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  1. Buongiorno a tutti. Mi sono iscritta al forum per ricevere qualche consiglio, sono fidanzata da circa due anni e mezzo con un ragazzo più grande di me (io 21 e lui 27), premetto che io frequento l'università da fuorisede e quindi ci vediamo solo il week end. Da quando ha cambiato lavoro a gennaio è entrato in uno stato di apatia, non prova quasi più emozioni, paradossalmente magari si commuove per alcuni film ma quando ha perso entrambi i nonni nel giro di una settimana non ha versato una lacrima. Questo mi spaventa molto, inoltre è da un mese a questa parte che ci sono problemi anche tra noi perchè non riusciamo più a parlare, mi sembra che nulla lo entusiasmi, abbiamo parlato di mollarci ma in realtà nessuno dei due lo vuole. lui mi dice che ha paura di parlare e di annoiarmi e quindi peggiorare la situazione ma io non riesco più a reggere tutto ciò, ogni volta che ci vediamo piango e vado in crisi, non riesco più a dormire senza svegliarmi almeno una volta a notte e non riesco nemmeno a prendere in mano i libri. io non so se ci sono dei comportamenti particolari che si possono tenere per aiutare una persona apatica, specifico anche che lui è in cura già da uno psicologo. Ringrazio anticipatamente per avermi dato la possibilità di confidarmi.
  2. Buonasera a tutti! Mi chiamo Gino, ho 25 anni e volevo farvi partecipe del vuoto che ho dentro. Inizio dal presupposto che sono cosciente del fatto che ciò che mi succede, non è il male assoluto, ma mi ritrovo senza voglia di affrontare il domani. Il mio tunnel è iniziato pressappoco un anno e mezzo fa, dopo essere stato licenziato (con giusta causa a detta dell'azienda, io non sono mai riuscito a sapere il perché) da il mio posto di lavoro fisso. Era un ambiente che con un po' di pazienza ero riuscito a modellarmi e mi ero circondato da persone piacevoli, e nel giro di 24 ore mi sono ritrovato con un cancello chiuso alle spalle. Ad aspettarmi fuori da quella azienda c'era la mia fidanzata, il mio primo vero amore, una storia che era già al terzo anno di vita. Una storia purtroppo malata, a causa di un mio tradimento fatto quando ero ubriaco (neanche troppo) e scoperto da lei, che non è mai più riuscita a perdonarmi. Anzi, a sua volta lei mi ha tradito, e solo lì ho capito cosa le avevo fatto provare. In questo tempo, io mi sono dato da fare per cercare un nuovo lavoro e l'ho trovato..molto difficile e pieno di nuove insidie, ma soddisfatto mi ero messo a "full", diciamo anche per non pensare al licenziamento. E più che altro per non pensare ad una situazione famigliare che vede un padre violento e malato (forse da tso) ed una madre soggiogata a questa situazione in preda anche lei ad una depressione. È qui che inizio a drogarmi, prima come una piccola evasione, poi come vera e propria forma di divertimento, poi come unico pensiero giorno e notte. Weekend passati interamente senza dormire, prelevando e spendendo molti dei miei soldi, e gli altri che spendevo li spendevo in regali o vacanze per cercare di aver dei bei momenti con la mia ragazza, anche se passato il momento di gioia magari per una settimana al mare, tornavano i dubbi e le tristezze derivati da quel tradimento, dopo che avevamo già fatto dei piani per convivere. Arriva novembre, il mio lavoro mi obbliga ad andare in trasferta e sono giorni difficili, litigo con tutti, fidanzata, genitori al telefono, colleghi. Esasperato mi chiudo in hotel e cerco qualche amico per chattare, e trovo una mia lontana amica che mi chiede il perché fossi ancora sveglio. In breve, passai tutta la notte a spiegarle cosa non andava in me, nella mia relazione, nel mio lavoro, nel mio tutto. Mi disse che voleva vedermi per parlarmi quando fossi tornato. Lei, bellissima, e affascinante.. non sono resistito, non siamo resistiti e abbiamo iniziato a frequentarci. Non pensavo, non ero neanche felice e non volevo prendermi Delle responsabilità. Ho lasciato che la mia ragazza scoprisse e senza neanche dire nulla, ho lasciato che le cose morissero così e non sape5e quanto me ne pento. Da lì ho continuato quella relazione, che si è rivelata poi un disastro, e poi altre, tutte una peggio dell'altra. Nel frattempo il mio rapporto con le dipendenze è peggiorato ancora, spendo più di quanto guadagno, chiedo prestiti a tutti e ho pure preso qualche soldo dai miei, e sono stato anche beccato. Il lavoro va sempre peggio, con contratti sempre più ridicoli, paghe misere e nessuna prospettiva mentre vedo i miei amici che hanno già le loro strade ben delineate. Così mi ritrovo ora, dopo un incidente i cui mi sono fratturato i piedi e olnon mi ricordo neanche come ho fatto, da quanto ubriaco o fatto fossi, con una dipendenza forte fortissima e con persone accanto a me che non mi aiutano ad uscirne, anzi, forse sono loro che mi ci ributtano dentro senza farlo apposta. Ormai vivo fuori casa, mi vergogno a farmi vedere in condizioni pietose o mi vergogno solo a parlare dei miei problemi. Le mie relazioni o amicizie sono così superficiali che non ho veramente nessuno a cui confidarmi, ho paura del domani, ho apatia, ho voglia di farla finita anche se razionalmente so che c'è molto peggio. Ma mi accorgo che non sono fatto per resistere, cedo facilmente alla prima difficoltà. Mi sono ispirato così tanto a furia di bugie, a volte senza neanche un fine, e la esistenza è tutta una grande presa in giro. In casa non posso parlare dei miei problemi, gli altri non devono sapere dei miei problemi in casa, sono pieno di debiti e non neanche un xxxx di hobby, se non quello di distruggermi. Quindi ora sono a letto, non posso neanche muovermi e mi chiedo cosa farò quando tornerò a lavorare, chissà per quanto poi, per fare cosa e come affrontare i mesi che verranno. Niente mi rende felice ormai da 1 anno e mezzo, e vivo di un senso d'apatia e tristezza, a volte non mi alzerei più dal letto. Ho sviluppato una forte tolleranza agli antidepressivi ormai, quindi non ho neanche quella opzione, e lo psicologo non me lo posso più permettere e comunque dovrei nasconderlo ai miei, per evidenti problemi che loro non accettano la mia condizione. Finito questo papiro, che voleva essere solo uno sfogo, mi piacerebbe sapere se qualcuno si ritrova nella mia stupida condizione, e cosa farebbe al mio posto.
  3. Buongiorno/buonasera a tutti. Sono un ragazzo di 21 anni e attualmente sto attraversando un periodo difficile che non riesco a superare. Cerco di raccontarvi un po’ la mia storia: Quindi, i miei genitori si sono separati quando ero piccolo in quanto la situazione era diventata insostenibile, con mio padre che tornava da lavoro ubriaco e minacciava mia madre in vari modi, perciò da quando avevo 1-2 anni ho sempre vissuto con mia madre e mia nonna (a casa di quest’ultima); nonostante non vivessi più con lui, mio padre ha continuato a vedermi. Già da quando avevo 5-6 anni mi portava con sé e durante queste ‘uscite’ parlava male di me, sparlava sulla famiglia di mia madre, e in aggiunta beveva (il ché vi fa immaginare tutto quello che poteva dire); questo ha influito tanto nel rapporto che ho con lui, tant’è che in sua presenza mi chiudevo ermeticamente. Devo dire che sono sempre stato suo succube, e questo ha condizionato tutta la mia vita. Alcuni dicono che le parole feriscono più delle botte; quanta verità. Tuttavia ci sono stati brevi periodi in cui aveva un comportamento normale, non eccedeva con le parole, e questi erano periodi in cui sono stato davvero bene. Nonostante tutto, fino alla fine delle scuole medie, sono riuscito a sfruttare a pieno le mie capacità, sia dal punto di vista sociale che da quello prettamente scolastico. Ero un ragazzo sempre positivo che guardava con allegria al futuro. Verso i 14-15 anni, con l’inizio del liceo le accuse di mio padre hanno cominciato a ‘scalfirmi’, ho cominciato davvero a dubitare delle mie capacità, e questo ha influito negativamente sul mio rendimento (anche se tecnicamente non più di tanto, riuscivo a prendere voti medio/alti pur con fatica) e soprattutto a livello sociale: cominciai a uscire di meno. In un primo momento mia madre e mia nonna mi chiesero cosa avessi ma mi trincerai dietro un semplice ‘non ho nulla’. Ho cominciato a sviluppare la convinzione che le persone che mi circondavano fossero superiori rispetto a me; sviluppai quest’abitudine (che persiste tuttora) di pensare mille volte prima di parlare per paura del giudizio degli altri e in pratica non riuscivo più a essere me stesso al 100%; molti miei amici si sono allontanati per questo mio sembrare quasi freddo, calcolatore e non li biasimo. Non so se questa sia un sorta di fobia sociale o cosa. Quel periodo dell’adolescenza è stato complicato perché quella è l’età tipica in cui si esce la sera, si formano le prime compagnie etc., e non uscendo ero visto come un weirdo, uno piuttosto strano. Ai tempi ne soffrivo relativamente perché pensavo ‘Ehy, sono sì diverso dagli altri, ma non in peggio, sono solo particolare, alternativo’; in più mantenevo alcuni interessi e passioni (lettura, disegno, videoediting etc.) che mi facevano sentire ‘vivo’, ‘attivo’, nonostante tutto. Ho superato il liceo con un 82, voto che non mi ha soddisfatto a pieno, esausto mentalmente, questo sì, ma pronto a nuove sfide. Tuttavia per ragioni economiche non mi sono potuto iscrivere subito all’università e questo mi ha annientato. Tra la maturità e ora sono passati 2 anni, e in questo arco di tempo sono crollato in tutti i sensi: la mia vita sociale è assente, ho chiuso i rapporti con tante persone che mi stavano accanto da tempo e questo mi ha portato a segregarmi letteralmente in casa. Mi vergognavo in modo assurdo per essere rimasto indietro rispetto ai miei coetanei; nel frattempo mio padre continuava a tartassarmi con l’accusa che non volessi continuare a studiare quando se lui mi avesse dato il suo supporto sarei andato anche volando. Quest’anno mi sono iscritto all’università da non frequentante per non gravare troppo economicamente sulla mia famiglia, mi sono messo a dieta perdendo circa 25 chili, ho ripreso alcuni rapporti, soprattutto con un mio cugino, e ogni tanto riesco a uscire di casa. Tuttavia in tutte le cose che faccio ho in me come un senso di spossatezza, quando studio mi sento senza energie, soprattutto mentali, gli interessi che mi tenevano attivo e che praticavo cominciano a non attirarmi più come un tempo e nel frattempo sento che il tempo sta inesorabilmente passando. È come se fossi un guscio vuoto, non riesco davvero a vedere un futuro davanti a me. Leggendo 'I Dolori del Giovane Werther' di Goethe mi sono imbattuto in questo passo: 'La sera mi ripropongo di godermi l'alba, e poi non mi muovo dal letto; di giorno spero di festeggiare il chiaro di luna, e poi resto nella mia stanza. Non so di preciso, né perché mi alzo né perché mi corico. Manca il lievito che metteva in moto la mia vita; il palpito che mi teneva sveglio di notte tace, quello che mi svegliava la mattina è scomparso.' È esattamente quello che provo. Ci sono giornate (le peggiori) che passo a letto o al pc pensando di farla finita. Le critiche di mio padre, che non mancano mai, mi annientano psicologicamente ogni volta. Non vedo via d’uscita. Mia madre e mia nonna non sospettano di nulla, e se ci penso mi viene un senso di nausea perché mia madre non merita tutto questo. Non ne ho parlato con nessuno se non con una mia amica (che credo non mi abbia compreso del tutto), ho paura che venga giudicato come debole, che sia marchiato come ‘il diverso’, che sia un peso per gli altri. Se penso al ragazzino brillante che ero un tempo e a come sono ridotto ora mi viene da piangere e al tempo stesso una rabbia assurda. Non so cosa abbia, se apatia o depressione ma voglio uscirne e cominciare a vivere, questa volta per davvero. Ultimamente ho pensato di adottare un cane e di cominciare un’attività fisica, magari una semplice corsa giornaliera da un’ora, per tirarmi su e tenere la mente occupata, sperando di riacquistare quel 'lievito che teneva in fermento la mia vita'. Chiedo aiuto a voi e vi ringrazio in anticipo.
  4. Buongiorno a tutti, cosa succede in noi quando si ha voglia di isolamento? Perchè facciamo di una reazione ad un contesto specifico un problema esistenziale? Queste sono le domande a cui non trovo una risposta, o meglio, le risposte sono alla portata di chiunque abbia affrontato già un percorso di psicoterapia ma non così immediate e comprensibili per chi vive con noi. Sono fidanzata da molti anni e convivente da uno. Entrambi lavoriamo molto e la routine è piuttosto schiacciante. Si aggiunge a questo quadro, tutto l'entusiasmo e l'innamoramento che il mio Lui ha per la sua nuova posizione. Lavora in una di quelle aziende dove il rapporto con il datore e con i colleghi è totalitario, dove si cena, si brinda e si festeggia di continuo. Questo fa scopa con il suo carattere solare, espansivo, allegro per natura, ecco praticamente il mio opposto. Attenzione non sono una dissociata, ma non mi dipingerei esattamente come ho fatto per lui. Per niente anzi, forse sono proprio una che la solitudine la ama. In tutti gli anni in cui eravamo "fidanzatini" ci vedevamo solo nel week end e per vederci ho accantonato quella che ero e le mie abitudini/amicizie per sposare le sue. Ora, dopo 8 anni sono un tantino stanca e non ho più voglia di forzarmi. Mi sento in difetto perchè sento che invece dovrei sostenerlo e stargli accanto in questo sua momento di crescita, dovrei partecipare alle cene con i suoi colleghi ed essere entusiasta di condividere un'uscita con gli amici (suoi). Invece sono così spallata che non ce la faccio proprio, il mio desiderio più sovente è stare a casa, lontano dalle persone ma non da lui. Tipo eremita in compagnia di un altro eremita con qualche amico eremita. Apatia? Stanchezza? Egoismo? Vivo un momento di crisi, vorrei essere diversa per lui ma in fondo in fondo, anche no! Opinioni in merito? Grazie.
  5. Ciao, per parlare di me dovrei scrivere forse troppo quindi mi soffermerò sulle cose più importanti. Ho 25 anni, sono indietro con i miei studi universitari perchè dopo i primi 2 anni sono caduta in uno stato di apatia e sconforto. Non riesco a trovare quasi nulla che mi piaccia fare. Sono trascurata, non esco quasi mai, non vado più all'università nonostante ormai mi manchino solo 2 esami da dare per laurearmi. Ho paura di non saper fare nulla, sono insicura. Due anni fa ero così rassegnata che ho preso un coltello e me lo sono infilato nel braccio, mi hanno messo 4 punti e ora non si vede quasi più, ma ricordo benissimo la sensazione che ho provato e la vergogna di parlarne col mio ragazzo il giorno dopo. Ricordo quanto fosse preoccupato per me, mi sono sentita ancora peggio. Passo le giornate a pensare che la vita faccia schifo, che non avrò mai nulla, che non mi piacerà mai nulla, penso di non meritarmi nulla. Ho un ragazzo da 2 anni con il quale sto davvero bene. Non capisco come mi ami. Non sono bella, da quando stiamo assieme sono ingrassata di 14 kg perchè in questo periodo la mia risposta alla noia è stato mangiare. Ho ripreso a fare pallavolo e penso che mi aiuti a stare meglio, però in realtà la situazione non è cambiata poi così tanto. Studio una cosa che dovrebbe piacermi, all'inizio mi interessava, ma non riesco a concentrarmi, non riesco a studiare, non riesco più a fare nulla. Mi sento un peso per i miei, per il mio ragazzo (che in realtà è in una situazione simile alla mia per quanto riguarda gli studi, nonostante reagisca in maniera diversa), per i miei amici. So di aver bisogno di aiuto ma per come sono testarda mi vergono a chiedere i miei che già stanno finanziandomi una triennale da 7 anni, altri soldi. Non so che fare, ogni giorno sprofondo nella noia, nell'apatia, e ho sempre meno voglia di fare qualcosa, tranne mangiare.
  6. Aime

    morendo dentro..

    sono arrivata a un punto in cui non sento più niente. non provo più niente. non ho più sogni e ambizioni. non provo più amore, non sento tristezza nè gioia... apatia quasi totale. questo già dalla fine della scuola. poi ci sono state salite, ricadute e risalite.. ora mi sembra solo di scendere. credo di essere una pessima e brutta persona.. lunatica e senza cuore... ho fatto una cosa bruttissima e non c'è modo di rimediare e di perdonarmi. dovevo partire con un mio amico in spagna, aveva bisogno di andare per riprendersi e curarsi. l'aveva chiesto a me. all'inizio volevo andare. poi in pochi giorni è salita l'angoscia. e all'ultimo gli ho dato pacco... non ci sono parole. solo immaturità ed egoismo. ora mi odia e non vuole più saperne di me, anche perhcè purtoppo non è la prima volta che mi comporto così... giuro che non lo faccio per prendere in giro. non potrei mai!.. ero innamorata di lui, fino all'anno scorso almeno.. però siamo sempre in un certo senso "stati insieme" e non parlo solo di rapporti sessuali. abbiamo fatto diverse cose assieme. ma ora non più. me ne dispiace, ma non del tutto anche perchè lui non lo è mai stato di me. credo sia anche per quello che "ho smesso". però c'è sempre stato l'affetto di base. La cosa peggiore è che in tutto questo non provo nulla! quando mi ha scritto che non voleva più saperne di me mi è venuto da piangere e sono stata male.. ora idifferenza, come se non mi riguardasse, come se mi fossi tolta un peso. mi sento una merda. e ora sono qui.. vuota. non ho voglia di cercare lavoro, e non so nemmeno cosa. non ho voglia di vedere persone, ma nemmeno di stare a casa. è terribile stare a casa coi genitori. sono brave persone ma non ce la faccio più. più mi dicono di reagire meno ho voglia di fare cose. vorrei starmene nel letto a far niente ma non posso, non c'è privacy. anche se dopo un po' mi romperei. passo le giornate al computer, a fare niente. ogni tanto mando il cv a qualche annuncio. sono morta o sto morendo dentro. non voglio più avere a che fare con ragazzi o uomini, temo di non essere proprio portata per le relazioni.. una vita a cercare e sognare l'amore e ora non me ne frega nulla. voglio stare da sola..
  7. Ospite

    Rabbia d'amore

    Ogni volta che la vedo, mi va a fuoco la testa, mi fanno male le tempie e mi viene la depressione... Odio quello che ha fatto (Scegliere di non proseguire un rapporto dicendo che se fisicamente non c'erano dubbi, la chimica era imbattibile e lo sarebbe ancora, per determinati atteggiamenti lei ha voluto ascoltare l'istinto, e non proseguire con la relazione), Odio quello che è (Una persona insicura, che ha avuto traumi d'infanzia, che ha sofferto l'abbadono e che ha trovato in me un sostegno e un punto di vista differente; abituata ad essere considerata una tigre aggressiva, io ho visto tutta la dolcezza che nascondeva dietro la scorza, che lei per prima ha voluto sondare con me, per poi dopo 4/5 weekend ha voluto rimettere davanti a tutto e tutti), Odio quello che provo (Oltre ad essere oggettivamente stupenda fisicamente, è una donna premurosa, pulita, curatissima, attenta ai dettagli e premurosa, ha doti empatiche fortissime, che nasconde dietro atteggiamenti da materialista, superficiale, la classica velina che guarda al portafogli, ma superata quella scorza orrida dietro c'è qualcosa che mi ha sempre mosso l'anima e mi ha fatto perdere la testa), Odio il suo modo di giustificarsi (lei ha alibi di ogni tipo, ha trovato ragioni su sensazioni a cui ho dovuto credere guardandola negli occhi), Odio il suo comportamento (dice di non aver mai provato ad amarmi, di non aver mai pensato a noi come coppia, di essere apatica, ma anche che sono l'unico che vorrebbe ritrovare la mattina seguente nel suo letto, l'unico con cui è riuscita ad avere tranquillità, l'unico con cui il sesso non era solo atto fisico, ma che per i contrasti che sono nati e le discussioni che abbiamo avuto ha dovuto rinunciare a tutto per guardare altrove). Ora: Fossi un povero scemo, sapendo che ora va con un'altro, potrei facilmente pensare che se in un paio di mesi ha archiviato la pratica con me, magari ero solo uno dei tanti, ma non è così Ama la presenza e l'uomo che le mette soggezione, ci siamo conosciuti a lavoro io sono un responsabile aziendale e lei inizialmente ha vissuto la mia presenza come un riferimento, quando mi sono aperto (come credo gli esseri umani che condividono un percorso debbano fare, ha iniziato ad essere più fuggente) Sono conscio di non essere privo di colpe, di non esserci stato molto, di averla sempre aspettata più che inseguita, di averla trattata con totale indifferenza al lavoro per ovvie ragioni di segretezza. Ma il punto non è il problema che sia finita e che lei non abbia voluto investire su una possibilità cercando di aprirsi per cambiare, invece di mollare è scegliere altro... oggi è talmente facile sondare altro... che figuriamoci se può essere una colpa. IL VERO PROBLEMA E' PERCHE' NON RIESCO A SPIEGARMI TUTTO QUESTO DOLORE E QUESTE REAZIONI D'ODIO ALL'ABBANDONO. fino a pochi giorni fa il tutto era ancora legato ad un filo che lei manteneva, presentandosi tutta dolce in ufficio, facendo battute, mandando messaggi, poi... quando esponendo l'apatia che mi stava attraversando senza di lei, mi ha invitato a cena, e al termine di un discorso, mi ha confidato che si stava frequentando con un pirla per convenienza (il tipo è una sorta di commercialista palestrato alla vista, e fa il life coach e lei le pende dalle labbra e forse non solo...) di non spendere soldi con un life coach (meglio farselo, costa meno) è successo che mi sono alzato dal tavolo del ristorante e l'ho abbandonata lì. Li si è manifestata la rabbia vera... ho camminato per chilometri ho dormito 3h in 3 giorni e oggi quando la rivedo o la penso mi scatta un nervoso, che non voglio esplicitare verso di lei, ma che mi abbatte, che mi rende insicuro, vulnerabile, mentre lei è serenissima... Questa cosa mi sta massacrando... ho perso il sorriso, ho perso l'attaccamento al mio lavoro, agli amici, esco con ragazze, arrivo anche al sodo, ma il pensiero inequivocabilmente torna lì... Le sensazioni sono molto simili a quelle vissute in passato quando mi sono aperto ad altre persone che stavano vivendo separazioni in famiglia... Ho come la sensazione che mi innamoro di persone che arrivino a me solo per cercare sicurezze e protezione e che quando mostro il mio lato più personale fuggano... Dall'altra parte... queste persone sono tarli nella testa che mi consumano e non mi fanno vivere bene il rapporto con altre persone... mi hanno come gelato il cuore, facendomi provare rabbia furibonda ad ogni pensiero... non riesco più a piangere, a ridere a capirmi... Qualcuno mi aiuti, perchè sono sempre stato una persona capace di conoscersi, ma questo tema non l'ho mai superato e mi fa sentire inutile ed insignificante, fragile e debole.... Grazie.
  8. ciao è la prima volta che sono in questo sito, ma avevo proprio bisogno di sfogarmi. Quest'anno mi sono trasferito in una scuola, perdendo tutti i miei amici: avendo i pomeriggi diversi da quelli dei miei amici ci siamo praticamente persi di vista. Il problema è che mi sto creando una vera e propria "bolla", intorno a me, e sto sprecando il mio tempo. Tutto è iniziato dopo natale, che dopo aver preso la mia macchina fotografica, mi sono iniziato a fare trip mentali: per esempio mi continuavo a domandare, ma mi piace veramente? ma sto provando l'emozione delle cose che mi piacciono? facendomi un mucchio di problemi, e tuttora me li continuo a fare. Quando a me piace una cosa, continuo a guardare video su youtube, facendomi passare anche la voglia certe volte. Continuo a farmi domande se mi piace oppure no quella cosa, se è una mia passione oppure no, stufandomi da un certo verso arrivando spesso a conclusioni strane, come non so ecc., sviluppandomi in un periodo una sorta di "Apatia". Questa "apatia" può essere dovuta al fatto che io mi stia creando una bolla intorno a me? Qualcuno sa come darmi una mano ai miei dubbi? per favore è importante grazie in anticipo delle risposte
  9. Purtroppo a 15 anni ho sofferto di attacchi di panico somatizzati in malessere intestinale, non volevo più andare a scuola nè vedere nessuno.. Ancora non ero paranoico, avevo una medio-buona stima di me stesso, amici ecc... poi mi sono chiuso. Uscivo solo per vedere i miei genitori, parenti e evitavo con ansia ogni possibilità di vedere ragazzi che conoscessi, convinto che PRIMA O POI SAREBBE PASSATO COME PER MIRACOLO E CHE UNA VOLTA USCITO SAREI TORNATO QUELLO DI UN TEMPO, ESTROVERSO E FELICE... passavo le giornate al pc pur sapendo che stavo perdendo anni bellissimi di vita, ma non ce la facevo, era più forte di me... Poi a 18 anni ho ripreso scuola e anche se è solo di 2 anni fa ho dei vaghi ricordi (ora ho 20 anni), mi ricordo che ero molto brutto visto che non mi curavo, non uscivo, non avevo rapporti.. insomma ero come un cavernicolo che non se ne rendeva conto.. però con le ragazze ci provavo, gli attacchi di panico erano molto deboli/inesistenti, l'ansia non c'era (in tutti questi anni in casa ci ho lavorato da solo).. poi ho iniziato a fumare le canne, e da lì anche se non subito ho iniziato a avere paranoie, a vedermi brutto, incapace, sfigato, uno A CUI E' CROLLATO SOTTO I PIEDI IL PAVIMENTO CHE FORMA LA STRUTTURA DI UNA PERSONA: L'ADOLESCENZA. Poi ho provato anche droghe più forti ma non è questo il punto, visto che ormai droga più droga meno non mi toglie queste convinzioni.. Tornando alle canne voi direte di smettere, ma volete forse mettere in dubbio la veridicità di queste paranoie? Mi sento handicappato più adesso che ho 20 anni di quando sono uscito a 18.. e non che non abbia conosciuto persone (perlopiù fusi), ma ragazze poco o niente.. Le canne mi hanno fatto vedere chi sono, un 20enne che non ha avuto un'adolescenza. La cui crescita è stata bruscamente bloccata nel periodo più delicato. IO ORA IL PIU' DELLE VOLTE NON SO COME RAPPORTARMI. NON VOGLIO FAR CAPIRE DI ESSERE UN RAGAZZO A META'.. Non so dove sbattere la testa.. Non ditemi fregatene perchè non si può fingere di aver avuto una vita normale con esperienze graduali quando non la si è avuta.. IO NON RICORDO DIFFERENZE TRA QUANDO AVEVO 15,16,17 O 18 ANNI!! E questo è terribile.. Mi ricordo solo un calderone di anni tutti uguali al buio nemmeno avessi commesso un omicidio... Gli altri a 16 anni avevano una ragazza, avevano provato questo e quello, erano andati lì e laggiù.. a 17 altre cose, a 18 altre ancora E INTANTO CRESCEVANO in tutti i sensi.. io non so più se ha senso vivere così.. Sembra che posso fare anche le cose più eccitanti del mondo ma non provo gioia.. e anche CON I MIEI GENITORI.. Tante volte penso di comportarmi in modo freddo con loro e poi pensandoci soffro come un cane, vorrei dimostrargli tutto l'amore che provo per loro ma se prima dell'adolescenza ce la facevo adesso non lo so più.. Mi sento come giudicato una delusione anche da loro, insomma per una madre di un figlio di 20 anni non aver mai visto una ragazzina a casa, aver sempre visto il figlio chiuso e triste.. Non si meritavano questo e vorrei dar loro tutto l'oro del mondo per scusarmi di averli costretti ad una vita che non si meritavano (genitori di un figlio così..)
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