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Gabriel Voltan

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  1. Hai ragione, per una volta siamo d'accordo: ho sbagliato forum. Tra tutti quelli presenti in rete, ho beccato uno dei più ridicoli. Vado a cercarne uno serio.
  2. Angelo... concentrati un attimo, non è difficile. Luce, qui, su questo forum, ha cercato aiuto perché ha un problema con suo padre, non con il suo ragazzo. Dicendogli "un padre non può dire a sua figlia di lasciare un ragazzo perché è nero, questo è razzismo" non l'aiuti, anzi, le complichi le cose. Lei vuole recuperare il rapporto con suo padre, non romperlo definitivamente. Ovvio che il suo ragazzo, di qualunque razza sia, resta un punto fermo. Quanto alle amicizie, anche tra i miei amici vi sono numerose persone di colore o comunque straniere. Ho lavorato a Kigali (in Rwanda), nella onlus di un amico, facendomi molti amici (neri) con cui sono sempre in contatto (San Facebook!), ho una cara amica in Kenya (nera) con cui sono sempre in contatto, aggiungiamo un caro amico a Taiwan, che vado a trovare ogni tanto, un'amica ad Haifa (ebrea, casomai qualcuno avesse qualcosa contro gli ebrei), un amico albanese che è il mo idraulico e mi ha ristrutturato la casa, ed altri ancora. Mettiamoci anche dieci anni di volontariato sulle ambulanze dell'emergenza 118, per dire che ne ho viste (è il caso di dirlo) davvero di tutti i colori. Ho un sito web su cui scrivo di fatti e storie che mi arrivano da tutto il mondo. Sono musicista e cantante e con il mio gruppo facciamo serate un po' dappertutto. Infine, e se ti applichi non ti sarà difficile far lavorare i tuoi disastrati neuroni, una persona come me, con le sue perversioni (che a te non piacciono, NON PUO' avere alcun tipo di pregiudizio, né di razza, né di sessualità, né di religione. Cosa faccio, mi vesto da donna e me la prendo con gli omosessuali? Vuoi convincerti una buona volta, che non sono razzista? Caro Angelo, e lo dico una volta per tutte prima di chiudere definitivamente la mia presenza qui, a dispetto delle mie perversioni, che a te non piacciono, mi considero una persona viva e vivace, ho molti amici e li incontro spesso, passo poche serate in casa. Non venire a dire a me che cos'è il razzismo. "Peccato che è nero" significa che, come tutti i genitori, vorrei che mia figlia si mettesse insieme ad un tipo bello, educato, dolce e ricco. Un immigrato di colore non le può dare, attualmente, un futuro tranquillo. Se non te ne sei reso conto, "Luce" non ci sta leggendo, è scappata, e poco importa chi dei due sia stato. Siamo rimasti soli a farci una stupida guerra che non ha alcun senso. Ecco perché me ne vado e chiudo con questa tutte le mie collaborazioni con questo forum. Addio a tutti.
  3. Gabriel Voltan

    Angelo Crucitti

    Vorrei segnalare quella mina vagante che risponde al nome di Angelo Crucitti. E’ pericoloso. Ci ho avuto a che fare soltanto due volte, ma mi sono bastate per farmi passare la voglia di scrivere su questo forum. La prima volta al mio ingresso, ai miei problemi di travestito in segreto mi risponde “la società ha delle regole e bisogna rispettarle”. Vabbè, una simile ovvietà da bar sport non è dannosa ma inutile, in un forum di psicologi mi aspetto qualcosina di più concreto. Ad una ragazza in crisi con il padre perché lei si è messa con un ragazzo straniero e di colore, mentre io cerco di aiutarla avendo con mia figlia lo stesso problema, lui risponde “tuo padre è razzista”, e qui andiamo sul dannoso. Anziché cercare di salvare un rapporto incrinato, lui gli dà il colpo di grazia. Prima che dica da un aspirante suicida che fa bene ad ammazzarsi, volete avvisarlo e magari fermarlo o ammonirlo? Questo imbecille (lasciatemelo dire, perché di questo si tratta) che ha evidentemente molto tempo a disposizione e non ha niente altro da fare, interviene sul forum con modi da giustiziere e fustigatore, senza il minimo tentativo di entrare nella psicologia di chi chiede aiuto ai partecipanti al forum. Per finire scrive in un italiano zoppicante, pieno di errori di sintassi e di ortografia, cosa che fa passare la voglia perfino di leggere ciò che scrive. Personalmente me ne vado da questo forum, ma volevo segnalarvi questo autentico pericolo ambulante. Grazie e scusate. Un abbraccio, ciao a tutti.
  4. Ieri è successa una cosa, che mi sembra perfetta per spiegare ciò che voglio dire, Luce. Mia figlia è venuta a dirci che il suo ragazzo non riesce a pagarsi l’affitto, questo mese. Lui lavora in un bel supermercato, a tempo pieno (e a volte anche di più), per seicento euro al mese. Sfruttamento? Può darsi. Ma ciò che vorrei far capire a lei (e a te) è che i nostri timori di genitori si avverano in questi casi; ora lei è angosciata per lui, se stesse insieme ad un ragazzo con una solida famiglia alle spalle, magari anche con un lavoro solido o semplicemente un futuro sicuro da professionista, lei stessa sarebbe più serena, e potrebbe studiare con serenità (è al terzo anno di università), invece di preoccuparsi per il suo ragazzo. Non è il nostro razzismo che ci preoccupa, ma quello degli altri. I padroni del supermercato lo sfruttano, così come fanno moltissimi altri datori di lavoro con tanti altri immigrati. Noi che ci siamo preoccupati per vent’anni che lei stesse bene, ora soffriamo nel vederla angosciata invece che spensierata. Non è razzismo, quello di tuo padre, credimi, ma soltanto voglia di dimostrarti che a te ci tiene, e molto. Un abbraccio. P.S. Personalmente è l’ultima volta che scrivo su questo forum, che è viziato dalla presenza inquietante di questo imbecille, inspiegabilmente lasciato libero di fare danni a destra e a manca. Ciao a tutti
  5. Sì, certo. L'ho raccontato nell'altro thread che ho postato. Domenica scorsa ne abbiamo riparlato e mi ha confermato che sarebbe d'accordo ad andare ad una cena di Halloween, entrambi vestiti da strega (con la gonna). Mia moglie è meravigliosa.
  6. Delirio. "Non discutere mai con un idiota: ti porta al suo livello e ti batte con l'esperienza" (Oscar Wilde). Ciao "Luce", ti lascio in "buone" mani, io non ce la faccio con questo qua. Spero di esserti stato utile lo stesso. Un abbraccio.
  7. Come al solito, non hai capito nulla, perché non hai letto tutto. Scambi la preoccupazione di chi ha pulito i figli dalla cacca fin da piccoli con il pregiudizio. Essere neri, purtroppo, nella nostra società schifosa è ancora un handicap (esattamente come vestirsi da donna), di cui tua figlia, se sta con un nero, si fa carico. E tu, che le hai cambiato i pannolini e asciugato le lacrime fin da quando era bambina, avresti voluto per lei un compagno senza problemi economici. NON E' RAZZISMO. Abbiamo grande stima del ragazzo di nostra figlia, ma non possiamo negare di essere preoccupati per il suo futuro lavorativo.
  8. Luce biancastra. Mi piace, segno della tua consapevolezza di imperfezione, imperfetta come tutti, come me e come mia figlia. Fino alla fine del tuo post ho avuto l’impressione che a scrivere fosse lei, mia figlia. Ha 21 anni e da tre sta con un etiope. Visibilmente etiope. Non ha ancora la cittadinanza italiana, ma è qui da quando aveva cinque anni, è praticamente italiano, a parte il colore della pelle. Mi sono sempre vantato, fin da ragazzo, di essere antirazzista, di essere contro tutti tipi di discriminazione (altrimenti io non mi vestirei da donna, come racconto in altri miei post), contro tutti i pregiudizi. Ed ecco che mi arriva questa prova terribile da sostenere. Questa vicenda, parallela alla tua, ha diversi piani di lettura. Uno è quello della ragione, nel nome della quale tuo padre (come me) sostiene che un compagno del genere non può garantirti una vita comoda e finirai comunque per soffrire, perché la sua condizione di straniero gli chiude e gli chiuderà molte porte. Vedi, da ventisei anni i tuoi genitori (tutti i genitori lo fanno, chi più chi meno perché siamo diversi gli uni dagli altri) si sforzano di renderti la vita meno pesante possibile, e sperano (tutti i genitori) che, una volta adulti, i propri figli abbiano la capacità di vivere una vita più comoda possibile. Questa tegola (perché è una botta forte, come lo è stata per me) vanifica tutti i loro sforzi. Perché sono sicuri, come lo sono io, che la tua non sarà una vita agiata e facile. Tutto inutile, quindi. Uno si volta indietro e vede che tutti i suoi sforzi sono stati vani, tua figlia è caduta nella rete dei sentimenti. Eh, già, i sentimenti. Perché non c’è soltanto la ragione, bisogna guardare anche i sentimenti. Tre anni fa io mi sono arrabbiato molto con mia figlia (ma ancora non ci è passata del tutto), per questi motivi. Ma lei ci dice che con questo ragazzo sta bene, lui le vuole un gran bene, la tratta bene e sono innamoratissimi. Ecco il punto. Con il tuo compagno devi stare bene. Non importa da dove venga o che faccia abbia o che lavoro faccia. La prima cosa, in una unione, è che i due stiano bene insieme, si capiscano, si amino, si aiutino a vicenda. Bisogna capirsi al volo, anche senza parole, essere sicuri l’uno dell’altra. Con questi presupposti si possono smuovere le montagne. Non si può andare avanti ascoltando soltanto la ragione, occorre anche ascoltare “la pancia”, l’istinto (altrimenti non mi vestirei da donna). Bisogna che i due aspetti, ragione e sentimento, siano in equilibrio, che la razionalità venga in aiuto di un amore folle e che nelle azioni quotidiane vi sia quel pizzico di follia che aiuta a vivere. La vita è fatica, è guadagnarsi il pane quotidiano con il sudore, il pagare le bollette e il meccanico, ma è anche sognare insieme, o ballare nudi al buio (mia moglie ed io lo facciamo ancora adesso, ogni tanto, a cinquant’anni), o godersi una giornata al mare. Ecco, “Luce”, quello che intendo dire è di riflettere bene su come immagini il tuo futuro, se il rapporto che hai con quest’uomo vale la pena di soffrire un po’ per il tuo vivere quotidiano in cambio un amore. Ma devi esserne sicura: se ti innamori di una persona è perché la consideri bella, dolce e che ti vuole bene, ma anche in gamba, forte e in grado di tirarsi su le maniche e lavorare. Un giusto mix, insomma. Tuo padre ha ragione. Ma hai ragione anche tu. Devi parlare con molta franchezza con tuo padre, dirgli che lo ringrazi per tutto quello che ha fatto per te, ma che ora tocca a te dimostrargli di essere adulta, e spiegargli che vi amate, e allo stesso tempo devi avere dal tuo compagno le rassicurazioni che tuo padre cerca e pretende. E ne ha diritto. Purtroppo per mia moglie e me, il ragazzo di mia figlia è un bravissimo ragazzo, gran lavoratore, ha un bel sorriso ed è educatissimo. Perfetto, insomma. Peccato che è nero. Ecco il punto: il razzismo citato da qualcuno non c’entra nulla. Da una parte ci sono le convinzioni personali, dall’altra c’è la cura che noi diamo ai nostri figli. Facile confondere le due cose, in questi casi. Questo è ciò che mi ha insegnato la mia vicenda, spero ti sia d’aiuto. Un abbraccio.
  9. Scusatemi, ho messo due volte lo stesso argomento, perché considero ciò che succederà nel prossimo futuro un nuovo capitolo della mia complicata vita, divisa tra la mia parte maschile e quella femminile, ed ho bisogno dell'aiuto di un esperto, di un consulente valido. Non credo siano sufficienti le pur piacevoli chiacchiere tra amici che offrono la propria opinione. Durante gli ultimi due giorni ho parlato, purtroppo non in modo approfondito, con mia moglie. Prima le ho detto che non rinuncio ad indossare abiti femminili, ne ho bisogno e fa parte della mia sessualità. Lei era un po' amareggiata, comprensibilmente, e le ho detto che tutto questo mi serve anche ad alimentare la mia spinta sessuale. Tutto ciò che mi eccita mi aiuta a conservare la mia carica sessuale. Un po' perché pensavo che l'aiutasse a digerire meglio la cosa, un po' perché è effettivamente la verità. Ovviamente, questo ha prodotto un senso di inadeguatezza in lei. "Se io fossi un po' più carina non avresti bisogno di ricorrere a queste cose". Ho cercato di convincerla che la cosa era soggettiva e non dipendeva da lei. Credo di esserci riuscito. In seguito, le ho detto che ci sono un paio di persone come me, conosciute sul forum di crossdresser in cui scrivo saltuariamente, che vorrebbero incontrarmi, che vorrebbero fare amicizia per condividere le paure e le difficoltà comuni a tutti coloro che si trovano in queste situazioni. "ma... in abiti maschili o femminili?" mi chiede lei. "Entrambe le cose vanno bene, ma io ho proposto di incontrarci prima in abiti maschili". "Sì, ma ti prego non nella nostra città! Ho un ruolo e una reputazione, non vorrei rovinarmela". La sua risposta è stata molto importante, importantissima, perché non me l'ha escluso. Mi ha detto soltanto di prendere delle precauzioni. Ho una moglie meravigliosa. Ieri sera le ho anche accennato che potremmo partecipare ad una festa di Halloween, e io potrei vestirmi da strega, ovviamente in minigonna, e mettere una maschera. Lei mi ha sorriso ed è parsa d'accordo sull'idea: Halloween potrebbe essere un ottimo pretesto per "sdoganare" la mia amica interiore.
  10. Gabriel Voltan

    Come una donna...

    Ho iniziato un nuovo argomento, anziché proseguire il precedente, perché considero ciò che succederà nel prossimo futuro un nuovo capitolo della mia complicata vita, divisa tra la mia parte maschile e quella femminile. Durante gli ultimi due giorni ho parlato, purtroppo non in modo approfondito, con mia moglie. Prima le ho detto che non rinuncio ad indossare abiti femminili, ne ho bisogno e fa parte della mia sessualità. Lei era un po' amareggiata, comprensibilmente, e le ho detto che tutto questo mi serve anche ad alimentare la mia spinta sessuale. Tutto ciò che mi eccita mi aiuta a conservare la mia carica sessuale. Un po' perché pensavo che l'aiutasse a digerire meglio la cosa, un po' perché è effettivamente la verità. Ovviamente, questo ha prodotto un senso di inadeguatezza in lei. "Se io fossi un po' più carina non avresti bisogno di ricorrere a queste cose". Ho cercato di convincerla che la cosa era soggettiva e non dipendeva da lei. Credo di esserci riuscito. In seguito, le ho detto che ci sono un paio di persone come me, conosciute sul forum di crossdresser in cui scrivo saltuariamente, che vorrebbero incontrarmi, che vorrebbero fare amicizia per condividere le paure e le difficoltà comuni a tutti coloro che si trovano in queste situazioni. "ma... in abiti maschili o femminili?" mi chiede lei. "Entrambe le cose vanno bene, ma io ho proposto di incontrarci prima in abiti maschili". "Sì, ma ti prego non nella nostra città! Ho un ruolo e una reputazione, non vorrei rovinarmela". La sua risposta è stata molto importante, importantissima, perché non me l'ha escluso. Mi ha detto soltanto di prendere delle precauzioni. Ho una moglie meravigliosa. Ieri sera le ho anche accennato che potremmo partecipare ad una festa di Halloween, e io potrei vestirmi da strega, ovviamente in minigonna, e mettere una maschera. Lei mi ha sorriso ed è parsa d'accordo sull'idea: Halloween potrebbe essere un ottimo pretesto per "sdoganare" la mia amica interiore.
  11. L'ultima cosa che devi fare è vietargli di farlo. Una simile "compressione", a lungo andare esplode in modo imprevedibile. Te lo dico con certezza perché io sono un crossdresser. Vorrei farti parlare con mia moglie, con la quale abbiamo affrontato il problema. Siamo entrambi molto innamorati l'una dell'altro, e lei ama molto la mia sensibilità "femminile". Anche io, come il tuo compagno, amo molte cose "maschili", lo sport, il calcio, vado in piscina, gioco a tennis, scio, e altre cose che in questo momento non mi vengono in mente. Ho un carattere decisamente maschile. Eppure... Eppure non riesco a farne a meno. Lei mi permette di indossare abiti femminili in casa, ci siamo persino scambiati collant e gonne. Lei ha partecipato a qualche pranzo in cui io ero in abiti femminili, insieme ad altri crossdresser. Nei giorni scorsi le ho accennato che ho dei contatti con altri crossdresser, sul forum dedicato sul quale scrivo, e potremmo incontrarci. Mi ha soltanto detto di fare attenzione e di farlo fuori dalla nostra città, per evitare di essere visto da conoscenti. Spero che arriviate ad un accordo, ti assicuro che potresti avere degli insospettabili vantaggi da un compagno con questo "problema", che problema non è. Ciao
  12. Il vocabolo che ho usato è "imbecille". Ho soltanto voluto evidenziare che fino a "la società ha delle regole e bisogna rispettarle" ci arrivo anche io, anzi sono abbastanza fondamentalista per tutte le regole sociali "non scritte". Ho detto che se è per dire banalità del genere, meglio tacere. "Chiacchiere da bar", le ho definite. Sono disponibilissimo a ricevere critiche, più che disponibile. Il mio bisogno di aiuto, infatti, deriva dal fatto che sono costantemente in conflitto interiore, un giorno mi dico che non c'è niente di male, il giorno dopo mi dico "ma che c... stai facendo?". Sto cercando, faticosamente, da quarant'anni, un modo per vivere questa passione in maniera serena, senza più conflitti.
  13. Grazie, Diamanda. Cercavo qui un aiuto, scrivendo questo diario, e ho trovato soltanto la solita, diffusa, generale e spaventosa indifferenza.
  14. Stamattina sono andato nel supermercato dell'altra sera, volevo tornare sul "luogo del delitto" Ho comprato del pane e altre inezie. Alla cassa c'era la stessa ragazza, mi ha guardato e ha messo su un sorrisino. Arrivato il mio turno, pagando, le ho detto "mi spiace averla messa in imbarazzo, l'altra sera". Lei ha tentato la fuga, fingendo di accigliare gli occhi "l'altra sera...?" "Sì, credo che mi riconosca, no? Ero... "Aah, sii... Ma si figuri, no, nessun imbarazzo. No, no, stia tranquillo, proprio nessun imbarazzo". Voleva dimostrare di essere una che ne ha viste parecchie, e di travestiti pure. Potrebbe anche essere così, non la conosco abbastanza. Volevo aggiungere altro, volevo chiederle qualcosa del tipo se stavo bene o male, un minimo giudizio, insomma, un commento sulla cosa. Fortunatamente, ho taciuto. Comunque saluto sorridendo e lei risponde sorridendo amichevolmente. Adesso la mia amica interiore va in letargo per circa tre mesi, e si risveglierà, come di consueto, tra fine ottobre e novembre.
  15. "Ha la tessera, signora?" Chiudo la telefonata con mia moglie e vado nel negozio del trucco; non propriamente una profumeria, ma uno di quei negozi di paese, con borse e camicette, specializzatosi in estetica. La telefonata di mia moglie mi ha impedito di fare una cosa che mi sarebbe piaciuta, fare a piedi il tragitto da un negozio all’altro, non è tanto, ma sono circa duecento metri e mi avrebbe dato il tempo di riflettere, da un lato, e dall’altro di passeggiare tra la gente studiandone le reazioni. Poco male. Anzi, visto che il tragitto ormai è stato interrotto, approfitto per spostare l’auto un po’ più avanti. Mi avvicino ed entro nel negozio insieme ad un uomo, che finge indifferenza, rivelatosi poi “di casa”, probabilmente il marito della signora. C’è un’altra cliente, sta scegliendo dell’ombretto, o comunque qualcosa per gli occhi, e devo fare anticamera. Intanto giro per il negozio, scorrendo magliette e golfini, e utilizzo il classico trucco femminile, sbircio l’uomo attraverso lo specchio, fingendo di guardarmi. Mi osserva. Sono in preda all’ansia e sto pensando ad una scusa per fuggire, ma rimango. Finalmente la cliente, tra l’altro simpatica, se ne va e tocca a me. Compro dello smalto, sempre marrone, e le chiedo se mi ha riconosciuto. “Certo.” risponde senza esitazione. Questa è di una pasta diversa da quella dell’altro negozio. È sincera e senza complimenti, se qualcosa non va te lo fa capire. Chiedo anche a lei come vede il risultato generale della mia figura, e ottengo un cordiale e misurato assenso, con un accenno particolare alla parrucca, mi dice che le piace molto, è un caschetto castano scuro, con qualche riflesso rossastro e la frangetta. Insisto, chiedendo anche a lei se posso permettermi di andare a fare la spesa. “Ma certo, che domande. Non si preoccupi, sta bene”. Saluto ed esco, passando di fianco ad un panificio, la cui commessa sta spazzando il marciapiede e non mi degna di uno sguardo, starà pensando ai fatti suoi e mi avrà davvero scambiata per una donna, senza avermi osservato con attenzione. Bene. Da questo primo assaggio ho tratto una maggiore consapevolezza e una certa tranquillità d’animo. Vado finalmente verso il centro commerciale, parcheggio sotto e do un’occhiata al trucco, ritoccando le labbra col rossetto. Sono le 19,30. Esco dall’auto e mi dirigo verso la porta che dà nei locali del centro commerciale e al supermercato, così come ho immaginato di fare molte volte, durante le ultime settimane. Solo che stavolta è vero, stavolta ci sono proprio, nei panni di una donna. È il momento che aspettavo. Salgo le scale. Entro senza esitazioni, mi fermo nel reparto ortofrutta, metto il prescritto guanto (con un po’ di difficoltà dovuta all’agitazione, comunque presente), prendo un paio di mele e un finocchio (nessuna malizia, per favore), mentre nel reparto si aggirano una mamma con un bimbo di circa sei/sette anni, il quale non ha nessun sospetto che io non sia una donna, altrimenti sarebbero fioccate di sicuro le domande, e un paio di uomini che “nun je ne può frega’ de meno”. Metto la merce nel cestino con le rotelline, vado ai frighi, latte, due mozzarelle, poi prendo del pane dal reparto accanto al bancone della gastronomia, che sta chiudendo, e mi accorgo che la ragazza del banco mi osserva con curiosità. Mi avvicino e le chiedo se può servirmi, ottenendo un educato e cortese “mi spiace”, stanno proprio ritirando tutto. Mi aggiro ancora tra gli scaffali cercando l’espositore delle spezie, ho bisogno dell’origano per la caprese, e intanto penso che non può finire così presto. Tutto qui?, sto ancora pensando, con un pizzico di delusione per tutta quest’ansia che ora mi sembra fosse immotivata. Non trovo le spezie, rompo di nuovo le scatole alla ragazza del banco, che me le indica, ringrazio e saluto. Nessuna concessione alla mia curiosità di sapere che effetto faccio agli altri. Vado alle casse, di nuovo dietro alla mamma col bimbo di prima, anche ora senza problemi (in realtà i bambini sono la prova più impegnativa, in quanto non hanno filtri e non si vergognano di fare domande). La cassiera, una ragazza sui vent’anni o poco più, mi rivolge la domanda di rito per tutti: “Ha la tessera, signora?”. Ho sentito bene? Forse la mia immaginazione mi ha fatto uno scherzo, non è vero, eppure sì, mi ha chiamato “signora”, vorrei urlare di soddisfazione, forse l’ha fatto per gentilezza, ha pensato che in questa situazione io avrei gradito essere considerata al femminile. D’accordo, dopo settimane passate a dire che non ho alcuna intenzione di sentirmi donna, né di diventarlo, ma soltanto di poter indossare abiti femminili in pubblico, dovrei glissare sul termine. Invece mi colpisce. Non so, va bene tutto, ma quel “signora” mi ripaga del lavoro di preparazione di settimane. Quel “signora” è indice di un minimo di accettazione da parte del mondo esterno, mi fa capire che tutto sommato la vita potrebbe essere meno complicata di quanto io immagini. Così, sull’onda dell’entusiasmo, decido di rovinare tutto. “Mi scusi”, chiedo con un filo di voce, “prima mi ha chiamato “signora”?”. Lei quasi non mi fa finire la frase, “Sì, mi sono sbagliata, mi scusi”, è in evidente imbarazzo, poverina. “No, no, anzi, volevo dirle che mi ha fatto molto piacere, è stata gentilissima. Sa, mi sento molto agitata”. Lei sorride imbarazzata e da quel momento non dirà più una parola, se non il rituale e professionale “Grazie, arrivederci”. Prendo il resto, infilo la merce nel sacchetto e mi allontano. Arrivederci. Salgo in auto e filo via, per stasera è andata. Ma prima volevo togliermi una soddisfazione. Entro nel negozio dei cinesi, nel quale l’altra settimana ho acquistato il portafogli e il “santo” golfino che mi ha salvato la serata, senza questo golfino nero morbido, comodo, avvolgente e assolutamente femminile, non sarei riuscito ad ottenere questi abbinamenti di colore nero/marrone. Il ragazzo alla cassa mi aveva fatto i complimenti per le cose che avevo comprato per mia moglie, volevo vedere la sua espressione adesso. Impassibile. O non mi riconosce (possibile), oppure non mi guarda neanche. I cinesi (gli uomini cinesi) sono in genere fortemente contrari agli uomini che indossano abiti femminili, perché hanno (in genere, ma posso facilmente essere smentito) un’opinione della donna diversa da noi. O meglio, hanno in mente per l’uomo un ruolo più autoritario rispetto a noi, ai nostri uomini, che ormai sono abituati alle donne volitive e di comando. Mi sono impegolato in un complicato discorso socio-culturale, e forse è soltanto una questione di cultura, nel senso di istruzione. I cinesi che vengono in Italia sono in linea di massima semplicemente poco colti. Le ragazze sono invece molto aperte e ti servono con entusiasmo, mi era capitato qualche anno fa, in un negozio che ho frequentato spesso per acquistare gonne e vestiti (là avevo comperato la mia amatissima gonna di jeans), e mi capita in questi giorni, in quel negozio in cui appena mi vede la ragazza, cinese, mi riconosce, si illumina e mi saluta sempre con calore. Fatto sta che questo ragazzo si dimostra freddo e distaccato, quindi rinuncio a qualsiasi cordialità e me ne vado. Cerco un posto appartato per cambiarmi e struccarmi. Ora è davvero finita, questa giornata speciale. È il momento di trarre delle conclusioni, ed io non ne ho. Ho ricevuto, in queste settimane, consigli, commenti, critiche, ma alla fine di questa giornata io mi sento soltanto un po’ stordito. Per la grande fatica di dover prevedere ogni piccolo imprevisto e per la grande attenzione che ha richiesto l’andare in giro con una figura non mia, non abituale perlomeno. E anche per la soddisfazione, per niente scontata, nel vedere che si può fare, che posso mettere una gonna e andare in mezzo alla gente, a patto di prendere le dovute precauzioni: un uomo con barba e gonna si fa sicuramente notare di più, ho dovuto sforzarmi, visto che non amo farlo, di portare un minimo di trucco e accessori, parrucca compresa, femminili. Chissà perché si nota di più un maschio con la barba che mette la gonna (vedi quanto ha fatto discutere il recente caso di Conchita Wurst all’Eurofestival, che invidia!), piuttosto che la “normalità” di un uomo che cerca di vivere una realtà completamente femminile, rivolta alla futura completa transizione. Ma io oggi non ho voglia di considerazioni complicate o sociologiche, oggi voglio soltanto godermi una grande giornata.
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