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Comunque prima era sottinteso "se proprio serve che qualcuno si metta in calzamaglia" (che a me pare una cosa ridicola...).

sì... è quello l' effetto che fa un po' a tutti... tranne se è Roberto Bolle 836468.gif

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Ok, lui non è ridicolo in calzamutanda... però a me non fa comunque alcun erretto. :pardon:

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OT

non la sai... un signore del Ghana, ha chiamato il suo primogenito Silvioberlusoni. Tutt' attaccato 836468.gif

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Non è un watusso, presumo...

Per il motivo del topic, invece, forse può essere utile prendere in mano il modello di Ege, che è un modello descrittivo (cioè... un modo per

spiegare come funziona un qualcosa di complesso, schematizzando un po'). In particolare la prima fase:

• La prima fase: il conflitto mirato

In questa prima fase del mobbing si è individuata una vittima e la conflittualità si dirige ora verso di essa. Non si tratta più di una conflittualità

fisiologica stagnante, ma si mettono in moto una serie di azioni distruttrici dirette verso l’avversario. Il conflitto si sposta dal piano oggettivo

verso quello emotivo-personale, non più limitato al campo del lavoro, ma investendo anche la vita privata della vittima.

E' un confine molto labile e molto facile da superare... in una direzione. Nell'altra è un po' più dura!

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Anche, ma il "come dirlo" riguarda il dirottamento di cui parla in questa fase e che una volta attivato non cessa più.

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Eppure l'avevi detto tu in un altro modo, mi sembra. :rolleyes:

Le scelte tipo "stare o andarsene", e le relative discussioni, anche se attengono alla sfera del lavoro, riguardano la tua persona, non il lavoro.

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Eppure l'avevi detto tu in un altro modo, mi sembra. :rolleyes:

Le scelte tipo "stare o andarsene", e le relative discussioni, anche se attengono alla sfera del lavoro, riguardano la tua persona, non il lavoro.

non capisco il collegamento con la fase :blush:

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Concediamoci un 5 o 6, dai...

non capisco il collegamento con la fase :blush:

Il conflitto si sposta dal piano oggettivo verso quello emotivo-personale, non più limitato al campo del lavoro, ma

investendo anche la vita privata della vittima.

Cioè... non si può parlare dei problemi oggettivi sul lavoro, delle cose pertinenti, ma di quelli che sono fondamentalmente

caz.zi tuoi (e al limite della tua controparte contrattuale, che sarebbe oltretutto tenuta a far presente 'sta cosa ai suoi fanciulli).

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Alla fine, se noti, ci si ritrova a fronteggiare un'accusa (o una diagnosi, a seconda di come viene messa giù e delle intenzioni di chi te

la rivolge/propone) che in alcuni ambiti di lavoro è chiamata "incompatibilità ambientale".

E' una cosa molto delicata, molto prona ad abusi ed errori di valutazione, anche negli ambiti di lavoro dove si suppone che queste cose,

i loro confini e il "come vanno" siano più conosciute (penso ad esempio alla magistratura, dove non è raro che si muovano accuse di

incompatibilità ambientale anziché, se proprio, fare delle contestazioni disciplinari che prevedono che il soggetto possa difendersi).

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Anche, ma il "come dirlo" riguarda il dirottamento di cui parla in questa fase e che una volta attivato non cessa più.

scusa Ste... perdonami ma non vorrei fare troppa confusione che poi mi ci perdo... ma il come dirlo a chi in questo caso?

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scusa Ste... perdonami ma non vorrei fare troppa confusione che poi mi ci perdo... ma il come dirlo a chi in questo caso?

A chiunque. La cosa poi si estende e ti insegue... (o ci vai a sbattere per necessità...).

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ma se partiamo dal punto di vista del mobbizzato... non credo che dipenda da lui parlare e così di conseguenza sottrarsi alle vessazioni che gli vengono inflitte... io onestamente non so se esista un modo pratico ed efficace di sottrarcisi. E già l' immedesimazione mi scombussola... figurati! :Confused:

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Lasciamo perdere per un attimo il punto di vista del mobbizzato, allora. Parliamo dal punto di vista di persone in condizioni normali,

magari terze agli eventi (aggiungiamoci pure distaccate e serene), che si rendono conto che ci si sta concentrando un po' troppo

e un po' troppo arbitrariamente su dove deve/dovrebbe/potrebbe andare la gente e molto poco di ciò che si fa e ciò che accade.

Cioè... a me verrebbe da dire "Ma che è? Stamo a gioca' ar grande fratello?"... che di per sè sarebbe una sintesi perfetta ma a

volte la sintesi è urticante e magari se ne avrebbero a male. :huh:

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ma prima di tutto a me sovviene un' altra domanda, perchè si identifica un nemico da far fuori? Cos' è che spinge a quel comportamento?

Il modello Ege parla di un tipo di mobbing all' italiana che fondamentalmente pare inquadrare una manica di stronzi che tendono a sgomitare e magari leccare all' uopo, cercando di competere non su fattori oggettivi di cui dicevamo ma mettendo in pratica sistemi indegni per screditare e far fuori un possibile rivale... :icon_confused:

in questo caso 1. di chi parliamo? a questa gente sai che gli frega?... :mellow:

2. per chi è fuori dal cerchio, a chi dovrebbe andare a parlare?

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Quella del nemico da far fuori secondo me è una cosa fuorviante. Cioè... a volte è così, ma spesso no: il far fuori in questo caso

è semplice esclusione, mica sono le pallottole della mafia propriamente detta. Può benissimo essere il risultato di errori di valutazione

e di comportamenti non riconosciuti come atti a questo e finalizzati ad altro (magari proprio al "bene" del nemico... cosa non rara),

e non prontamente arginati. Addirittura premiati o indicati come saggi, maturi.

Risposte alle domande puntuali:

1. degli italiani delle nostre generazioni (più la mia che la vostra, spero!).

2. di 'sto passo, se non si fa una rivoluzione di tipo copernicano, gli rimane il creatore (se ci crede...) :(:

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ps: se per fuori dal cerchio intendevi la persona "terza"... beh... non so... se è tanto fuori dal cerchio mi sa che

è mobbizzato pure ello, poareto! Se è dentro avrà ancora il dono della parola, e parlare serve eccome. Inverte

le tendenze, è ampiamente dimostrato.

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io tifo Apocalisse ma bando al pessimismo! :Batting Eyelashes:

Come si "copernica"? Non lo so Ste, sembra di pretendere che le persone diventino "migliori"... :mellow:

sai cosa c' è, secondo me, in maniera molto brutale (chiedo scusa in anticipo)... nel momento in cui si è in grado di focalizzare un nemico (persona-istituzione- luogo fisico insomma), una "rivoluzione" ci può anche essere, rivoluzione magari paravento o violenta e assolutamente non risolutiva ma da far intravedere qualche cambiamento di scenografia...

Però, nel momento in cui si mette sul piatto il fatto di contribuire personalmente anche con poco... si invoca la caccia alle streghe...

boh?!?

:mellow:

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Ma no... non si tratta di diventare migliori ma solo di rendersi conto. Alla fine i comportamenti sono mode...

se quando ho iniziato a lavorare io (fine anni '80 e primi anni '90) avessi provato a far passare per capacità

di adattamento il tentativo di parlare di tutto tranne che di ciò che si faceva, m'avrebbero fatto volare dalla

finestra... e se avessi provato a dire lo slogan dell'ottimismo per appropriarmi di meriti altrui ottenuti lavorando

invece che sparando caz.zate, pure... ma con questo non voglio dire "i bei tempi andati"... solo che allora non

era ancora arrivata l'ondata becerona... magari ne erano arrivate in precedenza e poi erano passate. Un po'

alla volta ci si abitua alle mode e diventano "normalità", poi ci si rende conto (a volte troppo tardi, a volte no) e

si corregge un po' la rotta.

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