Buongiorno a tutti,
non ho mai partecipato ad un forum prima d'ora, ma sento di aver bisogno di raccontare la mia storia sperando che qualcuno possa avere la pazienza di leggerla e darmi una parola di conforto.
Sono un uomo di 37 anni, a cui la vita ha riservato immensi dolori, ad iniziare da un padre anaffettivo e giocatore d'azzardo, che ha rovinato se stesso e la propria famiglia creando momenti di povertà estrema per la smania di appagare la sua compulsione; una madre troppo debole per poter decidere di vivere autonomamente da lui, ma che ha inflitto a noi figli, fin dall'infanzia, la tortura di assistere ai loro perenni e crudeli litigi; la morte di mio fratello minore, un anno e mezzo fa, lasciandomi un vuoto incolmabile ed il senso di colpa per non essergli stato vicino abbastanza, troppo preso dall'egoismo, che mi ero creato come difesa dal dolore, per potergli dare l'affetto a l'aiuto di cui avrebbe avuto bisogno.
In questo teatro, crudele per me, ma che comprendo essere uno dei tanti, conobbi una ragazza 10 anni fa, che divenne mia moglie nel 2005. All'inizio fui innamorato più io di lei, ma superammo le difficoltà e col tempo anche lei imparò ad amarmi e ci costruimmo una tranquillità economica. Tre anni fa cominciarono però le incertezze in un matrimonio che si trascinava più per mutuo sostentamento che per intesa e amore, aggravato dalla sua reticenza ad avere figli, ma che nonostante questo non conobbe mai tradimenti da parte di entrambi. Fino all'anno scorso... quando lei decise di partire per un viaggio di parecchi mesi verso la sua patria, a distanza di soli 90 giorni dalla morte di mio fratello. All'inizio soffrìì molto per la sua decisione e la solitudine che ne conseguì, ma mi accorsi via via che da solo non stavo male... non mi mancava.
In quei mesi iniziai, davvero non so per quale caso, una conversazione epistolare su facebook, priva di intenti e malizia, con una donna che conobbi a fine 2009 e che da allora non vidi più. All'epoca fu la ragazza di un mio caro amico che, seppur lasciata da lui ufficialmente dopo pochi mesi, continuò a frequentare assiduamente e fedelmente per un anno e mezzo accontentandosi delle briciole che lui le riservava, forse nella vana speranza che si innamorasse di lei; io osservavo questo con disinteresse, conoscendo lui e poco curandomi delle tante ragazze che via via frequentava. Ma quando cominciammo a scriverci, privo di interesse nei suoi confronti, senza ricordarmi quasi come fosse fisicamente, scoprìì un'intesa comunicativa che mai avevo provato con nessuno, uomo o donna che fosse, una comunanza di interessi, timori, speranze, sogni, poesia... dopo due mesi senza mai incontrarci, decidemmo di vederci e cenare insieme. Subito fui preso da mille incertezze, pur senza interesse sessuale per lei, mi preoccupai molto della reazione che avrebbe potuto avere il mio amico e gli chiesi se la cosa potesse dargli fastidio. Lui mi rassicurò e anzi mi esortò a "farmela" aiutandolo così a liberarsi di lei definitivamente. Tranquillizzato dalle sue parole, e dal fatto che da parte mia non ci fosse attrazione, iniziai allora a frequentarla anche di persona; si susseguirono cene e pranzi che, unite alle nostre chat, permetterono conversazioni anche della durata di giornate intere.
Dopo soli 12 giorni dalla prima cena, giorni carichi di magia, in un momento in cui capìì che se non l'avessi fatto me ne sarei pentito per tutta la vita, in un momento che sentìì unico e di una intensità mai provata, la baciai... ci baciammo come fossimo due sedicenni. Ci frequentammo in esclusiva e quattro giorni dopo facemmo l'amore per la prima volta, in un'atmosfera che volli creare unica per noi, pur sapendo entrambi che tutta questa felicità avrebbe avuto una scadenza. Ci vedemmo allo steso modo anche nei due giorni seguenti, in una bolla spazio temporale che ci eravamo forse con presunzione creato, con la reciproca e delittuosa consapevolezza che se fossi stato single sarebbe iniziata una bellissima storia d'amore. Poi quella sera...
In quella che sapevamo sarebbe stata la nostra ultima sera così, prima della sua partenza per un viaggio programmato da tempo della durata di circa 10 giorni, che ci sarebbe servito per mitigare la nostra sofferenza per il dover rientrare nella realtà; pochi attimi prima di fare l'amore probabilmente per l'ultima volta, perchè mai l'avrei relegata a figura di amante e le avrei riservato il trattamento subito dal mio amico che si approfittò di lei, ricevetti la telefonata di mia moglie che anticipò il suo arrivo di un giorno e mi chiese di andarla a prendere in aereoporto.
Quelli furono attimi di shock per entrambi, attimi in cui ci avevano strappato violentemente il nostro mondo segreto e unico. Io andai a prendere mia moglie, lei uscì con il mio amico nel tentativo di distrarsi prima di rientrare a casa dai suoi genitori. Poco prima di lasciarla le dissi: "io mi sto innamorando di te" senza sapere cosa avrei fatto da quel momento. Quella sera non toccai mia moglie, la mia anima si rivolgeva e cercava quella donna.
Il mattino dopo ci ricercammo subito in chat, raccontandoci cosa fosse successo. Io le chiesi come fosse stato riabbracciarlo, sicuro dell'eventualità che ci fosse stato un riavvicinamento, ma lei negò di aver fatto nulla. Ci reincontrammo a pranzo e tornammo a baciarci con lo stesso trasporto dei giorni precedenti. La sera, con una scusa a mia moglie, accompagnai lei alla partenza e la salutai. Ma nei giorni a seguire non smettemmo un attimo di cercarci.
Mia moglie non si accorse di nulla, sicura che mai l'avevo tradita, anche nei viaggi che negli anni precedettero questo, ma litigò con me per un futile motivo e, nonostante fossero passati più di tre mesi dall'ultima volta non feci più l'amore con lei, ne lei lo chiese. Io passai più tempo fuori casa, abituato com'ero a quei tre mesi di solitudine, e mi confidai con una persona, la quale mi disse una frase: "La felicità è un dovere, oltre che un diritto" citando Gibran. Non so cosa mi accadde quella sera, ma capìì che volevo Lei e confessai tutto a mia moglie e la lasciai. Lei andò via di casa per andare da una sua amica. (In seguito le lasciai la casa e le diedi un mantenimento in attesa di divorzio)
Sensi di colpa e sofferenza mi assalirono, ma il mio cuore desiderava riabbracciare quella donna. Partìì senza che nessuno sapesse nulla per raggiungerla e le feci quella che fu la sorpresa più bella della sua vita. Mi feci 15 ore di viaggio solo per poterle dire che volevo stare con lei e da quel momento non ci siamo più lasciati ed abbiamo passato l'anno più bello della nostra vita, carico di magia e amandoci reciprocamente in un io+te raro.
Poi lessi il suo diario... alla ricerca di quello che sospettai sempre ma a cui non volli mai credere, lessi cosa accadde quella sera e, anche se nascosto da un tratto marcato a penna, scoprìì che quella sera fecero l'amore... sicura che fra noi non ci sarebbe stato più nulla dopo quella sera, reagì d'impulso e si concedette alle sue avance nel tentativo di lenire la sua sofferenza per la nostra perdita, in quella che definì una ginnastica scarica pensieri di pochi minuti, arida e ignobile, e della quale si pentìì il giorno dopo. Inveii, deciso a lasciarla, ma pensai all'anno passato insieme, pensai al fatto che l'amo da morire.
Nonostante quella fosse in origine la nostra ultima sera, e nonostante il rapporto con mia moglie fosse comunque destinato a finire, mi chiedo come Lei possa aver potuto cancellare e disprezzare, nell'arco temporale di solo tre ore, quello che avevamo passato insieme; mi chiedo se sarei mai corso da lei l'avessi saputo prima; mi chiedo quanto per lei fossero importanti i giorni che io consideravo unici e magici; mi chiedo come possa avermi potuto mentire con tanta naturalezza e decisione ogni volta che le chiesi delucidazioni e rassicurazioni su quella sera; mi chiedo come tornare ad avere fiducia in lei; mi chiedo come cancellare l'illusione di quei giorni e tornare alla realtà dell'anno stupendo passato insieme.
Grazie a chiunque mi darà aiuto.