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  1. Salve. Vorrei esporvi un fatto che sta avvenendo in questo momento nel mio reparto e che causa a me è ai miei colleghi diverse discussioni e che interferisce anche nel nostro modo di vedere il nostro lavoro. Una paziente è da anni affetta da una sindrome muscolare provocata da un effetto collaterale sconosciuto di un farmaco al quale non c'è rimedio è per la quale si trova a dipendere per alcuni momenti della giornata da un ventilatore meccanico e a non poter usare più le braccia e quindi a non essere più totalmente indipendente. In questi giorni ha pertanto deciso di porre fine alla sua esistenza... Evitando di bere e mangiare e aspettando la sua sorte. Fin qui non ci vedo nulla di strano. É una decisione importante e personale, ma molto del come stanno avvenendo i fatti ci fa riflettere. É una donna relativamente giovane, che ha avuto sempre una vita attiva e con la presenza di molte persone intorno che continuano a visitarla spessissimo e del marito, che tutt'ora divide quotidianamente il suo tempo con la moglie ed é sempre presente. Ha sempre curato il suo aspetto fisico e attualmente si preoccupa ancora che la sua pancia non sia piatta e di essere truccata per poter poter apparire al meglio durante le terapie. Così come per quanto riguarda i parametri delle analisi del sangue o delle emogasanalisi. Se i valori sono minimamente al limite della norma sono motivo di discussioni e pensieri. Assume integratori alimentari e farmaci per la menopausa. Ciò che mi ha raccontato una collega mi ha lasciato basito. La paziente beve volentieri una tazza di caffè ogni mattina, e proprio ieri mattina ha domandato: " dovrei bere il caffè se devo affamarmi?" (non abbiamo noi preso la sua decisione del suicidio xD) Ora, una persona che vuole il suicidio, non mi pare che preceda l'evento da proclami, la necessità di un aiuto di un medico-assistenziale (e se dovesse venire a mancare penso lascerebbe perdere), ponga certe domande e si preoccupi della pancia piatta e del seno sodo. Ha pianificato di morire per fame e per sete e non é un processo immediato e pare non avere credenze o persone di riferimento (preti, amici, psicologi quanto meno...) Cosa ne pensate? Un parere di un esperto mi sarebbe d'aiuto.
  2. Premessa: io ho assistito in maniera secondaria a tutto questo La mia ragazza anni fa ebbe un ragazzo (mio cugino, ironia della sorte) con il quale ebbe una storia, durata 7 mesi. Alla fine di questa storia lui, non volendo accettare la situazione, si è comportato in maniera psicologiamente molto aggressiva: sì è comportato come fosse effettivamente ancora il suo ragazzo, influenzandola con un meccanismo psicologico sino farle credere di essere ancora fidanzati, tramite parole, frasi, comportamenti ed altro, sino ad obbligarla ad avere rapporti sessuali con lui. Lei ovviamente era come ipnotizzava ed allucinata da questa sua forma di controllo mentale, tanto che non capiva ciò che le dicevo a riguardo. Secondo voi, più esperti di me, questo comportamento come potrebbe essere descritto? Ha un nome? NOTA BENE: Lui era come ipnotizzato da se stesso, capiva per 5 secondi e poi per settimane tornava come prima.
  3. 5° Convegno Nazionale Psicopatologia e lavoro. Lo stress, il rischio e la malattia 6 novembre 2014 - Milano - Camera del Lavoro Fissata la data della nuova edizione del Convegno annuale della SIPISS, arrivato alla 5° edizione - a partecipazione gratuita. Il Comitato scientifico sta elaborando il programma dellevento e valuterà i contributi pervenuti (scrivere a segreteria@sipiss.it), il termine per inviare i paper è il 15 luglio 2014. Il 1 giugno apriranno le iscrizioni per i partecipanti. La quinta edizione In questa edizione del Convegno, ci si propone di mettere in luce come gli ambienti di lavoro siano caratterizzati da un continuum lungo il quale i lavoratori si distribuiscono dando luogo a un ventaglio di condizioni di salute e malessere che possono assumere vari livelli di severità. Immaginando i luoghi di lavoro possiamo sì immaginare che vi siano persone che godono di una buona salute psichica e altre che invece lamentano un disagio profondo. Ma nel mezzo, ed è la stragrande maggioranza, vi stanno individui che soffrono di stress lavoro correlato così come lavoratori che, per la natura stessa della propria attività, sono esposti a rischi importanti per lo sviluppo di malattie psichiche. A chi si rivolge Il Convegno si propone come unimportante occasione per leggere e ri-leggere i nostri ambienti di lavoro e lo stato di salute di coloro che li vivono. L'occasione è quella di affrontare l'argomento sotto diversi punti di vista e con il contributo di differenti discipline, dalla medicina alla psicologia basandoci oltre che su dati statistici e competenze tecniche, anche su esperienze sul campo. Il programma Le macro aree tematiche affrontate saranno: il benessere dei lavoratori, i cambiamenti nella percezione e nellesperienza dello stress tra i lavoratori, i fattori di rischio per lo sviluppo di psicopatologie nellambiente di lavoro e, infine, la malattia psichica conclamata o diagnosticata. Segreteria organizzativa Via Ciro Menotti 9 20129 Milano Tel 02 83421879 Fax 02 83422112 segreteria@sipiss.it Sipiss - Società Italiana di Psicoterapia Integrata per lo Sviluppo Sociale segreteria@sipiss.it www.sipiss.it

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