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afri

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  1. In effetti non stai messo molto bene... Perchè non ti poni un obiettivo piccolo piccolo, tanto per dare un senso alla tua esistenza che altrimenti rischia di trascorrere triste ed inutile? Per esempio, visto che sei obeso ed hai pure il diabete, potresti decidere di impiegare tutte le tue energia nel fare una bella dieta vegana. Il tuo scopo non dovrebbe essere nè dimagrire nè guarire dal diabete, ma solo mettere in moto la tua forza di volontà in una cosa che dipende solo da te: cambiare tipo di alimentazione. Potrebbe essere un buon esercizio e se ti riesce potresti riacquistare un pó di fiducia in te stesso. Via psicologi e psichiatri, avanti ad un esperto di alimentazione vegana. Il tuo scopo... imparare a mangiare... non ti suona bello?
  2. Ciao Trilly, rispondo alle tue domande: sono andata in terapia per problemi di ansia, ansia profonda, con la certezza che questa volta non ce l'avrei fatta da sola... e meno male che ci sono andata perche' a posteriori mi rendo conto di aver messo finalmente mano a tutti quei buchi che mi portavo dietro da sempre, causa di rapporti conflittuali coi miei genitori e in generale coi familiari ... insomma tutta una serie di rapporti difficili che adesso gestisco con piu' serenita' o forse anche con piu' rassegnazione. Posso dire che ho imparato a mettere le distanze giuste con le persone e grazie ad uno strato di pelle un po' piu' coriaceo, adesso riesco a farmi scorrere addosso tante cose che prima invece mi ferivano come un acido urticante. Gli effetti benefici della terapia comunque si fanno sentire poco a poco, anche a distanza di molto tempo, perche' mi rendo conto che finche' non risbatto il naso nelle dinamiche di sempre non ho il 'terreno' giusto per rendermi conto dei cambiamenti che sono avvenuti dentro di me. Non so se mi sono spiegata. Ed essendo che poi man mano che il tempo passa anche si invecchia e tante situazioni non si ripresentano piu'... bhe', non potro' mai quantificare in maniera precisa i benefici della terapia. Bisognerebbe vivere due volte: una volta terapizzati e una volta non, e poi fare il confronto!
  3. Bhe Trilly, io non me ne intendo molto di rapporti terapeutici, nel senso che conosco a fondo solo il percorso che ho fatto io, pero' sentendo che soffri di dipendenze affettive (te lo ha detto lo psi o te lo sei detto da sola??) posso immaginare bene cosa intendi quando dici che la terapia stessa ti complica la vita. Provare sentimenti di affetto verso il terapeuta e' il minimo che ti puo' capitare e nel tuo caso significa ricadere in pieno in quello di cui cerchi di liberarti: la dipendenza...!!!!!! Consolati pensando che il tuo terapeuta non sfruttera' questa tua debolezza per i suoi scopi, cosa che invece fanno tutti i narcisi di questo mondo. Il tuo terapeuta la usera' invece per aiutarti a superarla... Lascia andare, fai amicizia con questo tuo lato debole, accettalo... non c'e' cosa piu' disintegrante che finire in un rapporto malato... non permettere che succeda di nuovo, mi raccmando, insisti con la terapia e cerca di tirarci fuori il maggior vantaggio che puoi: parla col tuo terapeuta e pretendi spiegazioni sul perche' ti succede tutto questo! Sei li' per conoscerti meglio e paghi per questo, non scordarlo!
  4. Cara Trilly, sono certa che andando avanti a leggere questa lunga discussione sul forum imparerai tantissime cose relative al transfert e al rapporto terapeutico. A me ai tempi e' stata utilissima. La regola aurea in questi casi e' sempre quella di parlare dei propri sentimenti con il diretto interessato, ovvero con il terapeuta, il quale dovrebbe aiutarti a capire e a superare questa fase. Perche' solo di una fase si tratta e vedrai che il tutto poi si evolvera' naturalmente in qualcos'altro. Il sentimento forte che provi e' un segno positivo, si tratta di attaccamento, che tra l'altro e' necessario per la buona riuscita di una terapia. Se poi come dici, sei appena riuscita da una relazione patologica, e' proprio il caso di lavorare su questo. Non si finisce per caso nelle mani di un narcisista. Probabilmente avrai avuto altre relazioni di quel tipo, magari con familiari. E allora e' proprio il caso che tu ti attacchi al tuo terapeuta e che analizzi con lui tutto quello che ti accade. L'attaccamento genera anche dipendenza ed e' per questo che soffri al pensiero della fine della terapia. Ma e' solo accettando questa dipendenza, capendola e assecondandola che puoi pensare di superarla e vincerla... e metterti definitivamente al sicuro nel tuo futuro dal ricadere in relazioni patologiche. Tutto questo l'ho imparato leggendo questo forum. Vai avanti a leggere: io oltre a trovarci tanti esempi di vita e tanti spunti di riflessione, mi ci sono anche divertita tantissimo!
  5. afri

    suicidio

    E' un pensiero bello ed incoraggiante. Anche per me che non sono mai stata un'aspirante suicida. Grazie.
  6. afri

    suicidio

    Ma allora perche' sei cosi' interessato a quello che dice la dottrina cattolica riguardo al suicidio??? Forse lavori in Vaticano, in una Curia, in una struttura religiosa?? O forse ci sono ancora dei dubbi da ex-credente dentro di te che non riesci a superare? Sinceramente non capisco. Ma, veramente conosco un mucchio di persone atee che in questo paese ci vivono benissimo. Rifaccio la domanda in altri termini: cosa ti impedisce di vivere il tuo essere ateo in santa pace? Motivi interni o esterni?
  7. afri

    suicidio

    Che rapporti hai con la religione e con i preti? Pessimi direi, da quello che scrivi. Perche'? Hai ricevuto una educazione religiosa troppo costrittiva forse? Sei riuscito, adesso che sei adulto, a liberartene o ne subisci ancora le conseguenze?
  8. afri

    suicidio

    Scusami Lis, non intendevo offendere ne te, ne le persone che ho definito malate o allucinate. Quello che voglio dire e' che persone piu' forti, come probabilmente sei te, in condizioni di forte sofferenza psichica magari al suicidio ci pensano, e anche molto seriamente, ma non lo fanno. Ci sono persone invece 'malate', nel senso che sono piu' deboli psichicamente e non tollerano degli stress forti, e possono andare letteralmente fuori di testa, possono cadere in crisi psicotiche, in depressioni senza fondo... queste allora probabilmente piu' che pensarci al suicidio, lo fanno e basta.
  9. afri

    suicidio

    Interessante. Leggiti 'I dolori del giovane Werther' di Goethe, e' un bel romanzo, e tratta proprio questa visione del suicidio. Goethe evidentemente aveva una parte ultrasensibile come te. L'ha lasciata suicidarsi nel romanzo... e' un romanzo ottocentesco ma e' terribilmente attuale.
  10. afri

    suicidio

    E' evidente che sei una persona sensibile e intelligente, altrimenti non ti sentiresti cosi' a disagio nel mondo, ti limiteresti ad uniformarti. Il disagio che provi tu, lo proviamo in molti. Il segreto e' nel riuscire a ritagliarsi nicchie con persone e interessi adeguati alle proprie necessita'. Non e' facile lo ammetto, ma ci si puo' riuscire. Poi si cerca di 'pendolare' tra i due mondi, perche' e' impensabile poter vivere 24'ore su 24 nella propria nicchia. La nicchia serve a ricaricarsi. Stare nel mondo e' stressante per tutti.
  11. afri

    suicidio

    Ma soprattutto Pippopappa ho dimenticato la cosa fondamentale: a parte tutto questo bla bla teorico sulla giustificabilita' o meno del suicidio... ma cos'e' che a te provoca questa insofferenza cosi' acuta nei confonti della vita? Se lo puoi/vuoi dire ovviamente, cos'e' che ti addolora cosi' profondamente da spingerti a cercare consolazione nella non-esistenza??
  12. afri

    suicidio

    E chi l'ha detto che solo i discorsi laici sono obiettivi? E come fai a cercare l'obiettivita' in queste questioni? Sono problematiche che riguardano la morale, non possono di per se stesse essere obiettive. Io ti posso dire come la penso, lungi da me pretendere che tutti la debbano pensare come me. Infatti cio' che trovo piu' discutibile nelle tue posizioni e' proprio quella di voler dimostrare in modo 'obiettivo' che il suicidio e' un atto legittimo. Se lo e' per te, buon per te, vorra' dire che quando deciderai di suicidarti ti farai meno problemi di altri. Comunque ti assicuro che coloro che io ho conosciuto e si sono poi suicidati, tutto avevano in mente meno che problemi etici o morali. Erano persone semplicemente malate, depresse, allucinate. Mi ricordo soprattutto di un mio amico, il ragazzo in assoluto piu' sensibile che abbia mai conosciuto in vita mia... ancora mi duole pensarci. Prima che venissi a sapere cosa aveva fatto, avevo notato che era andato completamente di testa... No, non credo proprio che si sia posto alcun problema morale, ha semplicemente voluto andare altrove. E ci e' andato. Fammi capire... ma allora il tuo problema e' un problema di liberta', di non poter decidere liberamente cosa fare della tua vita? Forse vedi il suicidio come l'ultmo gesto libero che puoi attuare per affermare te stesso? E' una visione interessante, dimmi se ho capito bene. E per tutto il resto (stile di vita, amici da frequentare, studi, lavoro, vacanze, vestire, mangiare, divertimenti...) chi decide? Decidi veramente tu? Sei riuscito a divenire libero almeno su queste cose basilari? O vuoi affermare la tua liberta' col suicidio per compensare una mancanza di liberta' in queste altre cose piu' meschine, terra-terra...? Mi spiace, penso che ti deludero' assai, ma a me i figli sono venuti prima ancora che avessi deciso di farli... non ho idea chi sia stato il 'saggio' che ha scelto per me... ma forse chissa' a volte il saggio di cui parli si cela misteriosamente dentro di noi e si manifesta misteriosamente col nome di 'destino'... Piccolo chiarimento: Ho affermato di essere contraria all'accanimento terapeutico, e aggiungo che sono contraria anche all'eutanasia. Non credo che il malato terminale abbia diritto a togliersi la vita, bensi' che abbia tutti i sacrosanti diritti di rifiutarsi di essere tenuto in vita artificialmente con diavolerie di tutti i tipi. Credo anche che abbia tutti i sacrosantissimi diritti a curarsi o non curarsi come meglio crede, e ad essere assistito ed accompagnato fino all'ultimo anche nel caso in cui si rifiutasse di seguire i protocolli standard che la medicina ufficiale impone e dispone. C'e' una bella differenza. In effetti sono contraria alla violenza. Ecco si, credo di essere contraria alla violenza e basta. Tu come pensavi di suicidarti, in caso?
  13. afri

    suicidio

    Bhe' se e' davvero cosi' allora sono perfettamente d'accordo con te nel trovare piuttosto ingiusto questo atteggiamento. Senza contare poi che la Chiesa e' piena di Santi che sono diventati tali anche per essere andati spontaneamente incontro al loro martirio (non e' un mezzo suicidio anche questo?) E la discrezione del Parroco su cosa si baserebbe? Sulle motivazioni/intenzioni del suicida? Non so davvero nulla sull'argomento, vado ad informarmi, forse e' meglio, altrimenti parlo a vanvera. Su questo invece dissento totalmente. Non credo che possiamo decidere liberamente su quello che deve essere il nostro destino, non mi suona bene. Mi sembra un abuso di potere. Direi semmai che siamo liberi di decidere come impiegare al meglio o al peggio la nostra vita, ma le questioni di vita o di morte le lascerei ad altri, piu' in alto di noi. Non credo proprio che nessun essere umano possa avere la saggezza necessaria per decidere su queste cose. Sono infatti fortemente contraria anche alla pena di morte cosi' come all'accanimento terapeutico.
  14. afri

    suicidio

    Wikipedia: Per suicidio (dal latino suicidium, sui occidio, uccisione di sé stessi) si intende l'atto col quale un individuo si procura volontariamente e consapevolmente la morte. Il suicidio è il gesto autolesionistico più estremo, tipico in condizioni di grave disagio psichico, particolarmente in persone affette da grave depressione e/o disturbi della personalità di tipo psicotico. Mi pare che la differenza principale tra i due tipi di uccisione sia nelle motivazioni. L'assassino sfoga la sua aggressivita', il suicida cede alla sua follia.
  15. afri

    suicidio

    Non so di preciso cosa dica la Chiesa riguardo ai suicidi, trovo giusto che sia un gesto condannato al pari dell'omicidio, ma se ci siano delle 'punizioni' particolari, come quella di essere sepolti in terra non consacrata o altro, non so, non mi risulta e forse nemmeno mi interessa. Comunque ammazzare qualcuno o ammazzare se stessi, sempre omicidio e', e quindi non ci puo' essere nessuna giustificazione di nessun tipo. Chi lo fa' deve assumersene la piena responsabilita' senza cercare scuse per la propria coscienza o attenuanti varie. Tutto qua.
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