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  1. Sto facendo delle ricerche ma evidentemente non uso le parole giuste ed oltre ai bellissimi studi di Lowen non trovo altro. Non pretendo di avere la risposta alla mia domanda ma spero anche in qualche indicazione, pertanto mi rivolgo principalmente agli esperti. Mi chiedevo se tutti i pensieri stimolano o sono legati ad una azione o solo alcuni. Io credo che non siano tutti ma vorrei comunque capire come avviene il passaggio dal pensiero all'azione. Partendo da un desiderio di base, come ad esempio la sete, tra il pensiero della sete e l'azione di andare a cercare qualcosa da bere cosa accade? Non sempre l'azione è immediata. Spesso avviene un'inibizione dovuta a diversi fattori, ad esempio si posticipa per terminare un lavoro. Successivamente arriva il pensiero che, se ne abbiamo la possibilità, decide cosa bere, come, se freddo o caldo ecc... Successivamente quanto bere ed in che modo, dalla bottiglia, dal bicchiere ecc... Dove, se cogliere l'occasione per per prendersi una pausa e così via. Da un semplice pensiero come il desiderio o la necessità di bere scaturiscono una moltitudine di pensieri ed azioni, quasi un torrente. Da questo posso immaginare quante azioni inibiamo ogni istante per mancanza di possibilità, per scelta, per responsabilità, per dovere, per imposizione ecc... Molto sinteticamente, tutte queste azioni inibite portano ad un doppio impulso, uno che vorrebbe fare e l'altro che non vuole. Freud direbbe che sono impulsi dell'es e del superio e poi interviene l'io che decide. Ora, immagino che una somatizzazione di un dolore possa essere causata solo da un'inibizione di una o più azioni mentre non immagino che ci possa essere una somatizzazione nel dare sfogo alle pulsioni, ai desideri o comunque alle azioni. Ma da una parte è giusto inibire altrimenti vivremmo peggio degli animali considerando anche che abbiamo pensieri molto più complessi pertanto avremmo anche azioni molto più complesse e spesso distruttive. Il mio intento finale è quello di risalire dal dolore o comunque da un blocco fisiologico per arrivare al pensiero che lo inibisce, che è quello che di base si propone la bioenergetica. Ma ho riscontrato molte lacune e sopratutto più che trovare miglioramenti non trovo soluzioni definitive in quanto io credo che i pensieri considerati come un turbine o un torrente che cresce portano inevitabilmente a dovere inibire qualcosa. E credo anche che in questo modo si possono affrontare solo le difficoltà maggiori al fine di migliorare la propria vita che indubbiamente avviene ma non una totale liberazione da questo meccanismo. Se teoricamente imparassimo a sciogliere quei legami che ci sono tra pensiero ed azione e lasciassimo libero il corpo di muoversi in armonia con il pensiero potremmo vedere tutta la nostra follia in azione. Posso immaginare (e forse anche oltre l'immaginazione) che solo una profonda meditazione che riesca a portare un perfetto silenzio interiore, possa portare ad un completo e perfetto scioglimento di qualunque tensione corporea in quanto l'assenza di pensiero porterebbe all'assenza di inibizione dell'azione. Ma i blocchi cronicizzati forniscono non pochi ostacoli. Ma immagino anche un tale stato come passeggero. Riesco a immaginare (e di nuovo non solo immaginazione ma esperienza) che potendo provare una tale esperienza, ciò che può emergere è un grande unico e costante desiderio di riprovare quella esperienza. Da qui la ricerca della meditazione, del silenzio, di tutte le tecniche che possono portare di nuovo a quello stato. Inibire il pensiero per inibire l'azione. Ma spesso si cercano posture che inibiscono l'azione ma il pensiero continua a vagare e l'azione di inibizione dell'azione (che è un paradosso) diventa costante. Sembra un po' come se per allentare la tensione di una corda, anzichè scioglierne i nodi decidessimo di tirarla sempre più fino a spezzarla. Mentre tutti noi (se non abbiamo seri problemi psicologici) siamo in grado di inibire l'azione per un periodo più o meno prolungato in maniera soggettiva, pare che ci siano persone in grado di fare altrettanto con il pensiero ed inibirlo a comando. Leggenda o realtà? Vorrei poterlo spiegare scientificamente per poi metterlo in pratica. Sto studiando molto ma ancora non ho trovato ricerche specifiche in merito. Qualcuno ha qualche suggerimento? O dovrò fare il pioniere? Grazie. L'argomento è complesso e sintetizzarlo così tanto può dare luogo a fraintendimenti pertanto mi scuso se posso aver offeso chi ha studiato tanto e si trova concetti semplificati in questo modo.
  2. Alcune scuole di pensiero sostengono che l'individuo é in grado di creare la propria realtà attraverso i suoi comportamenti, altre scuole di pensiero risultano più fataliste e sostengono che il destino di ognuno é già scritto senza poterne cambiare gli eventi. Voi di che scuola di pensiero siete? Credete nel potere di creare la propria realtà di vita? Quanto il destino influisce su di noi? Quanto le nostre scelte condizionano il nostro presente? Quanto potere abbiamo di determinare le condizioni della nostra vita e quanto invece gioca il ruolo del destino?......................

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