitario, dal momento che mi ero trasferita in un'altra città per studiare. Dopo un anno e mezzo dalla notizia ho deciso di tornare a casa dai miei, in seguito ad una serie di episodi di pensieri intrusivi. Pian piano, dopo aver risolto le questioni principali che mi scatenavano tali episodi (spariti da più di un anno) si è fatta sempre più forte in me la consapevolezza di essere tornata per mio padre. Da giugno le cose sono peggiorate. I suoi ricoveri sono stati frequenti, i cicli di chemio pesanti. Ora segue una terapia ambulatoriamente, quindi è a casa. Si è molto chiuso in sè stesso, non che prima non fosse un tipo taciturno, e l'unica persona con la quale parla della malattia sono io. E' un rapporto che ho con lui da quando sono piccola, spesso sfavorevole per me. Sono il suo punto di riferimento, la mia psicologa dice che all'interno della famiglia "la coppia" siamo io e mio padre. Il punto è che da quando la sua situazione è peggiorata, è peggiorata anche la mia. Non ho voglia di fare niente, mi sento sempre stanca. Non ho attacchi di panico perchè ne ho sofferto per anni e ora riesco a controllarmi, e il riuscire a "rialzarmi" dai pensieri ossessivi mi ha dato la forza e la capacità di gestire l'ansia, non perfettamente, ma ci convivo ormai. Il problema è che la mia vita è ferma. Vivo in base agli umori di mio padre e ai suoi ricoveri. Invece di aver voglia di staccarmi da casa, sento il bisogno di restarci. Esco raramente perchè la maggior parte delle persone che frequento non mi danno stimoli, o meglio, non ne sento. Purtroppo nel periodo più brutto della sua malattia sono rimasta completamente sola, e non per mia scelta. Adesso però sono io che scelgo di restare sola. La psicologa dice che devo trovarmi un lavoro, perchè è la principale parte mancante della mia vita, e io le do ragione. Il punto è che cerco, ma mai in modo davvero attivo. Penso che questa situazione familiare mi stia rubando molta energia, gli unici momenti in cui mi sento utile sono proprio quelli in cui sono d'aiuto a mio padre. Mi sono chiusa in me stessa e passo la maggior parte del tempo da sola. Non dormo di notte da non so più quanto tempo. Mi chiedo se sia giusto, nella mia situazione, lasciarmi andare a questa "pigrizia" o reagire d'urto. Magari le forze verranno da sole... Vi ringrazio in anticipo, mi sarebbe utile il parere di qualcuno che ha passato o sta passando una situazione simile alla mia. Con mia madre e mio fratello non parlo mai di come mi sento, perchè mi rendo conto che non è giusto appesantire la situazione.
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