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UN ANNO CON 100 OGGETTI SOLTANTO


Laraa

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solo che tante volte il caricabatterie costa quanto l' aspirapolvere... esempio. Ho come la sensazione che la maggior parte delle cose, quelle di utilizzo quotidiano perlomeno, siano proprio costruite col proposito di essere sostituite... e anche a breve tempo. :Confused:

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solo che tante volte il caricabatterie costa quanto l' aspirapolvere... esempio. Ho come la sensazione che la maggior parte delle cose, quelle di utilizzo quotidiano perlomeno, siano proprio costruite col proposito di essere sostituite... e anche a breve tempo. :Confused:

Ti assicuro che non sei l'unica ad avere quella sensazione!!!

Comunque ,davvero mia madre butta anche oggetti che possono realmente tornare utili. :unknw:

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oltre alla sensazione credo sia un dato di fatto... in fondo è un po' la somma di un principio economico.

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Obsolescenza programmata. E' anche questa è una delle cose di cui parla il tipo dei boondoggles nei

suoi blablabla sul collasso economico. Dice che una delle cose che sono tornate a favore dei russi nel

momento del crollo era il fatto che non vivevano in un'economia di mercato e che quindi i prodotti

erano fatti pensando soprattutto a farli durare, invece che pensando a venderne il più possibile.

Era una cosa negativa (i prodotti facevano oggettivamente schifo) che nel momento del bisogno si era

trasformata in un punto di forza. Della serie la ruota gira...

"I prodotti di consumo sovietici erano spesso oggetto di derisione: frigoriferi che riscaldavano la casa,

il cibo, e così via. Era fortunato chi ne possedeva uno e, una volta portatolo a casa, farlo funzionare

erano affari suoi. Però, una volta messo in funzione, esso diventava un bene di famiglia d’inestimabile

valore, trasmesso di generazione in generazione, solido e riparabile pressoché all’infinito.

Negli Stati Uniti si sente dire spesso che “la tal cosa non vale la pena di ripararla”. Questo sarebbe

sufficiente a far infuriare un russo. Una volta sentii un anziano di origine russa arrabbiarsi perché una

ferramenta di Boston non voleva vendergli le molle di ricambio per i materassi: “La gente butta via dei

materassi in ottimo stato, come faccio io a ripararli?”.

Il collasso economico tende ad eliminare tanto la produzione locale che le importazioni ed è quindi di

vitale importanza che tutto ciò che possedete si consumi lentamente e che siate in grado di ripararlo da

soli se si rompe. La roba fabbricata in Unione Sovietica era di solito straordinariamente solida. La roba

di fabbricazione cinese che oggi potete trovare in giro, lo è molto meno."

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=5214

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=5235

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grazie Ste... forte 'sto tipo! :):

Mi sono anche ricordata in quale circostanza mi è capitato di cogliere da vicino il significato del termine globalizzazione... :LOL:

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Obsolescenza programmata. E' anche questa è una delle cose di cui parla il tipo dei boondoggles nei

suoi blablabla sul collasso economico. Dice che una delle cose che sono tornate a favore dei russi nel

momento del crollo era il fatto che non vivevano in un'economia di mercato e che quindi i prodotti

erano fatti pensando soprattutto a farli durare, invece che pensando a venderne il più possibile.

Era una cosa negativa (i prodotti facevano oggettivamente schifo) che nel momento del bisogno si era

trasformata in un punto di forza. Della serie la ruota gira...

"I prodotti di consumo sovietici erano spesso oggetto di derisione: frigoriferi che riscaldavano la casa,

il cibo, e così via. Era fortunato chi ne possedeva uno e, una volta portatolo a casa, farlo funzionare

erano affari suoi. Però, una volta messo in funzione, esso diventava un bene di famiglia d’inestimabile

valore, trasmesso di generazione in generazione, solido e riparabile pressoché all’infinito.

Negli Stati Uniti si sente dire spesso che “la tal cosa non vale la pena di ripararla”. Questo sarebbe

sufficiente a far infuriare un russo. Una volta sentii un anziano di origine russa arrabbiarsi perché una

ferramenta di Boston non voleva vendergli le molle di ricambio per i materassi: “La gente butta via dei

materassi in ottimo stato, come faccio io a ripararli?”.

Il collasso economico tende ad eliminare tanto la produzione locale che le importazioni ed è quindi di

vitale importanza che tutto ciò che possedete si consumi lentamente e che siate in grado di ripararlo da

soli se si rompe. La roba fabbricata in Unione Sovietica era di solito straordinariamente solida. La roba

di fabbricazione cinese che oggi potete trovare in giro, lo è molto meno."

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=5214

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=5235

Grazie,articoli davvero interessanti, un' analisi concreta e chiara. ( :shok: Una visione ottimistica della vita futura.... :cray: )

Sopravvivere al crollo

Ambiente post-crollo: le conseguenze immediate

Dislocamento sociale, disoccupazione, condizione di senzatetto, disperazione

Le autorità non ispirano più rispetto. L’autorità giudiziaria è sopraffatta, soppiantata dall’autodifesa a livello locale e dalla sicurezza privata. Molte leggi vengono universalmente ignorate.

Carenza diffusa di molti prodotti di base, specialmente cibo, combustibili e medicinali.

Rinuncia all’assistenza di base o razionamento. Deterioramento e diminuzione delle infrastrutture. Molte calamità, grandi e piccole.

Non sono più possibili piani a lungo termine. Neanche i nuovi grandi progetti vengono presi in considerazione. Ogni adattamento riuscito dipende dalle infrastrutture e dalle scorte esistenti

Dovremo senz’altro aspettarci carenza di combustibile, di cibo, di medicinali e di innumerevoli articoli di consumo, mancanza di elettricità, di gas e di acqua, collasso del sistema dei trasporti e di altre infrastrutture, iperinflazione, fallimenti aziendali diffusi e licenziamenti di massa, il tutto unito a molta disperazione, confusione, violenza e assenza di legalità. Di certo non è lecito aspettarsi grandi piani di salvataggio, programmi tecnologici innovativi o miracoli di coesione sociale.

Ambiente post-crollo: cosa accade dopo?

Emerge quasi immediatamente una nuova economia di sussistenza/basata sul baratto.

I vecchi capitali – titoli, obbligazioni, scorte di capitali, contanti – sono tutti senza valore. Relazioni, favoritismi, accesso alle scorte – risultano essere di valore durevole.

Scorporo di attività: i beni vengono smantellati e riusati, accumulati o venduti a pezzi. Molti articoli di valore vengono esportati (specialmente oggetti d’arte, pezzi d’antiquariato, attrezzature scientifiche e industriali).

Elementi della criminalità organizzata, ex militari ed ex membri dell’autorità giudiziaria si mescolano (molto disordinatamente) in nuove strutture di potere.

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io l' ho trovato in qualche modo rassicurante invece... :Confused:

Beh, fai conto che la maggior parte delle cose che ha descritto non sono conseguenze ma cause quindi non dobbiamo temere disastri futuri, sono già in corso... :unknw:

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E già, possiamo tirare un sospiro di sollievo..... :Straight Face:

Non c'è commento per questo video documentario...un po' lungo ma davvero illuminante....

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Interessante, il documentario. Forse è un po' dietrologico, però il concetto è quello...

Anche senza andare a cercare accordi espliciti o trucchetti specifici per ridurre la vita dei prodotti, lo si

sa che in un'economia di mercato c'è bisogno di vendere ogni anno e che quindi non si è invogliati a saturarsi

il mercato da sè, immettendoci prodotti che durano tanto.

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Beh,si è vero lo si sa perfettamente,però quello che la maggior parte delle persone non sanno ,secondo me, sono i mezzi che si utilizzano per raggiungere lo scopo.Io stessa non ero a conoscenza di molti avvenimenti docomentati nel video.Mi sembra che non ci sia molta informazione riguardo l'argomento, o no?

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Beh, in effetti... non proprio tantissimissima.

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viviamo in un mondo in cui "avere è essere"

Fine di mondo (di Massimo Gramellini)

Continuo a guardare la foto di quel teppista che si aggira fra le fiamme di Londra in tuta e scarpette firmate. E’ una povera vittima, un relitto disperato della nostra società opulenta, come vorrebbe certa sociologia? Mah. I poveracci sono un’altra cosa: i bambini del Corno d’Africa con gli occhi sbiancati dalla fame, quelli sono vittime e infatti non indossano scarpe griffate. E’ allora soltanto un delinquente «puro e semplice», come sostiene il primo ministro inglese? Anche questa interpretazione è fin troppo comoda. Sembra formulata a uso e consumo dei benpensanti: per non turbarli, per non svegliarli.

Quando i teppisti diventano un esercito e mettono a ferro e fuoco una metropoli occidentale, significa che è successo qualcosa che non si può più combattere solo aumentando il numero dei poliziotti e delle celle. E’ il segnale di un mondo, il nostro, che si sgretola. Un mondo senza politica, senza cultura, senza solidarietà. Il teppista griffato non si rivolta per ottenere un impiego, del cibo o dei diritti civili. Reclama soltanto l’accesso agli status-symbol della pubblicità acquistabili attraverso il denaro. Dal giorno infausto in cui il capitalismo dei finanzieri ha soppiantato quello dei produttori, il denaro si è infatti sganciato dal merito, dal lavoro e dall’uomo, trasformandosi in un valore a sé. L’unico. Quel ragazzo è il prodotto di questa bella scuola di vita. Mettiamolo pure in galera. Ma poi affrettiamoci a ricostruire la scuola.

(da LASTAMPA)

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