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come sfuggire, mentalmente, al "pressing" dei genitori


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ho iniziato a rispondere sul topic del figlio preferito, ma vorrei spostarmi qui per avere qualche opinione sull'argomento: il pressing dei genitori (o se preferite, chiamatelo mobbing) sui figli grandi che hanno iniziato un percorso consapevole di distacco... in altre parole, quando i genitori cercano di "sedare la rivolta" utilizzando tutti gli strumenti psicologici di cui sono a disposizione... si riesce ad uscirne? io sono grande, vivo per conto mio, sono indipendente economicamente e recentemente, come raccontavo di là, ho portato alla luce motivi di contrasto con i miei, soprattutto mia mamma, che mi hanno portato a capire che solo lontana da loro riesco ad esprimere pienamente me stessa senza, appunto, che loro mi facciano sentire in colpa (o almeno, ci provino) per miei comportamenti che loro non condividono. solo che ogni contatto, sia esso un semplice sms, mi fa letteralmente attorcigliare lo stomaco perché.... perché? di cosa ho paura? ecco, vorrei aprire una riflessione su questo: i genitori cercano di farci sentire in colpa: perché ci sentiamo in colpa? di cosa abbiamo paura? su cosa riescono a fare leva?

e ancora: loro sono disperati perché mi tengo a distanza da loro: può darsi che si disperino perché li ho privati della loro arma potenziale, ossia del distacco e dell'indifferenza, attuandola io in maniera preventiva?

sono piena di sentimenti contrastanti... mi sento uno schifo, a volte vorrei solo poter abbracciare mia mamma e dire che va tutto bene, ma non servirebbe, loro non hanno mai accettato fino in fondo il mio modo di essere, perché dovrebbero farlo ora?

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credo che il rimanere invischiati in certi meccanismi dipenda sempre da noi stessi, nel senso che loro attuano sempre gli stessi meccanismi, noi invece cominciamo a un certo punto a sentirceli stretti e ci ribelliamo e ogni volta che loro ce li ripropongono ci sentiamo sctingere da una morsa di sensi di colpa e ribellione e non sappiamo come uscirne....l'unico modo, per quello che ne so dopo tre anni di psicoterapia è trovare la nostra veraperosnalità, per stacccarci da loro dobbiamo elaborarne il lutto e ritrovare noi stesse, per niente facile lo so...a volte pare paradossalmente più facile sguazzare nel dolore che non prendere la strada giusta...ma come biasimarci, quel "modus operandi" ci ha permessi di andare avanti da piccole, per cui è difficile staccarsene, il senso di "morte" è alle porte!

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ma no dai, un po' dark forse, ma tetra no!

io vorrei davvero, con tutte le forze, imboccare la strada giusta... ma non riesco a distinguerla bene. vorrei alzare il telefono, e dire serenamente a mia madre che io sono così, e si mettessero l'anima in pace perché non mi vedranno a pranzo la domenica, né li chiamerò ogni giorno per farli "stare tranquilli" dicendo loro cosa faccio e dove sono... il problema è che, non so se riuscirei a mantenere la lucidità di fronte alla sofferenza di mia madre. o se scatterebbe in me il meccanismo di accontentarla per non "darle il dispiacere"... non so se sono riuscita a aspiegarmi.

e finché non risolvo questo nodo, della comunicazione con lei, con loro, non mi sento a posto fino in fondo...

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infatti non credo sarebbe una buona idea chiamarla se senti di non riuscirci, anche perchè lo faresti per tranquillizzare lei non per te stessa, o forse anche per sentirti dire quelle cose che sai già e che dopotutto ti rassicurano....che dici? Mai provato a fare una psicoterapia?

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no, ma ci sto pensando seriamente... perché non so se dentro di me ho la forza di superare questa cosa da sola.

il fatto è proprio questo: io so che non perderò l'amore dei miei genitori, comunque, mentre loro vacillano anche solo per un mese di non comunicazione verbale.

o meglio, non è che vacillano, ma vogliono in tutti i modi tornare allo status quo che si sono creati: quello in cui io sono quello che loro pensano.

si dice che non si smette mai di essere genitori ma non credo che questo sia un bene.....

possibile non capire quanto sia sbagliato aver centrato la vita sui figli, e anzi farne un vanto?

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infatti essere genitori dovrebbe significare altro....

La psicoterapia potrebbe aiutarti a fare maggiore chiarezza dentro di te mettendo in luce aspetti difficili da decifrare da soli...visto che comunque sei già incamminata su quella strada, pensa io ne ero completamente inconsapevole quando ho cominciato e anche io pensavo che tutti i miei problemi (che io ovviamente reputavo insignificanti) nascevano dal rapportocon mio padre. Lui i nrealtà era quello che più facilmente potevo attaccare....ho aspettato aprecchio priam di poter spostare l'attenzione sulla vera mancanza...sul mio vuoto interiore: mia madre, o meglio il suo sguardo e l'accettazione di quella che ero...e dico ero...perchè quella che sono è tutto tranne quella che ero veramente ...e che da qualche parte dentro di me sono ancora...spero... :icon_neutral:

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eh già, chi lo sa chi ero davvero, e se magari mi sarebbe piaciuto giocare con le barbie invece che con i playmobil... da molto piccoli è difficile capire quello che davvero si è, e magari si finisce per cercare di diventare quello che si pensa ci renderà migliori agli occhi dei genitori. sono stata una figlia impeccabile...non bevevo, non fumavo, ero la più brava della classe eppure se c'è una cosa che ricordo della mia adolescenza è quanto mi sentissi tremendamente sola, incompresa, diversa dal mondo... e mia mamma ha sempre pensato che fossi una ragazzina serena!

la mia spensieratezza è arrivata all'università, quando nessuno sapeva chi ero e ho potuto reinventarmi la mia vita finalmente come la volevo io: non sarà un caso se non ho più amici nella mia città di origine...

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a differenza degli animali (per esempio gli uccelli )dopo aver imparato

come cibarsi e volare ,dopo un po' spicca in volo e si allontana per sempre.

noi umani siamo diversi , anche se la corda 'ombellicale e' stata tagliata da tempo

abbiamo bisogno per molto tempo delle cure ed imparare il percorso

della vita dai nostri genitori. e' un percorso molto lungo e per questo,

i genitori hanno o danno quel senso di pressing e dominio constante.

ricordati che per loro il figlio maggiore e' quello che deve dare il buon esempio

ai fratelli minori e di consequenza il soggetto (tu in sto' caso) hai maggior responsabilita'.

ci sono soggetti che coprono sto' ruolo senza problemi ed in molti altri casi sto' ruolo

diventa' un macigno molto pesante , difficile da gestire.

secondo me ci si deve cambiare reciprocamente accettando i propi ruoli

gradualmente e nn con un taglio netto.

http://www.youtube.c...h?v=1j6avX7ebkM

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a differenza degli animali (per esempio gli uccelli )dopo aver imparato

come cibarsi e volare ,dopo un po' spicca in volo e si allontana per sempre.

noi umani siamo diversi , anche se la corda 'ombellicale e' stata tagliata da tempo

abbiamo bisogno per molto tempo delle cure ed imparare il percorso

della vita dai nostri genitori. e' un percorso molto lungo e per questo,

i genitori hanno o danno quel senso di pressing e dominio constante.

ricordati che per loro il figlio maggiore e' quello che deve dare il buon esempio

ai fratelli minori e di consequenza il soggetto (tu in sto' caso) hai maggior responsabilita'.

ci sono soggetti che coprono sto' ruolo senza problemi ed in molti altri casi sto' ruolo

diventa' un macigno molto pesante , difficile da gestire.

secondo me ci si deve cambiare reciprocamente accettando i propi ruoli

gradualmente e nn con un taglio netto.

http://www.youtube.c...h?v=1j6avX7ebkM

sono d'accordo su tutto ma a volte per il cambiamento il taglio netto è necessario ..

come si dice... finchè non si ha l'acqua alla gola...

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grazie anche tex e a pina per le loro opinioni... il fatto è che io non sono la figlia maggiore, ma la minore; sono però l'unica femmina. ecco, ho l'impressione che mia mamma si aspettasse altro dalla figlia femmina... che invece è sempre stata un maschiaccio dalla testa dura con le sue idee ben precise su cosa fare nella vita e nel mondo. per tanti anni non ho avuto un ragazzo mentre loro secondo me mi avrebbero visto bene "accasata", e me ne stavo con la mia combriccola di amici, e vivevo fuori casa, da sola, e non avrei pensato nemmeno per un momento di tornare sotto il loro tetto; poi mi sono fidanzata e sono andata a convivere, e loro forse si erano fatti l'idea che sarei finalmente diventata la figlia modello, "casa, chiesa, famiglia" mentre così non è stato, perché anzi, con un compagno al mio fianco, i miei interessi e impegni si sono duplicati e non ci posso fare nulla se proprio, questo fantomatico "obbligo" nei loro confronti, come se ci fosse un contratto scritto che mi impegna per un tot di giorni l'anno, non lo sento. io sto bene nella mia vita, con i miei amici, con loro (i miei genitori) non ho proprio niente in comune e semplicemnete, per me non ha alcuna attrattiva passare una domenica in casa a mangiare e sul divano a parlare con loro.... sono una persona molto dinamica, e mi annoio a morte. preferisco allora che mi passino a trovare qurante il giorno e magari andiamo a pranzo insieme, ma loro rompono che non sto mai "a casa" da loro.... possibile che dopo 14 anni non abbiano ancora capito che la mia casa è un'altra????

condivido l'idea del taglio per l'acqua alla gola... perché ho cercato di allontanarmi gradualemente in ogni modo e loro continuavano a pressare, facendomi sentire da schifo (perché non ho niente da rimproverarmi, ma quando ti chiama tua mamma e ti dice che la fai stare male perchè non ti vede mai, non è che sia piacevole).. ora ho dato un taglio netto... io sto meglio, ci penso spesso ma almeno la distanza fisica aiuta ad alleviare la pressione. che comunque c'è perché almeno una volta a settimana parte la sfilza di chiamate ed sms.... a volte ho l'impressione che non sopportino questa insubordinazione al potere... alle loro regole...

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