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La giustizia fa di più della psichiatria


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Vorrei ampliare con voi questo tema: Un buon giudice può fare molto di più di una terapia.

Questa frase l'ho sentita ad un convegno sul tema degli abusi sessuali (ma non solo) su minori. Ma ritengo si possa espandere a tutti gli abusi e oppressioni subiti da chiunque che per età, carattere, patologia etc. si trova ad essere alla mercè di chiunque.

Le persone psicologicamente fragili sono risorse da sfruttare e poi gettare da persone senza scrupoli. Tanto...le persone fragili non sanno difendersi e non sanno nemmeno reggere psicologicamente una causa contro l'abusante.

Dove si trova un avvocato che si prende l'onere di difendere una vittima senza più risorse?

Non è forse vero che fare giustizia a questi "ultimi" equivale dare loro dignità?

P.S. Per favore sfatiamo "la terapia dà la forza per reagire"...Io dico la terapia addormenta... congela per un periodo... ma poi la rabbia esplode...

Grazie.

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Salve!

Trovo questo thread molto interessante.

Credo nella grande utilità della psicoterapia specialmente quando è intesa come sostegno, però confesso che mi sono trovata molte volte a pensare che - come riportato nel titolo - un giudizio equo risolva molti problemi anche di ordine psicologico alle persone coinvolte.

Penso anche che non riguardi soltanto chi è più fragile psichicamente (occorrerebbe mettersi d'accordo su cosa significa), perchè dobbiamo riconoscere che più una persona è aperta agli altri e non li considera oggetti da manipolare, più è esposta alla sofferenza. Non che chi è chiuso nel proprio narcisismo perverso e calcolatore non soffra, però certo ne ha minore cognizione.

Non credo però che fare giustizia equivalga a dare dignità: la vittima ha già dignità, semmai le viene dato spazio, cosa a cui dovrebbe tendere anche la psicoterapia. Quest'ultima giunge agli stessi effetti con molto più tempo proprio perchè è un lavoro che viene svolto su se stessi e da se stessi, mentre la giustizia proveniendo dall'esterno ha la possibilità di imporsi nel bene, ma anche nel male.

Infatti, un giudizio non equo può provocare danni psichici notevoli.

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Non credo però che fare giustizia equivalga a dare dignità: la vittima ha già dignità...

La vittima perde la dignità e l'autostima se la giustizia, al di sopra delle parti, non si esprime. (A maggior ragione se il sopruso, o il danno, è di dominio pubblico)

Troppo blando che te lo confermi l'amico/a o l'analista...

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ma è ovvio che chiunque subisce un abuso meriti giustizia e subisce un doppio abuso se non la ottiene... questo non c'entra nulla col ruolo della terapia come supporto per chi ha subito degli abusi.

non capisco il senso di questo topic...

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Infatti, un giudizio non equo può provocare danni psichici notevoli.

Già! E per non correre questo rischio si interiorizza.... per poi spendere altro tempo, altro denaro...dal terapeuta...

Perché un'altissima percentuale opta per il non agire?

Mancano le leggi o mancano giudici coscienziosi?

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Aikon, su 19 04 2011 - 10:31, dicono:

Non credo però che fare giustizia equivalga a dare dignità: la vittima ha già dignità...

...sono parole...pensieri dettati dalla psicoterapia...un modo per andare avanti...ma volere giustizia non è un modo per darsi delle conferme....è un modo per far valere i propri diritti...riavere la propria dignità.

non penso che psicologia e giustizia possano camminare insieme....sopratutto se si trovano avvocati,giudici non competenti

@aikon

le leggi ci sono...mancano avvocati bravi,il giudice fa solo da arbitro..proclamando il verdetto secondo le leggi e la difesa.... è l avvocato che deve saper difendere la sua assistita tirando fuori tutta la sua bravura e esperienza...

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ma è ovvio che chiunque subisce un abuso meriti giustizia e subisce un doppio abuso se non la ottiene... questo non c'entra nulla col ruolo della terapia come supporto per chi ha subito degli abusi.

non capisco il senso di questo topic...

mi associo, nemmeno io ho capito bene di cosa si sta parlando.

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ma è ovvio che chiunque subisce un abuso meriti giustizia e subisce un doppio abuso se non la ottiene... questo non c'entra nulla col ruolo della terapia come supporto per chi ha subito degli abusi.

non capisco il senso di questo topic...

mi associo, nemmeno io ho capito bene di cosa si sta parlando.

Allora provo io a far emergere l'importanza di questo thread, almeno per quello che sembra a me.

Credo che qui sia posto in luce l'effetto di un giudizio equo nella comprensione del proprio mondo interno. O meglio, ci si sta chiedendo in quale misura un fatto determinato dall'esterno faciliti l'elaborazione di un trauma.

Non è certo incompatibile che chi abbia subito un abuso e chiede giustizia si avvalga anche di un sostegno psicologico.

Però ci sono molte situazioni, specie quelle che avvengono in famiglia, che non emergono in sede giudiziaria per timore o per debolezza o perchè, sebbene esistano sulla carta le leggi in merito, trovano difficile applicazione.

Un reato difficilmente dimostrabile (e nel quale non c'entra molto la bravura dell'avvocato) è quello di maltrattamenti psicologici avvenuti all'interno delle mura domestiche: non ci possono essere testimoni diretti di ciò che avviene nelle case, non ci sono referti medici che possano attestare l'azione diretta di un comportamento sull'altro (come per esempio nella violenza fisica). Eppure i vicini di casa potrebbero ritenere una coppia perfettamente felice da come appare all'esterno.

In questi casi la parte che subisce in maniera prolungata ed insistente può arrivare ad una notevole alterazione e compromissione della realtà, tanto da non poter distinguere neanche le dinamiche che si stanno sviluppando nella sua famiglia, confondendo anche il ruolo di vittima con quello di aggressore. Inutile dire che non viene neanche percepita l'utilità di chiedere aiuto, specie di tipo psicoterapeutico.

Ecco allora che la domanda posta da questo thread è importante: un riconoscimento delle dinamiche subite proveniente dall'esterno può essere più efficace di quel lavoro che in ambito psicoterapeutico difficilmente si arriverebbe a fare perchè dovrebbe partire dall'interno della persona che ha così poche risorse in quel momento per poter chiedere aiuto?

E' più tangibile e più facile da individuare come aiuto per la vittima rivolgersi alle autorità giudiziarie?

Io credo di si, almeno come primo passo per potersi riconoscere come soggetto meritevole di spazio.

Poi, naturalmente, una sentenza non è una terapia che risolve altri tipi di problemi che potrebbero essere alla base di certe relazioni, ma può essere comunque una molla per cambiare prospettiva interiore e, perchè no, aprirsi anche ad un percorso di altro genere che mette ancora più a centro se stessi.

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Già! E per non correre questo rischio si interiorizza.... per poi spendere altro tempo, altro denaro...dal terapeuta...

Perché un'altissima percentuale opta per il non agire?

Mancano le leggi o mancano giudici coscienziosi?

Molti non agiscono per tanti motivi. Motivi economici in primis, motivi di difficile applicazione delle leggi, motivi di mancanza di fiducia in un'autorità (in questo rientra molto ciò che è interiorizzato), motivi di lentezza della macchina burocratica giustizia (per esempio: una moglie come fa a denunciare un marito violento se nel mentre l'iter di denuncia, istruttoria ecc..ecc..se lo ritrova sempre in casa?).

I giudici sono esseri umani che svolgono una professione come le altre: in tutte le professioni ci sono quelli bravi, quelli meno bravi, quelli personalmente "risolti", quelli "irrisolti", quelli che lo fanno per soldi, per tradizione, per prestigio, quelli che lo fanno per senso di giustizia, per soddisfazione personale, quelli che non leggono una pagina delle memorie depositate dagli avvocati, quelli che vanno oltre le parole degli avvocati, quelli che applicano la legge alla lettera, quelli che la interpretano, quelli che ascoltano, quelli che si annoiano.

Idem per gli avvocati.

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...sono parole...pensieri dettati dalla psicoterapia...un modo per andare avanti...ma volere giustizia non è un modo per darsi delle conferme....è un modo per far valere i propri diritti...riavere la propria dignità.

non penso che psicologia e giustizia possano camminare insieme....sopratutto se si trovano avvocati,giudici non competenti

@aikon

le leggi ci sono...mancano avvocati bravi,il giudice fa solo da arbitro..proclamando il verdetto secondo le leggi e la difesa.... è l avvocato che deve saper difendere la sua assistita tirando fuori tutta la sua bravura e esperienza...

Più che parole e pensieri dettati dalla psicoterapia penso sia proprio un modo di considerare/si. Troverei pericoloso un sistema giudiziario che presupponga di concedere dignità: lo trovo molto più libero se presuppone di riconoscere la dignità che le vittime, i sofferenti, ma anche i colpevoli ed aggressori hanno in sè.

La dignità è connaturata alla libertà dell'essere umano (dichiarazione universale dei diritti naturali dell'uomo e non psicoterapia ;-) ), non la concede nessuno.

Certo un bravo ed esperto avvocato può fare moltissimo per chi ha subito un abuso, però non è il solo responsabile di una situazione certamente molto più complessa. A volte giudici esperti bypassano l'arringa degli avvocati e fanno ottenere giustizia a chi merita.

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vabbè, scusa ma almeno entra nel merito delle problematiche psicologiche legate al 572 c.p., tanto per dirne una, sennò sto topic mi pare che affondi nel "signora mia, non ci sono più le mezze stagioni"...

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Molti non agiscono per tanti motivi. Motivi economici in primis, motivi di difficile applicazione delle leggi, motivi di mancanza di fiducia in un'autorità (in questo rientra molto ciò che è interiorizzato), motivi di lentezza della macchina burocratica giustizia (per esempio: una moglie come fa a denunciare un marito violento se nel mentre l'iter di denuncia, istruttoria ecc..ecc..se lo ritrova sempre in casa?).

Le donne che subiscono violenza in casa DEVONO denunciarlo! Lo so, è difficilissimo, o meglio, all'inizio lo è, ma poi ci si rende conto che "si può fare"!

Andare in ospedale dopo un'aggressione fisica o psicologica, perchè esse sono equiparate, ossia: la violenza psicologica è alla stregua di quella fisica, e spesso lascia segni ben più profondi e dolorosi..... e ciò è RICONOSCIUTO a livello legale. Farsi fare un certificato medico del pronto soccorso, è importantissimo, esiste anche un settore psichiatrico naturalmente, quindi bisogna farne uso se serve.

Ci sono molte organizzazioni a tutela della donna e dei bambini, e comunque contro la "Violenza", pronte a dare sostegno psicologico e legale in modo del tutto gratuito e sono associazioni all'interno delle quali si possono trovare operatrici validissime. Internet è un'ottimo strumento per la ricerca delle sedi della propria città, di solito sono aperte 24 ore su 24 e si può chiamare in ogni momento di bisogno, anche solo per un consiglio o una parola.....

Una moglie può denunciare il proprio marito, e non è per niente detto che se lo deve ritrovare in casa per tutto l'iter, primo perchè il marito può essere allontanato, e nei casi più gravi è la donna che si allontana con i figli e viene segretamente accolta in case famiglia dove le viene offerto un posto sicuro dove stare, e dove portare i figli, e magari ricominciare una vita migliore lontana dall'uomo abusante sostenuta dall'associazione che può anche aiutarla a trovare un lavoro e conquistare un'indipendenza economica.

La violenza famigliare NON VA SUBITA, ma combattuta!

Per quanto riguarda l'assistenza legale, se una persona non può permettersi la spesa, può SCEGLIERE un legale di sua fiducia per farsi difendere e assistere ed usufruire del "LIBERO PATROCINIO DELLO STATO" , per cui le spese sostenute l'avvocato ne chiederà rimborso allo Stato Italiano.

Se gli iter della giustizia sono lenti e comunque sussiste la preoccupazione che non si avrà nessun esito, bisogna pensare che il risultato più grande e importante è allontanarsi dagli uomini violenti e che abusano di famigliari, e questo non solo in favore di una SENTENZA del tribunale che metta il timbro su tutte le pene subite negli anni, ma, io credo, sopratutto confidando in una vita migliore, sana e libera dal dolore (FISICO E PSICOLOGICO) subito.

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Le donne che subiscono violenza in casa DEVONO denunciarlo!

Tu, viola.blù, la fai troppo semplice... perchè la vedi dal di fuori...

Chi c'è dentro non ha consapevolezza di essere vittima o di quanto è vittima. (Per es,: mai sentito parlare di Dissonanza Cognitiva?)

Poi, anche se ne prendesse coscienza, si deve soppesare la propria capacità psicofisica (già dilaniata) che dovresti mettere in gioco...

Si deve tener conto anche che saranno coinvolte altre persone...

E non ultimo: qual è quell'avvocato che si prende la responsabilità di seguire un caso dove la posta in gioco a livello umano, della già vittima-qindi già senza più risorse-, è così alta?

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Vorrei ampliare con voi questo tema: Un buon giudice può fare molto di più di una terapia.

Questa frase l'ho sentita ad un convegno sul tema degli abusi sessuali (ma non solo) su minori. Ma ritengo si possa espandere a tutti gli abusi e oppressioni subiti da chiunque che per età, carattere, patologia etc. si trova ad essere alla mercè di chiunque.

Le persone psicologicamente fragili sono risorse da sfruttare e poi gettare da persone senza scrupoli. Tanto...le persone fragili non sanno difendersi e non sanno nemmeno reggere psicologicamente una causa contro l'abusante.

Dove si trova un avvocato che si prende l'onere di difendere una vittima senza più risorse?

Non è forse vero che fare giustizia a questi "ultimi" equivale dare loro dignità?

P.S. Per favore sfatiamo "la terapia dà la forza per reagire"...Io dico la terapia addormenta... congela per un periodo... ma poi la rabbia esplode...

Grazie.

Ma tornando alla mia domanda iniziale, comprendeva anche questo aspetto:

Una persona che "per carattere (estrema sensibilità o debolezza) o patologia (es. disturbo di personalità borderline) si trova alla mercè di chiunque" ma non classificabile in persona "incapace di intendere e volere", chi la tutela?

Voglio dire: tra la persona "sana" e la persona "incapace di intendere e volere" c'è un vuoto legislativo... Non è così?

Esempio personale:

Al mio psichiatra ho detto: io non sarei qui se là fuori fossi tutelata... E lui: io ti aiuto a rafforzarti perchè tu possa difenderti dai soprusi...

Ma 30 anni di terapia (costosi sotto tutti i profili) non mi hanno dato il risultato che un buon giudice avrebbe dato riconoscendo i soprusi di mio padre, a suo tempo... Solo il riconoscerli da parte di un giudice avrebbe liberato me, dal richiamarmeli addosso per il resto dei miei anni...

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Le donne che subiscono violenza in casa DEVONO denunciarlo! Lo so, è difficilissimo, o meglio, all'inizio lo è, ma poi ci si rende conto che "si può fare"!

Andare in ospedale dopo un'aggressione fisica o psicologica, perchè esse sono equiparate, ossia: la violenza psicologica è alla stregua di quella fisica, e spesso lascia segni ben più profondi e dolorosi..... e ciò è RICONOSCIUTO a livello legale. Farsi fare un certificato medico del pronto soccorso, è importantissimo, esiste anche un settore psichiatrico naturalmente, quindi bisogna farne uso se serve.

Ci sono molte organizzazioni a tutela della donna e dei bambini, e comunque contro la "Violenza", pronte a dare sostegno psicologico e legale in modo del tutto gratuito e sono associazioni all'interno delle quali si possono trovare operatrici validissime. Internet è un'ottimo strumento per la ricerca delle sedi della propria città, di solito sono aperte 24 ore su 24 e si può chiamare in ogni momento di bisogno, anche solo per un consiglio o una parola.....

Una moglie può denunciare il proprio marito, e non è per niente detto che se lo deve ritrovare in casa per tutto l'iter, primo perchè il marito può essere allontanato, e nei casi più gravi è la donna che si allontana con i figli e viene segretamente accolta in case famiglia dove le viene offerto un posto sicuro dove stare, e dove portare i figli, e magari ricominciare una vita migliore lontana dall'uomo abusante sostenuta dall'associazione che può anche aiutarla a trovare un lavoro e conquistare un'indipendenza economica.

La violenza famigliare NON VA SUBITA, ma combattuta!

Per quanto riguarda l'assistenza legale, se una persona non può permettersi la spesa, può SCEGLIERE un legale di sua fiducia per farsi difendere e assistere ed usufruire del "LIBERO PATROCINIO DELLO STATO" , per cui le spese sostenute l'avvocato ne chiederà rimborso allo Stato Italiano.

Se gli iter della giustizia sono lenti e comunque sussiste la preoccupazione che non si avrà nessun esito, bisogna pensare che il risultato più grande e importante è allontanarsi dagli uomini violenti e che abusano di famigliari, e questo non solo in favore di una SENTENZA del tribunale che metta il timbro su tutte le pene subite negli anni, ma, io credo, sopratutto confidando in una vita migliore, sana e libera dal dolore (FISICO E PSICOLOGICO) subito.

Sono assolutamente d'accordo con te che gli atti di violenza debbano essere denunciati, tanto che - in accordo con l'argomento del thread - ottenere giustizia ha effetti psicologici notevoli.

Con questo però occorre fare delle distinzioni, perchè se è vero che a "livello legale" violenza psicologica e violenza fisica vengono entrambe contemplate nella nostra legislazione vigente, la prima ha una tangibilità diversa (per rispondere anche a Stauffenberg). Se si parla di violenza fisica i referti medici hanno valore di prova per reati come percosse, lesioni personali, violenza ssessuale fino a maltrattamenti se si ripetono nel tempo con continuità. La violenza psicologica difficilmente viene refertata come conseguenza diretta di un comportamento abusante in assenza di trauma specifico (fisico e dunque tangibile e provabile), perchè viene presa in considerazione soprattutto la struttura psicologica e la personalità della vittima. Inoltre una certificazione di malattia psichiatrica implica anche un problema di affidamento dei minori. Nel caso di violenza psicologica di un coniuge abusante a danno dell'altro che viene dichiarato psichicamente compromesso (seppur temporaneamente), le autorità sono tenute a tutelare i minori e quindi a domandarsi a chi verranno affidare i figli. A terzi? E' questo un altro motivo che scoraggia le denunce di maltrattamento psicologico da parte delle donne. Inoltre, non dimentichiamoci che il 572 c.p. è un reato che contempla la continuità di un atteggiamento aggressivo e che deve essere provato: non è molto facile trovare le prove per dimostrare che per anni un marito controlla i movimenti, i progetti e le attività della moglie, la denigra nel suo ruolo genitoriale, le dà sistematicamente di pazza, cerca con manovre di incutere terrore distruggendo cose e oggetti alla quale la vittima tiene, la minaccia, la fa vivere in ristrettezze economiche, la induce a comportamenti servili, ecc...ecc...Eppure è proprio questa la fattispecie del reato, ma è difficilmente dimostrabile se tutto ciò avviene entro le mura domestiche.

Denunciare comportamenti del genere senza prove sufficienti può ritorcersi anche contro, perchè se non viene riconosciuta la dinamica (ed ecco quindi riallacciarci al tema, ovvero agli effetti che una sentenza può produrre) ci si può esporre a controquerele di calunnia o diffamazione.

Infine, è bene precisare che l'allontanamento del coniuge violento non avviene al momento della denuncia, specie se è la prima. Occorre fare un'istruttoria, iscriverlo nel registro degli indagati, notificargli l'avviso di garanzia e procedere per l'accertamento dei fatti. Ed anche in questi casi contano quali prove si possono addurre a suffragio della denuncia. Non è per niente facile ottenere un provvedimento restrittivo della libertà in assenza di giudizio, è bene esser chiari nel prospettare tali speranze.

Rapporti dell'OMS, Eures-Ansa, indagini Istat mostrano come la violenza psicologica in famiglia preceda ed accompagni la violenza fisica. Però, per le difficoltà descritte sopra, si arriva alla denuncia solo quando la violenza fisica è palese ed invalidante. Occorrerebbe da parte delle autorità competenti maggiore attenzione e sensibilizzazione al riconoscimento delle dinamiche che precedono tali situazioni (anche se non "sufficientemente provate") per fare in modo di portare le vittime a chiedere aiuto. E questo, secondo me, si può compiere solo se si dà un segnale forte, riconoscendo ad un giudizio equo quel valore che viene presentato nel primo post

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Ma tornando alla mia domanda iniziale, comprendeva anche questo aspetto:

Una persona che "per carattere (estrema sensibilità o debolezza) o patologia (es. disturbo di personalità borderline) si trova alla mercè di chiunque" ma non classificabile in persona "incapace di intendere e volere", chi la tutela?

Voglio dire: tra la persona "sana" e la persona "incapace di intendere e volere" c'è un vuoto legislativo... Non è così?

Attenzione a distinguere tra disturbo di personalità e tratti di personalità.

Non vedrei tanto la questione dal punto di vista del vuoto legislativo, quanto sul fatto che se una personalità (disturbata o meno) ha determinate caratteristiche non è possibile attribuirne la diretta responsabilità a dei comportamenti specifici da parte di terzi in essenza di un evento traumatico tangibile. Cioè, una violenza carnale (sufficientemente provata) potrebbe essere valutata come causa scatenante di un disturbo post-traumatico da stress. Ma un condizionamento psicologico (non sufficientemente provato con testimonianze ad esempio) come si fa a ricondurlo ad un indebolimente della personalità se la persona ha già di suo certe fragilità e problematiche? Per una persona meno fragile tale comportamento potrebbe essere ininfluente.

Non è rilevante l'effetto che ottiene un comportamento prevaricatore, ma il comportamento in sè. E per la legge i comportamenti abusanti devono essere provati.

Ma noi sappiamo che non tutti quelli che non riescono ad essere provati non è detto che non siano abusanti, con notevoli conseguenze...

Esempio personale:

Al mio psichiatra ho detto: io non sarei qui se là fuori fossi tutelata... E lui: io ti aiuto a rafforzarti perchè tu possa difenderti dai soprusi...

Ma 30 anni di terapia (costosi sotto tutti i profili) non mi hanno dato il risultato che un buon giudice avrebbe dato riconoscendo i soprusi di mio padre, a suo tempo... Solo il riconoscerli da parte di un giudice avrebbe liberato me, dal richiamarmeli addosso per il resto dei miei anni...

La psicoterapia può aiutare a ricomprendere le situazioni, ad elaborare traumi, a rafforzarsi appunto, ma non stravolge la personalità a 180 gradi. Dipende dalle rigidità sulle quali la personalità è strutturata. E soprattutto sono interventi molto lunghi.

Certo che essere tutelati anche in altre sedi può favorire in tempi più brevi l'elaborazione dei traumi, ma a volte può non essere sufficiente a risolvere tutte le rigidità di una personalità. Si può essere concentrati solo su un aspetto o un evento, ma nascondere dietro a questo, dinamiche molto più complesse.

La psicoterapia non è riparativa, non colma carenze affettive, nè ripaga delle ingiustizie subite. Però può essere utile per il futuro. Forse il merito del tuo psichiatra non è tanto quello di averti liberato da un passato, ma di averti sostenuto in questi anni in cui sei riuscita a non metterti in situazioni di sopruso.

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Tu, viola.blù, la fai troppo semplice... perchè la vedi dal di fuori...

Chi c'è dentro non ha consapevolezza di essere vittima o di quanto è vittima. (Per es,: mai sentito parlare di Dissonanza Cognitiva?)

Poi, anche se ne prendesse coscienza, si deve soppesare la propria capacità psicofisica (già dilaniata) che dovresti mettere in gioco...

Si deve tener conto anche che saranno coinvolte altre persone...

E non ultimo: qual è quell'avvocato che si prende la responsabilità di seguire un caso dove la posta in gioco a livello umano, della già vittima-qindi già senza più risorse-, è così alta?

Chi c'è dentro non ha consapevolezza di essere vittima o di quanto è vittima. (Per es,: mai sentito parlare di Dissonanza Cognitiva?)

Poi, anche se ne prendesse coscienza, si deve soppesare la propria capacità psicofisica (già dilaniata) che dovresti mettere in gioco...

Si deve tener conto anche che saranno coinvolte altre persone...

E non ultimo: qual è quell'avvocato che si prende la responsabilità di seguire un caso dove la posta in gioco a livello umano, della già vittima-qindi già senza più risorse-, è così alta?

...ti sbagli....io la vedo ben vicina la cosa.....

Ho presentato una denuncia nel 2007 dopo l'ultima aggressione subita dal mio compagno.

Prendere coscienza della cosa mi è costata anni (prima di arrivare a liberarmi da quella situazione), e non nego che ancora devo ricostruire molto, ma anche grazie all'aiuto richiesto ho chiuso con quella persona, e ti assicuro che ricordo ancora i morsi che ricevevo su viso, testa e spalle, o i graffi o le tirate di capelli ...o peggio..........quindi non la vedo per niente dal di fuori..... e non mi stancherò mai di invitare tutte le PERSONE che subiscono violenza psicologica o fisica, a chiamare presso un'associazione di tutela, proprio come ho fatto io anni anni fa, associazione che tuttora frequento e che mi ha dato un sostegno che mai ho trovato all'esterno, anche a livello LEGALE con un'ottimo penalista donna che stà lavorando tutt'oggi al mio caso.

....cosa bisognerebbe fare altrimenti? Rimanere succubi per sempre di persone abusanti?

La spirale della violenza si può e si deve interrompere, ne vale la vita.

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Tu, viola.blù, la fai troppo semplice... perchè la vedi dal di fuori...

...ti sbagli....io la vedo ben vicina la cosa.....

Ho presentato una denuncia nel 2007 dopo l'ultima aggressione subita dal mio compagno.

Prendere coscienza della cosa mi è costata anni (prima di arrivare a liberarmi da quella situazione), e non nego che ancora devo ricostruire molto, ma anche grazie all'aiuto richiesto ho chiuso con quella persona, e ti assicuro che ricordo ancora i morsi che ricevevo su viso, testa e spalle, o i graffi o le tirate di capelli ...o peggio..........quindi non la vedo per niente dal di fuori..... e non mi stancherò mai di invitare tutte le PERSONE che subiscono violenza psicologica o fisica, a chiamare presso un'associazione di tutela, proprio come ho fatto io anni anni fa, associazione che tuttora frequento e che mi ha dato un sostegno che mai ho trovato all'esterno, anche a livello LEGALE con un'ottimo penalista donna che stà lavorando tutt'oggi al mio caso.

....cosa bisognerebbe fare altrimenti? Rimanere succubi per sempre di persone abusanti?

La spirale della violenza si può e si deve interrompere, ne vale la vita.

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non trovo corretto usare l'argomentazione "però tu non sai..." rivolta a persone che non si conoscono...

e avvocati che seguono casi di persone vittime di abusi ce ne sono... va bene tutto, ma non siamo mica nel medioevo!

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non trovo corretto usare l'argomentazione "però tu non sai..." rivolta a persone che non si conoscono...

e avvocati che seguono casi di persone vittime di abusi ce ne sono... va bene tutto, ma non siamo mica nel medioevo!

Quoto in pieno!

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Chiedo scusa a viola.blù per la mia superficialità nel risponderle ...

Anche della mia incapacità di esprimere correttamente un pensiero...

Per questo faccio mie le parole di Aikon che condivido:

Sono assolutamente d'accordo con te che gli atti di violenza debbano essere denunciati, tanto che - in accordo con l'argomento del thread - ottenere giustizia ha effetti psicologici notevoli.

Con questo però occorre fare delle distinzioni, perchè se è vero che a "livello legale" violenza psicologica e violenza fisica vengono entrambe contemplate nella nostra legislazione vigente, la prima ha una tangibilità diversa (per rispondere anche a Stauffenberg). Se si parla di violenza fisica i referti medici hanno valore di prova per reati come percosse, lesioni personali, violenza ssessuale fino a maltrattamenti se si ripetono nel tempo con continuità. La violenza psicologica difficilmente viene refertata come conseguenza diretta di un comportamento abusante in assenza di trauma specifico (fisico e dunque tangibile e provabile), perchè viene presa in considerazione soprattutto la struttura psicologica e la personalità della vittima. Inoltre una certificazione di malattia psichiatrica implica anche un problema di affidamento dei minori. Nel caso di violenza psicologica di un coniuge abusante a danno dell'altro che viene dichiarato psichicamente compromesso (seppur temporaneamente), le autorità sono tenute a tutelare i minori e quindi a domandarsi a chi verranno affidare i figli. A terzi? E' questo un altro motivo che scoraggia le denunce di maltrattamento psicologico da parte delle donne. Inoltre, non dimentichiamoci che il 572 c.p. è un reato che contempla la continuità di un atteggiamento aggressivo e che deve essere provato: non è molto facile trovare le prove per dimostrare che per anni un marito controlla i movimenti, i progetti e le attività della moglie, la denigra nel suo ruolo genitoriale, le dà sistematicamente di pazza, cerca con manovre di incutere terrore distruggendo cose e oggetti alla quale la vittima tiene, la minaccia, la fa vivere in ristrettezze economiche, la induce a comportamenti servili, ecc...ecc...Eppure è proprio questa la fattispecie del reato, ma è difficilmente dimostrabile se tutto ciò avviene entro le mura domestiche.

Denunciare comportamenti del genere senza prove sufficienti può ritorcersi anche contro, perchè se non viene riconosciuta la dinamica (ed ecco quindi riallacciarci al tema, ovvero agli effetti che una sentenza può produrre) ci si può esporre a controquerele di calunnia o diffamazione.

Infine, è bene precisare che l'allontanamento del coniuge violento non avviene al momento della denuncia, specie se è la prima. Occorre fare un'istruttoria, iscriverlo nel registro degli indagati, notificargli l'avviso di garanzia e procedere per l'accertamento dei fatti. Ed anche in questi casi contano quali prove si possono addurre a suffragio della denuncia. Non è per niente facile ottenere un provvedimento restrittivo della libertà in assenza di giudizio, è bene esser chiari nel prospettare tali speranze.

Rapporti dell'OMS, Eures-Ansa, indagini Istat mostrano come la violenza psicologica in famiglia preceda ed accompagni la violenza fisica. Però, per le difficoltà descritte sopra, si arriva alla denuncia solo quando la violenza fisica è palese ed invalidante. Occorrerebbe da parte delle autorità competenti maggiore attenzione e sensibilizzazione al riconoscimento delle dinamiche che precedono tali situazioni (anche se non "sufficientemente provate") per fare in modo di portare le vittime a chiedere aiuto. E questo, secondo me, si può compiere solo se si dà un segnale forte, riconoscendo ad un giudizio equo quel valore che viene presentato nel primo post

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Attenzione a distinguere tra disturbo di personalità e tratti di personalità.

Non vedrei tanto la questione dal punto di vista del vuoto legislativo, quanto sul fatto che se una personalità (disturbata o meno) ha determinate caratteristiche non è possibile attribuirne la diretta responsabilità a dei comportamenti specifici da parte di terzi in essenza di un evento traumatico tangibile. Cioè, una violenza carnale (sufficientemente provata) potrebbe essere valutata come causa scatenante di un disturbo post-traumatico da stress. Ma un condizionamento psicologico (non sufficientemente provato con testimonianze ad esempio) come si fa a ricondurlo ad un indebolimente della personalità se la persona ha già di suo certe fragilità e problematiche? Per una persona meno fragile tale comportamento potrebbe essere ininfluente.

Non è rilevante l'effetto che ottiene un comportamento prevaricatore, ma il comportamento in sè. E per la legge i comportamenti abusanti devono essere provati.

Ma noi sappiamo che non tutti quelli che non riescono ad essere provati non è detto che non siano abusanti, con notevoli conseguenze...

Ecco come la società partorisce gli "alienati"...

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Ecco come la società partorisce gli "alienati"...

...è vero, alla fine resta "il danno" e bisogna farci i conti a tu per tu (parlo per esperienza...)

Il recupero di sè è possibile, io credo, io sono arrivata ad un punto di "non ritorno" e la parola "alienazione" sembra ora un apostrofo rosa..... ho chiesto aiuto, mi sono fatta un grande bagno di umiltà anche per accettare l'aiuto che mi veniva offerto, mi sono fatta un "mazzo tanto"..... da sola, partendo da sottoterra è stato come uscire da un buco profondo, un pozzo...usando le poche forze che mi erano rimaste e nel buio, passo dopo passo arrampicandomi sulle pareti di roccia, lasciandoci il sangue e le unghie..... per uscire e vedere spiragli di luce.... ci vuole tempo, molto più di quanto si può pensare o prevedere......ma anche accettare che TUTTO è necessario .... anche il fatto che ci voglia tempo......ci stà.....

.............mi sono ricadute addosso conseguenze inaspettate e dure anch'esse da accettare: l'allontanamento degli amici in comune, il cambio di vita, di lavoro, il passaggio da una vita agiata ad una più difficile a livello economico....e dulcis in fundos anche una denuncia da parte del mio ex ....... ma non cambierei nulla delle scelte fatte, forse con l'esperienza e la forza di oggi mi sarei tutelata di più, questo si, ma allontanarmi da quella situazione è stata la mia vita di ora, e anche io mi sentivo schiacciata da una giustizia che non sarebbe nè sarà... mai fatta, ma la cosa più importante è tornare ad avere in mano la propria vita, ora tutto è diverso e davvero migliore!

E non l'avrei mai immaginato!

Questa è la più grande vittoria! .... e vi assicuro che non è poco!sun.gif

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Con le mie parole non voglio portare solo la mia esperienza, ma non posso rimanere muta davanti un'arresa morale del tipo che viene qui messa in discussione.

Nessun giudice potrà MAI neutralizzare "il danno", ne ridare anni di vita spezzata a chi ha subito abusi....... ma non per questo ci si deve sentire sconfitti dentro.

E' questo concetto che ribadisco..... è improbabile che chi ha assistito ad aggressioni fisiche o violenze - abusi psicologici vada a testimoniare davanti un giudice, sopratutto se è stato un parente o un amico ad esercitarle............. ma ognuno ha la sua verità, e dovrà farci i conti, non si sfugge......

Io ho visto farmi il vuoto intorno, anche da parte di persone che mai avrei pensato..... è stato difficilissimo da constatare, da accettare....ma è quello che succede nella maggioranza dei casi.....

Ma non certo per questo bisogna desistere dal denunciare e dall'allontanarsi e cambiare vita.

Io sono una persona diversa da allora, e qualcosa di me, di bello l'ho perso, mi è stato strappato via..........ma ho ricostruito molto nell'ultimo anno, e ne sono soddisfatta e felice!

Nessun altro lo avrebbe potuto fare per me....... e mi sono dovuta dar da fare........e la prima cosa utile che ho fatto per me stessa è cercare aiuto.

Tante associazioni, medici, legali.... sono pronti a dare aiuto, e non è per niente inutile!!!

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Con le mie parole non voglio portare solo la mia esperienza, ma non posso rimanere muta davanti un'arresa morale del tipo che viene qui messa in discussione.

Perdonami ma mi piacerebbe che spiegassi meglio dove vedi la resa morale messa qui in discussione. Tu stessa insisti molto sul valore di denunciare certe situazioni, per cui credo che tu chieda efficacia a queste denunce (che senso avrebbe farlo se si sapesse in partenza che cadrebbero nel nulla?). Converrai allora che se viene detto che una sentenza equa in certi casi porta dei benefici psicologici più rapidi di una terapia non è in contrasto con quanto sostieni tu.

Certo è inutile negare che non sia facile nè così ovvio arrivare ad un passo del genere.

Nessun giudice potrà MAI neutralizzare "il danno", ne ridare anni di vita spezzata a chi ha subito abusi....... ma non per questo ci si deve sentire sconfitti dentro.

Può accelerare l'elaborazione del trauma però. Proprio perchè si dà spazio, per la prima volta a chi non ha avuto la possibilità di averlo fino a quel momento.

E' questo concetto che ribadisco..... è improbabile che chi ha assistito ad aggressioni fisiche o violenze - abusi psicologici vada a testimoniare davanti un giudice, sopratutto se è stato un parente o un amico ad esercitarle............. ma ognuno ha la sua verità, e dovrà farci i conti, non si sfugge......

Io ho visto farmi il vuoto intorno, anche da parte di persone che mai avrei pensato..... è stato difficilissimo da constatare, da accettare....ma è quello che succede nella maggioranza dei casi.....

Ma non certo per questo bisogna desistere dal denunciare e dall'allontanarsi e cambiare vita.

Io sono una persona diversa da allora, e qualcosa di me, di bello l'ho perso, mi è stato strappato via..........ma ho ricostruito molto nell'ultimo anno, e ne sono soddisfatta e felice!

Nessun altro lo avrebbe potuto fare per me....... e mi sono dovuta dar da fare........e la prima cosa utile che ho fatto per me stessa è cercare aiuto.

Tante associazioni, medici, legali.... sono pronti a dare aiuto, e non è per niente inutile!!!

Si, si può chiedere aiuto, ma è importante sentirlo come qualcosa che si fa per se stessi. Farlo però non è affatto automatico per chi non ha mai sperimentato una realtà in cui essere al centro dei propri interessi.

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