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Gazza

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  1. Guarda Hope, quando andavo all'università io c'era una ragazza che frequentava la mia stessa facoltà, anche se non avevamo corsi in comune. Questa ragazza di testa era perfettamente normale ma era su una sedia a rotelle, quindi aveva sempre un accompagnatore, e oltretutto aveva difficoltà ad articolare le parole e movimenti spastici, di conseguenza scriveva e prendeva appunti tramite computer, non poteva utilizzare carta e penna. In 5 anni di studi non ho mai visto nessuno rivolgerle la parola. La salutavo io, ogni tanto quando la incrociavo nei corridoi, perché pure io ho problemi fisici anche se fortunatamente molto minori. Ma se fossi stata normale mi sarei comportata esattamente come gli altri studenti della mia facoltà. E non penso proprio che la mia università fosse frequentata da oltre mille stronzi...
  2. Ciao, Mi dispiace andare contro corrente e risultare cattiva ma secondo me sbagli a frequentare questa ragazza. Non so quale disturbo di personalità lei abbia, ma se come dici non è normale faresti bene a seguire l'esempio dei tuoi compagni di università. Se continui a frequentarla rischi solamente di venire emarginata anche tu, che al contrario di lei sei normale. Il fatto di essere timida e riservata ti porta forse ad accontentarti di socializzare con persone emarginate ma non va bene, non devi "accontentarti". Comincia a scegliere meglio le tue amicizie. Te lo dico io che non sono normale e che proprio per questa mia non normalità ritengo giusto che la gente come me venga isolata, per il bene di tutti.
  3. Gazza

    Perso nelle tenebre

    No Renzo, a rischio di sembrarti presuntuosa e arrogante lasciami dire che tu non hai mai avuto seri problemi fisici. Per tua fortuna. Tu credi di averli avuti ma non è così. Se ne avessi avuti non avresti ottenuto mai l'idoneità di cui parli. Lascia perdere, c'è chi come me.non è idoneo nemmeno ad avere la patente di guida perché non ci vede e non ci sente abbastanza bene. C'è chi come me non è fisicamente idoneo nemmeno a procreare. Lasciati alle spalle quei due concorsi pubblici che non hai passato. Fossi in te mi chiederei perché non sono stato ritenuto psicologicamente idoneo ad essere ammesso all'accademia e ci lavorerei sopra. Se è questo quello che vuoi. Altrimenti lascia perdere, trovati un lavoro normale, tu che puoi farlo, e pensa a crearti un futuro e una famiglia con dei figli. Che è la cosa più importante. No, non è per nulla una provocazione. Nasce giusto circa il 90% delle persone, fisicamente perfetto (e non parlo di bellezza, che può essere un canone soggettivo, ma di perfetta funzionalità del corpo), senza difetti fisici funzionali. Poi ci sono quelli che nascono imperfetti, non sani, sbagliati. Quelli che non dovrebbero essere mai nati, e non dovrebbero stare al mondo,
  4. Gazza

    Perso nelle tenebre

    Questo non lo metto in dubbio. Le mie domande erano volte a farti riflettere un po' su te stesso. Il modo in cui hai reagito psicologicamente alla "sconfitta" poi, a quanto scrivi non è dei migliori. Anche a me è capitato di sentirmi arrabbiata e delusa perché non ottenevo ciò che pensavo di meritare, e mi chiedevo perché venivano premiati altri e io no, nonostante mi impegnassi molto più di loro. Poi ho capito che era giusto così, perché io non sono normale fisicamente e quindi è giusto che vadano avanti gli altri, che anche se si impegnano meno della metà di me rendono di più. Ho capito che io sono sbagliata e che per quanto io faccia non merito nulla, e non realizzerò mai nulla. Quindi tanto vale non impegnarsi. Purtroppo il mondo è così, c'è chi nasce giusto e chi nasce sbagliato. Forse per qualche motivo tu e tanti altri siete stati giudicati inadatti per quella vita, quindi "sbagliati". La cosa positiva è che tu fisicamente sei normale, quindi sei nato giusto e avrai un futuro anche se magari non nell'esercito: devi solo capire qual'è il posto "giusto", la vita adatta per te.
  5. Gazza

    Perso nelle tenebre

    Purtroppo, come per tutti i concorsi pubblici fatti in Italia, le raccomandazioni sono la prassi e probabilmente come dici tu la motivazione in molti casi era "di comodo". Prova però tu a riflettere su te stesso e chiederti se ti senti psicologicamente adatto a questo tipo di vita.
  6. Ciao... puoi anche cercare nell'albo online dell'ordine degli psicologi della tua regione. Il link lo trovi qui sotto e puoi inserire il filtro "città" per visualizzare nello specifico quelli che lavorano nella tua città. http://www.ordinepsicologiveneto.it/ita/user_psychologists/index
  7. Ah ecco... beh sì in quel caso, non so se lo considererei un vero e proprio tradimento ma sicuramente non farebbe piacere nemmeno a me. Ora mi è più chiaro che cosa intendi per tradimento mentale. Invece è innegabile che ci siano persone, soprattutto donne che ragionano più o meno così: se sta con me non deve guardare/parlare con nessun'altra. Sono persone che quando si fidanzano si isolano, vivono solo in coppia e di solito smettono del tutto di frequentare gli amici.
  8. Ecco, sta cosa che non c'è differenza tra il tradimento fisico e quello mentale io non la concepisco... (Io e te Lis andiamo d'accordo sempre su tutto ). Se per tradimento mentale si intende trovare attraente una persona diversa dal compagno/a ma scegliere di non andare oltre perché si ritengono più importanti la relazione e l'amore che si prova per il/la partner, personalmente non lo considero nemmeno un tradimento. Siamo umani, e per quel che mi riguarda se ad esempio fossi fidanzata e per strada passasse un bell'uomo lo noterei lo stesso... Non capisco quelle che "ah ma io sono fidanzata gli altri uomini non li guardo". Manco avessero un interruttore che azzera gli ormoni.
  9. Gazza

    Perso nelle tenebre

    Ciao... La vita militare è dura, e i requisiti per entrare nell'esercito sono molto selettivi, sia a livello fisico che psicologico. Posso chiederti se sai quale è stato il principale motivo per il quale hai fallito i due concorsi?
  10. Secondo me è già importante che tu abbia preso coscienza dei tuoi sentimenti e del fatto che costituiscono un problema. Credo che sia solo questione di tempo. Prima o poi troverai il modo di parlargliene.
  11. Gazza

    Sono frocio

    Scusami Gabbiano ma io penso che al giorno d'oggi, e ancora di più tra 15 o 20 anni anche per gli omosessuali sia e diventerà una possibilità concreta formare una famiglia e avere figli. Il desiderio di paternità o maternità è legittimo e naturale in ogni persona, gay o etero che sia. A parte questo ad Andrea dico che è fortunato, è giovane e fertile, e potrà in futuro, se lo vorrà, avere un compagno e dei figli. Concepiti con l'aiuto della medicina, certamente, ma comunque figli suoi. Per il resto, caro Andrea, Gabbiano ha ragione: dovresti rivolgerti ad uno psicologo che ti aiuti a superare questo tuo sentirti sbagliato e poi in futuro a chiarirti con i tuoi genitori.
  12. Se pensi di essere sbagliato per questa "infatuazione" per la terapeuta, sai già che c'è tutta una letteratura e tantissime teorie in merito, visto che parli appunto del transfert emotivo. Quindi sei in buonissima compagnia. Solo su questo sito c'è una discussione iniziata anni fa dal titolo "e se ci si innamora dello psicologo", che è tanto lunga da poter essere considerata una telenovela a puntate. Anche la paura di essere "cacciato fuori" dalla terapia è comprensibile, ma se davvero ti sei informato sul transfert allora sai anche che se lei non ti volesse più vedere (e vedrai che non sarà affatto così) sarebbe una che non fa bene il suo mestiere, per cui in ogni caso hai solo da guadagnarci. Comunque mi rendo conto che sia difficile esprimere i propri sentimenti in questi casi. Io pure circa una settimana fa ho espresso alcuni sentimenti che provo nei confronti dei mio terapeuta scrivendogli. Ancora non ho ricevuto risposta, forse se ne parlerà in seduta. Nel mio caso i sentimenti sono di natura ben diversa dai tuoi, ma ho comunque la paura irrazionale che ora non mi voglia più vedere, anche se so che non ce n'è motivo.
  13. Purtroppo sì, è necessario, e non esistono altri modi. Ma non è affatto come dichiararsi a una donna nella vita reale. Nella vita reale se lo facessi potresti anche essere corrisposto, in questo caso invece sai benissimo che non potrai mai ricevere altro che un "no". Nella vita vera ti innamoreresti di una persona reale, una persona che conosci davvero e che ti piace. La tua terapeuta non la conosci. Non sai che persona sia nella realtà, fuori dal suo studio, per questo permettimi di dirti che i tuoi sentimenti non sono amore, sono altro. Cos'altro siano lo potrai capire solo esternandoli a lei. E probabilmente analizzare questi sentimenti sarà anche il primo passo per capire cosa ti blocca nelle relazioni sentimentali e sessuali. So che non è affatto facile, e le modalità e i tempi in cui lo comunicherai a lei puoi deciderli solo tu. Io quando ho qualcosa da dire al mio psicologo, se vedo che fatico troppo a dirlo a voce gli scrivo una mail. Lo stesso motivo specifico che mi ha portato in terapia, non sono mai riuscita a dirglielo a voce, sono riuscita solo a scriverglielo via mail, e dopo vari mesi. Però questo è un metodo che "funziona" con me, probabilmente è valido anche per altri, ma magari per te non va bene. Vedrai che un modo lo troverai prima o poi. Buona fortuna.
  14. Allora se sei ancora in terapia l'unica cosa da fare è parlare alla tua terapeuta di quello che senti e vedere insieme come poter elaborare il tutto. So che è difficile ma è l'unica soluzione per "liberarti" e progredire nel tuo percorso.
  15. Ciao e benvenuto! prima di risponderti vorrei chiederti se dopo due anni sei ancora in terapia oppure l'hai interrotta o conclusa.
  16. Ciao... sono d'accordo anche io con Milla, dovresti trovare un obiettivo. Magari prova a finire gli studi. Visto che parli di qualifica immagino tu avessi concluso un ciclo di 3 anni presso qualche scuola professionale. Se è così con una buna scuola, magari serale e con qualche canna in meno potresti benissimo riuscire a recuperare nel giro di un anno i due che ti mancavano per conseguire il diploma.
  17. Beh, ovviamente non conosciamo queste persone né le loro reali motivazioni, quindi posso fare solo delle ipotesi. E secondo la mia ipotesi entrerebbe un po' in gioco l'ipocrisia di cui parlavo nell'altra discussione: non è facile ammettere nemmeno a se stessi di non voler accudire un invalido. Magari ci si potrebbe anche convincere di fare il bene del malato assecondandolo nella sua decisione di suicidio.
  18. Sì ma a tutto sommato le operaie che fanno quel lavoro direi che sono quelle che se la passano meglio, alla fine è solo plastica. I due tizi del 5 e del 7 invece non li invidio proprio.
  19. Gazza

    Scientology

    Lascia perdere. Come ha detto Hope il loro obiettivo è spillarti quanti più soldi possibile e plagiarti. Si tratta in poche parole di una setta, meglio se ne stai alla larga.
  20. No, mi sa che non ce la farei proprio.
  21. Ma sai, la gente è ipocrita: non dice quello che pensa davvero anche se non avrebbe nulla da perdere, semplicemente perché ha paura di fare brutte figure o risultare sgradevole. Tutti vogliono comunque mostrarsi migliori di quello che sono veramente.
  22. Ho dato per scontato che lavorassi in Italia, scusami. Detto questo è evidente che la paziente non abbia davvero deciso di morire, o come hai detto tu avrebbe deciso per altri metodi più rapidi. Credo che il suo comportamento sia dettato soprattutto dalla sofferenza psicologica e dalla paura di non essere più autosufficiente, e non mi sembra strano che reagisca così. Resto però convinta di quello che ho detto sulle probabili ragioni che spingono il marito ad appoggiare la sua decisione. Sai cosa, Gabbiano? non dubito che ci siano malati terminali che soffrono molto di più di questa signora, ma purtroppo (o per fortuna) soffriranno per un tempo limitato. Invece questa persona si trova a dover vivere uno stato cronico che, come dici tu, dura da anni e potrebbe protarsi ancora per 20/30 anni. Secondo me è questo che fa paura sia a lei che al marito. Se è così comprendo benissimo: personalmente la mia più grande paura non è di morire, ma di restare invalida o menomata per tutta la vita.
  23. Io invece credo che il marito l'abbia sposata sana, ed ora che è malata non la vuole più, ha paura di buttare la sua vita ad accudirla ed è un timore perfettamente legittimo e comprensibile. Credo che la signora in ogni caso sia molto fortunata ad avere il coniuge che la appoggia in questa decisione. Non mi esprimo invece sull'intenzione dei medici di imbottirla di antidolorifici. Penso sia l'unica cosa sbagliata di tutta questa storia. Comunque è profondamente incivile che in questo Paese a una persona non sia permesso di morire nel miglior modo possibile e senza sofferenze.
  24. La fiducia negli altri è un tasto un po' dolente anche per me. Faccio anche io fatica a fidarmi delle persone e tendo a credere che la gente non sia sincera, che magari mi dicano alcune cose che mi riguardano e in realtà ne pensino altre.
  25. No è più una forma di difesa. In sostanza non voglio che gli altri mi tocchino perché faccio schifo. Ma a te ad esempio sta bene il tuo atteggiamento (imbarazzo o rifiuto che sia)? A me non tanto. Da una parte mi "fa comodo", così non rischio, dall'altra però è un atteggiamento che allontana le persone.
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