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e' meglio se ci lasciamo


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Ciao a tutti. Ho 40 anni e qualche anno fa mio marito mori' improvvisamente. Cinque anni fa conobbi il mio attuale compagno dal quale ho avuto un figlio. Lui ha sempre sofferto di ansia e attacchi di panico. Inizialmente questi "eventi" sembravano essere scomparsi, forse grazie anche alla mia presenza. Ad ogni modo, per evitare di fargli fare dei tragitti in macchina (impossibili per lui per via degli attacchi), decisi di trasfermi nel suo paese lasciando il lavoro (cose per le quali lui insisteva un pò ed io erroneamente mi sono lasciata convincere). Ad ogni modo questo trasferimento, la perdita del lavoro, la nascita di nostro figlio e la solitudine mi avevano fatto cadere in depressione. I primi anni, dunque, non accettavo niente e mi chiudevo sempre di più in me stessa esprimendo molta rabbia nei suoi confronti. Dall'anno scorso lui ha iniziato ad avere nuovamente problemi di ansia e attacchi di panico, legati, oltretutto, all'accettazione di un incarico lavorativo distante da casa. E' sempre più rabbioso e inalza un muro tra di noi che vede, oltretutto, una dinamica di litigio dove lui "scappa" ed io cerco spiegazioni (in modo pacato). Nel frattempo io riesco a riottenre il mio equilibrio psico-fisico. Lui no.... in casa è sempre più rabbioso, non sopporta i rumori, si altera sempre, è sempre deluso, infastidito e non gli va mai bene niente. Riesce a dire persino che non sopporta più nostro figlio. Ultimo litigio: sabato sera. In me cambia qualcosa. Non sopporto più lui e i suoi attacchi di rabbia e nervosismo. Non sopporto più questo eterno pessimismo, queste sue fughe da spiegazioni e discussioni che permetterebbero, anche a mente serana, di riequlibrare il rapporto. Non sopporto più l'attacamento alla madre (cosa a sentire gli psicologi causa dei suoi attacchi di panico) e di questa sua continua rivalità che continua (senza accorgesene) a instaurare tra me e lei. Dove abitiamo? Attaccati (non vicini).... attaccati a casa sua.

Sono arrivata al punto di pensare di mollare tutto. Cercare un lavoro, tornare nel mio paese. Da sola.... con un figlio..........

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Ciao, io credo che tu abbia bisogno di un uomo sereno, che ti sostenga, che ti dia gli stimoli ad esprimere te stessa (lavorando, facendo la madre, frequentando persone con cui ti trovi a tuo agio. Hai già un passato pesante alle spalle, chi te lo fa fare di prenderti questa zavorra e improvvisarti psicologa e sostenitrice di un uomo che non sa pensare in coppia..che ti sta causando forti disagi..Tu sei ancora una persona sana e non meriti secondo me di farti succhiare la tua vitalità in questo modo..poi la suocera appiccicosa..e il dire che non sopporta vostro figlio..mi sembrano cose eccessive.

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se' e' un bravo ragazzo ,un lavoratore ed altro

io invece di lasciarlo cercherei di aiutarlo e forse tu sei l'unica persona

che puo' farlo. l'ansia con tutti i suoi derivati, puo' essere messa' facilmente

sotto controllo.

visita un medico di competenza....ciao.

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Ciao a tutti. Ho 40 anni e qualche anno fa mio marito mori' improvvisamente. Cinque anni fa conobbi il mio attuale compagno dal quale ho avuto un figlio. Lui ha sempre sofferto di ansia e attacchi di panico. Inizialmente questi "eventi" sembravano essere scomparsi, forse grazie anche alla mia presenza. Ad ogni modo, per evitare di fargli fare dei tragitti in macchina (impossibili per lui per via degli attacchi), decisi di trasfermi nel suo paese lasciando il lavoro (cose per le quali lui insisteva un pò ed io erroneamente mi sono lasciata convincere). Ad ogni modo questo trasferimento, la perdita del lavoro, la nascita di nostro figlio e la solitudine mi avevano fatto cadere in depressione. I primi anni, dunque, non accettavo niente e mi chiudevo sempre di più in me stessa esprimendo molta rabbia nei suoi confronti. Dall'anno scorso lui ha iniziato ad avere nuovamente problemi di ansia e attacchi di panico, legati, oltretutto, all'accettazione di un incarico lavorativo distante da casa. E' sempre più rabbioso e inalza un muro tra di noi che vede, oltretutto, una dinamica di litigio dove lui "scappa" ed io cerco spiegazioni (in modo pacato). Nel frattempo io riesco a riottenre il mio equilibrio psico-fisico. Lui no.... in casa è sempre più rabbioso, non sopporta i rumori, si altera sempre, è sempre deluso, infastidito e non gli va mai bene niente. Riesce a dire persino che non sopporta più nostro figlio. Ultimo litigio: sabato sera. In me cambia qualcosa. Non sopporto più lui e i suoi attacchi di rabbia e nervosismo. Non sopporto più questo eterno pessimismo, queste sue fughe da spiegazioni e discussioni che permetterebbero, anche a mente serana, di riequlibrare il rapporto. Non sopporto più l'attacamento alla madre (cosa a sentire gli psicologi causa dei suoi attacchi di panico) e di questa sua continua rivalità che continua (senza accorgesene) a instaurare tra me e lei. Dove abitiamo? Attaccati (non vicini).... attaccati a casa sua.

Sono arrivata al punto di pensare di mollare tutto. Cercare un lavoro, tornare nel mio paese. Da sola.... con un figlio..........

so che vuol dire prendere una decisione del genere e subire una decisione del genere.

non importa a che livello.. conta solo che entrambi non riescono più a impegnarsi e mollano.

credo si tratti di istinto di sopravvivenza,

quando cominci a sentire che la tua persona sta sparendo si innesca un meccanismo di allarme

che porta te a mollare o l'altro ad essere mollato.

si può ricominciare? chi lo sa

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E' quello che ho sempre pensato anche io..... è che purtroppo lui prende mille scuse per non farsi curare. L'ultima volta che è stato da un neuropsichiatra non ha seguito la cura. Mi rendo conto che i farmaci siano un pò pesanti da sostenere ma è altrettanto vero che episodi cosi frequenti di intolleranza verso tutto e tutti non rappresentano la strada migliore. Tieni conto che ne soffre da 20 anni ed è stato in terapia psicologica per otto lunghi anni......

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  • 2 weeks later...

.......è molto difficile dare una risposta.

.....le persone "malate" che non vogliono curarsi pensano che i compagni debbano restare al loro fianco per sostenerli.

Io credo che se il loro stato influisce negativamente nei rapporti famigliari e nella crescita e sviluppo dei figli piccoli, sia necessaria la condizione che accettino di curarsi ed essere seguiti da un professionista in modo serio e continuativo, in questo caso è giusto restare loro accanto e sostenerli, ma se scelgono di rimanere nel loro "stagno", penso sia del tutto inutile restare a subire scatti di rabbia o violenza e la migliore scelta per tutti sia allontanarsi. Forse rimanere soli aiuterà anche l'altro a prendere una decisione migliore...... e tutto può cambiare...

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