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LARS Von Trier fa l’elogio del nazismo. E scoppia la polemica. Il regista danese non è nuovo a spararle grosse, ma questa volta ha esagerato e la sua corsa verso la Palma con “Melancholia”, anche perché il film non è così riuscito, si ferma subito. A innescare la miccia è stata una battuta di dubbio gusto presentando l’opera in concorso, con un cast solido, da Kirsten Dunst a Charlotte Gainsbourg. A un certo punto il regista sbotta: «Per molto tempo ho pensato di essere ebreo e ne ero felice, poi improvvisamente è cambiato tutto e non ero più ebreo. Anzi, ho scoperto che ero un nazista e la cosa mi è piaciuta altrettanto».

Apriti cielo. «Mi sono lasciato trascinare in una provocazione» dirà più tardi «presento le mie scuse». Troppo tardi. Tutto comincia in una calda mattina: chi ha assistito al film è particolarmente provato dall’atmosfera plumbea di una storia che vede la giovane Justin, Kirsten Dunst, alla vigilia del matrimonio con il problematico Michael. Siamo in un castello alla fine del mondo, affogati in una depressione cosmica, e con la minaccia di un pianeta, Melancholia appunto, che potrebbe spazzarlo via impattandoci contro. Che poi la sorella di Justin, Claire, l’intensa Charlotte Gainsbourg, faccia di tutto per confondere le acque è ininfluente.

Von Trier, che a Cannes ha vinto nel 2000 con “Dancer in the Dark” e ha fatto bene altre volte con “Europa” e “Le onde del destino”, la prende alla lontana: «Ma quale fine del mondo, questo è un film sul mio stato mentale oggettivo, quello che vivo ora: la depressione». E sin qui nessuna gaffe. Poi, però, il regista di “Antichrist” dove c’è ancora la Gainsbourg, perde la bussola: sul letto di morte sua madre gli ha rivelato che l’uomo con il quale era cresciuto non è suo padre. E che le sue origini ebree sono invece tedesche. Da qui l’accostamento con il nazismo: «Non mi spiace affatto. Capisco Hitler perché capisco l’uomo che è pieno del male. Sono contro la II Guerra Mondiale e sono vicino agli ebrei, ma non troppo perché Israele è un problema».

E giù insulti. Per poi inciampare senza requie in altre esternazioni vergognose: «Adoro l’architetto Speer, aveva un grande talento. Come regista nazista ora penso a un film sulla soluzione finale». Insomma, un delirio.

Passa poco tempo e il regista deve fare una dichiarazione: «Tengo sinceramente a scusarmi. Non sono antisemita né razzista né nazista». Ma la direzione del Festival, furente e in forte imbarazzo, non fa sconti: «Ne prendiamo atto e diffondiamo le scuse di Lars Von Trier ma non accetteremo mai più che il Festival divenga la sede per simili proclami». Una parola. Ormai il danno c’è e per la giuria guidata da Sean Penn è un problema in più da risolvere.

Un film può scontare le farneticazioni del suo autore? Due anni fa, con “Antichrist” Von Trier aveva provocato altre polemiche, ma poi il livello artistico aveva fatto vincere il premio come migliore attrice alla Gainsbourg. Ora che succederà? E sino a che punto il film non nasconde posizioni nihiliste, mascherate da terapia contro la depressione?

Proprio nel giorno in cui i francesi sono rimasti delusi da “La conquista”, visto che l’attacco a Sarkozy nel film di Xavier Durringer è scomparso miracolsamente dopo un lungo battage che ci aveva prosperato, la gaffe sul nazismo di Von Trier dà scatto al toto Palma e al gran finale previsto per domenica.

Se Penn, la Thurman e Jude Law, insieme agli altri giurati, censureranno la boutade, ammesso che le scuse di Von Trier siano sincere, costituiranno un brutto precedente per le giurie dei prossimi Cannes. E poi sul fatto che l’arte non sia un fatto morale esiste una bibliografia immensa. Intanto, oggi è la giornata di un altro film scandaloso, ma questa volta con “La piel que habito” il sincero democratico Almodovar si mette in una situazione di privilegio: è amato da critici e pubblico, e anche la dimensione horror della storia, il chirurgo estetico Banderas cerca la pelle perfetta, sembra fatta su misura per vincere la Palma. In quanto a Von Trier, il cast, dove si fanno notare anche Kiefer Sutherland e Charlotte Rampling, potrebbe vendicarsi per la figuraccia.

tortarolo@ilsecoloxix.it
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Lars von Trier, visionario nazista

Cannes

«Non si può dire che Adolf Hitler fosse un brav’uomo, ma lo capisco e simpatizzo con lui». Lars von Trier ha lanciato la sua bomba al termine della conferenza stampa di presentazione di Melancholia con cui è entrato ieri in concorso al festival di Cannes, accorgendosi di non essere stato abbastanza provocatorio nell’annunciare di essere uscito da una profonda depressione e nel presentarsi in sala con la parola fuck tatuata sulle nocche. Poi ha cercato di aggiustare il tiro: «Intendiamoci, io faccio il tifo per gli ebrei». Pausa. «Ma non per Israele, che è un vero rompicoglioni». Cinque ore dopo farà completamente marcia indietro e chiederà scusa per queste affermazioni. Ma in conferenza stampa non c’è modo di farlo stare zitto. Ci ha provato anche una delle protagoniste del suo film, Kirsten Dunst, rendendosi conto di quanto danno il suo «umorismo danese » rischia di arrecare al film, soprattutto sul mercato statunitense.

Ma poiché genererà anche tanta pubblicità gratuita, Lars ha continuato a darci dentro: quando un giornalista ha tentato di riportare la conversazione sul cinema, chiedendogli se il suo prossimo film sarà ancora più maestoso di questo, von Trier ha risposto: «Noi nazisti abbiamo la tendenza a fare le cose in grande. Pensate alla Soluzione finale!».

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Meno male che Melancholia è eloquente in modo meno autolesionista.

Il film è diviso in tre parti: la prima è un preludio di bellissime immagini accompagnate da musica imponente, quadri viventi ispirati ai pittori tedeschi e preraffaelliti, inquadrature del cosmo che ricordano quelle de L’albero della vita di Malick e, ovviamente, quelle di 2001 di Kubrick.

Segue la parte dedicata a Justine, una delle due sorelle protagoniste (la Dunst), che cerca di compiacere la sua famiglia con un matrimonio tradizionale.

Peccato che la sua sia una tipica famiglia disfunzionale alla Dogma: padre assente, madre castrante (Charlotte Rampling), cognato attaccato al denaro (Kiefer Sutherland).

Siamo in zona Festen, i brindisi diventano occasioni per estrarre gli scheletri dagli armadi, e il disperato tentativo di «essere normale» di Justine soccombe al suo istinto di verità. La terza parte del fi lm è dedicata all’altra sorella, Claire (Charlotte Gainsbourg), e il tono e lo stile del fi lm cambiano ancora, per raccontare con tocco surreale una favola nera sull’apocalisse.

Il pianeta Melancholia si sta infatti avvicinando alla terra, Justine, che nel frattempo ha smesso di fi ngere e manifesta tutto il suo disagio esistenziale, avverte l’imminenza di un disastro, ma il marito di Claire continua a infondere «certezze scientifi che» cui la moglie si affi da, andando contro il suo istinto femminile.

Il festival di Cannes sembra dirci che i registi, come gli animali e le anime sensibili, sentono arrivare le catastrofi prima degli altri: oltre a Melancholia è stato presentato alla Settimana della critica anche il bel dramma americano Take shelter, letteralmente «trovate rifugio», un grido di avvertimento per tutti coloro che abitano questa «terra cattiva», come dice Justine, «della quale nessuno sentirà la mancanza». L’unica possibilità di salvarsi, sostiene von Trier, sta nell’affi darsi all’intuito femminile: «Contrariamente all’opinione comune, io amo le donne, è il genere maschile ad apparirmi sgradevole». Dal punto di vista estetico, dice di essersi ispirato ad Antonioni, Visconti, Tarkovskij. Il risultato fi nale però è puro von Trier: operatico e visionario, irritante e disomogeneo, cerebrale e sensazionalistico. Crede che il suo film possa concorrere alla Palma d’oro? «Assolutamente sì», afferma il regista. Lo pensiamo anche noi, almeno confrontandolo con quelli che abbiamo visto finora. Se solo Lars imparasse a stare zitto...

Paola Casella

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secondo me Trier si è un po' fuso il cervello...

tra l'altro ha implicitamente dato dei nazisti a tutti i tedeschi, dato che non c'è correlazione lineare tra lo scoprire di essere di padre tedesco e la simpatia per hitler... :Straight Face:

del film precedente, antichrist, io avevo sentito un gran male, mi è stato proprio sconsigliato di vederlo. questo non so.

forse la patologia mentale sta annebbiando la lucidità che rimane necessaria, nella produzione artistica.

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e può anche darsi che sia un modo per sostenere un film che magari non ha nulla di molto nuovo da dire...cmq ora che vivo in una città con dei cinema mai gettonati penso che andrò a vederlo.

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mò m'o segno, farò una breve recinzione cinematografica...la segretaria dello studio dove stavo prima era una cinefila accanita, sai le chiacchiere...ora debbo trovare qualche compagno di sventura filmica...da solo non mi va più di andare al cine.

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mò m'o segno, farò una breve recinzione cinematografica...la segretaria dello studio dove stavo prima era una cinefila accanita, sai le chiacchiere...ora debbo trovare qualche compagno di sventura filmica...da solo non mi va più di andare al cine.

perché buttare soldi per dare soddisfazione ad un sadico?!

se stasera ho tempo vado a cercare qualche vecchia recensione di Escobar che lo fa, giustamente, a fettine.

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forse perchè una certa vena di sadismo ce l'ho anch'io :icon_question:

eppure io non sono mai stato insoddisfatto dai suoi films, anzi...

tu che ti intendi di architettura che ne pensi di quello che dice su Albert Speer ?

4.jpg

sono arrivato alla conclusione che simili dimensioni annullano gli esseri viventi, sono morte...buone forse per una scenografia filmica.

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che imbecille. per me è solo un trovata per promuovere il film. a me tra l'altro i suoi film non mi sono mai piaciuti, tranne (forse) dogville, che però non ha retto alla seconda visione, il che a mio parere è sempre indicativo.

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forse perchè una certa vena di sadismo ce l'ho anch'io :icon_question:

eppure io non sono mai stato insoddisfatto dai suoi films, anzi...

tu che ti intendi di architettura che ne pensi di quello che dice su Albert Speer ?

4.jpg

sono arrivato alla conclusione che simili dimensioni annullano gli esseri viventi, sono morte...buone forse per una scenografia filmica.

Semmai di masochismo, dato che tu sei lo spettatore che si sottopone alla tortura della vista di un brutto film, per giunta pagando!

Scherzi a parte, de gustibus...

Non ho trovato la recensione e ho solo un vago, brutto ricordo di Le onde del destino.....peggio di gesù cristo in versione femminile. Per me quel film trasudava malattia e ossessione, probabilmente le turbe mentali di trier hanno qualche valore universale, o forse ci sono più masochisti in giro di quanto si possa pensare :D:

Soprattutto condanno il suo "dogma", tutte quelle regole allucinanti di cui ricordo solo quella della ripresa a mano che è pura negazione del piacere dell'occhio (questo in particolare gli rimproverava Escobar). E poi la trovo estremamente distraente, ti ballano gli occhi e non riesci a farti ipnotizzare dal film.

Qualcuno mi aveva raccontato che dopo aver rotto le balle ai suoi adepti con tutte quelle regole ferree poi aveva rinnegato tutto, è vero?

Spiacente di deluderti ma non so un tubo di Speer, certo non me lo hanno fatto studiare all'università, nè mi è mai venuta voglia di guardarmelo meglio, ho molte altre lacune più interessanti da colmare.

Comunque, come dici tu, anche a me quell'architettura sa di morte, sia per le dimensioni che per l'eccesso di simmetria. In generale prediligo quella a misura d'uomo e non celebrativa.

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e io che pensavo di invitarti al cine a vederlo sto film :Broken Heart:

certo che decisamente non è nelle tue corde, oppebbacco!

a me dogma piace come manifesto e voto di umiltà cinematografica, Festen ad esempio è stupendo per il mio modo di vedere.

Cmq si è vero che poi ha abbandonato il saio all'improvviso.

Su quel genere di architettura concordiamo in pieno.

ot: Liberty e o Coppedè, la casetta che vorrei!

IMG_4292.jpg

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e io che pensavo di invitarti al cine a vederlo sto film :Broken Heart:

certo che decisamente non è nelle tue corde, oppebbacco!

a me dogma piace come manifesto e voto di umiltà cinematografica, Festen ad esempio è stupendo per il mio modo di vedere.

Cmq si è vero che poi ha abbandonato il saio all'improvviso.

Su quel genere di architettura concordiamo in pieno.

ot: Liberty e o Coppedè, la casetta che vorrei!

IMG_4292.jpg

Semmai ci vedremo insieme Vai e vivrai (potrei vederlo anche cento volte) o qualche meraviglia di Leconte.

Quanto a masochismo cinematografico, ho già dato a suo tempo, quando ancora esistevano i cinema d'essai, compresa una lunga rassegna su Fassbinder, onorabilissimo regista molto istruttivo però, madò, che tristezza!!!

una delle mie case ideali

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volentieri, io però non ho ancora chiuso i conti con i cinema d'essai, ma quando fanno tutto Rohmer o Truffaut come si fa a non andarci! :Batting Eyelashes:

stupenda la villetta di Kurt, anche gli interni sono particolari...solo che abbisogna di uno scenario come Capri per essere così affascinante, altrove non sarebbe la stessa cosa..

la casina delle civette ? a me piace moltissimo..

civette.JPG

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