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Disprezzo verso gli altri: meccanismo di difesa o modello comportamentale collaudato?


Erin

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Ciao a tutti!

Volevo sottoporVi il seguente argomento di discussione, che deriva dalla mia personalissima esperienza e che ha condizionato quasi totalmente le scelte della mia vita attuale.

Ho vissuto per 22 anni in un paese del nord Italia (3000 anime, comprese le frazioni), senza sentirmi mai veramente integrata e senza mai condividere il modus vivendi dei suoi abitanti.

La zona geografica non ha particolari problematiche di clima, non è un posto isolato, c'è un po' di turismo, la gente vive bene anche del lavoro dei campi.

La cosa che mi ha sempre spiazzato di questo genere di persone è che per me hanno sempre presentato delle caratteristiche peculiari e molto negative, soprattutto se rapportate a persone un po' insicure e dal carattere mite come me.

Il ritratto (al negativo, ovviamente) del paesano-tipo che io conosco è questo:

a. Pettegolo fino alla morbosità

b. Ignorante del mondo, della vita fuori dal paese, ma quanto basta per non sembrare scemo. Quel tanto che basta per fare bella figura al bar.

c. Tirchio, spilorcio.

d. Esibizionista, che ostenta il proprio denaro acquistando oggetti ed abbigliamento costosi.

e. Estremamente diffidente verso TUTTI i suoi simili, nessuno escluso, persino verso i propri familiari.

f. Cattivo, dispettoso, vendicativo, che gioisce delle sciagure altrui.

g. Che DISPREZZA profondamente e DERIDE il prossimo, in tutte le sue manifestazioni intellettuali, affettive. Anche quando sarebbe il caso di tacere.

Su questo ultimo punto vorrei soffermarmi.

Ho notato, con molto rammarico, che l'atteggiamento del disprezzo è un atteggiamento GLOBALE all'interno del paese. Portato all'esasperazione, persino SIMULATO anche quando non sarebbe necessario -.-

E' come se tutti fossero CHIAMATI da qualche forza superiore a comportarsi in questo modo.

Ho personalmente assistito per anni a discussioni di ogni genere ed in tutte quanti i discorsi le persone si tagliavano i panni addosso.

Era la prassi parlare di qualcuno e far credere che fosse la persona peggiore del mondo.

Questo atteggiamento, come capirete, chiaramente preclude sin dall'inizio la possibilità di impostare un rapporto di fiducia o anche soltanto di "cortesia" ! sul lavoro, nel vicinato, in amicizia, in amore, persino. Il paesano medio risulta fortemente antipatico.

E' un meccanismo di difesa secondo voi?

Non sarebbe sufficiente essere diffidenti, un po' freddini, anzichè attaccare e distruggere un rapporto umano ancora prima che nasca?

Chi non disprezza, ma tratta in maniera giusta, è visto male. E' considerato un "debole", è deriso e tagliato fuori, gli si manca di rispetto, lo si schiaccia. (cosa che è capitata alla sottoscritta).

Ho quasi l'impressione che, soprattutto i deboli e i paurosi tra questi, traggano forza dall'atteggiamento del disprezzo. Li faccia sentire meno vulnerabili.

Il problema mi tocca da vicino perchè putroppo, nelle situazioni familiari di crisi (litigi tra fratelli, genitori e figli, ecc...) questo atteggiamento è puntualmente riprodotto.

Mariti e mogli si odiano, I letti sono freddi. A stento si salutano. I figli non si fidano dei genitori, nè i genitori dei figli. I fratelli si "accoltellano". I parenti, non ne parliamo...

Mio padre subisce molto l'influsso di questa mentalità.

Negli ultimi due anni abbiamo avuto diversi contrasti, legati alle mie scelte sentimentali e di vita.

Con mia profonza tristezza, è arrivato a darmi non solo dell'ingrata, ma a togliermi il saluto per mesi. A comportarsi come se non esistessi.

A disprezzare me, la mia famiglia, il mio compagno, accusandolo di volersi approfittare di me e dei miei soldi (mi sto ancora chiedendo quali, visto che non ne ho).

Trattandomi esattamente come un'estranea.

E' arrivato a SNATURARE l'immagine del mio compagno agli occhi della famiglia.

Tutto questo perchè non mi vedeva felice, a causa di un periodo di crisi che stavo attraversando.

Io non ne volevo tanto parlare, erano affari miei.

Sentendosi escluso, ha "sfoderato" la tecnica del disprezzo.

Almeno lui però, con tanta pazienza, sono riuscita a farlo rinsavire.

Degli altri me ne frego, adesso, ma nell'adolescenza, quando uno desidera socializzare, è davvero dura fingere di essere ciò che non si è: meschini. Ed è altrettanto dura subire e non poter costruire rapporti veri.

E questo, putroppo, segna.

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Ciao a tutti!

Volevo sottoporVi il seguente argomento di discussione, che deriva dalla mia personalissima esperienza e che ha condizionato quasi totalmente le scelte della mia vita attuale.

Ho vissuto per 22 anni in un paese del nord Italia (3000 anime, comprese le frazioni), senza sentirmi mai veramente integrata e senza mai condividere il modus vivendi dei suoi abitanti.

La zona geografica non ha particolari problematiche di clima, non è un posto isolato, c'è un po' di turismo, la gente vive bene anche del lavoro dei campi.

La cosa che mi ha sempre spiazzato di questo genere di persone è che per me hanno sempre presentato delle caratteristiche peculiari e molto negative, soprattutto se rapportate a persone un po' insicure e dal carattere mite come me.

Il ritratto (al negativo, ovviamente) del paesano-tipo che io conosco è questo:

a. Pettegolo fino alla morbosità

b. Ignorante del mondo, della vita fuori dal paese, ma quanto basta per non sembrare scemo. Quel tanto che basta per fare bella figura al bar.

c. Tirchio, spilorcio.

d. Esibizionista, che ostenta il proprio denaro acquistando oggetti ed abbigliamento costosi.

e. Estremamente diffidente verso TUTTI i suoi simili, nessuno escluso, persino verso i propri familiari.

f. Cattivo, dispettoso, vendicativo, che gioisce delle sciagure altrui.

g. Che DISPREZZA profondamente e DERIDE il prossimo, in tutte le sue manifestazioni intellettuali, affettive. Anche quando sarebbe il caso di tacere.

Su questo ultimo punto vorrei soffermarmi.

Ho notato, con molto rammarico, che l'atteggiamento del disprezzo è un atteggiamento GLOBALE all'interno del paese. Portato all'esasperazione, persino SIMULATO anche quando non sarebbe necessario -.-

E' come se tutti fossero CHIAMATI da qualche forza superiore a comportarsi in questo modo.

Ho personalmente assistito per anni a discussioni di ogni genere ed in tutte quanti i discorsi le persone si tagliavano i panni addosso.

Era la prassi parlare di qualcuno e far credere che fosse la persona peggiore del mondo.

Questo atteggiamento, come capirete, chiaramente preclude sin dall'inizio la possibilità di impostare un rapporto di fiducia o anche soltanto di "cortesia" ! sul lavoro, nel vicinato, in amicizia, in amore, persino. Il paesano medio risulta fortemente antipatico.

E' un meccanismo di difesa secondo voi?

Non sarebbe sufficiente essere diffidenti, un po' freddini, anzichè attaccare e distruggere un rapporto umano ancora prima che nasca?

Chi non disprezza, ma tratta in maniera giusta, è visto male. E' considerato un "debole", è deriso e tagliato fuori, gli si manca di rispetto, lo si schiaccia. (cosa che è capitata alla sottoscritta).

Ho quasi l'impressione che, soprattutto i deboli e i paurosi tra questi, traggano forza dall'atteggiamento del disprezzo. Li faccia sentire meno vulnerabili.

Il problema mi tocca da vicino perchè putroppo, nelle situazioni familiari di crisi (litigi tra fratelli, genitori e figli, ecc...) questo atteggiamento è puntualmente riprodotto.

Mariti e mogli si odiano, I letti sono freddi. A stento si salutano. I figli non si fidano dei genitori, nè i genitori dei figli. I fratelli si "accoltellano". I parenti, non ne parliamo...

Mio padre subisce molto l'influsso di questa mentalità.

Negli ultimi due anni abbiamo avuto diversi contrasti, legati alle mie scelte sentimentali e di vita.

Con mia profonza tristezza, è arrivato a darmi non solo dell'ingrata, ma a togliermi il saluto per mesi. A comportarsi come se non esistessi.

A disprezzare me, la mia famiglia, il mio compagno, accusandolo di volersi approfittare di me e dei miei soldi (mi sto ancora chiedendo quali, visto che non ne ho).

Trattandomi esattamente come un'estranea.

E' arrivato a SNATURARE l'immagine del mio compagno agli occhi della famiglia.

Tutto questo perchè non mi vedeva felice, a causa di un periodo di crisi che stavo attraversando.

Io non ne volevo tanto parlare, erano affari miei.

Sentendosi escluso, ha "sfoderato" la tecnica del disprezzo.

Almeno lui però, con tanta pazienza, sono riuscita a farlo rinsavire.

Degli altri me ne frego, adesso, ma nell'adolescenza, quando uno desidera socializzare, è davvero dura fingere di essere ciò che non si è: meschini. Ed è altrettanto dura subire e non poter costruire rapporti veri.

E questo, putroppo, segna.

Tu cosa hai fatto per migliorare i tuoi rapporti sociali?

Poi 3000 tutti e tremila così!

Hai descritto delle Iene, dei mostri.

Non è un paese è una combriccola a delinquere.

Ma la tua sensibilità non è forse eccessiva?

Poi tu padre non è influenzato forse voleva solo vederti tranquilla dal suo punto di vista....anche tu di comprensione non ne hai.

Io invece conosco un mare di posti al Nord dove la gente è di parola, aiuta, è solidale....poi all'ignoranza quella grassa non c'è limite su questo convengo con Te.

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Tu cosa hai fatto per migliorare i tuoi rapporti sociali?

Poi 3000 tutti e tremila così!

Hai descritto delle Iene, dei mostri.

Non è un paese è una combriccola a delinquere.

Ma la tua sensibilità non è forse eccessiva?

Poi tu padre non è influenzato forse voleva solo vederti tranquilla dal suo punto di vista....anche tu di comprensione non ne hai.

Io invece conosco un mare di posti al Nord dove la gente è di parola, aiuta, è solidale....poi all'ignoranza quella grassa non c'è limite su questo convengo con Te.

Beh, per quanto riguarda i rapporti sociali, ti dico: la mia vita sociale in paese si è fermata a circa 15 anni fa.

Da adolescente incazzata, stanca delle prese in giro dei coetanei e un pochino fomentata da una mamma ipersensibile pure lei, sono andata a scuola lontano da casa. Ho preferito semplicemente cambiare aria.

La vita sociale si è limitata a uscite settimanali con l'amica di turno per andare in discoteca, a qualche ora al bar.

Tanto studio mi ha tenuto lontano dal divertimento, ma è stata una mia, tenebrosa scelta.

Devo ammettere di non aver mai cercato di integrarmi e di aver evitato accuratamente qualsivoglia contatto con loro. Chissà, forse per paura.

Lo so, sono eccessivamente sensibile.

Mi rendo conto che soltanto ora, che sono passatti degli anni, che ho trovato altrove l'amore e l'amicizia, posso guardare agli anni dell'adolescenza paesana con un po' di tranquillo distacco.

Quanto al papà... la storia è molto complessa, credimi.

E' stato un momento di distacco e l'abbiamo entrambi vissuto molto male.

L'importante è che ora le cose si stiano appianando.

E quanto al "3000 tutti così"... ti dirò... quelli della mia età che sono "diversi" hanno tutti cercato di socializzare altrove. Ma magari mi sbaglio ;)

ciao e grazie

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Volevo sottoporVi il seguente argomento di discussione, che deriva dalla mia personalissima esperienza e che ha condizionato quasi totalmente le scelte della mia vita attuale.

Ho vissuto per 22 anni in un paese del nord Italia (3000 anime, comprese le frazioni), senza sentirmi mai veramente integrata e senza mai condividere il modus vivendi dei suoi abitanti.

La zona geografica non ha particolari problematiche di clima, non è un posto isolato, c'è un po' di turismo, la gente vive bene anche del lavoro dei campi.

La cosa che mi ha sempre spiazzato di questo genere di persone è che per me hanno sempre presentato delle caratteristiche peculiari e molto negative, soprattutto se rapportate a persone un po' insicure e dal carattere mite come me.

Il ritratto (al negativo, ovviamente) del paesano-tipo che io conosco è questo:

a. Pettegolo fino alla morbosità

b. Ignorante del mondo, della vita fuori dal paese, ma quanto basta per non sembrare scemo. Quel tanto che basta per fare bella figura al bar.

c. Tirchio, spilorcio.

d. Esibizionista, che ostenta il proprio denaro acquistando oggetti ed abbigliamento costosi.

e. Estremamente diffidente verso TUTTI i suoi simili, nessuno escluso, persino verso i propri familiari.

f. Cattivo, dispettoso, vendicativo, che gioisce delle sciagure altrui.

g. Che DISPREZZA profondamente e DERIDE il prossimo, in tutte le sue manifestazioni intellettuali, affettive. Anche quando sarebbe il caso di tacere.

Su questo ultimo punto vorrei soffermarmi.

Ho notato, con molto rammarico, che l'atteggiamento del disprezzo è un atteggiamento GLOBALE all'interno del paese. Portato all'esasperazione, persino SIMULATO anche quando non sarebbe necessario -.-

E' come se tutti fossero CHIAMATI da qualche forza superiore a comportarsi in questo modo.

Ho personalmente assistito per anni a discussioni di ogni genere ed in tutte quanti i discorsi le persone si tagliavano i panni addosso.

Era la prassi parlare di qualcuno e far credere che fosse la persona peggiore del mondo.

Questo atteggiamento, come capirete, chiaramente preclude sin dall'inizio la possibilità di impostare un rapporto di fiducia o anche soltanto di "cortesia" ! sul lavoro, nel vicinato, in amicizia, in amore, persino. Il paesano medio risulta fortemente antipatico.

E' un meccanismo di difesa secondo voi?

Eh, il buon vecchio profondo nord. Aria di casa! ^_^

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Beh, per quanto riguarda i rapporti sociali, ti dico: la mia vita sociale in paese si è fermata a circa 15 anni fa.

Da adolescente incazzata, stanca delle prese in giro dei coetanei e un pochino fomentata da una mamma ipersensibile pure lei, sono andata a scuola lontano da casa. Ho preferito semplicemente cambiare aria.

La vita sociale si è limitata a uscite settimanali con l'amica di turno per andare in discoteca, a qualche ora al bar.

Tanto studio mi ha tenuto lontano dal divertimento, ma è stata una mia, tenebrosa scelta.

Devo ammettere di non aver mai cercato di integrarmi e di aver evitato accuratamente qualsivoglia contatto con loro. Chissà, forse per paura.

Lo so, sono eccessivamente sensibile.

Mi rendo conto che soltanto ora, che sono passatti degli anni, che ho trovato altrove l'amore e l'amicizia, posso guardare agli anni dell'adolescenza paesana con un po' di tranquillo distacco.

Quanto al papà... la storia è molto complessa, credimi.

E' stato un momento di distacco e l'abbiamo entrambi vissuto molto male.

L'importante è che ora le cose si stiano appianando.

E quanto al "3000 tutti così"... ti dirò... quelli della mia età che sono "diversi" hanno tutti cercato di socializzare altrove. Ma magari mi sbaglio ;)

ciao e grazie

ciao e grazie a Te.

Il papà è sempre il papà.....se puoi, nonostante le diverse idee, vogli-gli sempre bene. Ciao.....ma il paese in che provincia è?

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