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  1. Buonasera, vorrei un vostro consiglio su un problema che sto vivendo da alcuni mesi a questa parte. Sono una donna di 30 anni e ho, da quasi due anni, una relazione con un uomo molto più grande di me, di 60 anni. Viviamo a distanza, perché io sono di Bari e lui di Roma. All’inizio della nostra frequentazione lui era entusiasta e mi diceva che era interessato alla convivenza. Io ho iniziato con i piedi di piombo, soprattutto perché venivo da una delusione sentimentale e avevo paura di soffrire di nuovo. L’anno scorso salivo da lui una volta al mese per 4 o 5 giorni al massimo, poi per tutta l’estate non ci siamo visti perché a casa sua stavano facendo dei lavori e non essendoci il condizionatore soffro molto il caldo. Lui mi ha chiesto diverse volte in quei mesi di salire per andare a trovarlo perché gli mancavo, ma io mi sono rifiutata e lui ci è rimasto male ovviamente. Dopo l’estate sono tornata da lui e ho scoperto che mi mancava troppo e ho iniziato a restare da lui per più giorni, una settimana o dieci. Verso Novembre gli ho espresso il mio desiderio di allungare i tempi di convivenza, anche ad un mese, perché ho sempre avuto come obiettivo finale la convivenza e ho capito di amarlo davvero. Qui sono iniziati gli scontri. A Natale mi ha concesso di stare da lui un mese, ma una volta lì abbiamo ripreso questo argomento dolente, abbiamo litigato e io, sentendomi rifiutata, sono scesa dopo una settimana mia sponte. A questo punto ho iniziato a covare sospetti sul suo scarso interesse nei miei confronti e ho insistito ancora di più su questo punto, ottenendo solo l’effetto opposto. Ora mi dice che lui non mi vuole fissa a casa sua, perché vuole i suoi spazi e per il momento è d’accordo massimo sulla mia permanenza da lui per due settimane al mese e che poi col tempo si vedrà di arrivare gradualmente ad un mese di convivenza. Forse è tutto molto confuso, anche nella sua testa perché, anche se ora mi dice che non mi vuole fissa a casa sua, in alcune occasioni mi ha detto che non si sposerebbe mai ma al massimo può convivere. Quindi l’opzione della convivenza la considererebbe eventualmente... A me del matrimonio non interessa francamente, ma vorrei sbloccare la questione convivenza e non so più come fare. Qualcuno può darmi qualche consiglio? Grazie a chiunque vorrà rispondermi.
  2. Buongiorno, ci tengo a premettere che molti anni fa, quando avevo solo 20 anni, cominciai a soffrire di ansia, insonnia e attacchi di panico, per due anni sono stata seguita da una psicoterapeuta e questo percorso mi ha cambiato la vita. Dopo circa un mese dalla fine della terapia ho conosciuto quello che sarebbe diventato il mio compagno, ad oggi stiamo insieme da 10 anni, io adesso ho 30 anni lui 31. Negli anni Mauro ha cominciato a soffrire di una strana dipendenza dal suo nucleo familiare (madre soprattutto, padre e fratello adolescente) tutti hanno bisogno di lui e lui ha bisogno di loro, sempre, in qualsiasi momento del giorno e della settimana, specie la domenica e nelle festività che non possiamo mai passare da soli come coppia. Ciò che mi ha fatto innamorare di lui, dieci anni fa, é stato l'amore che ha saputo darmi ed il suo modo di dimostrarmi giornalmente, per anni ed anni, di essere la sua compagna e non una qualsiasi persona, ed essendo io cresciuta con cinque fra fratelli e sorelle non avevo mai provato questa sensazione di "esclusività", non mi ero mai sentita importante ed amata per ciò che sono, messa al primo posto in quanto la più importante fra tante altre persone, come mi ha fatto sentire lui per anni. Dopo una crisi familiare di qualche anno fa tutto é cambiato e precipitato sempre più. Mauro ha lasciato il lavoro per stare vicino alla famiglia mentre quando avevo bisogno io non prendeva nemmeno mezza giornata di permesso, negli ultimi tempi. Un anno fa, vedendo che non riuscivamo a permetterci nemmeno una pizza fuori con solo il mio stipendio da part time e che non poteva comprarsi nemmeno una maglia nuova Mauro ha trovato un nuovo lavoro, non ben pagato come il primo ma col quale si può campare assieme al mio. Ho lasciato passare qualche mese e gli ho espresso il mio desiderio di vivere insieme a lui, rassicurandolo sui suoi dubbi riguardo i nostri stipendi. Lui é stato d'accordo e quando mi ha detto di essere troppo impegnato col nuovo lavoro gli ho assicurato che mi sarei occupata io di cercare la giusta casa. Ma non ne andava mai bene una! Il nostro budget é limitato eppure lui continua a cercare in ogni casa il riflesso della casa in cui é nato, grande, spaziosa, perfettamente arredata. Ogni volta trovava il più piccolo difetto, fino alla casa perfetta, trovata con mio grande sforzo e contrattando fino all'ultimo col padrone di casa, in questa situazione é venuto fuori il problema della sua incertezza per il futuro, e ha tirato fuori quella che per me dopo tanti mesi ad accampare scuse é l'ennesima di queste: l'ansia. Adesso Mauro sostiene di non riuscire nemmeno ad uscire di casa senza avere ansie e riconosce che una delle cause é la sua famiglia, quando allora gli ho chiesto perché non riesce ad allontanarsene, a smettere di essere in simbiosi coi suoi membri familiari ha detto quella che é la frase più brutta che io mi sia mai sentita dire in vita mia, io vi amo tutti. Come se io non avessi un'identità, come se io fossi una carta nel mazzo, come se la compagna o il compagno di vita non fosse poi così speciale da diversificarlo dalla propria famiglia di origine. Io amo la mia famiglia, ma prima di ricevere questo pugno allo stomaco avrei detto che amavo lui di più in quanto l'uomo che volevo accanto d'ora in avanti. Adesso sono riuscita a convincerlo, dopo mesi di pressioni e richieste disperate a farlo seguire da uno psicologo. Ma quello che vorrei chiedere a voi della comunità é, che cosa significa tutto questo? Io ho sofferto d'ansia, e a volte in periodi bui torno a soffrirne, so quanto sia invalidante e che richiede il sostegno di chi ci é vicino, ma io non posso essere una spalla su cui piangere fine a se stessa, non posso essere la sua insegnante di sostegno, e ho una paura matta che é questo che sono diventata. E dopo dieci anni di relazione, a 30 anni, non posso accettarlo. Vi chiedo perciò un consiglio, che sia rassicurante o meno, perché davvero ormai stento a capire questa situazione. Grazie a chi mi risponderà.
  3. Ciao a tutti, Sto con il mio fidanzato da 15 anni e conviviamo da 12. Abbiamo spre un po parlato di sposarci soprattutto allinizio della relazione ma mai seriamente. Due anni fa mi ha detto che gli piacerebbe avere un bimbo e io gli ho detto che sono daccordo ma anche che in tal caso vorrei che ci sposassimo. Quest'anno si è parlato seriamente di matrimonio e lui mi disse che vorrebbe anche subito ma stiamo decidendo le cose tecniche su cui non siamo d'accordo. Questo per darvi un panorama della situazione. Ultimamente è molto nervoso e sempre xxxxxxxxxxx per il lavoro. Cerco di farlo parlare e sfogarsi di quello che succede a lavoro cosi tira fuori tutto,magari lo aiuto e poi stiamo un pó tranquilli. In questi ultimi due giorni invece è abbastanza teso con me a meno che non si parli di sesso e della nostra intimità. Poi oggi è esploso e se l'è presa con me quando non ho fatto nulla. Ci stavamo accordando per le feste di natale (dove andare ecc..) e ha smattato, ha iniziato a puntare i pugni sul tavolo, guardarmi da incazzoso come se fossi la peggiore persona di questo mondo, alzare la voce e dire cose che mi hanno ferita. E in piu se gli chiedevo perche mi stava trattando cosi mi rispondeva di stare zitta e basta di non continuare a parlargli. Quindi lho lasciato solo nella stanza. Devo dire che lui è un pó mammone.. molto influenzato e condizionato da quello che i genitori gli dicono. E ad esempio per le feste sua madre lo vuole con loro, ma io vorrei andare dai miei. Lui mi disse ok, e poi quando a smattato ha detto che ognuno va dai propri x le feste, cosa che non c'entrava nel diacorso. Cioè io sono quella che è stata trattata male e dovrei essere incazzata, e invece devo pure stare zitta e lasciarlo stare nella stanza. Non riesco a capire perchè fa cosi, cosa devo fare. In piu in tutto cio sembra che io sia lunica a starci male. Aveva gia fatto una reazione simile due anni fa sempre x lo stesso motivo. Stressato a lavoro e demoralizzato che diceva che voleva farla finita xke vivere cosi non aveva senso. Io stargli vicina e poi stessa cosa un giorno aveva smattato e ci eravamo lasciati per 1 giorno. Non ho mai capito a fondo perchè ma poi avevamo chiarito alcuni punti e entrambi eravamo cambiati e le cose stavano andando bene. Quindi ecco la mia confusione totale. Non so cosafare. ovvio lo amo ma non mi sta bene che mi tratta cosi e mi fa stare male. Aiutatemi vi prego.

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