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Marito depresso


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Ed eccomi qua! :Batting Eyelashes:

Dopo le dovute presentazioni, vengo al mio problema.

Sono sposata e ho due figli, uno di 7 anni e uno di 1 anno. Il problema è dato dal fatto che mio marito, che ha sempre sofferto di ansia e attacchi di panico, ha perso il lavoro due anni fa e da allora la situazione è peggiorata.

Per fortuna economicamente ce la facciamo col mio stipendio, ma a lui la situazione pesa comunque e posso anche capirlo.

Per quanto riguarda i rapporti con noi, fino a due settimane fa era solo più nervoso, ma da due settimane ha avuto atteggiamenti violenti verso il nostro figlio maggiore. Ed è qui che chiedo aiuto a voi: come gestire la situazione col bambino?

Generalmente non mi intrometto quando lui lo sgrida, se a volte non condivido glielo dico magari in separata sede, in modo da ragionarci insieme senza che il bambino senta.

Ma due settimane fa, per una sciocchezza, l'ha trascinato per mezza casa tirandolo per un braccio, l'ha sbattutto sul letto e ha tirato fuori la cinghia! A quel punto sono intervenuta, lui è andato fuori di testa ed io l'ho minacciato che se avesse toccato nostro figlio avrei chiamato la polizia. Ok, situazione rientrata, lui ha sbraitato contro di me ma poi si è calmato. Nei giorni successivi è tornato paziente con nostro figlio e ho capito che si è reso conto di aver superato il limite. Quello che mi ha fatto paura, è che in quel momento non era lui, aveva completamente perso la testa. Lui non è mai stato violento, non ha mai toccato nessuno e sembrava proprio avesse perso il controllo.

Dopo non è più successo fino a ieri sera che, sempre per una sciocchezza commessa dal bambino, è stato preso da un attacco di nervi, stavolta per fortuna sfogato su un giocattolo, che ha ovviamente rotto scatenando il pianto di mio figlio.

Io ho gestito entrambe le situazioni nello stesso modo, che però mi è stato contestato da alcune amiche e quindi ora sono piena di dubbi.

In pratica, ho spiegato a mio figlio che il papà non ce l'ha con lui, che gli vuole sempre bene, sta solo passando un periodo difficile a causa del lavoro, è molto nervoso e per questo ha poca pazienza, per cui se la fa un po' con tutti, con lui, con me, a volte anche con la nonna, che non è mai successo! Ha bisogno di essere lasciato tranquillo, quando dice basta bisogna smetterla, mentre lui (mio figlio) tende ad insistere, questa è una cosa che non va mai fatta, in questo momento poi men che mai! Dopo aver spiegato a mio figlio la situazione del papà, gli ho rilevato le sue colpe, e cioè che proprio a volte se le cerca, perchè in entrambe le occasioni il papà gli avrà detto una decina di volte di piantarla e lui se n'è infischiato. Questo non giustifica in alcun modo la reazione esagerata del padre, però se lui si fosse dato un limite prima non si sarebbe arrivati a quel punto. Poi gli ho ribadito che il padre non ce l'ha con lui, perchè mi sono resa conto che il bambino pensa che il padre non lo ami più (questo da alcuni discorsi che ha fatto in altre occasioni).

Due mie amiche mi hanno fatto notare che non avrei dovuto spiegare la situazione al bambino, non in quei termini almeno, perchè ora lui può pensare che se il padre lo sgrida è solo perchè è nevrotico e lui non ha alcuna colpa.

Ora non so cosa fare, cosa dire a mio figlio, perchè le mie amiche potrebbero aver ragione, d'altra parte non voglio che pensi che suo padre abbia il diritto di prenderlo a cinghiate o comunque di dare di matto quando fa qualcosa di sbagliato. Sgridarlo si, punirlo si, ma entro certi limiti. Vorrei che capisse che il problema del papà non è lui, ma la situazione che sta vivendo, senza però che si verifichi quello previsto dalle mie amiche, e cioè che nostro figlio non riconosca più l'autorevolezza del padre.

Che posso fare?

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Capisco quello che stai provando, la situazione è molto critica e secondo me, prima che sia troppo tardi, consiglio uno specialista, gli scatti sono imprevedibili e ingiustificabili, nascono solo da lui, dal suo star male, prima con se stesso e poi con chi gli è vicino (che non ha proprio nessuna colpa) dovrebbe capire e trovare l' umiltà per riconoscere il suo disagio e accettare un aiuto, ripeto per me assolutamente necessario.

Qualcosa di simile in passato l' ho vissuto anch' io, nessuna violenza fisica ma una terribile violenza psicologica, ricordo scatti assurdi dovuti a niente,

contraddizioni estreme, cambiamenti d' umore repentini quanto inspiegabili e tanta paura che potesse succedere l' irreparabile.

Ripeto per me è l' unica strada da seguire

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Capisco quello che stai provando, la situazione è molto critica e secondo me, prima che sia troppo tardi, consiglio uno specialista, gli scatti sono imprevedibili e ingiustificabili, nascono solo da lui, dal suo star male, prima con se stesso e poi con chi gli è vicino (che non ha proprio nessuna colpa) dovrebbe capire e trovare l' umiltà per riconoscere il suo disagio e accettare un aiuto, ripeto per me assolutamente necessario.

Qualcosa di simile in passato l' ho vissuto anch' io, nessuna violenza fisica ma una terribile violenza psicologica, ricordo scatti assurdi dovuti a niente,

contraddizioni estreme, cambiamenti d' umore repentini quanto inspiegabili e tanta paura che potesse succedere l' irreparabile.

Ripeto per me è l' unica strada da seguire

E se ti puo' essere d'aiuto per esperienza personale ricorda che per aiutare una persona con quel tipo di -disagio- serve si uno specialista ma sempre affiancato a farmaci qualora necessari e all'aiuto della famiglia.

AUGURIE GRAZIE PER LA TUA RISPOSTA DI PRIMA

pp

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Grazie a tutti e due per le risposte!

Chiedo scusa, ma ero talmente presa da mio figlio che ho dimenticato di scrivere che mio marito è già in cura da uno psicologo da parecchi anni, solo che non sta cavando un ragno da un buco. Sicuramente perchè si rifiuta di prendere gli psicofarmaci, ha provato all'inizio ma poi ha smesso perchè gli è venuta la paura di diventare dipendente e da allora non c'è più stato verso di farglieli prendere. Dall'ultima seduta è tornato a casa con le solite due confezioni di pastiglie deciso a cominciare la terapia, ma ancora non le ha toccate.

Ma secondo voi sto sbagliando con mio figlio?

Ieri mi ha dato una risposta che mi fa pensare di si, perchè il padre l'ha sgridato e gli ha detto che gli sta rovinando la vita, così gli ho chiesto perchè papà si era arrabbiato e mi ha risposto: "Non lo so, non ho capito cos'ho fatto, sta diventando matto!".

Questa risposta mi ha allarmata non poco, vi risparmio la tiritera che gli ho propinato sul fatto che papà non è pazzo ma sta solo male e gli passerà, però questa risposta suggerisce che probabilmente le mie amiche avevano ragione e lui non riconosce più l'autorevolezza del padre. D'altra parte, non voglio neanche che pensi di essere la rovina della sua vita ed il colpevole del suo malessere.

Cosa devo fare?

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Per me non sbagli, e ti parlo per esperienza personale, anzi continua come hai sempre fatto e continui a fare, tuo figlio ha solo 7 anni, devi rasserenarlo, rassicurarlo e nello stesso tempo non permettergli di fare quello che vuole approfittandosene della situazione (i bambini sono incredibilmente molto abili in questo). Lo so che non è facile e mi sembra che la situazione stia diventando sempre più difficile considerando anche il rifiuto di tuo marito a prendere gli psicofarmaci, purtroppo indispensabili.

Se fossi in te (io l' avevo fatto) mi rivolgerei a qualcuno che abbia le conoscenze specifiche, qualcuno di cui hai fiducia per farti consigliare, supportare e alleggerirti un po' da tutti i dubbi che provi nel gestire marito e figli.

Poi penserei anche a cambiare lo psicologo di tuo marito se dopo anni non si sono visti miglioramenti.

Si tenta, si cambia con lo scopo e la speranza di vedere subito qualche risultato positivo

Ti consiglio davvero di non aspettare troppo, perchè lo sai anche tu il tempo passa in fretta e anche con tuo figlio sarà poi più difficile.

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Per me non sbagli, e ti parlo per esperienza personale, anzi continua come hai sempre fatto e continui a fare, tuo figlio ha solo 7 anni, devi rasserenarlo, rassicurarlo e nello stesso tempo non permettergli di fare quello che vuole approfittandosene della situazione (i bambini sono incredibilmente molto abili in questo). Lo so che non è facile e mi sembra che la situazione stia diventando sempre più difficile considerando anche il rifiuto di tuo marito a prendere gli psicofarmaci, purtroppo indispensabili.

Se fossi in te (io l' avevo fatto) mi rivolgerei a qualcuno che abbia le conoscenze specifiche, qualcuno di cui hai fiducia per farti consigliare, supportare e alleggerirti un po' da tutti i dubbi che provi nel gestire marito e figli.

Poi penserei anche a cambiare lo psicologo di tuo marito se dopo anni non si sono visti miglioramenti.

Si tenta, si cambia con lo scopo e la speranza di vedere subito qualche risultato positivo

Ti consiglio davvero di non aspettare troppo, perchè lo sai anche tu il tempo passa in fretta e anche con tuo figlio sarà poi più difficile.

Grazie per tutti i consigli, Kale!

Questo in realtà è il terzo psicologo che prova ed è il primo con cui dice di trovarsi bene, è con lui da due anni ormai, ma di miglioramenti non ce ne sono stati. Ne avevamo parlato, ma vuole continuare ad andare da lui perchè lo trova preparato e lo sa prendere nel modo giusto. Io non ho insistito, perchè penso che qui possa decidere solo lui.

Stavo pensando invece di contattare lo psicologo per chiedergli una sua opinione professionale, e cioè se secondo lui mio marito potrebbe diventare veramente violento... diciamoci la verità, sui giornali se ne leggono di tutti i colori e la mia paura è questa! Ma non so se lui potrà dirmi qualcosa, penso sia blindato dal segreto professionale.

E poi volevo raccontargli di una dialogo che abbiamo avuto sulla sua infanzia (terribile, con padre alcolizzato e violento) che ha avuto effetti prima devastanti e poi quasi terapeutici su mio marito, per vedere se lui, che è uno specialista, può portare avanti il discorso nel modo giusto, visto che io, non essendo psicologa, ho lasciato perdere tutto, vedendo quanto è stato male. Ma anche qui, non so se lo psicologo sarà disposto ad ascoltarmi, perchè il paziente non sono io, ma mio marito e ho paura a contattarlo.

Potrei andarci io dallo psicologo, il tuo suggerimento è valido, finora ho parlato di questo solo con gli amici intimi ma vorrei l'opinione di uno specialista, che magari possa giudicare anche me.

Mi hai rincuorata su mio figlio, a me non convinceva per niente la storia di dover difendere il marito a spada tratta anche di fronte a suoi evidenti sbagli solo per una questione di coerenza verso il bambino, ma l'opinione delle mie amiche mi aveva messo qualche dubbio, per questo volevo sentire anche qualcun altro.

Grazie di tutto!

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Grazie per tutti i consigli, Kale!

Questo in realtà è il terzo psicologo che prova ed è il primo con cui dice di trovarsi bene, è con lui da due anni ormai, ma di miglioramenti non ce ne sono stati. Ne avevamo parlato, ma vuole continuare ad andare da lui perchè lo trova preparato e lo sa prendere nel modo giusto. Io non ho insistito, perchè penso che qui possa decidere solo lui.

Stavo pensando invece di contattare lo psicologo per chiedergli una sua opinione professionale, e cioè se secondo lui mio marito potrebbe diventare veramente violento... diciamoci la verità, sui giornali se ne leggono di tutti i colori e la mia paura è questa! Ma non so se lui potrà dirmi qualcosa, penso sia blindato dal segreto professionale.

E poi volevo raccontargli di una dialogo che abbiamo avuto sulla sua infanzia (terribile, con padre alcolizzato e violento) che ha avuto effetti prima devastanti e poi quasi terapeutici su mio marito, per vedere se lui, che è uno specialista, può portare avanti il discorso nel modo giusto, visto che io, non essendo psicologa, ho lasciato perdere tutto, vedendo quanto è stato male. Ma anche qui, non so se lo psicologo sarà disposto ad ascoltarmi, perchè il paziente non sono io, ma mio marito e ho paura a contattarlo.

Potrei andarci io dallo psicologo, il tuo suggerimento è valido, finora ho parlato di questo solo con gli amici intimi ma vorrei l'opinione di uno specialista, che magari possa giudicare anche me.

Mi hai rincuorata su mio figlio, a me non convinceva per niente la storia di dover difendere il marito a spada tratta anche di fronte a suoi evidenti sbagli solo per una questione di coerenza verso il bambino, ma l'opinione delle mie amiche mi aveva messo qualche dubbio, per questo volevo sentire anche qualcun altro.

Grazie di tutto!

Non temere e contatta lo psicologo, non hai nulla da perdere, anzi........anche se credo che in ogni caso qualche indicazione te la darà sicuramente.

Ti farà solo bene anche se dovessi essere solo tu a parlare

Grazie anche a te per quanto mi hai scritto

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Non temere e contatta lo psicologo, non hai nulla da perdere, anzi........anche se credo che in ogni caso qualche indicazione te la darà sicuramente.

Ti farà solo bene anche se dovessi essere solo tu a parlare

Grazie anche a te per quanto mi hai scritto

Si, credo che lo farò, e credo che proverò ad andarci anch'io prima che la situazione precipiti. Ieri sera, infatti, mi è successa una cosa che mi era accaduta solo quando ero incinta e a quel tempo l'attribuii agli ormoni: sono crollata. Sono arrivata a casa senza alcuna voglia di vederlo, mi sentivo stanca di lui, dei suoi urli, dei suoi insulti, dei suoi attacchi verso tutti e me in particolare, del suo continuo incolparmi di tutto, di qualunque cosa, anche se il cielo è blu o sta piovendo.

La cosa strana è che, nonostante tutto, continuo ad amarlo, però ieri sera avrei voluto che non esistesse. Tra l'altro, proprio ieri sera lui sembrava rinsavito, era normale, niente urli o scenate, ero proprio io a non poterne più. Mi veniva da piangere mentre cucinavo, mentre mi lavavo, mentre guardavo alla finestra...

Prima ho fatto il test di autovalutazione della depressione, è venuto che ho un livello basso... mhà, io ho risposto sinceramente alle domande, forse quello di ieri è stato solo un attimo di sfogo, in effetti stamattina mi sono svegliata che stavo decisamente meglio, ero già pronta ad affrontarlo di nuovo, però credo che siano campanelli da non sottovalutare e proverò ad andare da qualcuno, perlomeno per sentire che mi dice.

Grazie di tutto!

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Grazie a tutti e due per le risposte!

Chiedo scusa, ma ero talmente presa da mio figlio che ho dimenticato di scrivere che mio marito è già in cura da uno psicologo da parecchi anni, solo che non sta cavando un ragno da un buco. Sicuramente perchè si rifiuta di prendere gli psicofarmaci, ha provato all'inizio ma poi ha smesso perchè gli è venuta la paura di diventare dipendente e da allora non c'è più stato verso di farglieli prendere. Dall'ultima seduta è tornato a casa con le solite due confezioni di pastiglie deciso a cominciare la terapia, ma ancora non le ha toccate.

Mi hai fatto venire in mente un'intervista che avevo letto qualche giorno fa, ad una psicanalista:

http://www.unita.it/news/politica/87322/in..._sono_ereditari

In particolare la risposta all'ultima domanda ("Come intervenire, allora?"). La disoccupazione può

essere un'esperienza psicologicamente devastante e tirare fuori il peggio dalle persone, alla lunga...

ma non è una malattia della psiche.

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In questo caso, però, dice che lui ha sempre sofferto d'ansia e attacchi di panico...

penso che sia un bene che come genitori si sia in due...

e che uno dei due compensi quando l'altro non ce la fa.

A volte bisognerebbe essere anche in quattro, o in otto...

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In questo caso, però, dice che lui ha sempre sofferto d'ansia e attacchi di panico...

Beh, ansia e attacchi di panico sono cose ben diverse dall'aggressività che preoccupa i suoi famigliari ora... no? :mellow:

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Beh, ansia e attacchi di panico sono cose ben diverse dall'aggressività che preoccupa i suoi famigliari ora... no? :mellow:

non lo so...sono solo sintomi..penso che comunque l'aggressività sia collegata...

questa situazione mi ricorda molte cose, ho visto da vicino qualcosa di simile...

bene però che lui va dallo psicologo, vuol dire che si fa aiutare.

penso che sia fra lui e lo psi, però, niente informazioni varie, per me.

Casomai Impa pùò cercare sostegno per sè...

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Ansia e aggressività più che sintomi sono reazioni.

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Penso che siano manifestazioni di qualcosa di già vissuto che si ripete.

Se da bambino ho avuto esperienze negative, con paura, rabbia, impotenza, le rivivrò da adulto a certe condizioni, senza accorgermene....

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Mi hai fatto venire in mente un'intervista che avevo letto qualche giorno fa, ad una psicanalista:

http://www.unita.it/news/politica/87322/in..._sono_ereditari

In particolare la risposta all'ultima domanda ("Come intervenire, allora?"). La disoccupazione può

essere un'esperienza psicologicamente devastante e tirare fuori il peggio dalle persone, alla lunga...

ma non è una malattia della psiche.

Ho letto l'intervista, ma mi sembra un'esortazione a reagire invece di subire... mi stai forse suggerendo di agire in modo diverso, più incisivo? E come?

L'ultima risposta è riferita alle persone che stanno male a causa del licenziamento ma, come ha fatto notare nomemodificato, lui sta male da molto prima, precisamente dal 2001, quando gli è venuto il primo attacco di panico e quando si è rivolto allo psicologo gli ha diagnosticato l'ansia e gli attacchi. Dopo ha cambiato altri due psicologi e l'ultimo, che lo segue poi da quando è stato licenziato, gli ha diagnosticato anche la depressione dandogli i farmaci relativi, che però lui non ha mai preso. E' stato lo psicologo a dire che è depresso, non io.

Beh, ansia e attacchi di panico sono cose ben diverse dall'aggressività che preoccupa i suoi famigliari ora... no? :mellow:

Si, forse mi sto preoccupando eccessivamente, ma sai, ogni giorno si sente di qualcuno che ha ammazzato figli/mogli/mariti perchè era depresso e a me sta venendo un po' di paura. In passato mi ha minacciato più volte di farmi del male, cosa che poi non ha mai fatto, però la paura rimane.

non lo so...sono solo sintomi..penso che comunque l'aggressività sia collegata...

questa situazione mi ricorda molte cose, ho visto da vicino qualcosa di simile...

bene però che lui va dallo psicologo, vuol dire che si fa aiutare.

penso che sia fra lui e lo psi, però, niente informazioni varie, per me.

Casomai Impa pùò cercare sostegno per sè...

Quindi pensi che farei male a contattare il suo psicologo per riferirgli del trauma subito da bambino e avere un suo parere sulla sua eventuale violenza? In effetti ho qualche remora anch'io, anche perchè penso che non mi starebbe neanche a sentire, però lui che lo sente e lo segue regolarmente da due anni forse è quello che mi può dare il parere più qualificato... sempre che me lo voglia dare.

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Ho letto l'intervista, ma mi sembra un'esortazione a reagire invece di subire... mi stai forse suggerendo di agire in modo diverso, più incisivo? E come?

Precisamente. Magari è proprio quello che sta facendo o cercando di fare tuo marito (la resistenza ai pilloloni potrebbe essere

un segnale molto positivo in tal senso, e anche l'episodio aggressivo verso il figlio, per quanto preoccupante, potrebbe essere

dettato da una più o meno consapevole spinta verso il recupero del proprio posto all'interno delle relazioni).

L'ultima risposta è riferita alle persone che stanno male a causa del licenziamento ma, come ha fatto notare nomemodificato, lui sta male da molto prima, precisamente dal 2001, quando gli è venuto il primo attacco di panico e quando si è rivolto allo psicologo gli ha diagnosticato l'ansia e gli attacchi. Dopo ha cambiato altri due psicologi e l'ultimo, che lo segue poi da quando è stato licenziato, gli ha diagnosticato anche la depressione dandogli i farmaci relativi, che però lui non ha mai preso. E' stato lo psicologo a dire che è depresso, non io.

Cosa vuol dire, scusa? La disoccupazione, soprattutto se prolungata, è un macigno da portarsi anche psicologicamente sulle spalle.

Non è che se in precedenza uno aveva già qualche fonte di sofferenza, allora diventa irrrilevante.... è un qualcosa che si aggiunge

semmai, e spesso anzi accade il contrario (cioè che per la persona diventano irrilevanti i problemi pregressi...). Poi potrebbe essere

interessante, in ottica aiuto, andare a vedere in che condizioni si sono manifestati gli attacchi di panico. Non è passato un secolo da

quegli attacchi alla perdita del lavoro, e magari già percepiva il rischio, boh? Sai... l'ansia è una manifestazione di paura non collegata

a cause... ma a volte le cause ci sono solo che è più facile, anche per la persona che ne soffre, dissimulare un po' su cause reali.

Si, forse mi sto preoccupando eccessivamente, ma sai, ogni giorno si sente di qualcuno che ha ammazzato figli/mogli/mariti perchè era depresso e a me sta venendo un po' di paura. In passato mi ha minacciato più volte di farmi del male, cosa che poi non ha mai fatto, però la paura rimane.

Fai benissimo a preoccuparti. Però io starei attento a non provocarlo, se fossi in te. Anche le bestie più mansuete diventano violente

quando si sentono premute verso un angolo.

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Se sei stata minacciata e hai paura di un'aggressione fisica, è tutta un'altra cosa.

E' più che giusto chiedere un parere su questo, lo farei anch'io.

Penso che i familiari di una persona in difficoltà debbano essere adeguatamente sostenuti e anche protetti.

Anche perchè su di loro ricade il peso della quotidianità.

Pensavo che il fatto che questa persona si faccia curare è una cosa positiva, e che i familiari possano contribuire molto manifestando interesse per la cura e la propria fiducia nell'esito positivo della terapia, ecco...

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Precisamente. Magari è proprio quello che sta facendo o cercando di fare tuo marito (la resistenza ai pilloloni potrebbe essere

un segnale molto positivo in tal senso, e anche l'episodio aggressivo verso il figlio, per quanto preoccupante, potrebbe essere

dettato da una più o meno consapevole spinta verso il recupero del proprio posto all'interno delle relazioni).

Per quanto riguarda le pillole, lui ha in effetti detto più volte che ce la vuol fare da solo, si rende conto di avere un problema e può superarlo senza medicine. E' sicuramente un segnale positivo per quel che concerne la sua volontà di uscirne, però poi i fatti hanno dimostrato finora che aveva torto. Anche se io credo che, se avesse il coraggio di affrontare quello che gli è accaduto, forse riuscirebbe a venirne fuori, ma lui, da quando ne abbiamo parlato ed è stato male, ha detto di non voler pensarci mai più, solo che così il male rimane lì...

Per quanto riguarda la violenza su nostro figlio, non credo sia un segnale positivo, penso piuttosto che in quel momento stesse emulando quello che ha vissuto da bambino. Una volta mi raccontò che suo padre, ubriaco, stava picchiando sua madre con un bastone, lui era intervenuto e ce n'è stato anche per lui, così si nascose dietro un mobile a piangere (aveva 11 anni) e giurò a se stesso che non avrebbe mai toccato una donna e un bambino. In effetti, in tutti questi anni, ha avuto spesso scatti d'ira violenti a parole, senza però passare mai alle mani, anche se si vedeva che l'istinto c'era, però si controllava. In quel momento è come se il suo autocontrollo non avesse funzionato, come se il suo istinto avesse preso il sopravvento.

Però il discorso di riprendere il proprio ruolo all'interno delle relazioni ci potrebbe stare... lui non lo dice, ma sono convinta che si senta parecchio frustrato a dover dipendere da me anche per le sigarette. Io, per cercare di fargli pesare la situazione il meno possibile, gli ho lasciato il bancomat di un conto che uso solo per le spese dove ogni tanto metto dei soldi, in modo che possa prelevare liberamente senza chiedermi in continuazione i soldi e si senta un po' meno umiliato, ma sono convinta che lui si senta comunque esautorato del suo ruolo di "uomo" della famiglia e forse quest'aggressività è stato anche un suo modo inconscio di riappropriarsi del ruolo. Non so, la butto lì, questo non è certo il mio campo...

Cosa vuol dire, scusa? La disoccupazione, soprattutto se prolungata, è un macigno da portarsi anche psicologicamente sulle spalle.

Non è che se in precedenza uno aveva già qualche fonte di sofferenza, allora diventa irrrilevante.... è un qualcosa che si aggiunge

semmai, e spesso anzi accade il contrario (cioè che per la persona diventano irrilevanti i problemi pregressi...). Poi potrebbe essere

interessante, in ottica aiuto, andare a vedere in che condizioni si sono manifestati gli attacchi di panico. Non è passato un secolo da

quegli attacchi alla perdita del lavoro, e magari già percepiva il rischio, boh? Sai... l'ansia è una manifestazione di paura non collegata

a cause... ma a volte le cause ci sono solo che è più facile, anche per la persona che ne soffre, dissimulare un po' su cause reali.

Infatti ho scritto che i problemi li aveva da prima e sono decisamente peggiorati con il suo licenziamento. Non ho detto che è irrilevante, anzi!

Lui non è della mia città, quando l'ho conosciuto viveva già qui da un po' e non vedeva i suoi da 8 anni. Nel 2001 ha voluto portarmi a tutti i costi a casa sua per farmi conoscere sua madre, io ho fatto lì le vacanze ma poi sono dovuta rientrare al lavoro e lui è rimasto lì altre due settimane senza di me. Era tutto programmato, niente è successo all'improvviso. Quando sono partita, però, e lui si è trovato da solo, ha iniziato a stare male, con attacchi di ansia pazzeschi, attacchi di panico, pianti infiniti. Me lo diceva al telefono ed io non capivo il perchè di tutto questo. Suo padre, tra l'altro, a causa di un ictus, era bloccato a letto e quindi era innocuo, anche se non penso che alla sua età avesse ancora paura del padre. Alla fine è tornato a casa, qui diceva di sentirsi un altro, ma in realtà non è mai più stato bene. Il primo psicologo disse che, durante una seduta, erano emersi dei ricordi rimossi, ma poi lui l'ha voluto cambiare (perchè forse aveva toccato il tasto giusto!) e quindi il discorso è caduto.

Qualche mese fa ha voluto parlarne con me, ha iniziato lui il discorso e così abbiamo parlato di suo padre. E' saltato fuori che non si ricordava più alcuni episodi che mi aveva raccontato qualche anno prima (come quello che ho scritto sopra), parlandone sono tornati a galla insieme ad altri che ha voluto ricordare per metà perchè stava troppo male e non riusciva a sostenere il pensiero, ha iniziato a sudare, tremare, non riusciva a respirare ed è stato malissimo, ha pianto un sacco, non ha dormito fino a notte fonda poi, finalmente, si è addormentato. La mattina dopo mi ha detto di essersi sentito leggero, come liberato da qualcosa, però aveva ancora un macigno dentro ma non voleva più parlarne perchè era stato troppo male. Io, che non sono psicologa, mi guardo bene dal costringerlo ad affrontare tutto, perchè se dovesse di nuovo avere una reazione del genere non saprei come gestirla. E poi, quella volta era stato lui a parlarne spontaneamente e credo debba essere sempre così. Forse, però, il suo psicologo saprebbe come fare per aiutarlo, se fosse messo al corrente di questo episodio.

Fai benissimo a preoccuparti. Però io starei attento a non provocarlo, se fossi in te. Anche le bestie più mansuete diventano violente

quando si sentono premute verso un angolo.

Perchè pensi che lo provochi? Mi interessa molto saperlo, perchè forse ho atteggiamenti che considero innocui e invece visti con gli occhi di un altro sono devastanti.

Se sei stata minacciata e hai paura di un'aggressione fisica, è tutta un'altra cosa.

E' più che giusto chiedere un parere su questo, lo farei anch'io.

Penso che i familiari di una persona in difficoltà debbano essere adeguatamente sostenuti e anche protetti.

Anche perchè su di loro ricade il peso della quotidianità.

Pensavo che il fatto che questa persona si faccia curare è una cosa positiva, e che i familiari possano contribuire molto manifestando interesse per la cura e la propria fiducia nell'esito positivo della terapia, ecco...

Sei già la seconda che mi dice di chiedere il parere, quasi quasi ci provo... al massimo mi dice che non può dirmi niente.

Si, anche i familiari hanno bisogno di aiuto e me ne sto rendendo conto adesso. Finora credevo di farcela da sola, ho un carattere grintoso e ottimista, ma il malessere di questi giorni mi ha fatto riflettere. Chissà, forse è la paura per i miei figli che mi ha messa in crisi...

Grazie a tutti e due per i vostri pareri!

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Però il discorso di riprendere il proprio ruolo all'interno delle relazioni ci potrebbe stare... lui non lo dice, ma sono convinta che si senta parecchio frustrato a dover dipendere da me anche per le sigarette. Io, per cercare di fargli pesare la situazione il meno possibile, gli ho lasciato il bancomat di un conto che uso solo per le spese dove ogni tanto metto dei soldi, in modo che possa prelevare liberamente senza chiedermi in continuazione i soldi e si senta un po' meno umiliato, ma sono convinta che lui si senta comunque esautorato del suo ruolo di "uomo" della famiglia e forse quest'aggressività è stato anche un suo modo inconscio di riappropriarsi del ruolo. Non so, la butto lì, questo non è certo il mio campo...

Io approfondirei questa direzione di indagine, magari cercando di parlare con lui per vedere assieme le prospettive

che ci possono essere per rimettere in sesto la sua vita e attraverso questa la vostra. Qualcosa che vada oltre la

sussistenza e il sostegno, insomma. Tieni conto che data la situazione generale questo è un problema molto molto

diffuso e non è campata in aria l'ipotesi che un po' dell'incrudescenza della violenza in ambiti familiari sia dovuto

anche alle pressioni che si ribaltano sulle famiglie attraverso i loro componenti e che portano a incomprensioni e

scontri (sono fenomeni piuttosto noti).

Quanto agli scatti d'ira... non vorrei apparire eccessivamente minimizzatore, ma momenti di rabbia ne abbiamo tutti

nel corso della nostra vita, chi più chi meno, a volte a ragione, a volte a torto, altre volte a ragione ma indirizzando

male la rabbia (è abbastanza frequente che chi ci va di mezzo a torto sono le persone più vicine, per vari motivi...

banalmente perché più vicine, perché le aspettative nei momenti di difficoltà sono maggiori nei loro confronti, perché

appunto si rischia di essere provocatori senza volerlo ma con intenzioni diverse... la carità ad esempio è quasi sempre

fatta con buone intenzioni ma come hai detto tu può essere umiliante). Uno dei rischi che si corrono quando si è in

situazioni nelle quali la rabbia è più frequente per motivi che potrebbero anche essere oggettivi, è quello di andare

a ritroso e prendere episodi nei quali il soggetto aveva dimostrato capacità di autocontrollo, e rileggerli alla rovescia

quasi a dimostrare l'esistenza di un problema e insistendo farlo diventare davvero violento e incapace di controllarsi

per adattarsi all'immagine che gli si (o che si) crea di se stesso. Insomma... senza rinunciare ad opporsi con fermezza

al ricorso alla violenza, un po' di serenità e di oggettività nel valutare queste cose non fa male... siamo uomini, non

koala da salotto... arrabbiarci fa parte della nostra natura.

(Non farci caso se l'ultima frase ti sembra sarcastica... sto sverniciando una porta con la soda caustica e dev'essermene

schizzata un po' sui polpastrelli... :D: )

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siamo uomini, non

koala da salotto... arrabbiarci fa parte della nostra natura.

bellissimo.

il koala dev'essere un animale fermo, calmo...

hai ragione, comunque.

nessuno è morto mai per un'espressione rabbiosa, o perchè è stato mimato un gesto di violenza, se questo non si è tramutato poi in azione.

A volte, anzi, il mimo è liberatorio.

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Beh, ansia e attacchi di panico sono cose ben diverse dall'aggressività che preoccupa i suoi famigliari ora... no? :mellow:

ste' , l'aggressivita' fa' parte dell'ansia (col tempo)

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ste' , l'aggressivita' fa' parte dell'ansia (col tempo)

Eh, beh... anche quella farà girare le scatole alla lunga!

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Io approfondirei questa direzione di indagine, magari cercando di parlare con lui per vedere assieme le prospettive

che ci possono essere per rimettere in sesto la sua vita e attraverso questa la vostra. Qualcosa che vada oltre la

sussistenza e il sostegno, insomma. Tieni conto che data la situazione generale questo è un problema molto molto

diffuso e non è campata in aria l'ipotesi che un po' dell'incrudescenza della violenza in ambiti familiari sia dovuto

anche alle pressioni che si ribaltano sulle famiglie attraverso i loro componenti e che portano a incomprensioni e

scontri (sono fenomeni piuttosto noti).

Quanto agli scatti d'ira... non vorrei apparire eccessivamente minimizzatore, ma momenti di rabbia ne abbiamo tutti

nel corso della nostra vita, chi più chi meno, a volte a ragione, a volte a torto, altre volte a ragione ma indirizzando

male la rabbia (è abbastanza frequente che chi ci va di mezzo a torto sono le persone più vicine, per vari motivi...

banalmente perché più vicine, perché le aspettative nei momenti di difficoltà sono maggiori nei loro confronti, perché

appunto si rischia di essere provocatori senza volerlo ma con intenzioni diverse... la carità ad esempio è quasi sempre

fatta con buone intenzioni ma come hai detto tu può essere umiliante). Uno dei rischi che si corrono quando si è in

situazioni nelle quali la rabbia è più frequente per motivi che potrebbero anche essere oggettivi, è quello di andare

a ritroso e prendere episodi nei quali il soggetto aveva dimostrato capacità di autocontrollo, e rileggerli alla rovescia

quasi a dimostrare l'esistenza di un problema e insistendo farlo diventare davvero violento e incapace di controllarsi

per adattarsi all'immagine che gli si (o che si) crea di se stesso. Insomma... senza rinunciare ad opporsi con fermezza

al ricorso alla violenza, un po' di serenità e di oggettività nel valutare queste cose non fa male... siamo uomini, non

koala da salotto... arrabbiarci fa parte della nostra natura.

(Non farci caso se l'ultima frase ti sembra sarcastica... sto sverniciando una porta con la soda caustica e dev'essermene

schizzata un po' sui polpastrelli... :D: )

Mhà, riguardo alla prima chiave di lettura della violenza domestica, non sono molto d'accordo, perchè secondo la sociologia la violenza domestica era molto maggiore una volta, quando le famiglie erano improntate sul modello patriarcale e l'uomo era un padre/marito padrone, solo che una volta era considerata quasi normale e nessuna donna si sarebbe mai sognata di denunciare il marito. Subire, perchè questo era il destino della donna. Tant'è che tuttora la violenza domestica è quasi sempre riferibile a contesti degradati e disagiati, come appunto è stato quello di mio marito.

Riguardo agli scatti d'ira, sono d'accordo che appartengano a tutti, li ho anch'io, ci mancherebbe! Però non per questo massacro mio figlio.

Dici di tirargli fuori la violenza, forse potrebbe essere una buona strada, perchè dopo l'episodio del giocattolo rotto lui è notevolmente migliorato, è più tranquillo, ne abbiamo parlato ieri e lui mi ha detto di aver rivissuto quella scena e quella della cinghia milioni di volte e di essersi visto uguale a suo padre e mai più vorrà fare una cosa del genere. Evidentemente quello scatto d'ira alla fine è stato positivo, però ammetto di aver paura a tirargliene fuori un altro perchè mio marito è un armadio e se in quel momento non si controlla potrebbe veramente farmi male!

siamo uomini, non

koala da salotto... arrabbiarci fa parte della nostra natura.

bellissimo.

il koala dev'essere un animale fermo, calmo...

hai ragione, comunque.

nessuno è morto mai per un'espressione rabbiosa, o perchè è stato mimato un gesto di violenza, se questo non si è tramutato poi in azione.

A volte, anzi, il mimo è liberatorio.

Si, il gesto di violenza è stato mimato, ma perchè sono intervenuta io. Quella volta è successo che io ero in casa, ma mi chiedo ancora come sarebbe finita se fossi stata al lavoro. Che dici, forse sono solo paranoica?

Volevo chiedere invece a tutti cos'è il bipolarismo. Ho infatti guardato il foglietto illustrativo delle nuove medicine che lo psicologo ha dato a mio marito (e che lui non sta prendendo!) e sono indicate per l'epilessia e il bipolarismo. Ora, escludendo che lui sia epilettico, perchè mai ha avuto un attacco o altri sintomi in vita sua, immagino che lo psicologo lo consideri bipolare, ma non so bene che disturbo sia.

Grazie a tutti!

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Ed eccomi qua! :Batting Eyelashes:

Dopo le dovute presentazioni, vengo al mio problema.

Sono sposata e ho due figli, uno di 7 anni e uno di 1 anno. Il problema è dato dal fatto che mio marito, che ha sempre sofferto di ansia e attacchi di panico, ha perso il lavoro due anni fa e da allora la situazione è peggiorata.

Per fortuna economicamente ce la facciamo col mio stipendio, ma a lui la situazione pesa comunque e posso anche capirlo.

Per quanto riguarda i rapporti con noi, fino a due settimane fa era solo più nervoso, ma da due settimane ha avuto atteggiamenti violenti verso il nostro figlio maggiore. Ed è qui che chiedo aiuto a voi: come gestire la situazione col bambino?

Generalmente non mi intrometto quando lui lo sgrida, se a volte non condivido glielo dico magari in separata sede, in modo da ragionarci insieme senza che il bambino senta.

Ma due settimane fa, per una sciocchezza, l'ha trascinato per mezza casa tirandolo per un braccio, l'ha sbattutto sul letto e ha tirato fuori la cinghia! A quel punto sono intervenuta, lui è andato fuori di testa ed io l'ho minacciato che se avesse toccato nostro figlio avrei chiamato la polizia. Ok, situazione rientrata, lui ha sbraitato contro di me ma poi si è calmato. Nei giorni successivi è tornato paziente con nostro figlio e ho capito che si è reso conto di aver superato il limite. Quello che mi ha fatto paura, è che in quel momento non era lui, aveva completamente perso la testa. Lui non è mai stato violento, non ha mai toccato nessuno e sembrava proprio avesse perso il controllo.

Dopo non è più successo fino a ieri sera che, sempre per una sciocchezza commessa dal bambino, è stato preso da un attacco di nervi, stavolta per fortuna sfogato su un giocattolo, che ha ovviamente rotto scatenando il pianto di mio figlio.

Io ho gestito entrambe le situazioni nello stesso modo, che però mi è stato contestato da alcune amiche e quindi ora sono piena di dubbi.

In pratica, ho spiegato a mio figlio che il papà non ce l'ha con lui, che gli vuole sempre bene, sta solo passando un periodo difficile a causa del lavoro, è molto nervoso e per questo ha poca pazienza, per cui se la fa un po' con tutti, con lui, con me, a volte anche con la nonna, che non è mai successo! Ha bisogno di essere lasciato tranquillo, quando dice basta bisogna smetterla, mentre lui (mio figlio) tende ad insistere, questa è una cosa che non va mai fatta, in questo momento poi men che mai! Dopo aver spiegato a mio figlio la situazione del papà, gli ho rilevato le sue colpe, e cioè che proprio a volte se le cerca, perchè in entrambe le occasioni il papà gli avrà detto una decina di volte di piantarla e lui se n'è infischiato. Questo non giustifica in alcun modo la reazione esagerata del padre, però se lui si fosse dato un limite prima non si sarebbe arrivati a quel punto. Poi gli ho ribadito che il padre non ce l'ha con lui, perchè mi sono resa conto che il bambino pensa che il padre non lo ami più (questo da alcuni discorsi che ha fatto in altre occasioni).

Due mie amiche mi hanno fatto notare che non avrei dovuto spiegare la situazione al bambino, non in quei termini almeno, perchè ora lui può pensare che se il padre lo sgrida è solo perchè è nevrotico e lui non ha alcuna colpa.

Ora non so cosa fare, cosa dire a mio figlio, perchè le mie amiche potrebbero aver ragione, d'altra parte non voglio che pensi che suo padre abbia il diritto di prenderlo a cinghiate o comunque di dare di matto quando fa qualcosa di sbagliato. Sgridarlo si, punirlo si, ma entro certi limiti. Vorrei che capisse che il problema del papà non è lui, ma la situazione che sta vivendo, senza però che si verifichi quello previsto dalle mie amiche, e cioè che nostro figlio non riconosca più l'autorevolezza del padre.

Che posso fare?

Perdonami sin da ora che quello che leggerai non ti aiuterà:

1) gli hai consigliato uno psicologo?

2) sta cercando seriamente lavoro?

3) dicendo questo a tuo figlio (pienamente d'accordo con le tue amiche) hai valorizzato la tesi di quest'uomo e cioè che è in diritto di trascinarlo per un braccio e menarlo con la cinghia ( almeno averne l'intenzione) perchè lui ha problemi e si deve sfogare.

4) lui ha problemi, ma tu?

5) finisci questo messaggio preoccupandoti che tuo figlio non riconosca l'autorevolezza del padre. Quale padre?

6) allontana i tuoi figli e porta tua marito da qualcuno che lo sappia aiutare, se si senti un fallito (NON DEPRESSO), cerca di trovarla tu la situazione. Non lasciare che sia lui a trovarla, non ce la farebbe. e si è visto.

non so' cosa augurare a voi, ma a tuo figlio auguro che qualcuno lo aiuti.

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Dunque, il bipolarismo dovrebbe essere un disturbo dell'umore, per cui una persona alterna momenti di punta, euforici, a momenti di depressione.

Io personalmente sono contraria ad affibbiare etichette.

Se guardiamo i foglietti dei medicinali che prendiamo,compreso quello per i calli, c'è scritto di tutto!

La migliore è informarsi!

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