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dan bosch

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  1. Salve, sono nuovo nel forum. Sono qui per chiedere una delucidazione, possibilmente da psicologi/psicoterapeuti che partecipano a questo forum. Spero di non esordire con un argomento forse scomodo: se così è, chiedo anticipatamente scusa, visto che si tratta di una questione che tocca direttamente la vostra categoria professionale. Ovviamente non intendo dire che i comportamenti che descriverò di seguito siano una costante di tutti gli psicologi/psicoterapeuti, però sono atteggiamenti che ho notato spesso. Mi ritrovo a lavorare (seppur in modo precario) nell'ambito socio assistenziale, ragion per cui sono venuto a contatto con figure professionali come psicologi, assistenti sociali, psichiatri. Questo mi ha dato modo di notare come molti psicologi tendano a fare diagnosi o ipotesi di diagnosi su persone (incluso colui che scrive) solo dopo il secondo incontro, o dopo poche interazioni scambiate, spesso ipotizzando psicopatologie anche di una certa entità e, cosa ancor peggiore, comunicando queste loro presunte diagnosi a terzi, spesso non della propria categoria professionale, forse facendosi forti del loro ruolo, oserei dire, "istituzionale" nel contesto in cui si trovano, il tutto alle spalle della persona "diagnosticata". Ora io mi chiedo: che valore hanno queste presunte diagnosi? Che valore ha la deontologia per questi "professionisti"? Visti gli effetti inevitabilmente stigmatizzanti nei confronti della persona diagnosticata, non si può configurare reato di diffamazione e, visti i contesti lavorativi in cui avvengono questi fatti, anche germi di dinamiche mobbizzanti (dato che, creandosi uno stigma, la persona diagnosticata si ritroverà, suo malgrado, etichettata dagli altri componenti del gruppo)? Con questo non intendo però attribuire ad alcuni degli psicologi in questione intenti scientemente mobbizzanti, ma forse più una loro scarsa professionalità, legata forse al loro narcisismo interpretativo applicato, per di più, in un contesto del tutto avulso da una situazione di relazione terapeutica (e senza una richiesta da parte della persona oggetto delle interpretazioni diagnostiche). Posso capire che potrebbe esserci un certo grado di deformazione professionale, o che si possano intuire dinamiche, disagi psicologici, tipi psicologici: tutto ciò però dà legittimità a queste presunte diagnosi divulgate a terzi? Tralascio qui, inoltre, le varie forme di manipolazione interpersonale messe in atto da queste persone, non del tutto delineabili in quanto si basano sulla comunicazione non verbale, sulla pressione emotiva, sulla situazione relazionale e sul contesto, nonchè sul far valere il loro ruolo di psicologo, cosa che, ai loro occhi e agli occhi dei profani, avvallerebbe qualsiasi cosa essi possano dire su una persona e sui suoi comportamenti. Potrei portarvi alcuni esempi. Tengo a precisare che non intendo fare di tutta l'erba un fascio, ma solo richiedere un parere di professionisti sulla liceità di questi comportamenti di appartenenti alla loro stessa categoria professionale, sperando possibilmente in un'opinione quanto più spassionata e (forse contraddizione in termini) obiettiva. Spero vivamente in Vostre eventuali risposte. Vi ringrazio anticipatamente.
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