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Dott.ssa Anna La Guzza

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messaggi di Dott.ssa Anna La Guzza

  1. Ciao Emanuele e benvenuto. Quando i genitori si separano i bambini ne soffrono sempre e comunque.

    Anche se può sembrare che non capiscano in realtà si fanno delle idee ben precise sulle cause della

    separazione. Molto spesso, purtroppo, pensano di essere loro stessi la causa. Il mio consiglio è quello di

    "giocarti" al meglio quelle ore insieme. La quantità è importante, è vero, ma la qualità del

    tempo passato assieme è più importante a mio avviso.

  2. Sono arrivato dopo tanto tempo ad una domanda crucciale: ha senso vivere cosi'?

    Ciao a tutti mi chiamo Mimmo ho 37 anni e sono di Salerno. Da anni soffro di depressione e sono imbottito di antidepressivi; peso 140 kg (prima ne pesavo 90 kg). Ho 37 anni , vivo da solo, i miei genitori sono morti da poco, la mia unica ragazza mi ha lasciato. Non sono riuscito a fare una famiglia e come dice nel film (Il nemico alle porte) c'e' chi è ricco d'amore e c'e' chi è povero d'amore.

    Ha senso vivere cosi'? Soffrire ogni giorno, vedere il tempo che passa e non avere nessuna possibilità perche' diranno che sei vecchio.......

    Ciao Mimmo, io credo nel detto "volere è potere", senza ombra di dubbio. Il mondo è lo specchio di ciò che portiamo nel cuore, anzi, siamo

    noi stessi in prima persona a creare la nostra realtà, florida o deprimente che sia. Cercare l'amore o la gioia negli altri serve poco o nulla

    se non sappiamo attingere da noi stessi le energie e l'amore per andare avanti.

    Volere è potere, è vero senza dubbio, ma è anche vero che non è così facile Volere; non è facile decidere di togliersi questo peso, perchè cambiare, o meglio, riscoprire se stessi, è una sfida difficile e pesante.

    Spesso è preferibile trovare conferme nel dolore che fare un salto nel vuoto benchè questo probabilmente ci condurrà all'accettazione e alla serenità.

    A volte, quando ci si sente bloccati e senza energia, può essere utile farsi affiancare da un esperto.

  3. I miei fratelli e la mia mamma mi trattano male: danno la colpa a me come per esempio mia sorella stava aprendo il suo letto per sdraiarsi e io li faccio una sorpresa sbucando fuori lei mi grida: "STAVO STUDIANDO!!!!!!!" urlando a piu non posso anche se non aveva ancora neanche preso il libro e dopo anche se io non avevo fatto niente mia mamma mi do un sacco di botte e anche con i calci quai mi pestava; dopo un altra cosa è che mi fanno molto male e ogni volta mi viene malditesta e soffro.

    Dopo siccome mi fanno tutte queste cose malefiche dopo con il problema di dare colpa a me pensano di mandarmi dallo psicologo anche se prendo dieci elode in matematica, nove in italiano, dieci in scienze, in informatica, in inglese e in geografia otto e anche in geometria.

    MI DATTE CONSIGLI SU COME FARE IN MODO CHE NON MI ODIANO??????

    Ciao Angelo, posso chiederti quanti anni hai? Se pensi di ricevere delle vere ingiustizie o se vieni punito pesantemente con

    schiaffi e calci, ti consiglio di parlare con i tuoi insegnanti oppure chiamare il Telefono Azzurro, spiegando il tuo problema.

    Andare dallo psicologo non è una punizione ma un buon modo per cercare una soluzione ai propri problemi. Lo psicologo capirà

    che il problema è tuo o della tua famiglia.

  4. Ho 19 anni e sono vergine,non conosco il sesso completo ma conosco i preliminari,anche se ormai sono da quasi 3 anni che nessuno "ci mette le mani". In questi 3 anni sono ingrassata parecchio e questo mi blocca un po' nelle relazioni,specialmente con i ragazzi. Sento però la verginità come un peso,e sento che se potessi tornare indietro non direi "no" quando ho avuto la possibilità di fare sesso. Anche perchè in questo periodo ho un po' di problemi,ho subito un lutto in famiglia e tra tante altre cose non mi passa neanche per l'anticamera del cervello di trovarmi un fidanzato. Arriverò a 25 anni vergine e questa cosa mi imbarazza,mi fa sentire un po' inferiore e mi sento spesso esclusa dai discorsi delle amiche. Come la pensate voi? Qualcuno mi capisce? Qualcuno saprebbe darmi consigli sul come vivere più serenamente questa situazione? Grazie!

    Ciao Francy, penso che la tua domanda sia più che comune e che i tuoi pensieri su quella che da te viene vissuta come una carenza possano farti soffrire. Lasci intuire che 3 anni fa o prima qualcuno "ci ha messo le mani" e tu hai detto di no. Non dovresti farti una colpa di questo, perchè essere capaci di dire No è una grande ricchezza nella vita, significa che non era il ragazzo giusto per te o che tu non ti sentivi pronta. Dopotutto 3 anni fa avevi solo 16 anni. Nessun rimpianto quindi. Adesso hai 19 anni e non puoi dicuramente considerarti "attempata" o nella situazione di aver "perso il treno". "Arriverò a 25 anni vergine": ne sei sicura? E anche fosse cosa succederebbe di così catastrofico? Credo che questi pensieri pessimistici e negativi siano piuttosto dovuti alla tua condizione di lutto e al sovrappeso accumulato negli ultimi 3 anni. Perchè ti sei rifugiata nel cibo? Perchè hai condotto una vita più sedentaria? Rifletti sul significato che attribuisci alla figura del "fidanzato". Da come scrivi sembra un mezzo per sentirti all'altezza degli altri: non parli mai di Amore. Prova a riflettere su questo, ma senza farne un dramma, ma con lo spirito di chi sa che la felicità dipende solo da se stessi, di chi vuole percorrere un percorso di crescita che parte da se, di chi vuole amarsi veramente. Prova a mettere in discussione te stessa invece di piangerti addosso. Hai solo 19 anni. Non uscire di scena dalla tua vita. Sii protagonista.

  5. Ciao a tutti sono nuovo nel forum e pure essendo affascinato dalle temetiche sulla psicolgia nn sono affatto esperto.

    anzi e' proprio per questo che scrivo, per porre una domanda:

    nel mio lavoro (coordino team tecnici) e' particolarmente importante capire le persone con cui sono

    a contatto, ovvero farne un "profilo psicologico". Normalmente questo lo facciamo un po' tutti quando si dice "che tipo e' tizio che tipo e' caio". ma io vorrei migliorare in questo ovvero a cogliere gli aspetti essenziali della personalita' dei miei interlocutori. come potrei fare? ci sono dei metodi, delle linee guida ?

    grazia a tutti dei consigli Lo chiedo perche' alcuni miei colleghi mi sembran alquanto piu' "smart" in questo.

    danilo

    Ciao Danilo!

    Ti consiglio lo studio del linguaggio del corpo. Pensa che il corpo comunica più di quanto immaginiamo: qualcuno parla di 90% contro il 10% dei discorsi che facciamo. Ci sono moltissimi libri sul tema in giro..basta fare un giro su internet :)

  6. Ciao, la tua psicoterapeuta cosa ne pensa? Sarà sicuramente in contatto con la comunità

    terapeutica in questione, e se non lo ha fatto potrebbe essere opportuno farlo.

    Le terapie di gruppo possono essere molto utili tra persone che hanno avuto esperenze di

    abuso di alcol e droghe, anoressia e bulimia nervosa, tentato suicidio o vittime di abusi.

    Non conosco la tua condizione ma sicuramente hai il diritto di esprimere con calma e

    maturità la tua opinione agli assistenti sociali,

    alla tua terapeuta o al tuo/tuoi tutori visto che non sei ancora maggiorenne.

    Non conosco la realtà di questi centri riabilitativi ma non

    escludere che si possa trattare di una bella esperienza, che ti permetta di conoscere ragazzi

    e ragazze con cui condividere pensieri e problemi, e godere della tranquillità della natura,

    luogo ideale dove mettere ordine tra i tuoi pensieri.

    Spero in ogni caso che qualunque strada presa sia quella giusta per te. :Four Leaf Clover:

  7. Ciao a tutti!

    Sono rimasta molto colpita da questo forum, è stupendo! Ho deciso di iscrivermi perchè ho letto la discussione di nessuno85 sul fatto di non voler uscire e ho ritrovato la me stessa di qualche anno fa.

    Grazie ad un'analista bravissima ho fatto un percorso personale ed oggi mi trovo a dire che la psicologia è meravigliosa ed è davvero un peccato che molte persone abbiano ancora dei pregiudizi.

    E' da noi che deve partire la capacità di cambiare le cose, perchè soltanto noi possiamo fare qualcosa di bello per noi stessi. Quindi il mio era un messaggio per dire a tutti di avere fiducia e di usare la psicologia come si usa la medicina. Se si sta male fisicamente si va dal medico, se si sta male psicologicamente le persone quasi si sentono in colpa e pensano "Non sono pazzo, che ci vado a fare, basta uscire di più o fare più cose". Non è così. Possiamo anche migliorare se non pensiamo al nostro malessere, ma è un po' come buttare la polvere sotto al tappeto e far finta di aver pulito tutto. Premetto che non sono psicologa e non pubblicizzo niente e nessuno, ma faccio un bellissimo lavoro a contatto con gli altri e l'essermi fatta aiutare mi ha dato una mano anche quando ho rischiato di finire in Burnout. Anzi poichè la vita è un viaggio continuo e un po' di sostegno mi manca, quasi quasi ci ritorno... :-)

    Ciao Cloe! Grazie per questo contributo importantissimo.

    Credo sia rincuorante leggere le tue parole! La psicologia è una scienza

    giovane e ancora sommersa dai pregiudizi e dagli stereotipi. La sua immagine

    non è sempre positiva per vari motivi..Tranne eccezioni, come succede in tutte

    le professioni, lo psicologo è una persona educata all'ascolto e alla comprensione,

    che affianca, senza giudicare,

    nel percorso di crescita che la persona stessa decide di tracciare, e che porta al

    benessere. :Four Leaf Clover: buona fortuna :Four Leaf Clover:

  8. :ciao:

    Mi chiamo Anna e sono da pochissimo approdata su questo

    splendido spazio che mi pare popolato di persone intelligenti

    e soprattutto interessate alla crescita personale.

    Correggetemi se sbaglio! :D

    La psicologia mi aiuta a vivere in tutti i sensi..

    mi ha insegnato ad amarmi e ad amare le persone,

    ha risvegliato la mia femminilità, e, cosa più importante, mi ha fatto amare i bambini che, a loro volta, sono i miei formatori più preparati perchè hanno fatto riemergere la bambina che c'è in me.

    I bambini sono le anime più vulnerabili e bisognose di attenzioni, in questo momento storico più che in altri forse. Per questo motivo e per molti altri sono loro sono i miei principali interlocutori.

    Adesso, da psicologa, cerco di dare il mio contributo come posso.

    :Love:

    post-7160-0-55106800-1326472695_thumb.jp

  9. Ciao a tutti/e.. ho deciso di scrivervi per avere un aiuto, dei consigli perchè io non so più cosa fare... sto con un ragazzo da due anni, ma ultimamente soffre di una grande depressione a causa della sua insoddisfazione nella vita lavorativa e sociale... ci sono giorni che si alternano ad amore per me, ad altri che mi odia e che vuole solo allontanarmi... tutte le sue frstrazioni le gira su di me, incolpandomi anche... non accetta nessun tipo di aiuto. Alcuni giorni va tutto bene, sembra tutto normale, dopo di che subito arrivano i dubbi, le ansie e i pensieri sull'allontanarmi o meno... vi prego aiutatemi datemi dei cosigli su cosa fare...

    Ciao Little, ci presenti una storia purtroppo molto comune. Con questo post chiedi

    aiuto per poter dare aiuto. Io dico sempre che noi donne siamo pervase dallo "spirito della crocerossina" e non riusciamo ad accettare che una persona non voglia farsi aiutare da noi! Quando una persona attraversa una fase depressiva (e sottolineo,

    non è detto che il tuo ragazzo sia clinicamente depresso), tendenzialmente rifiuta l'aiuto

    di chiunque. Fare commenti che sottointendono il concetto "Non essere depresso..non vedi che la vita è bella?" serve a poco anzi, tende ad aggravare la sua condizione di disagio. Forse il tuo ragazzo chiede di essere accettato e amato per ciò che è, esattamente come facevi prima, senza giudicare o insistere. Sarà lui, mi auguro, a riscoprire la fonte di gioia eterna che è dentro ognuno di noi, per attingerne poi costantemente, senza affidare la propria felicità agli altri o al mondo esterno.

    Quello che puoi fare tu per te e per lui? Trovare occasioni per socializzare, uscire spesso,conoscere nuovi amici, fare sport e lunghe passeggiate all'aria aperta. Se la situazione dovesse diventare pesante puoi consigliargli una consulenza psicologica.

    In bocca al lupo :)

  10. :Four Leaf Clover:

    ho una bambina di 7 anni e io e mio marito non andiamo più daccordo litighiamo in modo molto forte, soprattutto lui alza la voce moltissimo e lei si spaventa. l'ultima goccia è stato un modo eccessivo di riprenderla e lei ha pianto disperatamente per un'ora intera senza calmarsi al punto che non sapevo che cosa fare per cercare di aiutarla a calmarsi...ero arrivata al punto di pensare di portarla in ospedale...poi piano piano si è calmata, ma a quel punto ho deciso di rivolgermi ad un legale per inizare la separazione soprattutto per il bene della bambina. A scuola si assenta con la mente tanto che ha preso già delle note e ho fatto presente alle maestre ciò che sta accandendo. quello che mi urta di più è il fatto che a lui non gli importi nulla di quello che sta facendo passare a sua figlia, secondo lui è colpa mia tanto che gli ho detto che voglio portarla dalla psicologa infantile e che ovviamente sentiranno anche noi ma a lui non interessa.....

    Buongiorno Adriana, spero che in questi due mesi le cose siano tornate alla normalità.

    A questa età i bambini possono avere l'ingenua convinzione che i genitori litighino o

    nel peggiore dei casi si separino per colpa loro e questo può causare violentissime crisi.

    Spesso infatti il litigio parte da un disaccordo circa lo stile educativo da adottare con i figli. Le conseguenze più frequenti ricadono sull'apprendimento scolastico, connotato da inibizione, distrazione, iperattività, bassa autostima, demotivazione. Per questo io consiglio di rimanere quanto più uniti possibile sui metodi educativi da adottare e cercare di non litigare in presenza dei figli o apparire in disaccordo adottando toni accesi. Però essere in disaccordo è normale e capita molto spesso.

    Adottare una comunicazione franca, sincera e aperta costituisce il primo passo verso la serenità. Prima di scegliere la via della rottura, che aimè, ai fini del benessere della bambina potrebbe

    essere dannosa se non viene spiegata e ben elaborata emotivamente, e prima ancora di pensare ad un intervento psicologico sulla bambina, vi consiglio di intraprendere

    un percorso di coppia per ripristinare la comunicazione tra di voi e il vostro ruolo genitoriale. :Four Leaf Clover: buona fortuna :Four Leaf Clover:

  11. Ciao,

    premessa: ho due figlie quasi coetanee (16 mesi di differenza). Sono due ragazzine vivaci e molto intelligenti. Hanno un ottimo profitto a scuola (la piccola è in I media e la grande in III media) da qualche tempo però, mia moglie ed io abbiamo un problema con la grande.

    Come detto ha un ottimo rendimento a scuola e ha sempre dimostrato un buon interesse sia alla scuola sia al suo buon rendimento scolastico. E' anche sempre stata molto seguita (sia da me sia da mia moglie). Dov'è il problema?

    Il problema è che da qualche tempo stiamo provando a seguirla di meno con l'obiettivo di responsabilizzarla maggiormente ma il suo comportamento è di scarsa attenzione e scarsa sensibilità alla sua preparazione: si dimentica di fare i compiti, studia in modo molto approssimato e, di conseguenza, il suo rendimento a scuola peggiora vistosamente.

    Che fare ?

    Buongiorno Bizz, spero che nel frattempo le cose si siano stabilizzate.

    Una ragazzina di 13 anni è a tutti gli effetti una adolescente. Le sfide dell'adolescenza unite alle

    sempre crescenti richieste scolastiche non rendono di certo facile questo vissuto. E' in questo periodo

    che i ragazzi e le ragazze sono combattuti tra il bisogno irrefrenabile di distaccarsi dal sostegno dei genitori e

    quello di crogiolarsi ancora nel nido.

    A poco a poco scelgono di volare da soli.

    Piuttosto quindi di forzare questo processo di distacco spontaneo, sottraendo

    il sostegno in modo brusco o affrettato, si potrebbe farlo in maniera graduale per esempio lasciandole

    autonomia nelle attività che padroneggia alla perfezione e sostenendola nel resto per allentare, a poco a poco

    l'aiuto. Sarà lei stessa, poi, a mollare la presa. I ragazzi si devono responsabilizzare, è vero, ma non dimentichiamoci

    che a questa età sono per molti versi ancora cuccioli anche se l'aspetto ci inganna :)

  12. Buongiorno G1rasole, bella e complessa domanda la sua. Credo sia utile risalire alla definizione di "evento traumatico".

    L'evento traumatico è stato definito dagli psicologi dinamici quale evento improvviso, di una certa intensità, che

    travalica le barriere psichiche di un individuo, perturbandole, causando quindi un trauma. Da questa definizione si evince che un evento, affinchè risulti Veramente destabilizzante, debba essere Vissuto come traumatico dalla persona.

    Non esistono quindi eventi traumatici "di per sè" ma piuttosto vissuti traumatici. Tutto dipende dalle convinzioni e dalla forza delle difese della persona, del bambino in questo caso. Il bambino nei primi anni di vita è molto vulnerabile, ma

    possiede anche risorse incredibili di sopravvivenza psichica (resilienza e strategie di coping).

    La barriera psichica di cui parlavo sopra è esercitata dalla madre che, se sufficientemente buona, riuscirà a "predigerire"

    gli eventi ai quali il bambino non riesce a dare significato, restituendoglieli attutiti e inseriti in un universo di senso.

    Nel particolare eventi come violenza sessuale, fisica, verbale e psicologica, separazione dei genitori, abbandono,

    tutti quegli eventi vissuti come mancanza di amore, hanno sicuramente un effetto traumatico quasi certo nel bambino,

    soprattutto se molto piccolo. Gli effetti possono essere svariati: inibizione e ritiro, scarso accrescimento fisico e psichico, somatizzazioni, disturbi d'ansia e una più generale compromissione della vita relazionale.

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