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  1. Daniele__

    Non vivo da 8 anni

    Ciao mi chiamo Daniele ho 26 anni. Circa 8 anni fa mia mamma si è ammalata di SLA ed è morta dopo circa un anno e mezzo di sofferenze indicibili. Poche settimane dopo sono anche stato lasciato dalla mia ragazza (non che la biasimi particolarmente, come potete immaginare in quel periodo ero abbastanza intrattabile, anche se ovviamente ci sono rimasto malissimo). Sono caduto subito in depressione e ho smesso pian piano di vivere normalmente. Inizialmente avevo solo crisi di pianto giornaliere, poi con il passare degli anni si sono uniti attacchi di panico e insonnia devastante (ormai quasi totale). Nonostante abbia sempre cercato di lasciare la depressione a casa e comportarmi normalmente quando ero con le altre persone non sono più riuscito ad avere rapporti sani con la gente e non sono più riuscito a trovare una ragazza con cui intraprendere una relazione. Dopo qualche anno che la mia insonnia andava sempre peggiorando (a volte per riuscire a dormire e ad andare a lavoro la mattina dopo ero costretto ad ubriacarmi), circa 6 mesi fa ho avuto un crollo totale e non sono più riuscito a dormire del tutto. Sotto prescrizione medica ho iniziato ad assumere sonniferi ma non hanno fatto altro che peggiorare la situazione, magari dormivo tre ore a notte ma il giorno dopo avevo effetti collaterali pesantissimi e non riuscivo più a vivere normalmente. Sono andato a sbattere in macchina cercando di andare dalla psicologa. Sono stato ricoverato al San Raffaele dove mi è stata diagnosticata ''insonnia persistente'' (e grazie) e una semi intossicazione da benzodiazepine. Ho smesso dunque gradualmente di assumere quelle sostanze ma nel frattempo ho perso tutto quel poco che mi era rimasto.Non avevo più nessuno, tanto che l'unico che veniva a trovarmi in ospedale e che mi ha riportato a casa è il mio (ex) datore di lavoro. Attualmente non ho amici, non ho un lavoro, i pochi soldi che avevo messo da parte li ho spesi per cercare di curarmi andando da vari psicologi, centri di meditazione e agopuntori. Dormo tutte le notti al massimo 1-2 ore. Ogni giorno vado in giro da solo in bicicletta e appena sono in punto isolato scoppio in lacrime. Oggi ho iniziato a piangere alle 9 del mattino, sono le 2 di notte e non ho ancora smesso. Non so cosa fare, vorrei solo tornare ad avere una vita semi-normale. Grazie a chi leggerà il messaggio e a chi avrà qualche consiglio da darmi.
  2. Ho 63 anni, e vivo a Rimini. Da sin da bambino soffro di complesso di inferiorità con conseguente isolamento, ansia e depressione maggiore. Ho frequentato alcuni psicoterapeuti ma nessuto e riuscito a sciogliermi il nodo del complesso d'inferiorità che ha radici sin dall'infanzia. Sebbene la fiducia negli psicoterapeuti sia scesa al minimo, voglio tentare un'ultima volta. Mi occorono suggerimenti per scegliere lo psicoterapeuta nel raggio di 100 km sulla base delle Vostre esperienze positive. Attendo i Vs suggerimenti/proposte sui nomi di psicoterapeuti.
  3. leprechaun

    Ho bisogno di aiuto

    Premetto che non avrei nulla di cui “lamentarmi” perché so che non mi manca nulla. Una famiglia, una casa, mio padre ha un lavoro stabile ecc. Eppure sono almeno un paio d’anni a questa parte che mi sento come inghiottita dall’ombra, anche se fin da bambina mi è capitato qualche episodio simile ma mai così intenso. Sono una ragazza di 20 anni, da quel che mi sento dire di bell’aspetto; trovo sempre più difficile relazionarmi alle persone, che mi siano care o no, anche se sono circondata da persone che mi vogliono bene (tuttavia sono sempre stata introversa). Credo che peggio di sentirsi soli sia il sentirsi soli in mezzo a tanti. Soprattutto quando qualcuno a te molto vicino ti chiede cos’è che non va ed anche se in quel momento vorresti urlare e sfogarti per tutta la rabbia e il dolore che hai dentro, non riesci a dire nulla perché hai un’orribile sensazione di non essere capita. E poi mi ritrovo con le mie crisi di pianto la sera nel letto (almeno una a settimana, ma non è raro che possa succedere quotidianamente) oppure appena mi trovo da sola in casa. Esco di casa sempre più raramente e lo faccio anche con difficoltà, oppure se lo decido spontaneamente me ne pento poco dopo. Se prima odiavo il fatto di non conoscere molte persone e uscire poco, adesso provo inquietudine e ansia al solo pensiero di varcare la porta di casa. Non ho più degli hobby o passioni che avevo prima, mentre in passato mi tenevo impegnata tra studio (ho sempre avuto una media dei voti alta) e sport a livello agonistico (con qualche piccola soddisfazione a livello nazionale, avendo iniziato tardi), adesso invece mi capita di passare ore a fissare il vuoto, o dare buca a richieste di uscita per restare chiusa in casa a fare NULLA. A studiare trovo una difficoltà enorme e adesso in palestra salto diversi allenamenti (l’anno scorso poi mi sono fermata per 7 mesi). Ho paura di essere entrata in una strada senza via d’uscita e che in futuro possa commettere qualche grossa stupidaggine in preda ai miei momenti di disperazione, più il tempo passa e più peggiora la cosa. Ho pensato cose così brutte che ho paura di raccontare e mi fanno provare vergogna verso me stessa, tanto che vorrei sparire da questa terra ma non trovo la forza di fare neanche quello. Mai avrei pensato di trovarmi in questa situazione, arrivare a non sopportarmi più, e tutto questo accade in un silenzio assordante perché non riesco proprio a parlarne con nessuno, nemmeno i miei fratelli/sorelle a me sempre vicini perché odio il solo pensiero che possano provare pena per me. So di avere bisogno di aiuto ma non trovo neanche la forza di chiederlo perché già ammetterlo a me stessa è stata un’impresa eclatante, mi ripeto che prima o poi andrò da qualcuno ma continuo sempre a rimandare questa decisione. (Chiedo scusa per la lunghezza del post)
  4. Ciao a tutti! Volevo cominciare con una battuta sul fatto che è il mio primo post sul forum, ma non ci riesco. Questo è il mio problema. Prima di portare il mio caso specifico volevo fare una domanda più generale: quanto e come saper "scherzare" aiuta una persona? Io penso che sia uno strumento fondamentale per permettere a una persona di uscire da certi problemi come fobia sociale, solitudine, ed i numerosi casi di "vergini in età avanzata" che leggo nel forum (me compreso) ma se l'umorismo è bloccato o non esce spontaneo, come fare? Vi riassumo il mio caso Ho rotto circa 3 mesi fa una relazione simbiotica molto forte: circa quattro anni in cui ho fatto da supporto affettivo (e non solo) ad una ragazza con problemi emotivi molto gravi, assistendo frequentemente a crisi, litigi con la sua famiglia, racconti di vita da aborto mancato. La sua sofferenza era diventata la mia, la mia sofferenza l'avevo messa da parte. Col tempo tanto più lei migliorava emotivamente, tanto si allontanava da me, e tanto più io sentivo il cordone ombelicale fra me e lei diventare un laccio emostatico. Decisi di troncare il rapporto e di voltare pagina, di non pensare più a lei nonostante le aspettative (la salvo così lei ricambierà) poiché il nostro rapporto era diventato "ti cerco quando hai bisogno mentre io mi scopo cani e porci tranne te". L'ultimo anno e mezzo è stato un periodo partito colpevolizzandomi per le mie delusioni: perché la gente mi usava? Perché pensavi che dare fosse l'unico modo per avere, devi esere assertivo. Perché non ho mai avuto la ragazza? Perché hai scelto quelle sbagliate. Perché non ho amici? Li hai ma non li sai riconoscere. Perché i miei progetti falliscono? Perché organizzavi attività a favore di altri, dimenticando il tornaconto. Tutte queste risposte le ho ottenute studiando psicologia, ma solo dopo aver innescato il cambiamento sottoforma di rabbia autodistruttiva e abbandonando tutte le mie certezze. Dopo la rottura con la ragazza, avvenuta con forte sofferenza, pensavo di potermi considerare finalmente libero da un peso e pronto a sviluppare il meglio di me stesso in attesa di persone migliori (volevo iscrivermi in palestra, fare nuove amicizie, imparare a suonare uno strumento, provarci con varie ragazze e patentarmi il più presto possibile). Ma il peso che sentii levarmi era la terra da sotto ai miei piedi: ebbi una fase iniziale di afasia e di catalessi (non riuscivo a capire ciò che la gente diceva quando parlava, stare con gli altri mi metteva a disagio, non riuscivo a parlare, né a dormire se non sotto melatonina). Poi, non ricordo perché, peggiorò: crisi di ansia e depressione tremendi, non erano attacchi di panico (no tachicardia) ma crisi nelle quali perdevo completamente contatto con la realtà, un'angoscia terribile tingeva tutti i miei pensieri di blu e venivo trascinato in un tunnel (sensazione di vertigine) in cui mi sentivo a bordo di un ottovolante che ripercorreva sempre gli stessi pensieri "la tua vita è rovinata" "rimarrai solo a vita" "chiama uno psichiatra o non ne uscirai mai" "ti si è leso il cervello per lo stress, è un danno permanente!" La crisi mi ha terrorizzato perché non ho mai provato un'esperienza così terribile e non capivo cosa mi stesse accadendo. Pensavo per davvero che avrei sofferto di depressione ed attacchi d'ansia per sempre. Per fortuna ero già in consulenza da una psicologa due o tre settimane prima della rottura con la ragazza. Ora le crisi di angoscia sono sparite, ma il trauma mi ha lasciato guarda un po'... (1) con un'amnesia retrograda che riguarda: l'ultimo anno di vita (è come se fossi ritornato alla quinta superiore con la memoria), i ricordi riguardanti la ragazza e le credenze su me stesso e sulle altre persone (cosa mi piace? cosa gli piace? cosa facciamo insieme? ecc.) e (2) con un pensiero tendente al negativo (ricordo e noto soprattutto le cose spiacevoli, tendo ad essere ansioso). La mia spiegazione è che sto finalmente e lentamente rielaborando i miei ricordi nei nuovi schemi di "io sono ciò che mi piace (non ciò che posso dare)", "io devo crescere le mie qualità per attirare gli altri", "non sono sono sbagliato io ma la scelta delle amicizie" ecc. Tornando alla questione "umorismo e relazioni con gli altri": lo stato della mia memoria ora è totalmente invalidante. Se una volta il mio leitmotiv di relazione con gli altri era "io ti voglio conoscere per parlare dei problemi psicologici tuoi o di qualcuno" ora ho la possibilità di cambiarlo in "parliamo di cose che ci interessano, scherziamo se non troviamo nulla di serio di cui parlare, poi se ti sento vicino ti racconto di me, sempre senza aspettarmi che tu mi consoli". Cosa mi consigliereste per aiutarmi a far tornare alla mente i ricordi (per ora funzionano parlare con qualcuno che non mi fa sentire a disagio e leggere), e a ricordarli in positivo? E per imparare un po' quelle frasette tattiche e quello stile che rende una narrazione comica? Conoscete dei canali youtube, dei training sulla comicità, corsi di teatro ecc. che potreste consigliarmi? Sono molto motivato ed ho un carattere caparbio. Ho già fatto grandi passi di consapevolezza su me stesso e sulle relazioni interpersonali ma so di essere sul filo del rasoio: se trovo in me l'umorismo e la capacità di non mostrarmi debole/passivo (a causa del mio stato di convalescenza) ecc. attirerò persone che mi staranno vicine perché mi gradiscono e mi sentirò sempre più sicuro ed avrò più occasioni di approfondire rapporti interpersonali... ma se rimango in questo stato di confusione, pessimismo e ansia temo rimarrò un'esca per vampiri energetici (la gente debole si nota), tornerò ad isolarmi e manterrò comunque una percezione di me come "incapace" o "debole".
  5. feedee993

    Ansia o altro ??

    Buonasera mi chiamo Federico ed ho 24 anni. Da circa un mese accuso diversi sintomi, ma non riesco a capire se si tratta di ansia oppure altro. I sintomi che sto accusando sono lingua bianca e bocca amara, agitazione generale con le gambe che non riescono a stare ferme e tremori notturni allo stomaco, braccia e mani e quindi problemi di insonnia (mi sveglio circa 3/4 volte a notte con mille pensieri brutti e mi viene il mal di stomaco e tremori), inizialmente diarrea poi feci molli e a volte le feci sono bicolore (marrone chiaro o marrone scuro), eruttazione e flatulenze (a volte puzzano di uovo sodo), in questo mese sono passato da 67kg a 64kg, lo stomaco mi brontola spesso. Sono stato dal mio medico di famiglia e inizialmente mi ha dato l'omepranzolo pensando fosse gastrite, poi dopo alcuni giorni ci sono andato di nuovo raccondandogli tutte le mie paranoie (mi peso alla bilancia circa 10 volte al giorno e il peso è sempre diverso varia anche di alcuni chili, ogni dolore che sento cerco i sintomi su internet è quindi trovando le peggio malattie mi faccio prendere dal panico e mi autoconvinco di avere quella malattia, in un mese ho pensato di avere dalle 10 alle 20 malattie tra lingua, stomaco, fegato ecc, adesso ogni volta che vado a defecare prendo la lampadina per vedere se le feci sono marrone scuro o nere, poi ultimamente mi guardo costantemente allo specchio per vedere se sono più magro e ogni volta che vedo uno specchio guardo di che colore è la lingua, tutti i pantaloni mi sembrano che mi stanno più larghi e sono entrato nel panico quando ho visto che l'orologio mi stava un po largo al polso) a questo punto mi ha somministrato 20 gocce di Ansioten la mattina e 20 la sera ed una pasticca di Circadin prima di dormire e poi mi ha consigliato una visita da uno psichiatra parlando di ansia, ipocondria e depressione .. per sicurezza ho prenotato anche una visita da un gastroenterologo e vorrei fare le analisi del sangue, ma ho una paura tremenda perché già mi vedo tutti i valori sballati e già mi immagino il gastroenterologo che mi prescrive la gastroscopia e già mi viene l'ansia sia di quando la devo fare che di quando devo prendere il risultato. La cosa che mi da più fastidio è questa sensazione di bocca amara con lingua bianca, la paura di defecare per il colore delle feci, la paura di andare a dormire per svegliarmi alle 4 di notte con tremori e brutti pensieri. Non riesco più ad uscire da questa situazione, non riesco a capire se c'è veramente qualcosa che non va oppure se tutti questi sintomi sono colpa di questa maledetta ansia. Ieri ero convito che avevo o un ernia iatale o una gastrite o ulcera per colpa dello stomaco, oggi avendo bocca impastata e peti che puzzano di uovo marcio penso che sia il fegato. I miei genitori cercano di tranquizzarmi tutti i giorni, ma io non ci riesco e questa situazione mi pesa moltissimo perché vedo i miei preoccupati e vorrei che questa non succedesse. Quanto vorrei tornare ad un mese fa quando tutto andava bene, quando dormivo 6 ore tutte di fila, quando uscivo con i miei amici senza avere sempre in mente pensieri brutti o senza stare sempre con il cellulare in mano per vedere tutti i sintomi !! Che dite sto diventando matto?? Cosa ne pensate di tutta questa situazione ?? Sto male o si tratta di vera e propri ansia ??
  6. Marco_

    Depressione

    Salve, sono un ragazzo di 15 anni. So che a 15 anni parlare di cose come depressione e suicidio è una cosa sciocca però è quello che provo e vorrei parlarne con qualcuno. Iniziamo con il dire che vivo in una famiglia non povera ma neanche benestante. I miei genitori sono delle persone con cui non si può parlare. Mia madre beve(birra) ogni sera a casa, non so se questo abbia qualche influenza sul suo comportamento però parlare con lei è difficile perché non ti lascia parlare. Io provo a dirle che c'e qualcosa che non va però lei lo prende male e inizia a urlare senza lasciarmi spiegare. Mio padre invece si crede si essere superiore perché qualsiasi cosa lui dica deve essere vera. Lui mi insulta in modo volgare perché a scuola non sto andando bene. Io a scuola non sto andando bene, però prima mi impegnavo perché avevo dei sogni,, adesso invece vedo la scuola come un posto cattivo che porta violenza nella mia famiglia. Ho perso la volontà di andare avanti. Mi ritrovo la sera a piangere da solo dicendo che è sempre colpa mia. Probabilmente sono io che esagero però è quello che provo. Dopo un certo evento che è successo in famiglia ho iniziato a pensare al suicidio. Vedo il suicidio come la via facile per scappare,, un piccolo gesto ed è tutto finito. Non ho amici con cui parlare o chiedere aiuto però ci sono poche persone a cui voglio bene e non vorrei farle stare male, quindi ho cercato di ignorare il suicidio però è come un boomerang, anche se lancio via il pensiero dopo torna, sono andato avanti così per un anno. So che ci sono persone messe peggio di me però vorrei qualcuno che mi ascolti. Non ho nessuno con cui parlare,, i miei genitori mi prenderebbero in giro e i miei "amici" ancora di più.
  7. xgiuls

    troppo razionali per morire

    È stata colpa mia lo ammetto. Ho passato i miei vent’anni a difendermi, continuamente. Ci sono cose nella vita che non vorremmo mai che accadessero, ma a volte semplicemente accadono. Io per esempio, non ho mai voluto imparare a difendermi dall’assenza di un padre forse troppo menefreghista, ma l’ho fatto. Ho imparato pian piano ad escluderlo dalla mia vita. Poi ho imparato a difendermi dal compagno di mia madre, e al contempo anche da mia madre stessa. Il problema effettivo, o almeno credo, sia stato proprio questo. Mia madre ha lasciato che lui mi facesse credere realmente quanto io fossi niente. Le continue liti mi hanno persino portato a credere che forse il problema della loro famiglia sono io. E ci è riuscito perchè dopo quattro anni mi sento realmente così. Mi sento di non avere più una famiglia e nel quotidiano so che è così, perchè fisicamente ho solo mia sorella che adesso mi ospita. La cosa peggiore che mi hanno fatto o che forse mi sono fatta da sola però è l’avere paura. Ho paura di incrociare lo sguardo di qualcuno, mi sento così insulsa rispetto agli altri. Da qui, è nato il desiderio di nascondermi, così ho iniziato ad escludermi. Ho pensato ‘posso stare da sola, è più facile” e non me ne sono neanche accorta ma in poco tempo ho escluso tutti dalla mia vita. Non mi dispiace stare sola, solo che adesso non mi basta più. Perchè razionalmente ci ho pensato ed io voglio davvero morire. Non è per dire, io una ragione per alzarmi non ce l’ho, non ho niente e nessuno. E vorrei piangere ma non faccio neanche quello. Sono bloccata, completamente e so che non riuscirò mai a sentirmi adeguata a questa vita. Tutto ciò che faccio è difendermi e nascondermi. La mia vita è davvero deludente, continuo ad alzarmi la mattina solo per andare a lavoro, un lavoro che odio ma che mi fa pagare a stento l’affitto ed in qualche modo sdebitarmi con mia sorella. Poi torno a casa e aspetto che cominci un nuovo giorno. Nulla in più, nulla in meno. Mi sento davvero come se potessi decidere di uccidermi da un momento all’altro e farla finita. Sono stanca della mia vita triste. Buon compleanno a me
  8. Raska

    Sono stufo, come tanti altri.

    salve a tutti, sono nuovo su questo forum e volevo iniziare con questa discussione. Cominciamo con il dire che mi odio profondamente, ho una rabbia interiore che supera la mia passata (forse) depressione e ciò posso dirlo in quanto, dopo aver visto letteralmente mia nonna e mio padre morire anni fa e da poco meno di una settimana anche mio nonno, non mi interessa più nulla e non provo assolutamente nient'altro che rabbia verso me stesso. Ho 19 anni (quasi 20) e non ho alcuna vita sociale o qualsivoglia amico vero (tanto per precisare, ho 2 amici che mi sono vicini ma li sento solo per non perdere contatti con il mondo intero), sono stato bocciato 2 volte di fila causa depressione e ad oggi non trovo nulla interessante; continuare in questo modo è difficile con il al pensiero che mi dovrò subire altri, purtroppo, decenni di vita pressoché identici... Non ho alcuna voglia di studiare come quella di andare a lavorare e la mia costanti domandi cardine, o meglio, gruppo di domande, restano sempre quelle: "quando avverrà la mia morte? quanto ancora dovrò aspettare dato che non ho coraggio di approcciarmi al suicidio data la mia paura verso il dolore? che senso ha vivere cercando di sopravvivere andando a lavorare se poi tanto muoio?". Dalla morte di mio nonno sono diventato totalmente apatico, non sono triste di ciò e nemmeno sono andato al suo funerale considerandolo una perdita di tempo (non credo nemmeno nella religione), ho solo voglia di finirla con questa rottura di scatole di vita capace solo di toglierti anche il minimo regalino che ogni tanto ti offre. Potete quindi immaginare il mio regime alimentare totalmente sballato, ci sono giornate in cui mangio troppo e altre che salto persino il dissetarmi e ultimamente evito ogni sorta di alimento se non il minimo indispensabile; E questo è nulla pensando che la mia vita scolastica è un totale inferno, ogni giorno me ne sto completamente solo nel primo banco a non pensare a nulla cercando di passare quelle interminabili 5 ore giornaliere disegnando sul mio quaderno forme astratte (anche se grazie all'inerzia della mia mente fino ad ora sono riuscito a prendere voti discreti. Ancora per quanto ci riuscirò però, non ne ho idea). Per quanto riguarda, invece, il tempo passato in casa beh.... Sono solo capace di annoiarmi e di pensare alla vita di altri guardando youtube o seguendo animazioni giapponesi a profusione e, mentre mi sento un attimo meglio, vado in un server discord (praticamente una chat scritta e/o vocale formata da varie persone) a parlare; tutto questo però, solo se non mi sento totalmente affranto poiché in questi casi mi isolo persino da internet e dormo fino a che non mi stufo anche di questo (curioso però che i miei sogni rimandino tutti verso il tema della morte, il suicidio od omicidio che sia ed ovviamente la vittima sono sempre io). Certi giorni penso a come sarebbe la mia vita con una fidanzata al mio fianco (ero solito essere molto romantico di pensiero e come azioni e forse lo sono ancora) ma alla fine tutto si riversa nelle domande che ho scritto precedentemente. Non so perché ho voluto iscrivermi a questo forum ed esprimere le mie esperienze e correnti di pensiero. Non so se ho voglia di essere aiutato o/e sentirmi meglio... Ormai non so più nulla, vorrei solo diventare una macchina senza nessuna cognizione di tempo e spazio e senza nessuna emozione; sono stufo di vivere e sono sfinito dal mio stile di vita che so per certo che non sarei capace di cambiare a causa dei miei pensieri e della mia carenza di amicizie. Questo è tutto ciò che avevo da dire... non so cosa succederà e se vorrete commentare o semplicemente leggere e mi scuso se ci dovessero essere errori ma tutto ciò l'ho scritto direttamente come mi veniva in testa.
  9. Buongiorno, La ricerca scientifica da tempo suggerisce che la riduzione o sospensione, sia graduale che brusca, di antidepressivi determina la comparsa di sintomi astinenziali, tra i quali depressione, debolezza, stanchezza, vertigini, formicolii, scosse, confusione, ansia, agitazione, insonnia, depersonalizzazione. Solitamente il paziente interpreta questi sintomi come una ricomparsa della malattia in seguito alla riduzione della terapia. Al contrario, questo fenomeno è stato descritto e studiato come causato dall’astinenza da antidepressivi. Il mio gruppo di ricerca presso l'Università degli Studi di Firenze se ne occupa da alcuni anni ed ha messo a punto un'intervista ("Diagnostic Clinical Interview for Drug Withdrawal 1 SSRI and SNRI") che consente di formulare una precisa diagnosi in merito. Se desiderate avere una valutazione gratuita, siamo disponibili a somministrare l'intervista faccia a faccia o via Skype, offrendo la possibilità di ottenere una diagnosi di certezza. Per noi sarebbe inoltre utile per raccogliere dati scientifici e progredire nella conoscenza di questo tema ancora troppo poco esplorato. Maggiori informazioni sull'astinenza da antidepressivi sono disponibili alla nostra pagina Gruppo di ricerca Smettere gli psicofarmaci - Università degli Studi di Firenze. Un saluto cordiale, Fiammetta Cosci Professore Associato in Psicologia Clinica Dipartimento di Scienze della Salute, Università degli Studi di Firenze
  10. Vorrei smettere di essere single ma non so come, sono molto asociale ho solo due amici ed esco poco tutto ciò mi provoca depressione e bassa autostima. Il problema è che se vado a pensare bene al perché non voglio essere single mi ritrovo alla conclusione che mi sento solo e la cosa mi rattristisce...Un'altro dei problemi è che il secondo amico è una lei conosciuta online più grande di me di tanto ed è anche madre ma mi ha rivelato che passerebbe un giorno e notte con me. La cosa che più mi irrita è che mi sento impotente non so più che fare sembra che la sfiga e la mia vita si siano alleate non ne ho più controllo o almeno non so di averlo...Ho bisogno di un aiuto
  11. odradek

    ho bisogno di aiuto

    ho 18 anni e mi è stata diagnosticata la depressione un anno e mezzo fa, ma purtroppo tutti gli aiuti medici che mi sono stati dati sono stati di poca utilità. ho assunto tavor, xanax, zoloft, venlafaxina, e adesso sto prendendo l'abilify, ma non ho avvertito cambiamenti significativi nel mio modo di affrontare la vita (se non un leggero miglioramento allo stato d'animo). ho anche provato a vivere senza e non vi è stato nessun rimbalzo. non ricordo come sia iniziato tutto, ma non riesco ad essere felice qualsiasi cosa succeda nella mia vita, non mi sento stimolata a perseguire nulla e non ho obiettivi. non sono mia ansiosa o contenta o arrabbiata, al massimo sono triste. due anni fa ero piena di passioni ed aspirazioni, ora spreco il mio tempo e quando non lo faccio mi sembra comunque di starlo sprecando perchè non ricavo nulla da nessuna attività. l'anno scorso mi sono trasferita in una città grande all'estero per perseguire degli studi che sognavo da anni, per poi abbandonare tutto a causa del mio malessere. non ho provato a socializzare, perchè lo trovavo in qualche modo insensato, mi lavavo il minimo e non uscivo mai di casa.il sottoprodotto del mio stato mentale è stato un forte senso di derealizzazione che mi porto dietro tuttora a periodi alterni: una sensazione bruttissima che il mondo abbia qualcosa di strano e di sbagliato. ora sono tornata a casa e sto decisamente meglio, ma mi sento costantemente apatica e vuota, non ho mai nulla da dire a nessuno e sento di essere diventata un peso per i miei amici. pensavo di stare bene nell'ambiente che mi ero così faticosamente creata ed a cui sono morbosamente attaccata, ma spesso provo la sensazione di non riuscire ad interagire nemmeno con le persone che mi vogliono più bene. per questo stesso motivo ho paura del mio futuro, in quanto al momento sono incapace di creare legami. la mia autostima è sempre stata fluttuante, mentre ora ha raggiunto livelli minimi. non voglio mai fare nulla, anche provare cose nuove non provoca niente in me ed anzi spesso mi fa sentire ancora peggio. avrei bisogno di consigli, di confrontarmi con chi ha avuto o sta avendo un'esperienza simile alla mia.
  12. Ciao, sono un ragazzo di 18 anni che a gennaio ha iniziato a prendere paroxetina e alprazolam. Ho preso 20mg di paroxetina e 20gocce di alprazolam fino a fine aprile poi da maggio ho iniziato a scalare e dal 1 luglio che non prendo più niente. Avrei un po' di domande, ma penso serva raccontare in breve la mia storia per rispondere. Sono sempre stato uno contro le droghe pesanti, così dai 14 anni fumavo quando capitava, poi da febbraio 2016 ho iniziato a fumare abitualmente (ogni giorno), a settembre ho avuto una botta, la mia ragazza mi ha lasciato dopo anni di relazione e da allora che ho avuto il primo attacco di panico, metá settembre. È da settembre che è iniziato il mio calvario, da settembre a dicembre continuo a fumare anche stando male, ogni volta che fumavo avevo attacchi di panico, cuore in gola, dolore al petto. Decido di smettere, non fumo dal 27 dicembre, il 6 gennaio inizio la cura, l'inizio è stato duro poi ho incontrato una ragazza e un mese dopo ci siamo messi insieme e ancora dura. Ora le mie domande sono: la depressione più ansia generalizzata che mi sono state diagnosticate dal neurologo che mi ha prescritto i farmaci citati sono dovute alla mia ex che mi lascia o all'abuso di droga? (Al medico non ho mai detto di aver fumato perché mi dava fastidio) Ora che non prendo farmaci da quasi 10 giorni, sto bene ma mi sento diverso, non voglio bere ne fumare, e le sigarette non mi vanno più come una volta, questa cosa durerà per sempre o per il tempo che mi riprendo del tutto? Perché penso se bevessi o fumassi mi verrebbe un attacco di panico e non voglio iniziare tutto da capo.. fatemi sapere perché ho tanti dubbi nonché tante paure ora che sono guarito e mi sento "rinato" ◦
  13. Buongiorno/buonasera a tutti. Sono un ragazzo di 21 anni e attualmente sto attraversando un periodo difficile che non riesco a superare. Cerco di raccontarvi un po’ la mia storia: Quindi, i miei genitori si sono separati quando ero piccolo in quanto la situazione era diventata insostenibile, con mio padre che tornava da lavoro ubriaco e minacciava mia madre in vari modi, perciò da quando avevo 1-2 anni ho sempre vissuto con mia madre e mia nonna (a casa di quest’ultima); nonostante non vivessi più con lui, mio padre ha continuato a vedermi. Già da quando avevo 5-6 anni mi portava con sé e durante queste ‘uscite’ parlava male di me, sparlava sulla famiglia di mia madre, e in aggiunta beveva (il ché vi fa immaginare tutto quello che poteva dire); questo ha influito tanto nel rapporto che ho con lui, tant’è che in sua presenza mi chiudevo ermeticamente. Devo dire che sono sempre stato suo succube, e questo ha condizionato tutta la mia vita. Alcuni dicono che le parole feriscono più delle botte; quanta verità. Tuttavia ci sono stati brevi periodi in cui aveva un comportamento normale, non eccedeva con le parole, e questi erano periodi in cui sono stato davvero bene. Nonostante tutto, fino alla fine delle scuole medie, sono riuscito a sfruttare a pieno le mie capacità, sia dal punto di vista sociale che da quello prettamente scolastico. Ero un ragazzo sempre positivo che guardava con allegria al futuro. Verso i 14-15 anni, con l’inizio del liceo le accuse di mio padre hanno cominciato a ‘scalfirmi’, ho cominciato davvero a dubitare delle mie capacità, e questo ha influito negativamente sul mio rendimento (anche se tecnicamente non più di tanto, riuscivo a prendere voti medio/alti pur con fatica) e soprattutto a livello sociale: cominciai a uscire di meno. In un primo momento mia madre e mia nonna mi chiesero cosa avessi ma mi trincerai dietro un semplice ‘non ho nulla’. Ho cominciato a sviluppare la convinzione che le persone che mi circondavano fossero superiori rispetto a me; sviluppai quest’abitudine (che persiste tuttora) di pensare mille volte prima di parlare per paura del giudizio degli altri e in pratica non riuscivo più a essere me stesso al 100%; molti miei amici si sono allontanati per questo mio sembrare quasi freddo, calcolatore e non li biasimo. Non so se questa sia un sorta di fobia sociale o cosa. Quel periodo dell’adolescenza è stato complicato perché quella è l’età tipica in cui si esce la sera, si formano le prime compagnie etc., e non uscendo ero visto come un weirdo, uno piuttosto strano. Ai tempi ne soffrivo relativamente perché pensavo ‘Ehy, sono sì diverso dagli altri, ma non in peggio, sono solo particolare, alternativo’; in più mantenevo alcuni interessi e passioni (lettura, disegno, videoediting etc.) che mi facevano sentire ‘vivo’, ‘attivo’, nonostante tutto. Ho superato il liceo con un 82, voto che non mi ha soddisfatto a pieno, esausto mentalmente, questo sì, ma pronto a nuove sfide. Tuttavia per ragioni economiche non mi sono potuto iscrivere subito all’università e questo mi ha annientato. Tra la maturità e ora sono passati 2 anni, e in questo arco di tempo sono crollato in tutti i sensi: la mia vita sociale è assente, ho chiuso i rapporti con tante persone che mi stavano accanto da tempo e questo mi ha portato a segregarmi letteralmente in casa. Mi vergognavo in modo assurdo per essere rimasto indietro rispetto ai miei coetanei; nel frattempo mio padre continuava a tartassarmi con l’accusa che non volessi continuare a studiare quando se lui mi avesse dato il suo supporto sarei andato anche volando. Quest’anno mi sono iscritto all’università da non frequentante per non gravare troppo economicamente sulla mia famiglia, mi sono messo a dieta perdendo circa 25 chili, ho ripreso alcuni rapporti, soprattutto con un mio cugino, e ogni tanto riesco a uscire di casa. Tuttavia in tutte le cose che faccio ho in me come un senso di spossatezza, quando studio mi sento senza energie, soprattutto mentali, gli interessi che mi tenevano attivo e che praticavo cominciano a non attirarmi più come un tempo e nel frattempo sento che il tempo sta inesorabilmente passando. È come se fossi un guscio vuoto, non riesco davvero a vedere un futuro davanti a me. Leggendo 'I Dolori del Giovane Werther' di Goethe mi sono imbattuto in questo passo: 'La sera mi ripropongo di godermi l'alba, e poi non mi muovo dal letto; di giorno spero di festeggiare il chiaro di luna, e poi resto nella mia stanza. Non so di preciso, né perché mi alzo né perché mi corico. Manca il lievito che metteva in moto la mia vita; il palpito che mi teneva sveglio di notte tace, quello che mi svegliava la mattina è scomparso.' È esattamente quello che provo. Ci sono giornate (le peggiori) che passo a letto o al pc pensando di farla finita. Le critiche di mio padre, che non mancano mai, mi annientano psicologicamente ogni volta. Non vedo via d’uscita. Mia madre e mia nonna non sospettano di nulla, e se ci penso mi viene un senso di nausea perché mia madre non merita tutto questo. Non ne ho parlato con nessuno se non con una mia amica (che credo non mi abbia compreso del tutto), ho paura che venga giudicato come debole, che sia marchiato come ‘il diverso’, che sia un peso per gli altri. Se penso al ragazzino brillante che ero un tempo e a come sono ridotto ora mi viene da piangere e al tempo stesso una rabbia assurda. Non so cosa abbia, se apatia o depressione ma voglio uscirne e cominciare a vivere, questa volta per davvero. Ultimamente ho pensato di adottare un cane e di cominciare un’attività fisica, magari una semplice corsa giornaliera da un’ora, per tirarmi su e tenere la mente occupata, sperando di riacquistare quel 'lievito che teneva in fermento la mia vita'. Chiedo aiuto a voi e vi ringrazio in anticipo.
  14. Buongiorno a tutti, vi scrivo per avere pareri riguardo agli eventi che ho vissuto e che stanno manifestandosi nella mia vita ed in quella della mia compagna. Sono un ragazzo di 33 anni, molto estroverso e sicuro di se. Ho diverse aziende ed ho iniziato a lavorare ed a creare imprese quando avevo solo 23 anni. Provengo da una famiglia inizialmente benestante e decaduta economicamente negli anni, fino a situazioni economiche molto complesse ( padre senza lavoro, vita con la sola pensione della madre etc. proprio quando la mia ex mi aveva lasciato ed io non avevo ne lavoro ne soldi). Ho avuto volontà e coraggio ed anche contro i dettami della famiglia sono riuscito a creare un mio piccolo impero. Oggi posso definirmi un uomo arrivato e completo sotto il profilo personale e professionale, adoro gli animali e sono molto empatico con la maggior parte delle persone, tuttavia ho anche dei difetti importanti, come un discreto egoismo ( di cui spesso faccio fatica ad accorgermi ) ed un elevata considerazione di me, nonostante questo ed al di la del mezzo con cui vi sto comunicando che può decisamente fuorviare, non sono quasi mai considerato arrogante, saccente o spocchioso, al contrario tutti mi considerano troppo buono. Come precedentemente accennato, in passato ho avuto una relazione per me molto importante terminata contro la mia volontà per cessato amore della mia ex ragazza ( 2004 ) Ad oggi mi trovo in una situazione complessa, circa 10 anni fa una ragazza allora poco più che ventenne amica di amici , provò ad approcciarsi ed a proporsi a me come mia possibile compagna, ma io la rifiutai poiché ritenevo di essere ancora innamorato della mia ex e non vedendo o provavo per lei quelle sensazioni che hanno sempre accompagnato la mia vita amorosa, ( anche con altre ragazze precedenti alla mia ex, ho avuto numerose storielle e storie antecedenti fin dalle scuole medie). Con quella che chiamerò la mia “attuale compagna” Dopo un anno di frequentazioni come “amici” senza alcuno scambio di effusioni o affetto amoroso, mi trovai a lei molto affezionato e forse per non voler farla soffrire e per dare sollievo anche a me, provato da anni di fatiche per un amore ormai non più corrisposto, accettai di fidanzarmici. La verità è che con lei non provavo grande attrazione fisica ( al contrario lei per me ne provava molta ) ma io con lei stavo bene, avevo un senso di serenità e pace interiore molto ampio ed accogliente, la vedevo come la compagna sicura e sempre presente, che mai mi avrebbe abbandonato. Era la fine del 2007, ed io per un motivo o per l’altro mi iniziai ad affezionare a questa ragazza, per lei ero il primo ragazzo, un amore grande, per cui piangeva sempre, si disperava e mi cercava in continuazione, io ero il suo mondo . Dalla mia parte io spesso tentavo di mettere fine alla relazione che non pensavo potesse essere corretta per me, per via di provenienze sociali diverse e visioni distanti, la sua famiglia è di tipo “contadino” mentre la mia fortemente “cittadina”. Gli anni passarono ma io non mi sentivo innamorato di questa persona ed in diverse occasioni, anche per la mia bramosia sessuale, la tradivo sessualmente ( senza farlo sapere a lei o a conoscenti per non ferirla ) e cosi ho continuato per anni, fino ad oggi. Devo dire che quello che per la società è definito “tradimento” per me lo era semplicemente a livello sessuale e da uomo, sono certo di non aver mai avuto alcun coinvolgimento emotivo con le persone a cui mi accompagnavo per le attività sessuali. Provavo semplicemente piacere a stare con loro, ad uscirci a divertimi a letto con loro, ma mai avrei pensato di lasciare lei per una delle mie avventure occasionali. Le cose sono proseguite con bellissimi momenti e momenti più o meno bui ( soprattutto per me che non mi sentivo soddisfatto dalla mia compagna ) fino al mese di Aprile del 2012. Nel mese di Febbraio dello stesso anno , decisi che era il momento di realizzare uno dei miei più grandi sogni ; avere un cane tutto per me. Cercai quindi un allevamento e per pura casualità e propensione alla tenerezza di quella razza, scelsi un Labrador cioccolato, chiamai emozionato la mia lei e le dissi che c’erano dei cuccioli appena nati in un allevamento non lontano dalle nostre abitazioni, il pomeriggio stesso andammo a vederli. Io mi innamorai subito del cucciolino di appena 2 giorni, le mi seguiva nell’allevamento ma non era entusiasta quanto me, anche se era contenta. Decisi di prenderlo, al ritorno fantasticavamo insieme e cercavamo un nome da dare a questo cucciolo, il nome me lo consiglio lei e quello gli venne dato. Dopo qualche mese arrivò il cane e come sapevo divenne un impegno importante e in certi casi limitante, poiché era strettamente dipendente da me ( ai tempi vivevo in famiglia ed i miei genitori erano contrari ad avere animali, mia madre aveva anche paura ) Dovetti quindi provvedere io al cucciolo in tutto e per tutto, dal portarlo fuori al pulire deiezioni alle 6 del mattino. Per lui ho rinunciato a molte uscite, ho chiesto ad amici di posticipare cene, ho evitato gite fuori porta per non lasciarlo solo, insomma è stato un grosso impegno, per me completamente ripagato dall’amore incondizionato e da un legale speciale, la mia lei al contrario iniziava a rabbuiarsi pesantemente. Nel mese di Novembre del 2012 dopo aver parlato con la mia attuale compagna decidemmo di andare a convivere ( con cane al seguito ) , io quale mente attiva e trascinante della coppia, cercai e trovai una casa adatta a noi, vicina ai suoi genitori e dai miei ( i miei genitori gestiscono il cane dalla mattina alla sera quando sono al lavoro e con il tempo si sono rianimati e sono diventate due persone migliori grazie a questo cane). Noi avevamo il cane solo nel weekend ed a volte nemmeno quello l'unica cosa è che la sera dormiva con noi. Lei prese visione della casa e disse che andava bene, era contenta e insieme ai suoi genitori si prodigo per la sua sistemazione ( con me ovviamente ) dopo poco la casa era pronta e noi entrammo. Lei tentava di imporsi con scelte sue ed io stupidamente per via del mio carattere fortemente dominante non le permettevo sempre di compiere le sue scelte, anche banali poiché volevo sempre che lei si elevasse socialmente ed “esteticamente”. Quindi le tarpai un po’ le ali, lei dal canto suo non accettava il cane in alcun modo, spalleggiata dalla madre ( che aveva un cane legato alla catena fuori casa da oltre 15 anni ) diceva con arroganza e prepotenza che i cani devono stare in giardino, la cosa non mi andò giù poiché ormai per me “il cane era come un figlio”. Meno di una settimana dopo l’inizio della convivenza lei si fece venire un attacco isterico/asmatico poiché diceva che il cane puzzava e non doveva dormire con noi in stanza ( il cane aveva la sua cuccia e non saliva assolutamente sul letto ) stava a debita distanza da lei perché capiva che lei non lo voleva. A seguito di questo evento io decisi di interrompere la convivenza e le chiesi se non fosse in grado di gestire la cosa di allontanarsi dalla casa e da me. Lei il giorno dopo con i genitori al seguito e senza parlare con me prese tutte le sue cose in mia assenza e se ne andò a casa da mamma e papà. Io rimasi a vivere in quella casa solo ( con il mio cane ) per quasi 4 anni, non smettemmo di stare insieme e frequentarci ma qualcosa era cambiato. Passarono quasi 4 anni “normalmente” stavamo insieme, vacanze insieme, ci sentivamo poco in settimana , messaggini e una chiamata la sera etc. Nel frattempo l’azienda per cui lavorava ( e per cui non era contenta di lavorare ) la lascio a casa, io le offrii diversi lavori ma lei non volle poiché per raggiungerli avrebbe dovuto usare il treno ( lei è laureata con il massimo dei voti ed ha una preparazione accademica veramente ottima ) cerco per pochi mesi e non trovando nessun lavoro “dietro casa” decise di prendere la disoccupazione ( a 27 anni ) ed attendere tempi migliori. Resto quindi a casa per 1 anno e mezzo, senza mai voler riprovare a convivere con me ma stando a contatto con i genitori 7/7 24h giorno conducendo una vita da 70 enne ( età dei suoi ). Non era comunque completamente scontenta ne di noi ne della sua vita, ma io vedevo che iniziava piano piano come a spegnersi ed ad essere sempre più chiusa in se stessa. Fino all’inizio dello scorso anno quando sulla scia della sua volontà decise che voleva provare a fare l’imprenditrice anche lei. Anche se inizialmente titubante poiché conoscevo ( o pensavo di conoscere ) il suo carattere accettai di aiutarla nell’inizio dell attività senza però farla io per lei , poiché questa era la sua richiesta. Dopo pochi mesi inizio a rabbuiarsi sempre più, aveva messo in piedi un ottima macchina da business ma non riusciva a spingerla e si fermava ad ogni ostacolo senza nemmeno tentare di superarlo ( solo con la mia presenza o la delega a qualche mio dipendente c’erano segnali di vita aziendale ) altrimenti stava a fissarsi su particolari irrilevanti adducendo a volontà di perfezione che non la facevano andare da nessuna parte. Nel mese di agosto del 2015 mi confesso di non riuscire a dare un senso alla sua vita ( mi senti un deficiente, uno che non era riuscito ad aiutare la sua donna ) le dissi che c’ero io… che le sarei sempre stato accanto e che qualsiasi fosse stata la sua scelta io l’avrei supportata, anche se avesse voluto chiudere e provare a cercare di nuovo un lavoro dipendente. Durante l’anno scorso per farla svagare e per tirarla su di morare arrivai a farle fare 8 viaggi vacanza, due crociere , grandi hotel , volli che provasse cose nuove , che aprisse la mente e crescesse accettando il mondo ed il diverso, volevo fare tutto quello che potesse farla stare meglio, non ebbi successo mi sbagliavo. Per riuscire a tirarla su di morale, pensando si trattasse anche del lavoro che non aveva, decisi di farle fare un part time in una delle mie aziende e la portavo personalmente in auto da casa all’ufficio, era bravissima, veramente professionale e preparata, se gli veniva detto cosa fare lo faceva benissimo. Solo che le dissi anche che non avrei voluto sempre che restasse a lavorare da me perché per la sua indipendenza ( anche economica e personale ) sarebbe stato meglio se avesse considerato il lavoro che le offrivo io come un tampone bello ma a scadenza di quando avrebbe trovato un lavoro suo. Inutile dire che non cerco nulla per tutti e 4 i mesi che la feci stare nell’azienda, veniva 3 giorni a settimana come da accordi e gli altri due giorni andava in palestra e poi tornava a casa dai suoi Lei continuava la sua discesa e io non capivo come aiutarla, le dissi di affrontare il discorso con uno specialista per non arrivare a condizioni depressive più gravi ma lei non mi prese in considerazione. Le chiesi allora di riprovare a vivere con me. Lei accetto e piano piano ( veniva qualche giorno alla settimana con uno zainetto con dentro le sue cose e non si lavava mai li ) la cosa andò avanti fino a novembre quando inizio a manifestare stati di irrequietudine , voleva uscire con amiche e cercando distrazioni fuori dalla coppia, ed iniziando ad addurre il suo malessere a scarsa autostima ( vero probabilmente ) ma cercandola grazie alle potenziali attenzioni ricevute da altri uomini ( questo trascinata da un “amica “ molto ballerina con il marito ) Alla fine di dicembre scoppio e disse che lei non riusciva a vivere in quella casa che era troppo legata ai ricordi negativi etc. Io sentendomi in colpa e capendo di poterla perdere, iniziai a cercare la un'altra casa e questa volta la feci scegliere a lei. Trovo una casa meravigliosa , un bellissimo appartamento milionario con terrazze sospese e cucine ( la sua grande passione ) bellissime. In quella casa il cane promisi non sarebbe mai entrato nei bagni ne avrebbe bevuto dal bidè ( suo grande piacere ) ne sarebbe stato a dormire nella nostra camera matrimoniale. Mi impegnai inoltre , nonostante io lavorassi molto ad aiutarla in casa ed a fare la spesa con lei insomma a fare tutto ( naturalmente lei economicamente non aveva alcun peso, sceglieva e tutto veniva saldato da me , dalla spesa alle bollette , ogni cosa ). Dopo aver arredato ed attrezzato la casa insieme, condividendo, lasciando a lei la scelta e la decisione, riuscì a stare in quella casa per 1 mese e qualche giorno, alla fine della scorsa settimana dopo un cinema. Notavo che nonostante i suoi sforzi ( coadiuvati sempre dai genitori che era sempre presenti, hanno fatto più lavori loro di lei ) non portava i vestiti nella casa e non si lavava li, preferiva tornare sempre a casa dai suoi. Quando la chiamavo la sentivo sempre in quella casa e mai nella nostra, mai a sistemare qualcosa o a pensare e progettare qualcosa per noi, la cosa mi rattristava pesantemente ed avvertivo un profondo senso d’ansia nel pensare di tornare a casa la sera e vederla sul divano con una coperta sulle spalle a giocare al solitario. Sapevo che quando sarei entrato non avrebbe quasi salutato, non avrebbe nemmeno guardato mio cane e avrebbe comunicato solo se “interrogata”. Vedevo inoltre che non voleva essere abbracciata, che a letto ormai non c’erano più rapporti di alcun tipo e che non cercava mai un bacio una carezza. Voleva solo non fare nulla, stare li in un suo limbo. La scorsa settimana siamo stati al cinema, durante il tragitto non ho resistito e dopo la millesima volta in cui tentavo di tirarla su e lei rispondeva a monosillabi, sono sbottato e le ho detto che la prima ad aiutarsi deve essere lei perché nessuno può dare la volontà alle persone ( nemmeno io nella sua visione di me come quasi onnipotente ) lei si mise come sempre a piangere, io le dissi che mi dispiaceva e che anche io a volte cedo, ma pochi secondi dopo mi sentivo già in colpa e le tentai di prendere la mano… Inutile dire che non volle , guardammo il film, tornammo a casa e come sempre la vidi iniziare a mettere le sue poche cosi portate nella nostra casa in dei sacchetti, mando un sms alla madre con scritto che tornava, io non volevo le chiesi di resistere di vincere e di vincersi, ma lei piangeva e diceva che se restava li sarebbe impazzita ed avrebbe ucciso il mio cane…. Io non sapevo più che fare la vedevo stare male, stavo male anche io non riuscivo a risolvere ma le chiesi comunque di restare , le ho detto che tutto può essere risolto ( questa è la mia visione ovviamente ) lei non ascolto ragioni mi diede un forte abbraccio un bacio sulla guancia, io ero pietrificato non ci credevo che un'altra volta dopo tutto quello che avevo fatto e che avevamo fatto lei se ne andasse cosi…. e invece, se ne andò nel cuore della notte. Da allora sono passati 6 giorni, il giorno dopo le scrissi per sapere se stava bene e parlai con i genitori per dirgli di stargli vicino ( ma non troppo ) di non preparare sempre la cena, di non rifare il letto, di spiegargli che la vita è dura e che nonostante lei non abbia mai avuto un problema reale fino ad ora… prima o poi bisognerà crescere ed affrontare le avversità. Lei mi ha mandato un solo sms con scritto che sta bene , le spiace farmi soffrire ma vuole stare da sola per qualche giorno. Io da allora non le ho più scritto, sono di umore ballerino ma vado avanti come sempre, come devo per me e per chi mi sta intorno. A volte mi scopro sollevato , però poi la penso senza di me nel mondo e mi preoccupo, mi dispiaccio mi deprimo e sento un nodo allo stomaco. Non so se concepisco l’amore come gli altri, so che per me c’è un'unica certezza e io ci sono sempre in qualsiasi condizione, questo per me è amore. Io non cedo mai. Solo che questa volta la decisione l’ha presa lei, e non posso farla tornare per poi farle ripatire tutto e stare male anche io, credo che debba affrontare un percorso personale per stare bene con se stessa, e forse aimè in quel percorso io non ci sono. Non so se tornerà, so che se lo farà dovrà essere piu adulta, ma credo anche che cambiare a 30 anni non sia cosi immediato e facile. Grazie per chi avrà avuto la pazienza di leggere fin qui, chiedo scusa per gli errori e la confusione, ma non voglio ricorreggere questo documento volutamente per dar meglio la prova di come sono ora.
  15. Salve a tutti. Premetto che sono nuovo del forum,non so neanche se la sezione sia quella giusta. Sono un ragazzo di prima superiore,ho fatto molta fatica ad ambientarmi e a farmi nuovi amici (in verità non li ritengo neanche amici). Soffro di depressione da molti anni,solo che l'ho scoperta solo qualche mese fa,parlandone appunto con uno psicologo,non ho cure farmacologiche in corso. Non ho la forza neanche di parlare,ho sempre incubi,quando mi sdraio e provo a rilassarmi il cuore accelera e mi gira forte la testa,fino a quanto non alzo la nuca di colpo con il fiatone. Ho incubi (per fortuna non di frequente) e una forte voglia di suicidarmi.Ho paura di sentire dolore ma preferirei farla finita,so che comporterebbe gravi danni sia economici che psicologici alla mia famiglia,ma non riesco ad andare avanti. Sto iniziando a pensare di non avere altra alternativa,perfavore smentitemi,vi sconguiro. PS: Ho notato anche un aumento del peso,effettivamente mangio tantissimo.
  16. Premetto dicendo che sono un sedicenne nato a dicembre del 2000, che frequenta un Liceo Scientifico. Inzio. Ma da dove inizio? Il punto è che non so nemmeno definire come mi sento. Non ho voglia di fare niente, non ho voglia di andare avanti. Il mio unico obbiettivo è quello di arrivare a casa mia per navigare su internet, tutte le altre cose le faccio per sopravvivere. Sto smettendo di praticare il mio sport agonistico, studio solo per evitare di prendere brutti voti e per evitare che gli altri pensino male di me, e mi nascondo dietro ogni cosa che possa trasfigurare quello che veramente sono: uno svogliato, senza hobbies o interessi, che non ha mai varcato o sfidato le proprie paure (e qui non si parla di limiti, perché so che il potenziale ce l'avrei), e che, appunto, ha sempre avuto il timore di uscire nel mondo reale per fare quello che fanno tutti gli altri. Questo ha comportato un profondo sviluppo dell'ansia e della paura, che escono in ogni tipo di situazione. Inoltre, assieme all'ansia, quando sono solo, inizio a pensare a tutto quello che non ho fatto e a tutte le possibilità che ho perso, essendo fatto così. Tutto ciò genera insonnia e attacchi. Do troppa pesantezza a tutti i miei problemi, e vedo solo quelli. Credo di non avere più amici veri. Forse non ce ne ho mai avuti. E probabilmente non ho mai capito il valore dell'amicizia vera, perché sono troppo timido per cercarne altri. Non riesco a vedere nessun lato positivo di me stesso e non faccio altro che discreditarmi e abbattere la mia autostima. Voglio tornare a vivere. Voglio vivere. Voglio rinascere. Voglio essere quello che vorrei essere. Mi faccio schifo e non faccio niente per migliorare. Ovviamente tutta questa sensazione generale di perdizione morale è stata causata da una serie infinita di miei errori causati dalla personalità super-timida e introversa. Per esempio io ho pochissimi amici, e proprio adesso so che anche gli amici più vicini che avevo si stanno allontanando da me. Questo perché sono sempre stati gli altri a coinvolgermi nei gruppi, perché se non fosse per loro, io sarei una persona anti sociale, che tenderebbe a starsene sola tutto il tempo, fantasticando con la sua testa... Quando fantastico, sogno di avere una vita bella, in cui sono forte e riesco a prendere decisioni senza farmi influenzare dagli altri. Sogno di avere una vita in cui sono intelligente e creativo. Senza paura. Disinvolto. Tranquillo. Amichevole. Sportivo. Attraente. Tutto l'opposto di quello che sono nella realtà. In generale sono sempre stato svogliato e disinteressato nei confronti della scuola e dello studio (e ho sempre di conseguenza studiato poco), ma nonostante questo me la sono sempre cavata. Ora però sto cadendo a pezzi e non riesco proprio a fare più niente. Anche le azioni più semplici mi sembrano una sofferenza. Ovviamente ora, data la mia crisi, sto iniziando ad andare male ovunque. Gli altri tra poco inizieranno a chiedersi cosa ci sia veramente dietro di me e nel mio passato. Ma ho sempre avuto così poca rilevanza per le altre persone oltre a mia madre che probabilmente non se ne fregherebbero nemmeno della mia perdita. Un altro enorme problema per me è che non ho fatto esperienze! Non ho esperienza. In niente. Dato che non ho gli amici, e di relazioni vere e strette non ce ne ho mai avute, non ho mai fatto niente di quello che gli altri hanno fatto. E non sto parlando di fumare una canna (di cui conosco i rischi causati dalla dipendenza), ma sto parlando semplicemente di stare insieme e andare dove pare. Per esempio non ho mai fatto una vacanza da solo coi miei amici... Ma perché? Perché non ce li ho! Cavolo! A parlare solo con me stesso per tutto questo tempo sono diventato pazzo! Chi parla con se stesso e non si sfoga all'esterno impazzisce! È logico! Ora mi chiedo: è giusto che la maggior parte delle persone sia felice e che solo poche non lo siano? Ma soprattutto: perché siamo tutti così di versi? Perché non posso suicidarmi e farla finita con questa sofferenza durata 16 anni? Aiuto. Mi sto sfogando qui perché ho paura. Ho bisogno di relazioni sociali! E guarda te! Le vado a cercare proprio su un forum online. La mia vita é finta, è formata da una concomitanza di cose schifose che mi rendono conto e schifoso. Inutile. Sembrerò a chi legge uno stupido adolescente in crisi, che per attirare attenzioni scrive disperatamente su dei forum, ma per me l'aiuto da parte di qualcuno conta. Grazie per avermi ascoltato. Sono un maschio sedicenne, e da come scrivo, sembro una ragazzina che ha perso il suo ragazzo. Sono una persona ultra-sensibile, e probabilmente devo ancora chiarire il mio orientamento sessuale.... Ma purtroppo sono quasi sicuro di essere gay e questa è la prima volta che lo scrivo a "qualcuno".
  17. mattsuda

    Problema forte depressione

    Salve, non so se questo é il forum o la sezione giusta per argomenti simili, ma ormai é da piú di 5 anni che il mio unico pensiero é quello di togliermi la vita, ci ho provato piú volte invano, nell'ultimo periodo mi ha aiutato molto la mia fidanzata addirittura una volta posso dire che mi ha salvato la vita, ma ora comincio ad essere in cattivi rapporti anche con lei. Ho 19 anni e vivo ancora con i miei, non ci rivolgiamo la parola da ormai non so quanto, quindi non riesco a chiedere aiuto nemmeno a loro... Penso ogni volta che ho una vita da vivere e non voglio che finisca qui... Ma che vita? Mi sembra di non avere giá piú nulla da vivere e di aver vissuto giá abbastanza fin troppo. Vorrei potermi consultare con qualcuno e sapere se devo e posso sottopormi a qualche cura e/o antidepressivo, grazie.
  18. FAIRYMOON

    Depressione

    Ciao a tutti sono nuova del forum o meglio è il primo forum a cui mi iscrivo in tutta la mia vita...mi sento con l'acqua alla gola e spero che ci siano persone che possano darmi un buon consiglio per uscire da questa situazione. Circa un anno e mezzo fa mi sono lasciata con il mio fidanzato dopo una faticosa convivenza di 4 anni. dico faticosa perchè subito appena trasferiti mi ha tradito con un'altra. Non sto a soffermarmi molto sul perchè e come...ne abbiamo ampiamente discusso fra di noi e le cose non si sono pià aggiustate...dal momento della rottura mi è stata diagnosticata una depressione reattiva e da allora sono in cura dalla psicologa e mi hanno prescitto gli antidepressivi. Ad agosto causa malore (non dipeso dai farmaci) ho smesso gli antidepressivi e non voglio più prenderli perchè mi sembra che a oggi non facciano altro che peggiorare la situazione. Il problema è che spesso mi sento agitata e in ansia comincio a fare cose impulsive, l'ultima ieri non ce la facevo più a stare in casa e ho preso e sono uscita a fare spese, oppure inizio a toccarmi viso e fronte come se avessi la febbre camminando su e giù per casa oppure mi strofino le braccia come se dovessi levarmi di dosso qualcosa (dello sporco ,un insetto) e finisco magari a farmi una doccia per togliere questa sensazione. Di notte fatico a dormire, non riesco a prendere sonno, a volte ho il sonno agitato e quando finalmente mi addormento poco dopo suona la sveglia e appena apro gli occhi subito mi riaddormento e quando mi sveglio sono in ritardo e di conseguenza arrivo in ritardo anche al lavoro...quando sono al lavoro sono distratta e penso (come se fosse automatico) alla mia situazione perchè influenza l'andamento della mia giornata, sono spesso distratta faccio mille cose che lascio tutte a metà e mi sento così affaticata da arrivare a dire "non ce la faccio più" ...poi mi rimbocco le maniche perchè mi rendo conto che la mia vita oggettivamente non è poi così faticosa come quella di una mamma con 2 figli che si deve destreggiare tra lavoro, marito, casa e gestione figli appunto con compiti da fare e tutto il resto. A qualcuno è mai capitato una situazione simile? Come posso uscirne? Ringrazio anticipatamente tutti quelli che vorranno rispondermi.
  19. Salve. Vorrei esporvi un fatto che sta avvenendo in questo momento nel mio reparto e che causa a me è ai miei colleghi diverse discussioni e che interferisce anche nel nostro modo di vedere il nostro lavoro. Una paziente è da anni affetta da una sindrome muscolare provocata da un effetto collaterale sconosciuto di un farmaco al quale non c'è rimedio è per la quale si trova a dipendere per alcuni momenti della giornata da un ventilatore meccanico e a non poter usare più le braccia e quindi a non essere più totalmente indipendente. In questi giorni ha pertanto deciso di porre fine alla sua esistenza... Evitando di bere e mangiare e aspettando la sua sorte. Fin qui non ci vedo nulla di strano. É una decisione importante e personale, ma molto del come stanno avvenendo i fatti ci fa riflettere. É una donna relativamente giovane, che ha avuto sempre una vita attiva e con la presenza di molte persone intorno che continuano a visitarla spessissimo e del marito, che tutt'ora divide quotidianamente il suo tempo con la moglie ed é sempre presente. Ha sempre curato il suo aspetto fisico e attualmente si preoccupa ancora che la sua pancia non sia piatta e di essere truccata per poter poter apparire al meglio durante le terapie. Così come per quanto riguarda i parametri delle analisi del sangue o delle emogasanalisi. Se i valori sono minimamente al limite della norma sono motivo di discussioni e pensieri. Assume integratori alimentari e farmaci per la menopausa. Ciò che mi ha raccontato una collega mi ha lasciato basito. La paziente beve volentieri una tazza di caffè ogni mattina, e proprio ieri mattina ha domandato: " dovrei bere il caffè se devo affamarmi?" (non abbiamo noi preso la sua decisione del suicidio xD) Ora, una persona che vuole il suicidio, non mi pare che preceda l'evento da proclami, la necessità di un aiuto di un medico-assistenziale (e se dovesse venire a mancare penso lascerebbe perdere), ponga certe domande e si preoccupi della pancia piatta e del seno sodo. Ha pianificato di morire per fame e per sete e non é un processo immediato e pare non avere credenze o persone di riferimento (preti, amici, psicologi quanto meno...) Cosa ne pensate? Un parere di un esperto mi sarebbe d'aiuto.
  20. Ciao, per parlare di me dovrei scrivere forse troppo quindi mi soffermerò sulle cose più importanti. Ho 25 anni, sono indietro con i miei studi universitari perchè dopo i primi 2 anni sono caduta in uno stato di apatia e sconforto. Non riesco a trovare quasi nulla che mi piaccia fare. Sono trascurata, non esco quasi mai, non vado più all'università nonostante ormai mi manchino solo 2 esami da dare per laurearmi. Ho paura di non saper fare nulla, sono insicura. Due anni fa ero così rassegnata che ho preso un coltello e me lo sono infilato nel braccio, mi hanno messo 4 punti e ora non si vede quasi più, ma ricordo benissimo la sensazione che ho provato e la vergogna di parlarne col mio ragazzo il giorno dopo. Ricordo quanto fosse preoccupato per me, mi sono sentita ancora peggio. Passo le giornate a pensare che la vita faccia schifo, che non avrò mai nulla, che non mi piacerà mai nulla, penso di non meritarmi nulla. Ho un ragazzo da 2 anni con il quale sto davvero bene. Non capisco come mi ami. Non sono bella, da quando stiamo assieme sono ingrassata di 14 kg perchè in questo periodo la mia risposta alla noia è stato mangiare. Ho ripreso a fare pallavolo e penso che mi aiuti a stare meglio, però in realtà la situazione non è cambiata poi così tanto. Studio una cosa che dovrebbe piacermi, all'inizio mi interessava, ma non riesco a concentrarmi, non riesco a studiare, non riesco più a fare nulla. Mi sento un peso per i miei, per il mio ragazzo (che in realtà è in una situazione simile alla mia per quanto riguarda gli studi, nonostante reagisca in maniera diversa), per i miei amici. So di aver bisogno di aiuto ma per come sono testarda mi vergono a chiedere i miei che già stanno finanziandomi una triennale da 7 anni, altri soldi. Non so che fare, ogni giorno sprofondo nella noia, nell'apatia, e ho sempre meno voglia di fare qualcosa, tranne mangiare.
  21. Salve a tutti Mi presento, mi chiamo Francesco Minelli e sono psicologo e psicoterapeuta e lavoro a Roma. Mi sono specializzato in Psicoterapia Psicodinamica e mi occupo prevalentemente di problematiche relazionali, solitudine e problemi di autostima. Mi interessa principalmente fornire il mio aiuto come professionista riguardo queste tematiche e confrontarmi con voi. Se qualcuno ha problematiche che vuole discutere privatamente può anche contattarmi in privato. Un saluto
  22. Salve forum,mi chiamo simone,e sono un adolescente con un piccolo problema: sono un ragazzo giovane,figlio unico,genitori separati.Ho vissuto molta parte della mia vita da solo,anche abbastanza bene,ora non so come mai,ma mi sento molto giù di morale,triste,arrabiato,come se volessi avere una persona con cui confidarmi,una persona dove ci posso contare.Tutto questo è accaduto solo dopo che tanti anni,qualche giorno fà ho riicontrato mia cugina più grande di 7 anni.Non so cosa fare,se è considerabile una depressione o no,forse è il caso di trovarmi una ragazza,ma non riesco a trovarla per ora.Spero che qualcuno mi puo dare qualche consiglio.Peace P.S. Dall'incontro con mia cugina,non è successo niente,siamo semplicemente stati tutto il giorno insieme.Non è scaturito niente.
  23. Salve, Ho avuto un'adolescenza abbastanza frastagliata, amavo una ragazza quel periodo, siamo stati insieme tre anni. Nell'ultimo periodo, frequentavo il quinto superiore e sono stato con un'altra ragazza, con la quale l'ho tradita sessualmente. Premetto di essere una persona MOLTO sensibile, nonostante sia un ragazzo. Lei ovviamente mi ha lasciato, e cè stata la fase del continuare a vedersi, lasciarsi e ritornare nell'agonia del distacco. Alla fine lei si è messa con un altro, ed io sono rimasto lì, come fa un cane quando il padrone non cè più.. Oltre a non averle confessato la verità, ho commesso altri errori nel rapporto, tipo essere geloso e limitarla, e un paio di volte mi è uscito qualche schiaffo, che ha causato la rottura dei buoni rapporti con la famiglia. Ora il punto è che sono passati 6 anni, ho avuto solo altre due ragazze per pochi mesi, e non sono stato bene. Ho sempre avuto paranoia, malinconia, risentimento, attacchi d'ansia e sensazioni di depressione al punto di non voler alzarmi dal letto. Sembra un inferno che non finisce più, lavoro e faccio attività fisica ma questo sembra non bastare. E' qualcosa che ho dentro, di psicologico, e non riesco a superarlo. Mi sento a disagio in mezzo alle persone spesso senza motivo e questo mi sta causando anche dei problemi ultimamente. Se potete darmi qualche consiglio su come superare tutto questo, ve ne sarei grato. Purtroppo non ho abbastanza soldi per poter conseguire diverse sedute da uno psicologo quindi pensavo di risolvere la questione da me, anche se ormai sono passati anni e sono sempre punto a capo. Ah! Dimenticavo, quella ragazza che ho tradito, la amo ancora fortemente, nella mia mente, amo forse ciò che era tra i 15 e i 18 anni e quello che so è che l'ho sempre amata, anche se per istinto, per spavaldaggine forse di andare con più ragazze, l'ho tradita. Aiutatemi please. ("Mi aiuto già che dio mi aiuta ma non basta") Un abbraccio Alessandro
  24. Buongiorno a tutti, Mi sono deciso a scrivere su questo forum per avere un'opinione da parte di esperti. Sono spesso in viaggio, da anni non vivo più nello stesso posto per più di un anno e per questo mi è difficile iniziare un percorso con uno psicologo. Sono un uomo di 29 anni, anche se allo stato attuale potrei definirmi al più un ragazzetto. La mia storia, comune a quella di tanti, vede per protagonisti un grande amore, la sua fine prematura, tanta sofferenza e poi un elemento un po' più raro. Il ritorno. Già da qualche settimana ho ricominciato una relazione con questa ragazza, che per comodità chiameremo Miriam. Ci siamo rivisti dopo diversi anni ed è stata una montagna russa, come si poteva immaginare. Quel che era meno prevedibile è che, laddove quando ci si era conosciuti anni or sono accanto a lei sentivo di avere le spalle larghe e la schiena dritta, ora quando parliamo mi sento debole, la mente si annebbia, non so che dire, neppure un briciolo di autostima è pervenuto, ecc ecc. Miriam, che per inciso vive in un'altra città, dal canto suo non perde occasione per farmi notare la mia inadeguatezza. A differenza mia, lei ha un caratterino niente male, spesso aggressivo e comunque raramente docile. Quelle poche volte che spende una parola dolce nei confronti del sottoscritto, mi sento come una foglia secca tirata su da una folata di vento, destinata a ricadere a terra. Riesce a fare di me quello che, con la massima cautela ma senza poterlo evitare, a me è capitato in questi anni di fare con altre donne di cui mi importava poco (anche perché Miriam era sempre nella mia mente). Questa mattina è successo di nuovo. Volevo solo sentirla dopo un paio di giorni di silenzio delle linee. Ho balbettato qualcosa, prima di ritenere più opportuno salutarla per chiudere la telefonata. Una ritirata che non si vedeva dai tempi dell'Operazione Barbarossa. Allo stesso modo, finita male. Lei se l'è presa e fuori dai denti mi ha fatto notare come questo atteggiamento sia poco consono a una persona adulta. Come darle torto. Questo episodio ha rafforzato uno stato semi depressivo (ma non sono io a dover fare una diagnosi) che durava da un paio di giorni e che ciclicamente riprende ad azzannare all'altezza della carotide. Ho buttato giù qualche lacrima di sfogo e fatto mente locale attorno alla difficoltà di avere un rapporto normale con questa persona e all'ipotesi di lasciar di nuovo cadere tutto. Razionalmente è questo lo scenario che, oggi o fra qualche mese, più probabilmente si realizzerà. La cosa peggiore è la debolezza psicologica che ricavo da questi momenti. Un nodo alla gola si somma agli altri anche solo rivedendo lo scontrino di un acquisto fatto qualche anno fa. Il livello è questo, fate un po' voi. Ancor più preoccupante è la consapevolezza che tutto questo non dipenda da Miriam. Sono perfettamente al corrente (scacco matto allo psicologo) di essere io il primo responsabile di me stesso, specie ora che ho superato l'età dell'infanzia e, per dirla con Montanelli, anche quella delle braghe corte. Potessi esprimere due desideri relativi a queste circostanze, infatti vorrei che da un lato i litigi e gli altri momenti negativi non influenzassero il resto delle mie giornate e le attività che svolgo; dall'altro vorrei ritornare ad avere quelle spalle larghe che dopo anni ho ritrovato molli. Naturalmente ci vorrà del lavoro e nulla verrà da sé. Ma non è facile coinvolgere un'altra persona in questo processo, specie quando l'autostima è sotto il suolo. Scusate la prolissità ma, per dirla tutta, anche solo scriverne mi fa sentire meglio.

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