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Evitamento sociale ed eritrofobia


GeeGee

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Buonasera a tutti,

mi chiamo Gigi,ho 29 anni e scrivo dalla provincia di Venezia.

Sono a condividere la mia situazione per cercare di cavare un ragno dal buco,come si suol dire,cioè per capire se ciò che vivo quotidianamente può essere in qualche modo comune anche ad altre persone(magari in forme diverse) o se sono un caso patologico che merita trattazione in opportuna sede. :-)

Inizio col dire che vivo una vita abbastanza normale,lavoro,esco con gli amici,faccio sport,non mi drogo e non ho dipendenze di nessun genere.(sigarette a parte)

Il mio problema riguarda fondamentalmente il modo di gestire i rapporti con le altre persone,nello specifico la mia tendenza di fondo ad evitare i contatti sociali.

Anche se ho iniziato a viverlo come un problema solamente negli ultimi anni,credo di essere sempre stato caratterizzato da questa tendenza fin da bambino,complice forse l'influenza materna.(mia madre è sempre stata una persona molto riservata e schiva)

Mi reputo una persona abbastanza simpatica,spigliata,intellettualmente stimolante(non sono un emerito idiota,ecco),sono un buon ascoltatore e mi ritengo nel complesso un persona "positiva",ma ciò nonostante ho sempre avuto un ristretto cerchio di amici,peraltro non avendo mai fatto nulla per cercare di espanderlo.

Tendenzialmente non sento quasi mai il desiderio di confrontarmi con altre persone,di parlare dei miei problemi e dei fatti miei con gli amici,di instaurare dialoghi fini a se stessi con una persona "giusto per fare un po' di sana conversazione".

Normalmente mi limito ad ascoltare gli altri,facendo una battuta quà e là,dando qualche consiglio o rispondendo alle domande che mi vengono poste,ma non ho quasi mai un ruolo attivo/propositivo nelle conversazioni,fatta eccezione per un paio di amici molto intimi.

Diciamo che nei rapporti sociali mi limito ad offrire e ricevere "il minimo sindacale",senza dare nè chiedere nulla che possa essere considerato fuori dai canoni prestabiliti.

Prendo sempre le decisioni da solo,è molto difficile che chieda consigli o suggerimenti ad altre persone,ho sempre fatto della mia vita ciò che ho voluto infischiandomene un po' di tutto e di tutti.

In poche parole,semplificando un po' la situazione,è come se il mondo esterno fosse superfluo per la mia vita.

Sono superflue le discussioni,sono banali gli argomenti di discussione,è inutile commentare quel fatto o le gesta di quel personaggio.

A volte combatto delle vere e proprie battaglie con me stesso quando devo uscire o quando devo sostenere qualche tipo di prestazione sociale.

Avete letto bene,prestazione,perchè per come la vivo io ogni interazione sociale è una vera e propria gara che richiede impegno e sacrificio.

Salutare,inventarsi uno spunto per fare un po' di dialogo,dimostrarsi interessato a ciò che gli altri hanno da dire(anche se lo si ritiene privo di qualsivoglia interesse/utilità),interagire in modo costruttivo...credo sia fondamentalmente questo il motivo per cui evito a priori di costruire nuovi rapporti e cerco di mantenere ai "minimi livelli di difficoltà" quelli già esistenti.

Questo "stress sociale" si manifesta in modo esplicito con frequenti episodi di eritrofobia,che per chi non lo sapesse è quella manifestazione che comporta i cosiddetti facial blush,ovvero degli arrossamenti facciali improvvisi e incontrollabili.

Proprio l'altro giorno ho intravisto al supermercato una mia ex compagna di classe che non vedevo da qualche tempo,ed improvvisamente sono diventato color peperone.

Non ce l'ho fatta ad andarle incontro per salutarla,ho dovuto defilarmi e nascondermi in una corsia aspettando che se ne andasse.

Nella mia mente era già scattato il meccanismo di evitamento:non volevo salutarla,non volevo sforzarmi in nessun modo per interagire con lei,non volevo rispondere alle solite domande scontate per rompere l'imbarazzo(come va?e il lavoro?hai visto Tizio?E Caio?...etc...)

Tutto questo naturalmente non è normale,me ne rendo perfettamente conto.

Ho pensato spesso di rivolgermi ad uno specialista,ma dalle varie esperienze che ho letto in internet ho capito che,sempre ammesso che si riesca a trovare un professionista serio,si tratta comunque di processi che durano normalmente svariati anni,costano l'ira di Dio,e ciò nonostante non garantiscono effetti sicuri e duraturi nel tempo.

Credo di aver scritto abbastanza,ne approfitto per ringraziare chiunque abbia letto tutto questo polpettone e per ringraziare doppiamente chiunque vorrà rispondermi con un commento,un consiglio,o semplicemente per mandarmi a fare in c... :-D

Saluti,

GeeGee

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Ma tu una ragazza ce l'hai? Per il resto hai ragione, i rapporti sociali sono oggi improntati spesso al massimo della formalità e superficialità. Anch'io in genere li evito e sono visto come un asociale. Non così con i miei amici "veri" (ne hai?) perché con loro riesco a parlare di tante cose, compresi i miei lati più profondi. Quando ti trovi in ascensore con uno sconosciuto che fai? Cerchi di nasconderti come me? oppure fai finta di preferire salire a piedi, anche se ti trovi a New York ai piedi dell'Empire e devi andare al 109° piano?

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Ciao turbociclo e grazie della risposta(cominciavo a preoccuparmi).

Non ho la ragazza,ma anche quando ce l'avevo le cose non andavano diversamente,anzi,forse l'evitamento sociale era ancora più marcato(avevo iniziato a sacrificare anche i rapporti con gli amici più stretti).

Al momento comunque sono single,e francamente sono abbastanza pessimista sul futuro per quanto riguarda la costruzione di nuovi rapporti col gentilsesso.

Al di là dell'attrazione sessuale trovo veramente difficile provare interesse spassionato per una donna,basato sul desiderio di conoscersi,di condividere determinate esperienza,di "scoprire" l'altra persona.

Amici veri ne ho 2,ma uno si è recentemente trasferito dall'altra parte del mondo e l'altro ha una vita intensa fatta di lavoro e di doveri coniugali,per cui non è che ci si veda tanto,e in quelle poche occasioni in cui ci si vede si preferisce generalmente parlare di argomenti positivi.

Le altre persone con cui interagisco sono amici "da sabato sera" con cui si esce quel paio d'ore a bere qualcosa o a fare la capatina in discoteca,ma non credo di poterli definire "amici veri".

Vabbè poi ci sono i colleghi di lavoro e i compagni di taekwondo,ma lì si tratta proprio di rapporti abbastanza superficiali di pura conoscenza e/o frequentazione obbligata.

Questo è il quadro più o meno completo della mia vita sociale.

Per rispondere alla tua ultima domanda:se sono in ascensore con un' altra persona me ne sto per i fatti miei,ma di sicuro non cerco di costruire una conversazione,augurandomi che l'altra persona faccia lo stesso.

Bye :)

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Ciao gee gee....sinceramente a me la tua situazione non sembra così grave da richiedere un supporto psicologico!

Hai una normale vita sociale, lavori esci fai taekwondo....chi ha una fobia sociale o qualcosa del genere sta molto peggio di te.

Credo che magari non ti senti semplicemente soddisfatto della qualità delle relazioni che hai, forse perchè nessuno lo credi in grado di fare discorsi seri!

Una volta lessi che c'è il narcisista egocentrico e che si mette al centro dell'attenzione facendosi grande delle sue azioni. C'è invece un narcisista più nascosto che si estranea dagli altri perchè non li crede a livello di se stesso!

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Ciao C.L.B e grazie per l'intervento,

quale sia il motivo dell'evitamento sociale lo sto cercando di scoprire(la teoria del narcisista nascosto comunque è molto interessante),fatto sta che c'è ed è innegabile.

Come hai sottolineato tu non sono minimamente soddisfatto delle relazioni che ho,ma sono fermamente convinto che il problema sia mio,non degli altri...sono io che "scappo",che non cerco di investire nei rapporti,che evito di costruirne di nuovi e/o di far crescere quelli esistenti.

Sono sempre stato abituato ad essere cercato dagli altri,essendo come detto un soggetto tutto sommato piacevole,ma questa passività non potrà mai dare risultati a lungo termine.

Ho già perso 1000 occasioni per edificare nuovi rapporti ed ho la certezza che questo mio maledetto modo di essere mi porterà alla solitudine e all'infelicità.

Non è possibile vivere in società con questo stress addosso,con la paura di non sapere cosa dire,di non sapere cosa fare,di non volere confrontarsi con gli altri.

Il fatto che la mia vita sia "normale" secondo gli standard occidentali(lavoro,esco,faccio sport...etc...) non toglie che ci sia un problema di fondo,dato che tutte le cose che faccio le sento estremamente pesanti e non naturali,e comunque preferirei non farle.(L'eritrofobia è la testimonianza di questo disagio.)

So che potrei dare di più,sono sicuro che potrei essere migliore...ma non ci riesco. :redface:

Bye

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Infatti anche se fai una vita sociale apparentemente normale anch'io credo che non lo sia per il semplice fatto che tu la percepisci come un problema.

è molto interessante quando dici che eri abituato ad essere cercato....come mai ora nessuno più ti cerca? Cosa è successo?

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Ciao C.L.B,

è successo che sono cresciuto,molto semplicemente.

Se a 15 o 20 anni puoi "permetterti" di essere cercato,a 30 la cosa si fa decisamente più dura.

Innanzitutto perchè con l'età le occasioni sociali tendono a ridursi drasticamente,complice la fine della scuola,l'inizio del lavoro e il calo fisiologico delle energie.

In secondo luogo perchè i coetanei tendono ad essersi costruiti nel frattempo una vita solida,anche da un punto di vista sociale.(è difficile essere cercati da vecchi compagni di scuola dopo 10 anni o da amici che si frequentavano 15 anni fa,senza nel frattempo essersi mai fatti sentire...).

Come terzo motivo considera che la gente si rompe abbastanza rapidamente i marones a cercare qualcuno che non vuole essere cercato e che non ricambia il corteggiamento,socialmente parlando.

Ecco perchè alla soglia dei 30 anni sento necessario un cambiamento,prima che la cosa degeneri ulteriormente.

Bye

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E come ti fa sentire l'idea di dover essere tu a cercare gli e non gli altri a cercare te?

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Ciao C.L.B,

ad essere sincero non è che cambi poi molto il modo in cui mi sento se devo cercare qualcuno o se vengo cercato...diciamo che mi capita molto più spesso di trovarmi nella seconda situazione(chiaramente non devo fare nessuno sforzo),ma entrambe le casistiche mi provocano ansia e disagio.

Se dovessi scegliere tra il ruolo attivo e passivo(cercare o essere cercato) preferirei comunque cercare.

Se ricopro il ruolo attivo,cercando,sono "padrone" dell'interazione,sono io che decido quando chiamare/incontrare,come pormi,cosa chiedere...sono in grado di pianificare l'evento sociale e mi sento più tranquillo.

Nell'altro caso è tutto nelle mani dell'altra persona e tendo a sentirmi più ansioso ed agitato.(capita spessissimo che non risponda al cellulare o che finga di non essere in casa quando qualcuno mi suona il citofono).

Comunque sono differenze formali che non influiscono sulla sostanza,e cioè sul fatto che preferisca di gran lunga stare da solo.

Per farti un'idea,considera che il mio giorno della settimana preferito è la domenica perchè so che non dovrò avere nessun tipo di contatto sociale.(mi sveglio alle 2 del pomeriggio e trascorro la giornata a guardare la TV) :Batting Eyelashes:

Bye

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Scusa gee gee, a me non è ben chiara una cosa, ma a te viene diciamo l'ansia quando parli con qualcuno o non trovi nessuno di interessante con cui parlare? Perchè da quello che leggo sembra che fai un pò e un pò

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Ciao C.L.B,

capisco la tua perplessità,in effetti il quadro non è così comprensibile.

Comunque le due situazioni non si escludono a vicenda,anzi,diciamo che una precede l'altra...volendo fare una cronostoria del contatto sociale,potrei dire che normalmente segue questo percorso:

prima del contatto sono ansioso e a disagio,

durante sono normalmente annoiato e teso(non devo far percepire il mio disinteresse all'altra persona),

e nel post subentra una sorta di "rimorso" e autocolpevolizzazione,della serie "non ho dato il massimo",potevo fare di più,potevo evitare quella battuta,potevo accennare quel discorso...etc...

è un maledetto circolo vizioso,perchè tutto questo non fa che aumentare il mio desiderio di starmene tranquillo per i fatti miei.

Non saprei come spiegarlo in maniera più chiara,probabilmente la cosa è talmente illogica per una persona normale da risultare impossibile da capire...fatto sta che per me è l'assoluta normalità,pur comprendendo la totale malsanità della cosa.

La mia unica fortuna(o abilità,non lo so) è che riesco a "celare" il mio malessere con buoni risultati,per cui la gente probabilmente non se ne accorge,o ne coglie solo una piccolissima parte.

Francamente però non so quanto possa continuare in questa battaglia con me stesso.

Bye

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E quando pensi e ripensi a quello che hai detto e a quello che potevi o non dovevi dire, cosa pensi che gli altri pensano di te? Cioè cosa è la cosa peggiore che gli altri possono pensare di te?

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Ciao C.L.B,

ormai è un dibattito a due. :D:

La preoccupazione principale è che pensino che sono uno sfigato,un incapace,un individuo banale,un fallito...il paradosso è che questo modo di relazionarmi con gli altri mi sta trasformando proprio in questo...è una sorta di auto-boicottaggio di cui sono pienamente conscio,ma che non riesco ad evitare.(o meglio,che faccio sempre più fatica ad evitare)

Vorrei vivere i rapporti in maniera più distesa e rilassata,senza ansie inutili e preoccupazioni ingiustificate,come peraltro avviene per il 99% delle persone.

Bye

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nn potrai mai sconfiggere l'eritrofobia (circoli viziosi) a meno che controlli

la sua causa che sarebbe l'ansia generalizzata.

secondo me se la tua parentela (estesa) soffre di ansia

e' meglio visitare uno psichiatria e ti garantisco che dopo 6 mesi

tutto sara' un brutto ricordo.

se invece sei il solo che soffri d'ansia potresti provare un psicologo

ma potrebbe essere un percorso lungo e costoso .

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Ciao C.L.B,

ormai è un dibattito a due. :D:

La preoccupazione principale è che pensino che sono uno sfigato,un incapace,un individuo banale,un fallito...il paradosso è che questo modo di relazionarmi con gli altri mi sta trasformando proprio in questo...è una sorta di auto-boicottaggio di cui sono pienamente conscio,ma che non riesco ad evitare.(o meglio,che faccio sempre più fatica ad evitare)

Vorrei vivere i rapporti in maniera più distesa e rilassata,senza ansie inutili e preoccupazioni ingiustificate,come peraltro avviene per il 99% delle persone.

Bye

Sai gee gee, ero sicura che avresti risposto così, perchè anch'io ho questo problema e la risposta mi sembrava scontata, ma preferivo sentirla da te! Anch'io ho sempre paura di dire la cosa sbagliata, di essere giudicata e tutto il resto! Io faccio psicoterapia da due anni e uno degli obiettivi è proprio quello di lavorare sul peso che il giudizio degli altri ha per me.

La mia causa l'abbiamo rintracciata nelle relazioni con i miei genitori e in una brutta esperienza vissuta da piccola.

Perchè non ne cerchi anche tu la causa? magari puoi iniziare a fare un lavoro di "auto-analisi" iniziare a rivedere il rapporto con i tuoi genitori, vedere quali sono state le esperienze della tua vita in cui ti sei sentito giudicato e un gradino più basso rispetto agli altri. Poi se ne senti il bisogno e ci credi potresti anche tu iniziare un persorso psicoterapeutico che ti assicuro che funziona!

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@tex:

relativamnete al mio caso specifico sono abbastanza scettico per quanto riguarda la consultazione di uno pischiatra.

Credo sia palese che l'eritrofobia sia la conseguenza del disagio(la sua manifestazione a livello somatico),ma non ne sia di certo la causa.

Lo pischiatra cercherà verosimilmente di prescrivermi porcherie quali betabloccanti o antidepressivi,ma assodato che entrambi i farmaci fanno male e non risolvono l'origine del problema,non vedo come uno psichiatra possa essermi d'aiuto.

Lo piscoterapeuta potrebbe essere invece una scelta più oculata,ma come dicevo nel primo post non saprei dove andare a sbattere la testa,fermo restando che non avrei nè il tempo,nè i soldi per un a terapia sul lungo periodo.

@C.L.B:

ho tante cose da chiederti,ma torno adesso da una gita sulla neve e sono troppo stanco per ordinare i miei pensieri...domani se ho un attimo provvedo ;-)

Bye

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@tex:

relativamnete al mio caso specifico sono abbastanza scettico per quanto riguarda la consultazione di uno pischiatra.

Credo sia palese che l'eritrofobia sia la conseguenza del disagio(la sua manifestazione a livello somatico),ma non ne sia di certo la causa.

Lo pischiatra cercherà verosimilmente di prescrivermi porcherie quali betabloccanti o antidepressivi,ma assodato che entrambi i farmaci fanno male e non risolvono l'origine del problema,non vedo come uno psichiatra possa essermi d'aiuto.

Lo piscoterapeuta potrebbe essere invece una scelta più oculata,ma come dicevo nel primo post non saprei dove andare a sbattere la testa,fermo restando che non avrei nè il tempo,nè i soldi per un a terapia sul lungo periodo.

@C.L.B:

ho tante cose da chiederti,ma torno adesso da una gita sulla neve e sono troppo stanco per ordinare i miei pensieri...domani se ho un attimo provvedo ;-)

Bye

ti capisco ma nn vedo come tu possa liberarti del disagio.

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ciao gee gee quando vuoi chiedi pure! :) comunque tu hai detto che non hai la possibilità di una psicoterapia a lungo termine, ma io ti dico che per i disturbi di ansia o etichettiamola come fobia sociale, sono molto utili le psicoterapie cognitive-comportamentali a breve termine. Dai un' occhiata su internet o chiedi all'asl della tua città

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ciao gee gee quando vuoi chiedi pure! :) comunque tu hai detto che non hai la possibilità di una psicoterapia a lungo termine, ma io ti dico che per i disturbi di ansia o etichettiamola come fobia sociale, sono molto utili le psicoterapie cognitive-comportamentali a breve termine. Dai un' occhiata su internet o chiedi all'asl della tua città

Ciao C.L.B,effettivamente ho sentito parlare della psicoterapia cognitivo-comportamentale come rimedio al disagio sociale.

In buona sostanza si tratta di intervenire direttamente sul comportamento anti-sociale nel momento in cui si verifica,insegnando al paziente delle "tecniche" per gestire la classica situazione in cui si vorrebbe scappare/stare zitti/arrossire senza motivo...etc...

Leggevo di pazienti che si recavano accompagnati fisicamente dal proprio terapeuta a fare dei test dal vivo con persone reali,per sperimentare l'efficacia dei metodi appresi durante la seduta.

Senza nulla togliere all'efficacia del metodo,ho fondamentalmente le stesse perplessità che ho circa l'assunzione di psicofarmaci,nel senso che

se decidessi di rivolgermi ad un professionista mi piacerebbe risolvere il problema alla radice,più che imparare degli escamotages per gestire l'episodio eritrofobico appena prima che si manifesti.

Se la base del problema è l'ansia(come effettivamente è nel mio caso) credo che quest'ultima sia da eliminare alla base,imparando a gestirla non nel suo culmine massimo ma già appena questa inizia ad accumularsi.

Volendo fare una metafora automobilistica,sarebbe come viaggiare con un buco sul radiatore...certo è possibile aspettare che si accenda la spia della temperatura del motore per fermarsi a rabboccare l'acqua del radiatore,ma sarebbe sicuramente meglio cambiare il radiatore e risolvere il problema una volta per tutte,no?

Ma non ho capito,tu attualmente stai seguendo una terapia cognitivo comportamentale?(perchè dal tuo post precedente sembrerebbe di no...)

Bye

@Tex:a qualcuno dovrò sicuramente rivolgermi,ma vorrei che la scelta fosse il più oculata possibile!

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@Tex:a qualcuno dovrò sicuramente rivolgermi,ma vorrei che la scelta fosse il più oculata possibile!

certo ma nn procrastinare perche' col tempo ci si puo' svilluppare

depressione ed attacchi di panico, cose molto dispiacevoli da

andare incontro. buona fortuna.

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è perchè??

io sono isolata e sto da Dio :Just Kidding:

Anch'io sto benissimo da solo,ma si tratta senza dubbio di un benessere apparente e relativo;in realtà sto meglio da solo perchè non riesco a gestire positivamente i rapporti con gli altri.

Non credo che la solitudine patologica possa portare a nessun genere di beneficio...senza confronto(con gli altri) non c'è crescita,e senza condivisione non ci può essere felicità(Into the wild docet). :D:

Chiunque dica il contrario,che sta benissimo da solo e che non vuole nessun genere di rapporto con gli altri sicuramente sta celando un disagio e negando la propria natura.(non dimentichiamo che l'uomo è un animale sociale per definizione).

Io almeno la vedo così.

@tex:hai assolutamente ragione,sto raccogliendo le idee ma intendo muovermi quanto prima!

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Anch'io sto benissimo da solo,ma si tratta senza dubbio di un benessere apparente e relativo;in realtà sto meglio da solo perchè non riesco a gestire positivamente i rapporti con gli altri.

Non credo che la solitudine patologica possa portare a nessun genere di beneficio...senza confronto(con gli altri) non c'è crescita,e senza condivisione non ci può essere felicità(Into the wild docet). :D:

Chiunque dica il contrario,che sta benissimo da solo e che non vuole nessun genere di rapporto con gli altri sicuramente sta celando un disagio e negando la propria natura.(non dimentichiamo che l'uomo è un animale sociale per definizione).

Io almeno la vedo così.

@tex:hai assolutamente ragione,sto raccogliendo le idee ma intendo muovermi quanto prima!

ciao , ormai sono crescita abbastanza , per essere disillusa nei confronti del prossimo!

Il mio è stato un percorso lungo e pieno di insidie ....nn credere che andare dallo psicologo sia la-soluzione a tutti i tuoi problemi. Certo aiuta io ci sono andata per anni ,ma è stato solo l'inizio di un percorso

in bocca al lupo

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ciao gee gee, credo che non sia vero che tu stia bene da solo. Se tu stessi veramente bene non saresti qui a parlarne. Un problema diventa tale nel momento in cui la situazione non ti sta più bene. Probabilmente tante persone non hanno amici ma non tutte lo vedono come un problema.

Io seguo da 2 anni una psicoterapia a orientamento psicodinamico, che è molto diversa dalla cognitivo comportamentale. Secondo quest' ultima alla base dell' ansia e della fobia c'è una mancanza della persona a verbalizzare le emozioni quindi i compiti da svolgere sono finalizzati a sviluppare questa capacità.

Però non mi è chiara una cosa, assodando che anch'io sono dell' idea che x te non sono necessari farmaci anche se non sono un medico, è solo un mio parere, però sembra che ti informi sulla psicoterapia e che ti piace l' idea di andarci, quindi perché non ti mobiliti perché trovare questo sostegno?

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