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aioblu

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messaggi di aioblu

  1. E già...si...si...mi sa che l'unico amore che avete in comune...tutti e tre...è la Yespica... :mrgreen:  

    P.s....amarsi è come bere...basta non ubriacarsi però...

    perchè a te la Yespica non piace? :wink:

       

    P.s....amarsi è come bere...basta non ubriacarsi però...

    si si...........vero..............meglio non ubriacarsi........solo che io sono astemio...bevo solo acqua... :wink:

    P.S.: a-me-mi-piaci-tu! :D

  2. Chiedo il permesso a: velvetgoldmine84, Bosko, aioblu, thewall, summer di caricare le vs. foto nel mio blog  :D  

    http://piecesoflego.spaces.live.com/

    Ma certo che puoi Leg. ... :D; apprezzo la sensibilità del chiedere il consenso agli interessati, ma dal momento che sono state pubblicate qui, le foto sono state rese appunto pubbliche...si è quindi consapevoli del fatto che chiunque potrebbe utilizzarle...

    poi magari mi faccio un giro per vedere a cosa ti saranno servite... :LOL: ; in ogni caso ti ringrazio per l'interesse :)

    P.S. : a proposito ho notato qualcosa oltre il blu... :LOL:

  3. :LOL::LOL:

    bello l'amore neh? Attira...

    ma fa anche un pò paura...così ci si scherza su, non lo si prende sul serio...lo si sessualizza sempre ...in fondo per fuggirlo ...

    Amarsi è come bere...non è così difficile come sembra...basta ascoltarsi... :LOL:

    io ti amo pure a te :LOL:

  4. aspè' date=' aspè...
    ma mi scoccia non poter aprirmi e dare tanto senza andare ad alimentare un desiderio fisico?

    mi speghi un pò il lapsus che ti ha fatto aggiungere il punto interrogativo?

    :LOL: ma guarda che sei tremendo!

    Hai visto a che ora ti ho scritto? (n.d.r.:per me è l'alba)

    è solo un errore! (spero :shock: )

    potremmo sempre tentare di capire se lo è...chi meglio di te potrebbe dirci, no?

    cmq........ non vorrai non rispondermi anche sta volta :!:

    Ci risiamo...;quando è stato che non ti ho risposto...?

  5. Daltronde non mi ponevo la domanda ( con un leggero sfondo paranoico) "perchè mi sei amico, forse hai qualche interesse?" ma semplicemente la domanda era: "visto quello che sentiamo reciprocamente, si può dire che io e te siamo amici?"...come dire , un piccolo sforzo/esercizio di autoconsapevolezza...

    Tu sostieni che è ora che mi ponga delle domande, sul come essere

    autentici in un contesto virtuale..... dove la realtà è quasi sempre un

    miraggio. Bene, io ti rispondo che è ora che tu legga i miei post e ....

    noterai che l' autenticità, la semplicità e la schiettezza delle mie risposte

    sono la testimonianza che esprimo SEMPRE le mie opinioni per come le sento. Quindi non vedo cosa tu mi debba rimproverare!! :LOL: :twisted:

    L' amicizia è un sentimento profondo e talmente bello, che nasce spontaneamente, ma cresce e si alimenta con la stima, l' affetto e la comprensione reciproca...... non vive sotto il ricatto dell' approvazione, ma come tutte le relazioni umane, se ci si sente feriti e ingannati, può anche finire e credimi..... non c' entra nulla l' equivoco sessuale!!!

    Come vedi, rispondo anch' io alle domande e ti dico che per me è

    un onore essere tua amica. :LOL: CIAO.

    Quale contesto virtuale? Per me si tratta di realtà, di persone...persone vere con nome e cognome...non semplici nick...

    i tuoi post li leggo regolarmente, e condivido sinceramente l'opinione che hai di te :) , questo mi porta a non capire assolutamente in che modo ti abbia fatto sentire rimproverata, o cosa io abbia da rimproverare a te...io esprimo opinioni...cerco di manifestare quello che penso o sento...rimproveri mai, davvero, anche se in qualche caso potrà sembrare...quello è solo qualcosa che ci porta da qualche parte...come sempre... ma senza mai giudicare nessuno... ; ora, io continuo a credere che la stima, il credersi affettuosi, l'aspettarsi o credere nella comprensione reciproca ci portino a costruire dei muri ( accennavo a quello dell'equivoco sessuale per aderenza alla domanda centrale/iniziale del topic fatta da Summer...) sui quali rimbalza la capacità di una concreta , più autentica interazione con l'altro...sia esso amico, amante, o fratello o che so altro... nei fatti, tali muri sono dei fattori fortemente limitanti di quello che realmente sentiamo....non inteso qui il sentire come sentimento astratto ma come emozione, come vissuto concreto...io dico che quei muri sono la nostra mancanza di vera amicizia, di vero sentimento...perciò dico che un rapporto vero, profondo è raro...perchè viene sempre condizionato da qualche nostro "buon principio", parto della nostra mente o della nostra formazione..., ma che serve unicamente ad allontanarci, più che ad avvicinarci...è chiaro che altro spazio viene tolto al tuo reale sentire dalla delusione, dal concepire un inganno, dal sentirsi feriti nelle cose in cui si credono e ci si impegna...e allora certo che può finire un sentimento anche vero, ma per finire qualsiasi cosa deve anche essere cominciata...deve essere stata realmente vissuta fino in fondo...troppo facile e altisonante dire , "è finita un'amicizia"...viceversa si dovrebbe dire in tantissimi casi, è finito un bel niente...

    Ciao Ariel. :)

  6. Scusa Dajjal, concordo con la proiezione aiutare/desiderio di essere aiutati, ma la percezione che tu chiami inconscia,  e che, solo per inciso, secondo me  è conscia, non è, in ogni caso, altrettanto una realtà oggettiva?Cioè un sintomo non è esso stesso una realtà oggettiva?Se io ho bisogno del papà può essere anche perchè mi è mancata questa figura, o per assenza o per altro...cioè sto cercando di crearmi un sostegno interno che non ho avuto...quindi cerco di fare appello al papà che è in me...oppure di fare un percorso che tenda a colmare quel vuoto...solo alla fine potrò fare a meno del papà o della mamma...devo però prima, come dire, rinforzarmi...per es. con un percorso terapeutico che mi indichi in quale modo far fronte a quel vuoto affettivo che ho vissuto.

    C'è chi inconsciamente pecepisce il desiderio di essere aiutato. Se non sei allenato nel percepire continui a ripetere sempre le stesse cosa.

    Per esempio, senti il desiderio di bere un caffè, sei solo. Ti scoccia entrare nel bar ordinare un caffè e berlo da solo. Passa un amico e lui ti invita a bere un caffè. In quel momento ti senti sollevato perchè l'amico ti ha risolto il problema di entrare al bar da solo.

    Qual'è il tuo desiderio inconscio? Papà, (o mamma) aiutami ad entrare in quel posto perchè ho paura ad entrare da solo.

    Se percepisco questo meccanismo mentale posso cambiarlo, nel senso che posso analizzare qualche opzione. Qual'è l'opzione in questo caso?

    Entrare nel bar, ordinare il caffè e berlo.

    Praticamente opponendoti a quella percezione l'annulli.

    Ci potrebbero essere centinaia di esempi.

    L'allenamento alla percezione è difficile ma utile. A volte ci fa capire molti aspetti comportamentali che ci inducono ad un'autocritica.

    Se "percepisci" un desiderio a quel punto non sei più a livello inconscio, no? Quindi puoi allenarti, facendo benissimo, a percepire il conscio, cioè ciò che senti, non quello che si agita a tua insaputa…

    quindi se non prendi un caffè è perché in realtà non vuoi prenderlo…non vi sono altri motivi nascosti…se poi vai a prendere il caffè con l'amico, più probabilmente, più che di un caffè avevi bisogno di un po’ di compagnia…che ti può far nascere il desiderio del caffè, desiderio che prima in realtà non avevi fino in fondo, nel senso che quel desiderio era lo "spostamento" del vero desiderio che era quello di compagnia…quindi penso che il desiderio di farsi aiutare, più che un desiderio inconscio, sia l'espressione di una condizione reale, vissuta, percepita in quanto tale…proprio per questo prima legavo il discorso ad una specifica condizione che Claudia è possibile che si trovi a vivere concretamente…non mi trovo quindi d’accordo nell' ipotizzare una insufficienza cui porre rimedio attraverso l'autocritica, ma da affrontare, secondo me, attraverso la consapevolizzazione, sul piano fisico/emotivo, di tutto quello che la condizione comporta ora ed ha comportato in passato…cercando un sistema articolato che tenda a ricreare le condizioni di sicurezza che sono venute a mancare…: insomma a nulla serve per es. dire "sono ossessivo, non dovrei esserlo…"perché si va incontro inevitabilmente a delle forzature automanipolative/eticheggianti…più utile secondo me entrare nell'ossessione…esplorarla…ed aiutarsi/farsi aiutare a trovare in se stessi le forze ed uno specifico modo per andare oltre…certamente senza biasimarsi per gli effetti dell'aver subito l'assenza di una figura protettiva/formativa…anzi magari cercandone altre che possano sostituirla…; questo sempre ovviamente all'interno di un lavoro su se stessi….

    Aio come sempre hai centrato il punto focale!  :twisted:  

    Quando leggo il tuo nome provo sempre una grande ammirazionetranquillita' xo' anche timore xche' riesci sempre ad esorcizzare i "problemi".

    Arrivi dove n arrivo io.

    A volte t ho anche "odiato" x questo, ma prendo i tuoi consigli come se tu fossi mio padre.Ti ringrazio moltissimo  :P

    capisco in quanti modi una condizione "nuova" possa creare timore...altrettanto come sia difficile adattarsi anche ad una condizione di maggiore serenità...ma sono davvero contento perchè sò che più che arrivare dove è qualcun'altro, ti farà felice arrivare a quello che sei tu.

    Grazie a te, Claudia, per gli apprezzamenti e ancora di più per avermi accostato ad una figura così dolce e significativa.

  7. In questo preciso momento vorrei......fermare questo cavallo impazzito che cavalca violentemente nel mio cervello.

    Lorella.

    Ok...potremmo allora cercare di fermare il cavallo...

    tentiamo di farlo fantasticando un pò e cioè: in che modo cercheresti realmente di fermare un cavallo impazzito? Ancora, come si chiama ( e perchè si chiama così) questo cavallo (a parte "Furia"...)?

  8. se io dico che c'è coincidenza tra mente/corpo e tu mi rispondi che non c'è coincidenza, tendo a intuire una differenza...ma dalle tue due risposte ora mi sembra di capire che la tua osservazione era una negazione/affermazione tendente a rafforzare il concetto...scusami allora, non avevo afferrato subito il senso completo di quello che dicevi...anche se il concetto che esprimevi era già molto chiaro e condivisibile anche prima di questa piccola precisazione...

  9. impiegherei più tempo a trovare un intervento corretto tuo o di aio' date=' in questo post.

    ma non ho tempo da perdere,ergo o la finite tutti e due oppure il post conoscerà l'oblio definitivo.

    S.

    ps:"taci" lo dici a tua sorella,grazie[/color']

    senti S. io ho fatto semplicemente quello che tu stessa stai facendo nel tuo post che riporto...vedo che sei molto attenta alle offese che ricevi...ed io non dico che sei scorretta nel farlo...figuriamoci se ste ti avesse detto che dici "scemenze"...

  10. La psicologia è proprio andare oltre il verbale' date=' capendone

    il reale significato psicologico...[/quote']

    Provo a risponderti verbalmente dopo aver letto verbalmente ciò che hai

    scritto verbalmente.

    Molto povero modo di interagire alla lettera......psicotico direi...

    1) Andare oltre non significa eliminare. Se a una persona togli il diritto

    di esprimersi verbalmente, per sostituire ciò che dice con la tua unica

    "idea" (perché ne hai una sola), rischi di farle molto male. Comunicare

    è essenziale per la vita di una persona.

    Io non elimino, però vado oltre.Io non tolgo il diritto a nessuno: solo la tua paranoia ti fa credere ciò...oltre ad altri meccanismi che sarebbe davvero troppo arduo spiegare a te...Io non sostituisco, dico la mia, interagendo profondamente.La mia non è un'idea unica, e non me la sono inventata dal nulla oggi : è una idea con un preciso fondamento basato sulla disciplina psicologica...che ti sfugge ovviamente...Vuoi dar da bere a qualcuno che io non creda nella comunicazione? E' triste pensare che qualcuno creda ancora al significato letterale delle parole che si dicono...senza cercare di ricavarne un senso più generale, complessivo, in cui percepisci te stesso e contemporaneamente vedi l'altro...ma mi rendo conto che per te è arabo...e cerchi di confondere le acque con affermazioni che tendi a riferire a me , e che non mi appartengono, appartenendo esse solo alla tua psicosi, che io continuo a vedere oltre il tuo verbale, pur partendo da quello....se tu avessi studiato un pò di psicologia e fatto un serio percorso su di te, ora sapresti di cosa ti sto parlando...ma proprio non ne vuoi sapere di approfondire...

    2) Chi sei tu per dire qual'è il "reale" significato psicologico? Il depositario

    della Verità Assoluta?

    Io dico la mia quanto la può dire chiunque, te soprattutto compreso che vai a ruota libera ormai...senza più freni...una situazione che comincio a non accettare come prassi di permanenza in questo forum...ma non è parlando di me o dell'assoluto che si parla di psicologia... : io parlo a ragion veduta di psicologia, come qualcuno si è accorto qui: tu invece? Quale è il tuo scopo nel distruggere i topic dove si parla e si approfondisce sui temi di psicologia? Ormai la tua ignoranza in materia è diventata così violenta che cerchi di imporla, visto che te ne si dà facoltà, come tema centrale di ogni topic, con continui interventi ironici e semplicemente distruttivi...ma non starò oltre in questo che sta diventando sempre di più uno stupido, sterile, improduttivo gioco...

    3) Perché non la pianti. Non ti rendi conto che hai infestato questo topic

    di insulti ad una ragazza morta per un incidente? Lo sai che l'incapacità

    di provare vergogna è considerato - dalla psicologia, non da me - un

    sintomo grave?

    Leggi sopra e pensa a te...a quello che fai tu...l'insulto sei tu: io cerco di capire in profondità, con rispetto massimo e dolore, compartecipazione, tu distruggi soltanto...sei un insulto alla psicologia...e non ho proprio nulla di cui vergognarmi...di cosa dovrei vergognarmi , dello sforzo che mi costa tentare un approfondimento, che tende a dare un contributo a chi legge, senza liquidare il tutto con una battutina spiritosa, come molto più semplicemente tendi a fare tu, visto che altro proprio non vuoi/puoi fare? Di cosa dovrei vergognarmi del lavoro di tanti anni che ho fatto su di me? di cosa dovrei vergognarmi dei decenni passati su libri di psicologia o partecipando a lavori centrati sui temi psicoterapeutici? Io giro a testa molto alta...anche qui per il forum...vergogna ti tu, della tua ignoranza in materia, che invece di capire presume di rispondere...e pure di essere simpatica...davvero scherzi...davvero ti sfugge la realtà...ma tu chi sei per presumere di essere in grado di criticare/rispondere alle mie osservazioni, alle mie riflessioni? Tutti possono rispondere scrivendo qualcosa, siamo in libertà no?Ma credimi, nel tuo caso, non è sufficiente questo diritto a rispondere qualsiasi cosa per capire nemmeno il significato verbale di quello che ti dico...altro che quello che c'è oltre...per quello ci potremmo vedere tra una ventina d'anni se ti va proprio bene...

  11. vedo te ed aio ai due opposti...

    io invece non credo agli estremi, in nessuna cosa... ogni situazione è diversa e va valutata a sè... non credo possa esistere nessuna regola fissa da applicare... ci sono situazioni in cui prevale l'influenza esterna, altre in cui prevarrà quella interna... ma saranno sempre presenti entrambe.

    di base preferisco evitare i farmaci, ma ci sono casi in cui sono indispensabili e credo sia una fortuna e non un disonore potersi curare...

    sta a noi fare le cose sensatamente...

    un po' più dubbiosa resto sugli psicofarmaci...

    ma vale lo stesso discorso... se una persona nasce con una patologia inguaribile, allora i farmaci possono aiutarla a vivere meglio... il problema sta a chi ne abusa per scappare dalle proprie emozioni e da sè stesso...

    sarebbe più utile discutere caso per caso...così ognuno potrebbe dissertare sulla suo modo di vedere il fatto specifico...questo topic è nato apposta per cercare soprsttutto per discutere di casi concreti...daltronde la posizione che indico è riconosciuta valida da tutto il mondo della psicologia....chiedi a qualsiasi studioso di psicologia se non vi è sempre un legame profondo tra mente e corpo, ovvero per meglio dire, coincidenza tra i due fattori...ma vedo che il discorso sulla coincidenza mente/corpo qui non viene nemmeno preso in considerazione....si parla di tante cose, sicuramente interessanti, ma su quello si evita di approfondire la discussione....perciò che dico che forse è meglio restare sui casi concreti....senza giocarci su troppo però... :LOL:

  12. La psicologia è proprio andare oltre il verbale, capendone il reale significato psicologico...cosa che chi è un pò dentro la materia riesce a fare e chi non lo è viene preso dalla paura/rabbia. A quel punto davvero parlare con i sordi diventa difficile...come dire la mia otite sulla quale proietta la sua sordità Ste che proprio da quell'orecchio non ci sente....che proprio non vuole saperne della psicologia...e scrive su psiconline...boh...

    Ma che speri di distruggere al psicologia?Hai voglia a penare e fare l'ironico....

    fossi in te mi curerei la psicosi razionalizzante che ti porta al delirio sorridente...sempre da parte mia andando oltre la tua parte verbale... :wink:

  13. Scusa Dajjal, concordo con la proiezione aiutare/desiderio di essere aiutati, ma la percezione che tu chiami inconscia, e che, solo per inciso, secondo me è conscia, non è, in ogni caso, altrettanto una realtà oggettiva?Cioè un sintomo non è esso stesso una realtà oggettiva?Se io ho bisogno del papà può essere anche perchè mi è mancata questa figura, o per assenza o per altro...cioè sto cercando di crearmi un sostegno interno che non ho avuto...quindi cerco di fare appello al papà che è in me...oppure di fare un percorso che tenda a colmare quel vuoto...solo alla fine potrò fare a meno del papà o della mamma...devo però prima, come dire, rinforzarmi...per es. con un percorso terapeutico che mi indichi in quale modo far fronte a quel vuoto affettivo che ho vissuto.

    Per quanto riguarda il bambino seviziato, cioè "che è indotto a soffrire molto" vedo una proiezione del dolore provato da bambina in una situazione di abbandono, mentre l'eccitazione la vedo come una manipolazione autoconsolatoria tendente a sfuggire alla frustrazione del dolore, anche attuale, ma sempre evocativo della situazione di abbandono. Cioè un grido soffocato dalla difficoltà a sostenere, manifestandola, una propria emozione...un grido di forte dolore che vorrei riuscissi a gridare con tutta la tua forza, con quanto fiato hai in gola, cara Claudia.

  14. il discorso è che ad un certo punto , per paura di quello che si sente, si invoca il V emendamento...e ci si chiude...si dice "ma sei solo un amico"...ma l'amicizia, come dicevo prima, è un sentimento raro, dove si sentono cose altrettanto profonde/intense/totalizzanti che in amore...; se vivi in profondità un'amicizia ti trovi a provare cose talmente profonde che tanti che dicono d'amarsi non provano...quindi fa paura...e si cerca di evitare, facendo nascere"casualmente" dei litigi...ma non ci sono emozioni di serie a o serie b...se senti una cosa la senti, anche se dura un attimo...se senti "di meno" allora non è amicizia…è qualcosa sulla quale non puoi stabilire un rapporto in cui ti apri tanto…e lì che nascono gli equivoci…in quel caso stai confondendo l'amicizia con un tuo bisogno…con un tuo problemino interno…e quindi non hai possibilità di vedere realmente l'altro…cosa può mandarlo in crisi o sedurlo…quindi agire in modo  da non essere fraintesi è possibile...basta non aver paura di quello che si sente...e manifestare le cose col loro nome, per quelle che sono...

    Domanda da farsi in caso di dubbi verso un "amico": ma davvero io e te siamo amici? il nostro rapporto è tale che lo possiamo considerare di vera  

    amicizia, a partire da me?

    Non molto spesso sentiamo vera amicizia...infatti essa è impegnativa come un qualsiasi rapporto d'amore...senza stare col bilancino a misurare... :wink:

    Interessante discorso sull' amicizia. Vedo che hai una concezione molto

    elevata di questo sentimento, mi complimento con te. Lo trovi raro e totalizzante, tanto e più dell'amore, quasi da fare paura........

    Io , nella mia vita, la vivo, molto più serenamente, senza pormi tanti interrogativi, sono aperta alle nuove conoscenze.... e mi concedo

    totalmente a quelle che mi sono care; senza aspettarmi nulla in cambio.

    Certo, mi è capitato ( anche spesso ) di rimanere delusa da persone che

    consideravo amiche, ma che in realtà non lo erano; ma questo non ha intaccato minimamente il mio concetto di amicizia....

    Nell' amicizia, quella vera, c' è tanto affetto ..... ma non la paragonerei

    alla profondità e alla bellezza totalizzante di un rapporto d' amore....

    che per me, resta l' apice di tutti i sentimenti.

    Porsi l' interrogativo : " ma davvero io e te, siamo amici ? ", mi rende l'idea del bilancino, di una persona che soppesa, non naturale e spontanea....... saranno i fatti, in realtà a dimostrarlo!!

    Certo, anche i litigi, sono importanti nell' amicizia. Non c' è niente

    di più risolutivo di una bella litigata fra due amici : c' è contrapposizione

    di idee , c' è stima, c' è sincerità.... è dirsi le cose in faccia!

    Ci può essere anche chiusura, qualora i presupposti lo richiedano, come in tutti i rapporti umani........ quindi non vanno considerati come un elemento che ne pregiudica la genuinità.

    Io penso che i veri nemici dell' amicizia siano : i giudizi e i pregiudizi.

    Porsi tanti interrogativi, sul perchè mi sei amico o no, mi sa tanto di bilancino e non mi piace. La risposta a questo interrogativo, la troverò

    in seguito, e saranno i fatti a dimostrarmelo..... quindi non c'è bisogno

    che mi fasci la testa prima, con tante domande.

    Non ci si fa domande quando si teme di non saper rispondere...almeno tentare di rispondere...

    farsi domande non vedo in che modo possa essere associato alla mancanza di serenità...al contrario, se sei tesa non ti fai domande...

    Ora io ti dico: quello che tu pensi essere amore nella stragrande maggioranza dei casi è solo una ricerca di conferma dei propri squilibri psicologici, e la stragrande maggioranza dei rapporti di amicizia è nient'altro che manipolazione reciproca...qualche domanda bisognerà pure cominciare a farsela...oppure si può anche continuare a chiamare amore ciò che non lo è e amicizia ciò che non si sà nemmeno cos'è...

    lasciarsi andare è una cosa...buttarsi a capofitto una molto diversa...

    nel primo manifesti ciò che sei, ti esprimi per quello che realmente senti, nel secondo caso ti riproponi per quello che sei a priori, imponendo all'altro una idea preconcetta di te...il fatto è che nessun sentimento profondo può esistere senza giocarlo nel qui e ora, in quello che sento in questo momento, nella mia capacità di percepirmi e contemporanemente vedere l'altro...e di seguito agire; certo che litigare è anche un modo per essere autentici , come dico, ma io intendevo prima il litigare nel senso del litigio/allontanamento/rottura...quindi dicevo che ci si allontana per da un concetto profondo di amicizia per paura di quello che si sente, di quanto grande possa essere...e parlavo ancor prima di equivoco sessuale, che molto spesso genera questa paura e questo allontanamento...anche l'equivoco sessuale relativo all'amicizia serve ad allontanare da quello che si sente e si può approfondire in un rapporto di amicizia...quindi lanciarsi in un rapporto non basta...e questione di vedere fino a che punto mi vedo/tivedo, fino a quale "autenticità/intimità"( intimità non intesa nel senso sessuale ovviam.) desidero spingere il mio rapporto: se sei autentico in quello che senti, allora ogni gesto che fai sarà grande quanto l'amore...sarà amore e non ci potranno essere mai bilance a misurarne la grandezza...che si tratti di coppia, di amici, o di qualcuno che addirittura nemmeno conosci....pretendere l'esclusività all'amore di coppia vuol dire appunto desiderio di manipolare l'altro...di costringerlo in una gabbia...:se solo fai un respiro e ne capisci la bellezza/importanza allora anche quello sarà amore...nè più e nè meno...

    per me amore è questo stesso risponderti senza nemmeno conoscerti...

    ah, l' amicizia non ha bisogno di essere dimostrata...si sente, senza aspettarsi alcuna dimostrazione...l'amicizia, come ogni emozione, non vive mai sotto il ricatto dell'approvazione altrui:; cioè non è possibile imporsi una cosa così: se non mi deludi sento una certa cosa se mi deludi non la sento più...le emozioni vengono da sole, non sono a comando delle tue valutazioni mentali...non potrai mai costringerti a non sentire quello che senti...al massimo potrai far finta di non sentire...

    daltronde non mi ponevo la domanda ( con un leggero sfondo paranoico) "perchè mi sei amico, forse hai qualche interesse?" ma semplicemente la domanda era: "visto quello che sentiamo reciprocamente, si può dire che io e te siamo amici?"...come dire , un piccolo sforzo/esercizio di autoconsapevolezza...

  15. Un posto dove indagare i propri piccoli/grandi malesseri fisici, tentando di vederne il significato psicologico...il segnale di qualcosa che, a livello più generale del semplice aspetto fisico, avviene dentro di noi...

    ciao Aio! tempo fa ho aperto un post omonimo... anche se la mia attenzione non era rivolta alla malattia (che secondo me ne rappresenta un estremo), ma alla conformazione fisica in generale... quello che principalmente mi domandavo era: quanto del nostro aspetto è Genetico, quanto è determinato dall'ambiente esterno e quanto invece è il frutto del nostro vissuto e delle nostre emozioni?

    secondo me molto...

    La genetica indica solo una "predisposizione"...un qualcosa che si può o si può anche non verificare...qualsiasi cosa noi potenzialmente possiamo fare deve esserci un gene che ci consenta di farlo...quindi si continuerà a trovare geni per questo e geni per quell'altro...( il gene della bontà, il gene della cattiveria, etc.) ma poi sei tu che sviluppi un dato tratto, attraverso il tuo vissuto emotivo, attraverso l'influenza che esercita su di te il tuo contesto parentelare o , più in gnerale, contesto ambientale...: una emozione , allo stesso modo in cui si manifesta attraverso un dato corporale, così agisce anche sul patrimonio genetico...quindi c'è uno scambio continuo tra vissuto e corpo, di cui risente anche la genetica...

    per capire questo basta chiedersi in che modo si sono formati i geni, se non attraverso la storia vissuta dal genere umano....se la storia dell'uomo, diciamo così per un accidente, fosse stata diversa anche il nostro patrimonio genetico sarebbe diverso...: nell'uomo non esiste niente di meccanico, di precostituito...non siamo automi fondati sulla genetica...noi interveniamo profondamente nella nostra materia, trasformandola giorno per giorno col nostro vissuto...noi siamo "umanamente" nient'altro che la nostra materia...non c'è quindi differenza tra la nostra mente/sfera emotiva ed il nostro corpo, quindi siamo anche genetica...e quello che viviamo la trasforma come trasforma qualsiasi altra parte del nostro corpo... i geni sono solo la nostra possibilità di scegliere cosa desideriamo essere...: ci siamo mai chiesti perchè allora a parità di condizioni genetiche, alcuni sviluppano una malattia ed altri , nelle stesse condizioni non la sviluppano?

  16. Cara Oltre, il tuo amico dimostra dei chiari tratti che in tutta evidenza sono ascrivibili a comportamenti di tipo paranoico. Ora se qualcuno ha dei dubbi su questo, poi è facile pure che tenda costantemente a denigrare la psicologia, ironizzandoci su....visto che non ne mastica...tentando di buttarla sul sociologico/legale... : come dire, se ridicolizzo la psicologia ridicolizzo anche la mia psicosi...e in più posso dare maggior valore a quello che dico...una forma originale di autoterapia...

    Ora, tornando nel merito, è da dire che quando si parla di paranoia si

    parla di una serie di dinamiche che possono essere circoscritte a semplici tratti di tipo paranoico, per arrivare a definire quadri via via più complessi e seri a livello sintomatologico, nei quali i tratti che tu hai descritto possono arrivare alle allucinazioni ed al delirio grave. Non mi sembra, da quello che hai descritto , che questo più severo sia il caso del tuo collega; mi rendo però conto di quanto sia "problematico" essere costretti a vivere un rapporto continuato con questa persona.

    Terapeuticamente, risulta utile tentare insieme al collega di fare un "esame di realtà", ovvero cercare di chiarire insieme a lui l'insussistenza dei suoi sospetti, ancorandoli ad una analisi logica relativa al suo sospetto. E' altrettanto utile, contemporaneamente, rendersi conto che il sospetto, ovvero la paranoia, serve a distrarre il sospettoso da una emozione che sente in quel momento, e che la tale situazione fa si che venga evocata in lui. Quindi è utile indagare la sua sfera emotiva connessa all'episodio. Per es. : ti hanno graffiato la macchina? Perchè te l'hanno graffiata? Chi di noi potrebbe essere stato? Perchè lui? Cosa senti verso questa persona? Perchè ti fa male questa cosa che questa persona ti fa sentire? Chi altri potrebbe essere stato? E' possibile che sia stato un ragazzo per strada? E possibile che sia stata un'altra autovettura che ti ha urtato?...

    Vabbeh, mi rendo conto che certamente sarebbe utile magari che il collega facesse un percorso terapeutico, ma se non desidera farlo, dubito che lui potrà cambiare, e le indicazioni non possono che essere quelle che ti dicevo, quindi con molta pazienza tentare..., insieme a tener sempre ben presente che il suo agire/sentire è caratterizzato, come in tutte le dinamiche paranoiche, da una forte proiettività, cioè l'attribuire, alla luce della realtà, agli altri un proprio desiderio, un proprio sentire, cioè quando lui dice una cosa la dice , come dire, al contrario.

  17. A me sembra solo evidente che non senti, scrivi, tutto lì.

    E certamente non scrivi di psicologia...divaghi...

    Buon prosieguo...

    P.S. prova a strapparti gli occhi e cerca di capire se quegli occhi guardano...,

    - prova a strapparti il naso e cerca di capire se quel naso annusa

    - prova a strapparti i polpastrelli, e cerca di capire se quei polpastrelli palpano...

    - prova a strapparti la bocca, e cerca di capire se quella bocca assapora...

    - prova a strapparti il cervello,e cerca di capire se da solo ragiona...

    - prova a strapparti il cuore, e cerca di capire se da solo sente qualcosa

    - prova a strapparti il bla bla bla ... e cerca di capire che siamo un tutt'uno...non semplici parole vuote...perciò studialo Bohm...e studia psicologia prima di fare l'ironico...prima di avere la ridicola presunzione di parlare di psicologia. o peggio, come ormai monotonamente fai, di ironizzare sulla psicologia...altrimenti ti toccherà continuare a fare il ridicolo buffone di corte ...la tua imperterrita, ossessiva, monocorde ironia dimostra solo la tua ignoranza in materia, oltre a dimostrare i tuoi personali problemi....

    Uno psicologo sa di cosa sto parlando, tu no, tutto qui. E allora cerchi solo di distruggere...ironicamente...

    Ora la tua ironia per me sai cosa te ne puoi fare...: te la puoi curare...è psicotica.

  18. eccomi...

    forse ho capito quale potrebbe essere il punto:

    la mia tendenza ad instaurare delle dipendenze... in questo caso affettive.

    non so da cosa si origini... sicuramente ha radici lontane...

    questo comunque potrebbe spiegare la situazione:

    il mio desiderio/necessità di avere dei legami costanti e profondi con le persone, fa si che possano crearsi delle situazioni fraintendibili, in quanto  i comuni rapporti di amicizia suppongo abbiano un coinvolgimento emotivo inferiore...

    sono qui anch'io... :LOL:

    Cosa intendi per legami costanti e profondi?

    Cosa pensi del rapporto di "amicizia" del tipo attrice/spettatore?

    L'amicizia serve per realizzare un tuo personale bisogno, in questo caso di profondità, o è compartecipazione paritaria, anche con una persona "poco profonda"?

    Quale è la differenza tra seduttivo e seducente?

    Io non trovo nulla di male a desiderare di "conquistare" gli altri se si è in una fase di scoperta/esplorazione...ma sarebbe più utile non rifugiarsi nelle certezze ovvero non illudersi che si è in una situazione protetta...quando si va nella jungla non si può pretendere il letto comodo...

    il discorso è che ad un certo punto , per paura di quello che si sente, si invoca il V emendamento...e ci si chiude...si dice "ma sei solo un amico"...ma l'amicizia, come dicevo prima, è un sentimento raro, dove si sentono cose altrettanto profonde/intense/totalizzanti che in amore...; se vivi in profondità un'amicizia ti trovi a provare cose talmente profonde che tanti che dicono d'amarsi non provano...quindi fa paura...e si cerca di evitare, facendo nascere"casualmente" dei litigi...ma non ci sono emozioni di serie a o serie b...se senti una cosa la senti, anche se dura un attimo...se senti "di meno" allora non è amicizia…è qualcosa sulla quale non puoi stabilire un rapporto in cui ti apri tanto…e lì che nascono gli equivoci…in quel caso stai confondendo l'amicizia con un tuo bisogno…con un tuo problemino interno…e quindi non hai possibilità di vedere realmente l'altro…cosa può mandarlo in crisi o sedurlo…

    quindi agire in modo da non essere fraintesi è possibile...basta non aver paura di quello che si sente...e manifestare le cose col loro nome, per quelle che sono...

    Domanda da farsi in caso di dubbi verso un "amico": ma davvero io e te siamo amici? il nostro rapporto è tale che lo possiamo considerare di vera amicizia, a partire da me?

    Non molto spesso sentiamo vera amicizia...infatti essa è impegnativa come un qualsiasi rapporto d'amore...senza stare col bilancino a misurare... :LOL:

  19. http://www.psiconline.it/forum/viewtopic.php?p=98734&highlight=#98734[/url]Dajjal]Provo ad interpretare.

    Da bambina, quando eri troppo piccola, gridavi perchè volevi che qualcuno ti aiutasse per uscire dalle tue angosce. Forse tua mamma o tuo padre veniva ad aiutarti. Forse no, magari ti sgridavano.

    Questa necessità di aiuto ora emerge quando senti un bambino piangere. Proietti quello che tu desideravi e lo rivolgi verso quel grido. Vuoi porgere il tuo aiuto come quando da bambina lo desideravi.

    Riporto questo post perchè si incastra benissimo con l'ipotesi che facevo a proposito di F.

    Colpevolizzare o dare giudizi su quelle che sono solo dinamiche psicologiche davvero è inutile per la psicologia, ed applicato come metodo "educativo" crea nevrosi/psicosi. I comportamenti non sono nè positivi nè negativi, sono solo da capire: chi giudica non sta facendo mai una analisi psicologica ma manifesta solo una sua condizione emotiva personale. Descrivere quindi, non giudicare.

    Ringrazio Dajjal per la sua riflessione, che ha una chiara relazione con quanto dicevo, tendendo evidentemente a confermarlo.

  20. io non ho mai detto o pensato il contrario...daltronde il coro è unanime in quella direzione...ho detto però tante altre cose, che non trovi altrove, a riguardo di questa triste, davvero dolorosa storia ...

    ora tutti a dire le solite frasi di circostanza e nessuno che cerca di capire veramente cosa nasconde un qualsiasi episodio della vita...cosa nasconde una appendicite...così le ragazze continueranno ad avere malesseri, altre a fare gesti insani e noi continueremo a non capire un tubo di quello che realmente succede nel loro troppo giovane animo...più di dire "che brava ragazza, non se lo meritava proprio" "malasanità" "leggi più severe" "indagini ministeriali"etc.,non riusciamo a dire...e non veniamo mai a capo di nulla...intanto ogni tanto qualcuno di loro continuerà a morire e gli facciamo la fiaccolata...come a sedare gli effetti ansiogeni di una sublimazione di un tratto distruttivo/omicida che pervade la società nella quale viviamo...

    chi non cerca di capire cosa succede davvero è complice...

  21. no' date=' basta che si capisca che si sta parlando di sindrome di abbandono...noto tema psicologico...[/quote']

    Sei stato abbandonato? Perché non apri un topic in "Chi m'aiuta"?

    Qui si parla di Badoglio' date=' di leadership disastrose...

    e dagli coi giudizi...disastroso/produttivo, buon/nobuon

    se senti che qualcosa non è stato buon allora ti senti deluso abbandonato...e non sono io che ho aperto il topic...ma davvero , spiegami, cosa vuol dire essere stato abbandonato/deluso o cosa sarà mai una leadership "buona"...? Insomma, ancora col manicheismo, anche se tenti di camuffarlo...

    te lo spiego per l'ultima volta: in psicologia non ci sono i

    buoni e cattivi...si cerca solo di capire una certa cosa che si chiama

    dinamica psicologica...

    ... e delle relative dinamiche.

    Dinamiche della dinamica? Ma stai bene? Tu hai già emesso un verdetto e vuoi far apparire che vuoi approfondire qualcosa di incerto...appena qualcuno ti sgama protesti perchè ciò e di intoppo alla tua "costruzione velleitaria e preconcetta"tipica tecnica sofista...dai per scontate le ipotesi e ci costruisci su una tesi del tutto arbitraria' date=' cioè sempre verificabile, ma fondata su ipotesi arbitrarie... cioè solo tue......eh no, eh no...questi sono giochini da 3 liceo...[/color']

    Capisco esser de coccio, ma a volte esageri, eh! :roll:

    beh guarda, di sicuro potresti impiegare molto meglio le tue capacità...il fatto è che cerchi di affinarti su una strada che non sbuca...una strada che ti creerà solo problemi...secondo me dovresti fare un bel percorso di approfondimento psicologico su te stesso...sono convinto che ti sarebbe molto utile...

    le cose in psicologia hanno nome e cognome...e sono già state abbastanza studiate...quindi il calesse è solo nella mente di chi non vuole "aggiornarsi" ovvero riportarsi alla realtà attuale...di chi nega senza offrire alternative...di chi affonda nell'iperazionalismo...poteva essere amore ma lui l'ha scambiato per calesse...ovvero ha rinunciato a vivere...si è messo fuori...ed infatti la morte prematura di troisi è sintomatica...;ma di certo, se vuoi dare la colpa al leader allora bisognerà cominciare a capire che il leader è nient'altro che espressione di chi leader lo riconosce...come l'amore è espressione di chi lo riconosce come tale e lo accetta, di chi lo riconosce dentro di sè...insomma non ti affannare a trovare capri espiatori per dinamiche che sono sempre molto più complesse di quello che immagini tu...

  22. No, la medicina "ufficiale" si limita alle cause "oggettive" individuate nell'assunzione di alcool e ti dà la medicina per il fegato o ti fà la chemioterapia in caso di cancro... ma ora si sta svegliando, un pò di pazienza e guarisce anche la "medicina ufficiale"...il trattamento sta riuscendo...e cominciano a capire in quale modo curare chi si trova in condizioni per le quali le medicine non serviranno mai a niente...come del resto credo che non servano a nulla in generale...ma queste ultime sono considerazioni che sono oggetto di altri topic.

    P.S.: "disprezzare" è un termine che non mi appartiene...inoltre mia figlia è medico... :)

    Ma le loro condizioni di vita... quali sono?

    senza dubbio, in generale, di notevole malessere psicologico...visto i risvolti di questa situazione, di cui accennavo prima

    Da cosa sono determinate?

    questo penso possa essere più oggetto di uno specifico topic...il problema riguarda più la sociologia...qui cerchiamo di capire ed approfondire il rapporto mente/corpo... anche se si potrebbe inquadrare la domanda sotto il profilo della psicosomatica a livello sociale...un pò lo studio delle malattie endemiche come emblematiche di specifiche condizioni psicologiche a livello di un dato contesto sociale.....ma andremmo troppo lontano forse...;sarebbe interessante cmq approfondire in che modo ci rapportiamo con il mondo dell'immigrazione...studiarne le connesse dinamiche psicologiche di interazione tra il nostro mondo ed il loro...non in cerca di colpevoli...ma di un diverso rapporto, anche a livello di villaggio globale...quando si parla di razzismo si parla di qualcosa di generico ancorchè rimosso come fenomeno, per la maggior parte della sua entità...parliamo da un lato della incapacità/paura di accogliere e dall'altro lato della difficoltà maggiore di adattarsi in un contesto nei fatti poco accogliente...

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