chopin6630k
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Disturbo evitante e dipendente della personalità.
chopin6630k ha risposto a chopin6630k alla discussione in La coppia, l'amore e la dipendenza affettiva
No, mia sorella no. Anzi, proprio l'esatto contrario. -
Disturbo evitante e dipendente della personalità.
chopin6630k ha risposto a chopin6630k alla discussione in La coppia, l'amore e la dipendenza affettiva
Non lo so, sinceramente. A dire il vero quando qualcuno si arrabbia con me io mi sento ferito, a volte mi viene da piangere, anzi, quasi sempre. A dire il vero a me non piace arrabbiarmi, lo faccio con me stesso, ecco. Lo faccio in un forum. Penso lo farei anche nella realtà... Ma a quale scopo? A che serve arrabbiarsi, alla fine? E poi non mi sento di arrabbiarmi, mi fa sentire distante dalle persone, temo sempre che possano poi lasciarmi solo. Ed è brutto... Anche a scuola, a volte, quando mi inserivo nel mio gruppo di compagni (erano i soliti due, di solito), a volte loro parlavano tra di loro e mi lasciavano in disparte, allora lì mi sentivo non considerato. Per me era brutto, perché io facevo di tutto per essere considerato. Loro però non mi volevano, probabilmente non ero abbastanza simpatico, a loro, non andavo bene. Ma loro erano l'unico punto di forza che avessi, lì, a scuola. A volte provavo anche rabbia, verso di loro, perché tendevano a prendermi in giro, e io che mi sforzavo di fare amicizia con loro, io che davo tanto per loro, loro mi ricompensavano ignorandomi e talvolta offendendomi. Anche alle medie, era così. Lì ero molto più estroverso, però. Non so se lo fossi io, o lo facessi per conformarmi agli altri, ma il punto è che anche lì mi sentivo spesso non considerato, e facevo di tutto pur di esserlo. Adesso che sono a casa da lavoro, mi sento molto più rilassato, però ho dormito tutto il pomeriggio, perché non avevo più energie... Menomale che la persona con cui sono molto legato in questo periodo, mi ha scritto. E questo mi ha calmato, ma la sento comunque distante, e questo mi fa cambiare molto, in me. Mi ha detto che le scrivo troppe volte che le voglio bene, le scrivo troppe frasi affettuose, è il mio modo di fare, a lei non piace, mi adatterò. Ma intanto io mi sento distante, sento di non valere più, per lei. Per fortuna che domani è l'ultimo giorno di lavoro... Non so come reggerei settimane consecutive in quel posto... Il punto è che mi sento così perché mi sento costretto a non stare con i miei amici, capisci? E questo mi fa impazzire. Inoltre, non mi piace avere a che fare con il padrone e sua moglie. Che a dire il vero, il padrone non servirebbe a niente, lì dentro. E' il figlio che regola tutto, ma il padrone è un narcisista, e a volte fa di quelle scenate senza senso... Non disturba solo me, eh? Disturba un po' tutti. Ma io ho già tanti pensieri per la testa, non posso seguire anche lui, sua moglie, che è succube di lui, che la costringe a venire a lavorare, sebbene lei abbia dolori ai muscoli e sia sempre di pessimo umore. Considerando il fatto che sono inutili, lì dentro. Non hanno un ruolo, disturbano e basta, tutti, e non lo dico solo io, ma lo dicono tutti. E non serve un genio per capirlo, anche persone all'esterno lo sanno, sanno che tipo è il padrone. Io ci metto tutta la buona volontà con lui, ci porto pazienza, ma lui non fa niente. Lui agisce sempre secondo i suoi interessi, e sinceramente io sono stufo di obbedire costantemente, per cose inutili, eh? Non per cose utili. Mi chiama per avere consigli su come inviare SMS con il suo nuovo smartphone o come salvare i messaggi in rubrica (a volte ci perdo pure mezz'ora solo per sta roba), oppure per sapere come stampare una cosa da PC, o come usare un programma, come scaricargli un video... Fa cose inutili, che potrebbe benissimo fare a casa, ma cosa ci fa a casa se non può far vedere il suo essere superiore? -__- Io ho capito benissimo cosa vuole, vuole che tutti rispondano ai suoi comandi. E' quello che faccio, sempre, ma sono infastidito da sta cosa... Oggi penso di aver risposto in modo un po' brusco, quando mi ha chiamato. Mi da fastidio sentire solo la sua voce da vecchio scorbutico e prolisso. Ma che ci posso fare? Se gli rispondo male, poi instaura anche con me un rapporto di rabbia e odio come con gli altri. E non voglio che accada. In questo momento vorrei davvero lasciare tutto... Vorrei andare ovunque con qualcuno, e non dover andare lì... Poi con tutta questa tensione dentro, proprio non ci voglio andare. >_< Dopo tutto sto discorso inutile, non so perché mi facciano stare male, ma con lei e i miei amici mi fanno stare male perché mi allontanano, se no, se si vuole allontanare qualcuno è arrabbiandosi. E' così che la penso, io voglio la pace, sempre. Anche se in sto momento, non sento pace, dentro di me... -
Disturbo evitante e dipendente della personalità.
chopin6630k ha risposto a chopin6630k alla discussione in La coppia, l'amore e la dipendenza affettiva
Sono due giorni che sto malissimo... Sono nervosissimo, tesissimo, voglio stare a casa, con le persone che conosco. Ho paura... Ieri mi sono sentito distante da me, dal mio corpo. Era come non mi riconoscessi più. Pensavo di stare impazzendo. Mi sentivo come se fossi un altro, e la sera ancora prima, invece, mi sentivo simile, ma era legato al mondo che mi circondava... Percepivo tutto in modo strano, confuso, come se vivessi distaccato dagli altri. E' orribile!!! Sto malissimo e sono xxxxxxxxxxx. Sono pieno di rabbia... Qui, al lavoro, non sopporto che qualcuno si avvicini, non sopporto gli ordini di quel narcisista del capo, che è un vecchio scorbutico, egoista e senza empatia, sono stufo di seguire tutti, mi sento oppresso... Mi sento PIENO DI RABBIA!!! Ero così felice, prima. Non sentivo questo peso... Non lo sentivo... Ora sto malissimo... Voglio essere a casa, e parlare con lei e gli altri miei amici online, perché ho paura... La vita non ha senso, così. Non ha senso essere soli. Che me ne faccio? =(? Voglio smettere tutto, il pianoforte, tutto, perché non ha senso, adesso. Niente ha più senso... Sento ansia, anche. Mi sento carico di ansia, e poi... Poi mi sento frustrato, mi sento di urlare, mi viene da piangere, mi viene da spaccare tutto... Mi sento depresso, mi sento molto giù... Scusate lo sfogo... E non mi sento capito dalla mia terapeuta, che continua a dirmi le solite cose che non mi servono a niente, ossia di modificare il giudizio... Ma non mi sento giudicato, adesso, ho paura... Non ha capito come mi sentivo, e mi è parso minimizzasse... Non mi sento capito, nemmeno da lei... Nessuno mi capisce. :( Nessuno... Scusate ancora... Non so dove scrivere, se no... Sono un robot, non una persona... Io entro negli altri, è come mi immergessi, e capissi tutto di loro... Ma ora non mi sento capito. E quella con cui ho stretto un rapporto così stretto, è cambiata, ora la sento ancora più distante, sento che non mi pensa più, e che non mi vorrà più... Sento di non valere più, per lei. Mi sentivo xxxxxxxxxxx, con lei, ieri, e ora sono in colpa, perché penso di non meritarmi niente, da lei. Perché sono un incapace, un parassita... Lei ha detto che la faccio sentire malata, che sono fissato con il parlare dei problemi, che le dico sempre che è dovuto al suo problema... Che a volte sembro più un terapeuta che un amico e ha ragione... Le ho promesso che da adesso in poi tutto sarebbe cambiato. Non voglio nemmeno io comportarmi così, ho sbagliato, sbaglio tutto, come al solito... Sono un incapace... Sono triste, non so vivere... E non posso vivere... Non ho più la forza di farlo... :( :( Non ce l'ho piùùù! :( Scrivo mentre sono al lavoro e mi sento teso, mi sento come se non riuscissi a stare fermo. Sfrego i denti continuamente, continuo a premere il tasto del mouse destro, e continuo a voltare pagina. Non mi concentro. Non riesco a stare concentrato. La testa mi scoppia... Mi scoppia... E sabato partirò per andare in Grecia, con i miei nonni, e io non ne ho così voglia, ma almeno starò lontano dal lavoro. Lì avrò internet, per fortuna, così potrò sentire tutti loro (i miei amici)... Ma mi chiedo che senso abbia, adesso... Per lei non valgo più come prima, che ero il suo migliore amico, la persona a cui teneva di più, mentre ieri ha detto il contrario... Voleva che finisse tutto e io me lo aspettavo. Ho cercato di mantenere la calma, ma non ci sono riuscito... Poi però le ho ridato ragione e ora siamo ancora amici, ma non è più come prima, niente è come prima. Finisce sempre così... Rimango solo, sempre... E quando sono solo non sono niente. Sono vuoto, sento una nube dentro di me... Mi ha fatto arrabbiare, anche, perché le ho detto che volevo andare a letto, a un certo punto, e lei ha detto che si è arrabbiata, per questo, perché volevo evitarla. E che in realtà sarei rimasto sveglio e avrei fatto altro. MI SONO xxxxxxxxxxx COME UNA BESTIA!!! Ma ho cercato di stare calmo, stavo male, lei non lo ha capito... Allora le ho detto che speravo di dormire e di non svegliarmi più... Di morire... Lei ci è rimasta male, mi sono scusato, ma mi ha costretto a dirlo, sono stato costretto... Almeno ha capito e per la prima volta si è scusata. Ma sento che ormai finirà, presto, tutto. Per lei ho un valore basso, valgo poco. Poi mi ha parlato della sua amica, la sua ex amica, e che le manca tanto, e lì mi sono sentito inutile, per lei. Non sono importante, per lei. E' più importante, la sua amica. E io non voglio che sia così. Ha ripensato alla sua amica con tristezza, e non lo ha mai fatto, con me. Forse mi sta solo usando per non sentire la mancanza della sua amica... Io sono solo un mezzo inutile, per lei... INUTILE!!! Non valgo niente... Un accidenti di niente... OK, basta. Scusate il momento di rabbia, ma mi sento esplodere... -
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chopin6630k ha risposto a chopin6630k alla discussione in La coppia, l'amore e la dipendenza affettiva
Be', non lo so. E' che non è facile, con me. So aiutare molto gli altri, ma me stesso quasi mai, o mai. So dare consigli alle persone, ma non a me stesso. Inoltre parlo poco. Mio padre? Con lui ho un buon rapporto, ma non mi sento completamente tranquillo, con lui. Temo il suo giudizio, spesso, e non mi sento pienamente me stesso. Temo anche che si possa arrabbiare con me. A me fa soffrire molto quando una persona si arrabbia con me... Soffro tantissimo e mi spaventa... Vorrei che nessuno si arrabbiasse mai. E' impossibile, però, ma comunque cerco di evitarlo il più possibile. Ho una sorella, sì. Lei ha 15 anni, ed è in piena fase adolescenziale. Abbiamo sempre avuto un ottimo rapporto, adesso è molto ribelle e non le parlo spesso. Quando capita cerco sempre di essere buono ed evitare che mi risponda male o mi trovi pesante. La lascio molto libera, anche quando i miei genitori mi dicono di controllare che torni a casa a una determinata ora, lei spesso mi chiede di tornare anche più tardi e di tacere con i miei genitori. Non voglio che torni tardi, ma voglio anche che non mi prenda per un rompiscatole come i miei genitori, per cui la lascio, dicendole comunque di stare attenta e di tornare a casa con qualcuno. Mi è successo mi dicesse una bugia, ed è tornata un'ora e mezza dopo (all'una e mezza), quando il limite che le avevo dato era mezzanotte. Ma non mi sono arrabbiato con lei, anche se lo ero. Mi sono sentito preso in giro. Voglio molto bene a mia sorella, e non voglio diventarle antipatico, anche se è difficile avere un dialogo con lei, vista la sua età. Per quanto riguarda i miglioramenti, io sono molto pessimista, verso di me. Mi vedo così, una persona senza speranze, e gli unici momenti in cui mi sento con qualche speranza è quando mi affeziono a qualche persona, allora lì divento anche molto ottimista, sia verso me stesso che verso di lei. Però dipende molto anche da come sta la persona e dal momento, se sento che posso, divento anche pessimista, e posso mettere depressione. -
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chopin6630k ha risposto a chopin6630k alla discussione in La coppia, l'amore e la dipendenza affettiva
Be', non molto. Non parlo molto nemmeno con lei. Non mi piace, ecco. E poi mi vergogno. -
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chopin6630k ha risposto a chopin6630k alla discussione in La coppia, l'amore e la dipendenza affettiva
A dire il vero quella l'ho scelta io. Se non fosse partita da me l'idea di frequentare qualcuno, non sarei mai andato da uno psicologo. E non ci sarei andato nemmeno io, se non fosse stato per internet. E' lì che mi sono reso conto di non essere poi così "normale". =) Ovviamente, ha gestito tutto mia madre. Non ho chiamato nessuno psicologo, io, né tanto meno ci sono andato da solo al primo appuntamento, ho avuto bisogno di lei. Diciamo che io non ho passato l'adolescenza, ecco. Non sono mai stato ribelle. Mi sento ancora legato moltissimo a mia madre, e non mi staccherei mai da lei senza il supporto di un'altra persona. Proprio oggi ho avuto un altro momento di crisi, perché questa mia amica non ha risposto alla mail che le ho inviato da tutta mattina. Poi mi ha chiesto di chiamarla, così l'ho chiamata e abbiamo parlato, siccome è andato tutto bene, sono tornato felice e ho ripreso la mia normale attività, e dopo devo sentirla, altrimenti sto male. Sono sempre stato così, onestamente, e io l'ho sempre considerato un aspetto facente parte di me, per quanto mi rendesse inadeguatissimo alle persone con cui mi legavo molto affettivamente, Con la psicoterapeuta, comunque, mi trovo bene. Le ho già scritto una mail e mi ha detto che ne parliamo mercoledì, in seduta (la settimana prossima, quindi). Sai, parlo molto poco di me, io. Non mi piace parlare di me, preferisco ascoltare, per questo mi faccio capire poco, anche da lei. Per cui non è facile nemmeno capire, spesso, i miei problemi. Capisce di più quando le scrivo una mail. Lì sono capace di parlare, nella realtà non molto, oltre a non piacermi. Mia madre gestisce tante cose, per me. Ad esempio, non ho la patente, e non voglio prenderla, se non c'è qualcuno che conosco e mi rassicuri. Poi ho paura di andare in macchina da solo, se devo andare all'ospedale, deve venire anche lei, da solo mi viene l'ansia... Ho paura, insomma. Ho in mente di iniziare il conservatorio, e continuo a procrastinare, perché non voglio andarci da solo, lì. Ho bisogno di qualcuno che venga con me. Non so come comportarmi, lì, non so dove andare... Non so andare in giro per Vicenza da solo, non so le strade. Vivo fuori dal mondo, insomma. O in un mondo tutto mio. La mia vita è al 70% in casa. Scusa se ho scritto un altro poema. Dovevo rispondere solo a una domanda e ho scritto l'ennesimo poema... Scrivere mi piace troppo, scusami. -
Disturbo evitante e dipendente della personalità.
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Faccio un saluto a tutti, sono nuovo di questo forum. Inizio con il presentarmi. Ho ormai 21 anni, e soffro di fobia sociale/disturbo evitante (li metto tutti e due, perché sono più o meno la stessa cosa). Non ho terminato la scuola ed è da quando ho 15 anni che non la frequento, e che anzi, al solo vedere mi viene l'ansia, ripensando al passato in quell'ambiente per me terrificante e ansiogeno. Ho scoperto di avere questo problema a 14 anni, periodo in cui ho iniziato, oltretutto, a chiudermi sempre più dal mondo. Frequento, adesso, una psicoterapeuta cognitivo-comportamentale, che frequento da più di 3 anni, ormai. Diciamo che vivo evitando qualsiasi situazione nuova, a meno che non sia convinto di non essere giudicato, e quindi certo che non ci siano cose che non abbia mai fatto. Spesso mi sento una specie di alieno. Io suono il pianoforte, da quando ho 8 anni, e dopo una pausa durata praticamente 4 anni, l'ho ripreso. Ho trovato un'insegnante con cui mi trovo (quasi) a mio agio. Metto quasi, perché stupidamente ogni volta provo ansia prima di andare da lei, perché ho sempre dubbi su quello che può pensare di me. Mi sembra sempre di leggere nel suo sguardo disapprovazione, oppure rabbia o disprezzo, che pensi chissà cosa di me... E mi succede con tutti, a parte forse i miei genitori, con cui ho un rapporto più sviluppato e sicuro, ma non al 100%. Mi sento un alieno, spessissimo, quando frequento alcune persone durante un concerto, che mi ha invitato questa mia insegnante. Mi trovo davanti delle persone con una vita, che suonano felici, allegre, spensierate, che ridono e scherzano, anche in mezzo agli altri, senza sentirsi osservati in quel modo egocentrico come mi sento io e giudicati negativamente, e mi sento lontano, distante da loro. Come un muro che mi separa, e vorrei andarmene, da lì. Vorrei fuggire. L'ultima volta è stato orribile e ci sono rimasto male per tutto il giorno (per fortuna dopo passa, l'abitudine porta a questo...). Il mio problema più grande è nell'espressione delle emozioni, come la rabbia o l'affetto, o la tristezza. Diciamo che so ridere, so scherzare, con chi conosco, ma sono rigidissimo, e chiunque a distanza di chilometri si accorge della mia timidezza molto forte. Non sono rari i commenti da parte degli altri in cui mi confermano questa mia timidezza, tra cui una mia vecchia insegnante che disse a mia madre: "E' di una timidezza mostruosa!" Il punto è che non sanno che sofferenza sia, per me. Non riesco ad avere fiducia, negli altri, a livello di giudizio. Contrariamente mi fido di tutto il resto, talvolta in modo ingenuo. Strano, ma è così. Eppure, se si tratta di rapportarsi, anche se l'altra persona mi fa comprendere razionalmente che non mi giudicherà, io evito di fare ciò che vorrei o di essere ciò che sono. Io, con gli altri, vivo con una maschera addosso. Mi comporto sempre in modo che possa piacere agli altri, o almeno che io sia convinto di piacere, anche se poi, spessissimo, ottengo la risposta che non vado bene, e che la gente non provi grande simpatia, per me, e che mi trovi magari come una persona da frequentare ogni tanto, magari per poco tempo, e che non è di grande valore e importanza, per lui. Magari per uno sguardo o un tono di voce, una battutina, o perché si allontana e mi evita per un tempo mediamente lungo, o anche breve. Vi parlo così approfonditamente di questo problema, per poi collegarmi all'altro (in quanto questo mi è stato diagnosticato, al contrario dell'altro di cui ho un dubbio adesso). Io ho un aspetto, del mio carattere, che ho sin da bambino. Il mio modo continuamente pacifista, con gli altri, talvolta sottomesso, incapace di reagire a una provocazione (anche se a volte ci provo), e la tendenza a non affrontare quasi nessuna situazione nuova, se non sotto controllo di una persona (mia madre, soprattutto). La cosa che più ho notato, anche adesso, è una: la dipendenza che sviluppo negli altri. O meglio, nelle altre. E' proprio con le femmine che io sviluppo una dipendenza affettiva. Solitamente, sono preso da un intensissimo bisogno di affetto, da parte dell'altra persona, che io ricerco costantemente, e sono attentissimo a ogni singola frase scritta (dato che di femmine ne conosco solo online, e anche amici, con i miei stessi problemi, con cui ci siamo visti un po' di volte, sebbene la distanza). Ad esempio, ricerco sempre la pace e non accetto che ci siano litigi, mi fanno stare malissimo, e per questo, per evitare di perderla, tendo a volte a sottomettermi al suo volere. Inoltre, instauro proprio un legame che non può allontanarsi dalla persona. Sento il bisogno di scriverle, continuamente, addirittura, a volte, fantastico una mia vita con lei. Se non si è capito, tendo a idealizzare moltissimo le ragazze o anche le donne, cercando proprio l'affetto più grande: l'amore. Quindi, il fidanzamento. Tendo a diventare molto esigente nel rapporto con l'altra persona, trovando difficile accettare l'idea che lei possa non scrivermi in quel momento lì, perché impegnata, oppure stare poco bene in quel momento e rispondermi male o non scrivere le solite frasi (del tipo: ti voglio bene, sei il mio migliore amico, sei una persona davvero speciale), o anche dalle semplici emoticon, come un cuoricino o una faccina che da un bacio, o un abbraccio o qualsiasi frase molto affettuosa. A volte divento davvero frettoloso, e la mia ansia per la paura di perdere la persona, mi porta ad accentuare il rapporto, iniziando a proporre tantissime cose, da fare insieme, e basando la mia vita su quel rapporto esclusivo, con cui non posso fare a meno, se non vivendo in uno stato di forte angoscia e tensione. Addirittura affronto cose che mi terrorizzano, pur di evitare che la persona si allontani. Ricordo di aver sperimentato questa dipendenza la prima volta all'età di 14 anni. Mi ero conosciuto con una ragazza virtuale, e ci eravamo infatuati. Lei era di Napoli, mentre io di Verona (nel Veneto), per cui distantissimi! Ricordo che non riuscivo a passare neanche un'ora di tempo da solo, che già sentivo l'angoscia salire. E siccome i miei genitori erano preoccupati, perché passavo l'intera giornata a chattare con questa persona, mi toglievano il computer, per tutta la sera, e io lì... Impazzivo, sul serio. Sentivo un'ansia, un'angoscia... Ricordo che addirittura non riuscivo a stare fermo, piangevo, spalancavo la bocca perché volevo urlare (ma c'erano i miei e mi vergognavo, mi prendevano per pazzo, magari!), oppure mi contorcevo, provavo anche rabbia, frustrazione, verso di loro, che mi avevano tolto quella persona. Era una droga, insomma, non potevo farne a meno. Avevo bisogno di lei, del suo aiuto, consiglio, amore, affetto, dalla quale dipendevo in modo inesauribile. Lentamente questa persona ha iniziato ad allontanarsi da me, la distanza tra me e lei era troppa, e uno schermo non poteva fare di noi una coppia e neanche un'amicizia, dopo tutto. Io lì inventato tutti i modi possibili per riallacciare i rapporti con questa ragazza, magari ricordandole i momenti di chat passati insieme. Sentivo che era più fredda, e questo mi devastava. Ma almeno mi ha aiutato, gradualmente, a staccarmi da lei e andare alla ricerca di un altro appoggio. Mi è successo con altre ragazze, e ora con questa persona. E' una donna di 34 anni (per me ancora ragazza, si può dire ragazza ai nostri tempi), con un disturbo evitante come il mio. Io e lei siamo diventati, adesso, amici inseparabili, e abitiamo a 28km di distanza, per cui ci siamo già visti due volte (ci conosciamo da 4 mesi, e i primi 3 mesi e mezzo sono stati di fiducia, prima di vederci, anche perché lei essendo una femmina, non sapeva se fossi pericoloso o altro, come è giusto che sia). Ora il nostro rapporto si è intensificato moltissimo. Ho trovato, tra l'altro, la persona più adatta per questa mia dipendenza. Lei è molto simile a me, in questo. Dipende, da me. E io dipendo da lei. Dipendiamo, insomma, dall'uno e dall'altro. Lei, spesso, tende ad avere crisi d'ansia, magari ad arrabbiarsi con me, e io lì non so come comportarmi, e tendo a sottomettermi, pur di non farla arrabbiare, a darle ragione su quasi tutto, o almeno ogni volta che vedo che il mio non dare ragione le provoca frustrazione. Se non mi scrive un ti voglio bene, o tutte le frasi dolci che ci scriviamo (con lei proprio ho raggiunto vertici altissimi, e siamo amici, e resterà un'amicizia, o è come credo adesso, vista l'età di differenza, ma non m'importa questo, lei, al di fuori della mia dipendenza, è una persona specialissima per me), inizio a pensare che ce l'abbia con me, che ora mi voglia meno bene e che io non possa più fare affidamento su di lei. Diciamo che il mio stato di felicità/infelicità dipende da lei. Se lei sta bene, anche io sto così, altrimenti io sto malissimo. Cado anche in fasi depressive, talvolta. Il mio attaccamento morboso a lei è persistente, e a volte diventa limitante, perché se ci scriviamo e mi lascia mentre è triste o se si è arrabbiata, io sto malissimo e divento da felice a triste, con chiunque, e mi passa pure la fame, mi sale l'ansia, temo di perderla. E che lei non mi voglia come amico, Ecco, dopo tutto questo poema lirico, volevo chiedervi: può essere un aspetto dipendente? Io so che nel disturbo evitante ci sono degli aspetti dipendenti, ma noto che da me sono assai rilevanti, e siccome la mia psicologa sarà la settimana prossima, ne parlo intanto con voi, poi ne parlerò con lei, semmai. Chiudo dicendo che io dipendo moltissimo anche da mia madre. Non mi scelgo io, i vestiti, lascio scegliere a lei, se devo andare all'ospedale, ci vado con lei, e addosso a lei qualsiasi mia responsabilità (a meno che io non sia certo di sapere esattamente come fare a compiere quella situazione). Ci sono molti aspetti evitanti, in tutto questo. Ma mi chiedo... Non ci sono aspetti di tratti dipendenti, anche? Considerando il fatto di come io idealizzi, come un bambino, o un adolescente immaturo, la mia vita con questa persona. Addirittura, con questa persona, immagino di condividere una casa, io e lei, e di passare molto tempo con lei (il mio ideale di vita sarebbe fare lo scrittore e vivere tutto il tempo in casa, con lei, e vivere sempre con lei). Inoltre posso diventare gelosissimo, specialmente quando mostra affetto per qualcun altro, è egoistico, ma c'è di mezzo la paura. Io voglio essere per lei unico e solo, l'unica persona con cui lei possa parlare, ma trattengo anche questa mia gelosia, perché non voglio allontanarla per questo. Siamo tutti e due credenti, e me ne vergogno per un fatto: lei ama Dio più di ogni altra cosa, quindi più di me, ma io metto nello stesso piano sia lei che Dio, come fossero la stessa cosa, e quindi, ebbene sì, persino di Dio sono geloso... Assurdo, insomma. E' un aspetto che io ho sempre vissuto in modo egosintonico, non sono mai stato in qualche modo, preoccupato per questo, ma mi causa una sofferenza non da poco, e che non riesco a gestire, e che mi va bene, per di più. Mi piace questo aspetto, di me, ma so che a lungo andare crea problemi agli altri... Ed è questo che non va bene... E li crea anche a me, infatti mi piace solo quando sono con l'altra persona e sento il bisogno di restarci insieme sempre, in qualsiasi momento. Chiedo scusa se ho scritto troppo, avrei pure scritto ancora. Un saluto, chopin6630k