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gli effetti della psicoterapia


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prima di interrompere tutte queste cose le hai dette al tuo psicologo? gli hai esposto i tuoi dubbi?

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prima di interrompere tutte queste cose le hai dette al tuo psicologo? gli hai esposto i tuoi dubbi?

i dubbi sì glieli ho espressi fin dall'inizio

il fatto è che lui vedeva tutto da un altro punto di vista, li chiamava difese, attacchi alla terapia, svalutazioni, diceva persino che qualche cambiamento lui lo vedeva, anche se limitato all'ambito della terapia stessa, ma che ci voleva tempo (e volontà) perché si estndesse al mondo esterno. Ma io i cambiamenti non li vedevo nemmeno all'interno della terapia, sinceramente, se non in una certa rinuncia, rispetto all'inizio, che mi sembrava più che altro un peggioramento, perché in realtà mi allontanava ancora di più da lui. Insomma in ogni caso il dubbio non veniva mai preso come valido e discusso nel contenuto, ma solo nella forma. Poi a volte concludeva dicendo che se continuavo evidentemente pensavo che a qualcosa servisse. Per cui a un certo punto ho anche smesso (o quasi) di parlarne.

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Anch'io sono felice :Straight Face:

Il mio ex-terapeuta è uno stronxo e ne sono felice. :Raised Eyebrow:

Quest'estate scrivevo, molto.

Mi sono alzatadal letto per scrivere questo.

E' un modo per alzarsi e smettere di pensare che il mio analista mi ha abbandonato.

Oppure peggio, che mi ha ingannato oppure ha fatto qualcosadi sbagliato e portato in questa situazione.

Glielo dissi tante volte, che stavo male per questo attaccamento, mi rispose che era stare male oggi per stare meglio domani.

Io ho cercato di capire, e ho sbagliato ancora.

Che si trattasse di una dipendenzasana non ci credo.

e' sempre stato qualcosadi rielaborato per conto mio, trangugiato per mesi, masticato giorno dopo giorno.

Ho sempre aspettato con pazienza.

Mi sono detta di tutto.

Le ho tentate tutte, per uscire dal tunnel. Non mi aspettavo che sarebbe finita prima di aver risolto la questione.

Come un amore platonico non corrisposto.In fondo lo sapevo che potevasuccedere.

Io lo so che leggere questo scritto potrebbe far pensare a una follia.

Ma non è follia cercarsi un altro mentre ti sembra di amare ancora uno stronxo che non ti vuole.

Ho continuato ad aspettare, ho imparato la nozione del tempo, ho gestito la frustrazione, ho contato i mesi, i giorni, le ore , iminuti.

Praticamente laterapiadella parola, e io muta, imbavagliataa settimane, astagioni, le stagioni dell'incertezza.

Mi sono isolatanel mio malumore, ho perso tutti.

Potevo andare da un altro, ma mi convinsi della mia colpa in tutto ciò.

Mi autoflagellavo, tipico...Una spirale di sensi di colpa.

Come la Piccola Fiammiferaia, che vende le proprie fantasie, la luce ad altri, un fiammifero dopo l'altro, e rimane gelida, per strada, al buio, finendo in Paradiso.

Io e le mie ossessioni, a combatterle da sola, senza poterle rielaborare.

Non bisognafissarsi su un pensiero, e infatti non mi ci sono fissata, altrimenti non sarei qui..

Tu e i tuoi silenzi del cavolo, i tuoi scarabocchi del cavolo.

Mi spingevi fuori quasi aforza, neanche il tempo di infilarmi il cappotto, di chiudere la borsa..

Ancheadesso tendo ad andarmene di fretta, ho pauradi ingombrare lo studio con la miapresenza, ho il terroredi esistere, di disturbare, di tutto.

Ho pauraanche a vederle per scritto, queste cose.

Mi fa maleanchescriverle, le ho rimosse nel profondo, relegate.

Non devo rileggere.

Capisco il pensiero ossessivo. E' spaventosa una cosa così. Spaventosa e ingiusta. Le dipendenze mi fanno paura. Quelle dalle persone soprattutto. Forse è anche per questo che non ho mai potuto abbandonarmi pienamente alla terapia. Loro (gli psicologi) dicono che li si dovrebbe poter sperimentare una relazione più serena, meno spaventosa, perché si è in un ambiente protetto e senza rischi. Ma io i rischi li vedevo eccome. Forse il motivo del fallimento in parte è propro questo.

Ma, per curiosità, lavora nel settore pubblico il tuo ex analista o privato?

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digi79... quello che hai descritto è una conquista incredibile. riuscire a soffrire per il dolore vero che abbiamo dentro rispetto alla sofferenza "fittizia" per motivi che non sono quelli che ci fanno soffrie davvero ma che servono solo a distrarci è una rande conquista davvero.

questo ti permette di provare dolore per le tue ferite e solo per quelle ma anche di essere felice quando c'è da essere felici.

a me non è successo esattamente questo... io prima di avere i primi attacchi d'ansia ero convinta di essere felice e equilibrata per poi scoprire che in realtà mi ero illusa di poter essere felice e dimenticare i miei dolori aderendo ad un'immagine che non aveva niente a che fare con quella che sono davvero. avevo rincunciato alla rabbia, alla grinta, alle mie idee, ai miei sentimenti, tutto in nome di un'accettazione degli altri che pensavo potesse rendermi felice... ma questo non credo possa funzionare per nessuno.

riguardo alla psicoterapia e alle tante persone che la abbandonano perchè non vedono risultati... io credo che siano scelte. non è detto che la psicoterapia sia un percorso valido per tutti. e oltretutto ci sono momenti della vita in cui non siamo pronti per un'esperienza del genere.

ripeto... io ho sentito che qualcosa davvero si stava muovendo in profondità dopo 3 anni. però devo anche ammettere che nonostante dubbi e perplessità qualcosa in profondità mi ha fatto sempre sentire che era la mia strada.

sui tempi... che sembrano lunghi... io vi inviterei a riflettere... 5-6 anni o anche di più fatti di una quarantina di sedute all'anno di 45 minuti possono cambiare 20-30-40 anni (24 ore al giorno) di pensieri basati su meccanismi distruttivi?

la relazione terapeuta-paziente crea un legma attraverso il quale è possibile iniziare a vedere le cose in modi completamente nuovi ma il terapeuta all'inizio è uno sconosciuto... quanto tempo ci vuole prima di riuscire ad AFFIDARE (inteso nel senso di avere fiducia) la propria vita ad uno sconosciuto? con lui non si prende un caffè ma si condividono le parti più profonde di sè! e questo porta spesso a mettere in discussione legami (come quello con i propri genitori) su cui abbiamo fondato la nostra vita per decenni... insomma 5-6 anni ma anche 10... per certe problematiche potrebbero essere davvero nulla!

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riguardo alla psicoterapia e alle tante persone che la abbandonano perchè non vedono risultati... io credo che siano scelte. non è detto che la psicoterapia sia un percorso valido per tutti. e oltretutto ci sono momenti della vita in cui non siamo pronti per un'esperienza del genere.

Tu hai fatto un'esperienza, la tua, come io la mia. Lascia perdere i "tutti". Dire in generale che non siamo pronti, mi sembra una frase fatta, priva di senso e del tutto fuori luogo nei confronti di gente che magari di momenti dopo quello non ce ne ha più, che è in qualche modo malata, che non sa come andare avanti e che cerca una terapia non miracolosa ma almeno utile.

Nei casi in cui non funziona, se non funziona perché non è valido per un certo tipo di persona o meglio per un certo tipo di disturbo, dorebbe esserci un qualcosa di interno alla terapia stessa che aiuta il paziente a rendersene conto e a interrompere, invece di abbandonarlo al dubbio per anni, facendogli sprecare tempo e soldi inutili. Il problema (escludendo la disonestà del terapeuta) è che nemmeno loro lo sanno se una terapia che pare non funzionare in realtà sta ancora in una fase preparatoria e poi dopo un po' (mesi, anni?) decollerà, o se invece è statica e inutile. Non lo sanno, magari le loro ipotesi sono solo più ottimiste perché hanno un generica fiducia (pur riconoscendo che non sempre l'esito è quello sperato) nel loro lavoro.

sui tempi... che sembrano lunghi... io vi inviterei a riflettere... 5-6 anni o anche di più fatti di una quarantina di sedute all'anno di 45 minuti possono cambiare 20-30-40 anni (24 ore al giorno) di pensieri basati su meccanismi distruttivi?

Mi sembra chiaro che il problema non sono le ore (che tra l'altro a me erano il doppio perché ci andavo due volte a settimana) ma la spesa. E poi ammesso che si abbia la possibilità materiale di affrontarla, se la terapia riesce, magari cambia 20-30-40 anni. E allora certo la proporzione risulta vantaggiosa. Ma se non riesce quei 20-30-40 anni restano tali e quali a prima.

la relazione terapeuta-paziente crea un legma attraverso il quale è possibile iniziare a vedere le cose in modi completamente nuovi ma il terapeuta all'inizio è uno sconosciuto... quanto tempo ci vuole prima di riuscire ad AFFIDARE (inteso nel senso di avere fiducia) di uno sconosciuto? con lui non si prende un caffè ma si condividono le parti più profonde di sè! e questo porta spesso a mettere in discussione legami (come quello con i propri genitori) su cui abbiamo fondato la nostra vita per decenni... insomma 5-6 anni ma anche 10... per certe problematiche potrebbero essere davvero nulla!

Per quanto mi riguarda (ma l'ho già detto una volta rispondndo a una tua affermazione simile) per me è molto più facile condividere le parti più profonde di me con gente che non conosco (meglio ancora se si tratta di qualcuno che vedo per la prima volta e che non rivedrò), piuttosto che con gente nota. Con quelli che conosco da anni invece ci prendo al massimo il caffè. DA questo punto di vista per me più passa il tempo e peggio è. Quanto all'affidarsi, non è sempre questione di tempo, forse io non ci riesco né in un anno né in dieci. Anzi col tempo nella terapia la mia fiducia diminuiva, corrosa da dubbi (miei), da piccole contraddizioni (sue), da piccoli avvenimenti apparentemente privi di importanza, ma in cui io trovavo conferme (se ne possono trovare sempre quindi non provano mai nulla né in un senso né nell'altro) alla mia sfiducia o almeno al dubbio di fiducia. Insomma il tempo non sempre gioca a favore. Ho pensato spesso durante la terapia che avrei dovuto approfittare all'inizio, quando tutto non era ancora cristallizzato, quando lui era ancora uno sconosciuto e potevo ancora dirgli qualcosa senza temere chissacché, né prevedere le risposte, ecc.

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Tu hai fatto un'esperienza, la tua, come io la mia. Lascia perdere i "tutti". Dire in generale che non siamo pronti, mi sembra una frase fatta, priva di senso e del tutto fuori luogo nei confronti di gente che magari di momenti dopo quello non ce ne ha più, che è in qualche modo malata, che non sa come andare avanti e che cerca una terapia non miracolosa ma almeno utile.

io non intendevo che chi fa terapia sia più bravo di chi non la fa. volevo solo dire che così come alcune persone trovano il loro equilibrio con la religione o con la meditazione o qualsiasi altra cosa non tutti trovano nella psicoterapia la loro strada.

non era ssolutamente un giudizio di valore.

Mi sembra chiaro che il problema non sono le ore (che tra l'altro a me erano il doppio perché ci andavo due volte a settimana) ma la spesa. E poi ammesso che si abbia la possibilità materiale di affrontarla, se la terapia riesce, magari cambia 20-30-40 anni. E allora certo la proporzione risulta vantaggiosa. Ma se non riesce quei 20-30-40 anni restano tali e quali a prima.

io credo che la terapia non cambi affatto il passato o il futuro ma che aiuti solo ad accettarlo con strumenti nuovi e modi di pensare diversi.

faccio un es. io ho conosciuto il senso di abbandono nella mia infanzia. la psicoterapia non cambierà il fatto che quell'esperienza fa parte di me ma può farmi vivere gli "abbandoni" del presente e del futuro in modo diverso in quanto consapevole che ora posso provvedere a me stessa e che posso chiedere aiuto perchè chi mi ama mi strarà accanto.

Per quanto mi riguarda (ma l'ho già detto una volta rispondndo a una tua affermazione simile) per me è molto più facile condividere le parti più profonde di me con gente che non conosco (meglio ancora se si tratta di qualcuno che vedo per la prima volta e che non rivedrò), piuttosto che con gente nota. Con quelli che conosco da anni invece ci prendo al massimo il caffè. DA questo punto di vista per me più passa il tempo e peggio è. Quanto all'affidarsi, non è sempre questione di tempo, forse io non ci riesco né in un anno né in dieci. Anzi col tempo nella terapia la mia fiducia diminuiva, corrosa da dubbi (miei), da piccole contraddizioni (sue), da piccoli avvenimenti apparentemente privi di importanza, ma in cui io trovavo conferme (se ne possono trovare sempre quindi non provano mai nulla né in un senso né nell'altro) alla mia sfiducia o almeno al dubbio di fiducia. Insomma il tempo non sempre gioca a favore. Ho pensato spesso durante la terapia che avrei dovuto approfittare all'inizio, quando tutto non era ancora cristallizzato, quando lui era ancora uno sconosciuto e potevo ancora dirgli qualcosa senza temere chissacché, né prevedere le risposte, ecc.

io credo invece che quello che tu dici sia un esempio forte di come ti relazioni alle persone. finchè sono sconosciuti li lasci avvicinare... poi quando si avvicinano ti chiudi. ripeto, i miei non vogliono essere assolutamente dei giudizi. ognuno si comporta come risultato della sua esperienza.

in genere la psicoterapia entra nel vivo proprio quando l'idea che il terapeuta possa "guarirci" viene a cadere.

quando iniziamo a sentire che forse niente cambierà, che non c'è la pillola magica e che le cose non accadranno mai da sole. quando iniziamo a sentire che lo psicoterapeuta non ci può dare una soluzione ma offrirci solo un ambiente nuovo, di ascolto, dove poter perderci per poi ritrovarci.

però io ho la mia piccola esperienza, non è detto che per tutti sia così.

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Il fatto è che quello che dici spesso non ha molto dell'esperienza, ma sembra una specie di verità apostolica dedotta dall'esperienza ma estesa all'umanità. DIciamo che ha lo stile della verità apostolica. E, come anche la psicanalisi insegna, la forma è sostanza.

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però a questo punto frncs è anche legittimo chiedersi, nel senso "che tu chieda a te stessa", perchè scrivi qui... perchè è ovvio che qui ti confronti anche con persone che avendo avuto una bella esperienza in terapia, cercano di trasmetterti il loro ottimismo...

e meno male che ci sono persone ottimiste, tra l'altro.

io ho la sensazione che non ti vada bene nulla, e immagino che anche se il tuo psicologo fosse stato ottimista dell'esito della terapia, tu comunque non gli avresti creduto considerandolo dogmatico...

qualsiasi cosa ti si dice tu la smonti.

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però a questo punto frncs è anche legittimo chiedersi, nel senso "che tu chieda a te stessa", perchè scrivi qui... perchè è ovvio che qui ti confronti anche con persone che avendo avuto una bella esperienza in terapia, cercano di trasmetterti il loro ottimismo...

e meno male che ci sono persone ottimiste, tra l'altro.

io ho la sensazione che non ti vada bene nulla, e immagino che anche se il tuo psicologo fosse stato ottimista dell'esito della terapia, tu comunque non gli avresti creduto considerandolo dogmatico...

qualsiasi cosa ti si dice tu la smonti.

Era ottimista infatti. Almeno un po'.

Quanto al confrontarsi non ho mai trovato niente da ridire sull'ottimismo altrui, magari non mi convince, lo smonto, ma è un'altra cosa. Invece le generalizzazioni mi innervosiscono. Sono allergica alle verità di fede. Se uno parla di tutti, mi sento chiamata in causa anche io, che non mi riconosco. E mi viene spontaneo dirlo. Per smontare forse, ma non smontare a vuoto, smontare una generalizzazione scorretta (le generalizzazioni estese a tutti sono scorrette finché c'è uno che non ci rientra).

Però, nonostante tutto e indipendentemente da questa discussione, me lo chiedo già spesso "perché scrivo qui" e non mi so rispondere. Cioè mi interessano le vostre esperienze (credo che sia per questo che il topic sulla psicoterapia ha tanto successo, perché è fatto di racconti concreti, non è un mero scambio di opionioni) questo lo so, ma in fondo potrei benissimo limitarmi a leggere, come facevo all'inizio, senza intervenire. (Ora per esempio sarei tentata di rispondere di nuovo a federicaweb ma non lo faccio, perché non ha senso).

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:Shame On You:

evidentemente -_- non indendevo dire quello!

Lo so lo so. Non lo dico per quello che hai scritto tu. E' una cosa che penso da tempo (forse da sempre), ma come vedi poi il più delle volte scrivo lo stesso.

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veramente io ho scritto più volte che ognuno ha il suo percorso unico e irripetibile... di psicoterapia oppure no...

magari fossi portatrice di una verità con la V maiuscola ;-)

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veramente io ho scritto più volte che ognuno ha il suo percorso unico e irripetibile... di psicoterapia oppure no...

magari fossi portatrice di una verità con la V maiuscola ;-)

Lo scrivi ma poi torni a generalizzare.

E poi anche dire che "ognuno ha il suo percorso unico e irripetibile" è una generalizzazione, che in questo caso mi sembra giusta, condivisibile, anche ovvia, ma cmq generale.

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è chiaro che ogni affermazione può essere ribaltata e criticata...

e tu devo dire che sei una maestra nel farlo!

io sono convinta di non generalizzare ma solo di prendere una posizione... la mia!

e sinceramente riconoscersi in idee o valori o posizioni è quello che mi fa sentire me stessa fino in fondo

anche se sempre aperta al confronto, come qui con te.

io sono sicura di non avere la verità per nessun altro ma solo di poter difendere la MIA verita!

certo che devi aver dato filo da torcere al tuo psicoterapeuta! ;-)

nello scrivere i toni non emergono nel modo giusto ma posso dirti che scrivendo ho il sorriso sul viso

e una profonda tenerezza per le tue parole.

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e invece no.

scusa ma qui non si sta parlando di "normale" maturazione. tipo che ho iniziato la psicoterapia da ragazzina, nel frattempo son crescita e uno potrebbe dire "saresti maturata lo stesso" (che dissentirei comunque, ma il discorso potrebbe avere un senso logico...)

quante persone adulte conosci che continuano a maturare?

rispondi sinceramente...quante?

io vedo persone che si cristallizzano sempre di più nei propri schemi, più passano gli anni. che si bloccano sempre di più, altro che maturare!

se poi questi schemi sono sani e funzionale... in fondo non c'è nessun problema, è un meccanismo abbastanza naturale.

ma se gli schemi sono nevrotici... buonanotte!

quindi non mi venire a dire che sarei maturata da sola... perchè è una caxxata!

ero talmente dentro certi schemi e certe maniere distorte di vivere le relazioni...che senza uno sguardo esterno non ero nemmeno in grado di rendermene conto. mi spieghi come fai a maturare aspetti di te che non sei nemmeno conscio di avere?

poi ribadisco che ci sono anche altri percorsi... alcuni fanno percorsi di crescita spirituale... ma sono sempre percorsi "guidati", percorsi fatti all'interno di qualche gruppo o disciplina spirituale, non percorsi solitari.

Quello che dici è vero e spesso ci vuole il transfert di uno pasicoterapeuta per tirarti fuori cio' che hai rimosso.............pero' credo che neanche la psicoterapia possa far cambiare una persona, sono del parere che uno rimane sempre con le impressioni ricevute durante l' infanzia, solo diciamo la terapia ti puo' aiutare a levigarti , ti puo' insegnare a come porti con gli altri, a come reagire alle preoccupazioni, si certi insegnamenti sono validi.............poi juditta ci sono delle persone che da sole rimurginano rimurginano ma non diventano per questo imbecilli( ti cito un po' Freud), ricordano ogni minimo particolare e a furia di pensare giungono alla coscienza....anche la rimozione non funziona per tutti allo stesso modo, c'è chi è piu' predisposto a rimuovere e chi meno , io personalmente mi ricordo ,ormai senza nessuna censura, ogni particolare della mia infanzia e potrei dirti dettagliatamente il motivo dei miei atteggiamenti , delle mie scelte.............poi c'è chi è capace di rimettersi in discussione senza avere paura di rivedere cio' che fino a ieri vedeva in un certo modo e per questo spesso ci vuole una buona dose di crudelta' verso se steesi, di sincerita' per scendere fino in fondo alle cose........................

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il fatto è che tu credi che la terapia consista in "insegnamenti" ma ti assicuro che non è così...

(a parte la cognitivo-comportamentela che insegna strategie di comportamento)

tu non parli della psicoterapia, parli di ciò che tu immagini sia la psicoterapia.

ma non è la stessa cosa.

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però a questo punto frncs è anche legittimo chiedersi, nel senso "che tu chieda a te stessa", perchè scrivi qui... perchè è ovvio che qui ti confronti anche con persone che avendo avuto una bella esperienza in terapia, cercano di trasmetterti il loro ottimismo...

e meno male che ci sono persone ottimiste, tra l'altro.

io ho la sensazione che non ti vada bene nulla, e immagino che anche se il tuo psicologo fosse stato ottimista dell'esito della terapia, tu comunque non gli avresti creduto considerandolo dogmatico...

qualsiasi cosa ti si dice tu la smonti.

e se riesce a smontarla vuol dire che quello che gli dice non è valido ............non so io ho la vaga sensazione che di bravi terapeuti se ne trovino pochi ,,,,,,,,magari bisgerebbe farsi un viaggio all' istituto svizzero dedicato a Jung

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e se riesce a smontarla vuol dire che quello che gli dice non è valido ............non so io ho la vaga sensazione che di bravi terapeuti se ne trovino pochi ,,,,,,,,magari bisgerebbe farsi un viaggio all' istituto svizzero dedicato a Jung

ripeto: ma che ne sai?

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il fatto è che tu credi che la terapia consista in "insegnamenti" ma ti assicuro che non è così...

(a parte la cognitivo-comportamentela che insegna strategie di comportamento)

tu non parli della psicoterapia, tu parli di ciò che tu immagini sia la psicoterapia.

ma non è la stessa cosa.

allora so piu' o meno la differenza tra una terapia e l' altra , non ho provato su di me il transfert ma so cosa sia............non so se tu senza terapia saresti la stessa o meno , comunque ho un cervello come il tuo, forse con idee diverse e quindi la terapia per me non è nulla di transcendentale e non è nulla che non si possa spiegare, spesso , scusa se te lo dico, mi pare di parlare con dei religiosi,,,,,,,,,,ho parlato pure con gente che ha studiato igiene mentale, mi sono fatto dei bei discorsi e non mi dicevano tu hai un idea di questo e di quello,,,,,,,,,,,,

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vogliamo fare un esempio religioso? è come se io andassi da un buddista a dirgli "il buddismo funziona così e cosà" solo perchè ho letto qualche libro sul buddismo.

sarebbe una caxxata e infatti non lo faccio.

scusa ma esprimere giudizi specifici sul funzionamento di una cosa che non si sa come funziona è superficiale. punto e basta.

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ripeto: ma che ne sai?

so che certe cose non te le puo' smontare nessuno, o almeno ci vuole uno particolarmente esperto.........ho letto a riguardo pure dei testi scientifici, con tutte le statistiche varie e quando vieni a conoscenza di deteminate cose è difficile che se ne vadano ...............specie quando hai un ideale, non qualcosa di impossibile, e lo vedi non realizzato ci puoi fare mille e mille discorsi.............poi tu che ne sai ? che significa?

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è come se io andassi da un buddista a dirgli "il buddismo funziona così e cosà" solo perchè ho letto qualche libro sul buddismo.

sarebbe una caxxata e infatti non lo faccio.

scusa ma esprimere giudizi specifici sul funzionamento di una cosa che non si sa come funziona è superficiale. punto e basta.

tu hai detto in che senso la terapia ha avuto effetto su di te e sono d' accordo, e io ti dico che quegli effetti io sono riuscito a raggiungerli da solo, non è un vanto

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ciao, se tu non vuoi fare la terapia...scelta tua libera e personale.

ma te l'ho già detto, non fare affermazioni sulla poca efficacia della terapia solo per giustificare la tua scelta personale.

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