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Un saluto a tutti!!!!!!!!!


guitarist93

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Sono Michael e ho 17 anni. Il mio problema è che faccio molta fatica a relazionarmi con i miei pochi amici. Vengo da un' esperienza passata abbastanza problematica siccome ho perso i miei vecchi amici ( causa del continuo cambio di scuola ) e gli unici che mi rimangono sono 3 di cui uno l'ho conosciuto da poco. :(:

Di questo fatto non ne ho mai parlato ai miei genitori perchè non trovo il coraggio e ho letto su internet che ho un forte disturbo evitante di personalità! cosa posso fare?? mi snto sempre abbandonato e l' affetto che mi danno i miei amici nn riesco a ricambiarlo... :good:

:ciao:

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Ciao Michael...ti dò da parte mia un caloroso benvenuto...

Sono Michael e ho 17 anni. Il mio problema è che faccio molta fatica a relazionarmi con i miei pochi amici. Vengo da un' esperienza passata abbastanza problematica siccome ho perso i miei vecchi amici ( causa del continuo cambio di scuola ) e gli unici che mi rimangono sono 3 di cui uno l'ho conosciuto da poco. :(:

Di questo fatto non ne ho mai parlato ai miei genitori perchè non trovo il coraggio e ho letto su internet che ho un forte disturbo evitante di personalità! cosa posso fare?? mi snto sempre abbandonato e l' affetto che mi danno i miei amici nn riesco a ricambiarlo... :good:

:ciao:

Questa frase non mi piace molto...leggere da "qualche parte in internet" che hai un "forte" disturbo evitante di personalità mi fà restare scettica e quanto meno dubbiosa..occorre prima testare concretamente vis a vis se hai davvero tale disturbo non ci si può solo affidare ad internet.

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Ciao Michael...ti dò da parte mia un caloroso benvenuto...

Questa frase non mi piace molto...leggere da "qualche parte in internet" che hai un "forte" disturbo evitante di personalità mi fà restare scettica e quanto meno dubbiosa..occorre prima testare concretamente vis a vis se hai davvero tale disturbo non ci si può solo affidare ad internet.

quindi cosa dovrei fare? a chi mi dovrei rivolgere? il fatto è che che con questa situazione mi trovo a disagio ogni giorno, sì probabilmente ho esagerato ma sento che devo risolvere questo problema devo ritornare a vivere come prima...

( grazie di avermi risposto! :icon_confused: )

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Innanzitutto...tu hai detto di avere problemi a relazionarti con gli altri tuoi coetanei, ma concretamente non hai spiegato come si manifestano queste tue difficoltà.

Secondariamente hai detto che vieni da un' esperienza passata problematica perchè hai "dovuto" lasciare i tuoi vecchi amici ma la causa non sembra che provenga da te no?come hai scritto tu è a causa dei continui spostamenti della tua famiglia.

Quindi ci sono due opzioni..o il problema proviene da un tuo stile di personalità un pò introverso oppure la causa è esterna, non dipende da te, ma dal tuo continuo cambio di luogo e ovviamente questo tuo continuo spostarti influisce sulla creazione di amicizie che siano durature nel tempo. Ecco, ci sarebbe da chiarire questo punto, cercando di capire se l'attribuzione causale è interna o esterna.

Per rispondere alla tua domanda...a chi potrei rivolgermi?...beh..a quanto tu mi hai detto non sembri avere disturbi patologici, sembra che tu abbia delle difficoltà personali di socializzazione che diventano dei problemi quando ti devi relazionare..quindi io personalmente proverei con delle sedute di Counseling Psicologico..non mi sembri bisognoso di un intervento di Psicoterapia...ovviamente mi baso su quello che hai scritto in prima battuta. Giudico in base agli elementi che mi hai dato.

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credo che le cuse di questo gran casino siano mie!!!! Riflettendoci sù ho capito che c'è stato un forte distaccamento sia da parte mia ( timidezza ) che da parte loro, per esempio il mio ex migliore amico, che conosco praticamente dai primi anni della mia vita, finite le scuole elementari nn venne più a farmi visita nè tantomeno si interessò di continuare la nostra amicizia, da allora in poi lo vidi solo all' oratorio della mia città e poi lo persi del tutto. La verità era che io,

mi sentivo tradito da quel comportamento e così presi un' alta strada, conobbi altre persone che però non colmarono mai il vuoto che sentivo dentro di mè...

Ho provato quindi a consultare lo psicologo ma solo per risolvere il problema della timidezza.

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e nulla è cambiato?o senti che qualcosa si è smosso?

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e nulla è cambiato?o senti che qualcosa si è smosso?

no non è cambiato nulla da allora, il problema è che sono un tipo che si deprime facilmente, io ho facebook e lo stesso ex amico mi ha mandato una richiesta d' amicizia, io ho accettato ma non ho mai trovato il coraggio di parlarci :starwars:

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Faccio parte del gruppo degli "evitanti", oppure può essere che non sono molto compresa. Di solito la gente in gamba viene accuratamente evitata perché è un parametro di confronto spietato. Gli amici, certo. Ma tu come vedi te stesso? comunque per ora ho letto pochissimo onestamente, aspettami.

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Ecco. Aggiungo che pure io non coltivo per niente questa pianticella dell'amicizia. Però se ci rifletto un pochino (senza star lì a preoccuparmi troppo voglio dire) riconosco che c'è un esigenza in me di esprimere non solo amore ma anche una legittima chiusura, sarebbe importante che prima di spiegartela in te, tu la riconoscessi e la rispettassi. Così capiresti da dove proviene. Come dice la mia psico, non è questione di compromessi interiori nè di eccessi rigidi, ma imparare a non precludersi questi atteggiamenti anche qualora ti appaiano negativi. Un motivo per tenerti chiuso lo avrai senza dubbio. In teoria bisognerebbe guadagnare nel tempo un atteggiamento più elastico, cioè che si adatta alla circostanza: quando vuoi ti apri e quando vuoi ti chiudi + le vie di mezzo. Può essere che non ti fidi molto di te stesso, oppure che hai paura di ferire, o di essere ferito. Può essere che hai un emotività molto autocontrollata. Ti riconosci? Potrebbe aiutarti una psicoterapia leggera, e magari una terapia di gruppo. Lì è una situazione protetta, ma trasferibile poi all'esterno della stanza perché comunque un forte confronto tra sè e gli altri e tra sè e sè c'è indubbiamente.

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Ecco. Aggiungo che pure io non coltivo per niente questa pianticella dell'amicizia. Però se ci rifletto un pochino (senza star lì a preoccuparmi troppo voglio dire) riconosco che c'è un esigenza in me di esprimere non solo amore ma anche una legittima chiusura, sarebbe importante che prima di spiegartela in te, tu la riconoscessi e la rispettassi. Così capiresti da dove proviene. Come dice la mia psico, non è questione di compromessi interiori nè di eccessi rigidi, ma imparare a non precludersi questi atteggiamenti anche qualora ti appaiano negativi. Un motivo per tenerti chiuso lo avrai senza dubbio. In teoria bisognerebbe guadagnare nel tempo un atteggiamento più elastico, cioè che si adatta alla circostanza: quando vuoi ti apri e quando vuoi ti chiudi + le vie di mezzo. Può essere che non ti fidi molto di te stesso, oppure che hai paura di ferire, o di essere ferito. Può essere che hai un emotività molto autocontrollata. Ti riconosci? Potrebbe aiutarti una psicoterapia leggera, e magari una terapia di gruppo. Lì è una situazione protetta, ma trasferibile poi all'esterno della stanza perché comunque un forte confronto tra sè e gli altri e tra sè e sè c'è indubbiamente.

beh ho una certa paura a relazionarmi perchè ho il terrore di essere frainteso, una cosa che mi dà particolare fastidio è quando parli e gli altri non ti ascoltano o fanno finta di ascoltarti, inoltre quando mi trovo in un gruppo faccio fatica ad esprimermi e preferisco starmene da parte intervenendo qualche volta nel discorso generale. Quando invece mi trovo in compagnia di una persona ( che conosco ) sono più sciolto e rilassato. L' esperienza negativa del passato però continua a negarmi quella libertà che dovrei avere con le altre persone e spesso cerco di estraniarmi e perdo anche la voglia di comunicare ( telefonare agli amici ecc..)

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beh ho una certa paura a relazionarmi perchè ho il terrore di essere frainteso, una cosa che mi dà particolare fastidio è quando parli e gli altri non ti ascoltano o fanno finta di ascoltarti, inoltre quando mi trovo in un gruppo faccio fatica ad esprimermi e preferisco starmene da parte intervenendo qualche volta nel discorso generale. Quando invece mi trovo in compagnia di una persona ( che conosco ) sono più sciolto e rilassato. L' esperienza negativa del passato però continua a negarmi quella libertà che dovrei avere con le altre persone e spesso cerco di estraniarmi e perdo anche la voglia di comunicare ( telefonare agli amici ecc..)

Aggiungo che vorrei essere più estroverso e deciso, sò di avere le potenzialità per esserlo ma ho paura che un cambiamento simile possa nuocere alle persone che mi stanno vicine...

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beh ho una certa paura a relazionarmi perchè ho il terrore di essere frainteso, una cosa che mi dà particolare fastidio è quando parli e gli altri non ti ascoltano o fanno finta di ascoltarti, inoltre quando mi trovo in un gruppo faccio fatica ad esprimermi e preferisco starmene da parte intervenendo qualche volta nel discorso generale. Quando invece mi trovo in compagnia di una persona ( che conosco ) sono più sciolto e rilassato. L' esperienza negativa del passato però continua a negarmi quella libertà che dovrei avere con le altre persone e spesso cerco di estraniarmi e perdo anche la voglia di comunicare ( telefonare agli amici ecc..)

Mi ci sono ritrovata molto in questi due punti da te scritti. Anche io, soprattutto quando ero alle superiori, non mi sentivo affatto ascoltata dalle mie amiche, sembrava che facessero uno sforzo "immane" per restare ad ascoltarmi..e appena l'argomento decadeva ricominciavano a parlare di loro stesse. In realtà con il tempo ho notato che non facevano così solo con me ma anche fra di loro. Mi definivano un'amica in grado di "ascoltare e di comprendere", ma non si accorgevano della poca importanza che, non ascoltando, davano ai problemi o discorsi altrui. Tra l'altro poi è questo il motivo che all'inizio mi ha portato a studiare Psicologia..ritengo che viviamo purtroppo in una società in cui la gente è molto egoista ma al tempo stesso si ha l'esigenza di essere ascoltati davvero e sinceramente. C'è una quasi totale mancanza di empatia e si vive solo di ceco conformismo.

Successivamente, con il passare del tempo e inserita in un nuovo clima (universitario) sono riuscita a trovare delle amiche sincere con cui confrontarmi e per le quali conta molto essere ascoltate ma soprattutto ascoltare. Cmq ancora oggi le mie vere amicizie le conte sulle dita di una mano.

Trovo azzeccata anche la frase detta da Roby :"Di solito la gente in gamba viene accuratamente evitata perché è un parametro di confronto spietato." Sì, purtroppo, nella maggior parte dei casi alla gente che si sà distinguere dalla massa, proprio perchè si distingue, non viene prestata la dovuta attenzione.

Da quello che hai scritto sembri essere una persona molto sensibile, profonda ed emotiva e anche in questo un pò mi ci ritrovo.

Persone con questo tipo di "modo d'essere" si ritrovano, come hai detto tu, logicamente molto meglio a parlare con una sola persona "alla volta" piuttosto che in gruppo. Innanzitutto perchè la persona parla solo con te e non può farlo con altre, quindi la sua attenzione è maggiormente attiva nei tuoi confronti. Secondariamente in gruppo, come ho detto, prevale il conformismo, chi non sà stare a tale conformismo viene escluso in automatico oppure si sente escluso dalle conversazioni, non si ritiene partecipe e nemmeno ritiene che la sua opinione conti qualcosa. Poi c'è da dire che in un gruppo c'è sempre il Leader che traina il "gregge", dunque gli altri sottostanno a decisioni che sono di una o due persone e in queste situazioni è molto difficile "fare il diverso" rischiando di incrinare il clima generale di approvazione..quindi in questi casi si tende o a stare zitti oppure ad acconsentire controvoglia.

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Mi ci sono ritrovata molto in questi due punti da te scritti. Anche io, soprattutto quando ero alle superiori, non mi sentivo affatto ascoltata dalle mie amiche, sembrava che facessero uno sforzo "immane" per restare ad ascoltarmi..e appena l'argomento decadeva ricominciavano a parlare di loro stesse. In realtà con il tempo ho notato che non facevano così solo con me ma anche fra di loro. Mi definivano un'amica in grado di "ascoltare e di comprendere", ma non si accorgevano della poca importanza che, non ascoltando, davano ai problemi o discorsi altrui. Tra l'altro poi è questo il motivo che all'inizio mi ha portato a studiare Psicologia..ritengo che viviamo purtroppo in una società in cui la gente è molto egoista ma al tempo stesso si ha l'esigenza di essere ascoltati davvero e sinceramente. C'è una quasi totale mancanza di empatia e si vive solo di ceco conformismo.

Successivamente, con il passare del tempo e inserita in un nuovo clima (universitario) sono riuscita a trovare delle amiche sincere con cui confrontarmi e per le quali conta molto essere ascoltate ma soprattutto ascoltare. Cmq ancora oggi le mie vere amicizie le conte sulle dita di una mano.

Trovo azzeccata anche la frase detta da Roby :"Di solito la gente in gamba viene accuratamente evitata perché è un parametro di confronto spietato." Sì, purtroppo, nella maggior parte dei casi alla gente che si sà distinguere dalla massa, proprio perchè si distingue, non viene prestata la dovuta attenzione.

Da quello che hai scritto sembri essere una persona molto sensibile, profonda ed emotiva e anche in questo un pò mi ci ritrovo.

Persone con questo tipo di "modo d'essere" si ritrovano, come hai detto tu, logicamente molto meglio a parlare con una sola persona "alla volta" piuttosto che in gruppo. Innanzitutto perchè la persona parla solo con te e non può farlo con altre, quindi la sua attenzione è maggiormente attiva nei tuoi confronti. Secondariamente in gruppo, come ho detto, prevale il conformismo, chi non sà stare a tale conformismo viene escluso in automatico oppure si sente escluso dalle conversazioni, non si ritiene partecipe e nemmeno ritiene che la sua opinione conti qualcosa. Poi c'è da dire che in un gruppo c'è sempre il Leader che traina il "gregge", dunque gli altri sottostanno a decisioni che sono di una o due persone e in queste situazioni è molto difficile "fare il diverso" rischiando di incrinare il clima generale di approvazione..quindi in questi casi si tende o a stare zitti oppure ad acconsentire controvoglia.

Quindi sarebbe opportuno consultare uno psicologo per risolvere questo problema? Oppure posso da solo trovare una soluzione?

buon anno :icon_nav1:

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Beh un pò dipende dal tuo stile di comunicazione, quindi in questo senso, a mio parere, più di tanto non si può fare. Cmq io ai tempi, prima di iniziare l'università, ero andata a fare delle sedute di Counseling Psicologico, più per altri motivi legati a una mia curiosità personale che per necessità. Alla fine però mi sono trovata bene, anzi mi è servito anche per guardare la cose sotto una prospettiva diversa, capendo derminati miei meccanismi che adottavo stando tra le persone (amici, coetanei ecc..). Quindi, secondo me, non farebbe sicuramente male andare da uno psicologo per cercare di "sistemare" questo problema, quanto meno migliorando la situazione..cmq precludendo il fatto che tu, a mio giudizio, non hai nulla di patologico.

Poi, sicuramente, anche il passare del tempo, la crescita personale, l'inserimento in nuovi contesti magari più indicati per te potrebbero portarti,anzi,sicuramente di porteranno, a creare nuove amicizie più profonde e significative.

Buon Anno anche a te;)

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Aggiungo che vorrei essere più estroverso e deciso, sò di avere le potenzialità per esserlo ma ho paura che un cambiamento simile possa nuocere alle persone che mi stanno vicine...

Paura del malinteso, paura di deludere. Come ti capisco. Io ne sto uscendo. Attraverso una buona dose di ottimismo verso me stessa e gli altri e gli eventi. Probabilmente ci è mancata una possibilità di dialogo con persone a noi care, ma questo non deve precluderci un pensiero autonomo da questa dolorosa esperienza, che si intuisce in qualche modo. :Four Leaf Clover:

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Figurati non c'è di che...spero le cose possano migliorare:)

Se, magari, dal tuo ultimo incontro con "un particolare" psicologo non avevi tratto molto beneficio, potresti provare a cambiare persona. Il beneficio di una "terapia" dipende molto anche dal tipo di relazione che si riesce ad instaurare tra psicologo e cliente.

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