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Finlandia, la prima della classe?


Ste

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Apro questo topic che forse può interessare ad Aikon e Sea.

Di recente leggendo un blog del FQ sono venuto a conoscenza del modello educativo finlandese...

http://it.euronews.net/2010/11/05/finlandia-la-prima-della-classe/

Sembra bellissimo, e ha anche ottimi risultati nelle classifiche mondiali 'a punti'... però...

insomma... il tipo inglese che parla nel video non ha tutti i torti, secondo me. E' un buon

modello ma serve per educare persone che si presuppone dovranno vivere in finlandia... uno

che è educato ad esprimersi liberamente, essere innovativo, dare del tu alla figura 'più alta

in grado' nella stanza, in altri posti lo sbranerebbero in tempo zero virgola uno... a meno che

non si riadatti in tempo zero virgola zero uno buttando nel cesso l'ottima educazione ricevuta!

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Grazie Ste per questo spazio.

Ho visto il video e letto l'articolo e ti dico qualche impressione che ho avuto di cui possiamo parlare insieme.

La prima cosa che mi è venuta a mente è che anche in Italia ci sono stati e ci sono tutt'ora pedagogisti ed educatori che hanno teorizzato e teorizzano tutt'oggi qualcosa di molto simile, se non di ancora più approfondito (secondo il mio parere). Non solo, ma anche la Francia ha generato (dire prodotto non mi piace) nei tempi moderni realtà educative molto simili. Per cui non riesco a vedere la novità del modello finlandese.

Certo tra il dire ed il fare c'è di mezzo il mare ed in Italia, benchè possiamo vantare dalla Montessori ad oggi degli illustri teorici, la realizzazione lascia a desiderare ed è sotto gli occhi di tutti.

Ma tornando al reportage, un'altra cosa che mi è venuta in mente mentre seguivo il video è che si parla molto in termini di "efficacia" ed i finlandesi dovrebbero almeno chiarire cosa intendono con tale termine applicato all'educazione/formazione, perchè ad esempio è una terra che ha il più alto numero di suicidi in Europa (basta googlare un po' "tasso suicidi giovanili in Finlandia" per rendersene conto, è riportato pure su wikipedia).

Una nazione che ha una così triste realtà può vantare un modello educativo "efficace"? Mah...a mio avviso no.

Sembra quasi che la cosa venga presentata un po' come un "format televisivo" da "rivendere" e quindi rispondente a logiche economiche di mercato. Sebbene sia favorevole ad "acquisire" un format di tale tipo per quanto attiene l'edilizia scolastica (notevole), non mi sento di essere altrettanto entusiasta per ciò che riguarda la formazione.

Queste le prime impressioni. Ne ho altre riguardo alla libertà di espressione, ma al momento mi fermo qui.

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In effetti quando si parla di "efficacia" è sempre meglio drizzare le orecchie: è una parola

che vuol dire tutto ciò che si vuole... basta solo scegliere numeratore e denominatore ad hoc. :Raised Eyebrow:

Forse quest'altro video è più esplicito su cosa intendono...

Per la storia dei suicidi, non saprei dirti. Anche lì è sempre molto difficile (o troppo facile) fare

correlazioni a livello statistico con questa o quell'altra cosa... Per quanto riguarda la qualità

dell'educazione in Italia, invece, io non credo che sia poi così scarsa come si dice... guardando

a posteriori a quando andavo a scuola io, mi sembra che fosse più che all'altezza rispetto al nanismo

culturale del paese per il quale doveva formare i cittadini, e ora che vedo la mia schiera di nipoti

(due all'asilo, una alle elementari, una alle medie e uno uscito da poco dalla scuola d'arte), non

mi sembra che gli insegnanti stiano facendo poi 'sto pessimo lavoro... certo, non hanno la brillantezza

di un Trota o il talento del futuro di una Noemi ma francamente pretendere che in un paese si sia tutti

dei primi della classe mi sembra una distopia bella e buona!

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una cosa per esempio, ha detto, interessante: che loro danno grande valore all'educazione, eh.

e molti vogliono fare gli insegnanti, ma solo una piccola percentuale entra.

Invece da noi non si fa altro che buttare fango sulla scuola.

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Ma 'nfatti... che poi va a finire come al solito che si mettono le mani solo sulle cose che

già funzionano, rompendole o facendole funzionare ancor 'meglio' (che a volte è peggio)...

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A me una cosa che piace di quel modello, che non mi ricordo se lo dicono nei video o se

l'ho letto sul blog del FQ, è che non è previsto un trattamento speciale per i più bravi.

Secondo me è un'idea profondamente sbagliata quella di confondere l'educazione, ma anche la

ricerca che verrà fatta in seguito da quelli che davvero la faranno, e più in generale lo

sviluppo della conoscenza... con lo sport.

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In effetti quando si parla di "efficacia" è sempre meglio drizzare le orecchie: è una parola

che vuol dire tutto ciò che si vuole... basta solo scegliere numeratore e denominatore ad hoc. :Raised Eyebrow:

Forse quest'altro video è più esplicito su cosa intendono...

Per la storia dei suicidi, non saprei dirti. Anche lì è sempre molto difficile (o troppo facile) fare

correlazioni a livello statistico con questa o quell'altra cosa... Per quanto riguarda la qualità

dell'educazione in Italia, invece, io non credo che sia poi così scarsa come si dice... guardando

a posteriori a quando andavo a scuola io, mi sembra che fosse più che all'altezza rispetto al nanismo

culturale del paese per il quale doveva formare i cittadini, e ora che vedo la mia schiera di nipoti

(due all'asilo, una alle elementari, una alle medie e uno uscito da poco dalla scuola d'arte), non

mi sembra che gli insegnanti stiano facendo poi 'sto pessimo lavoro... certo, non hanno la brillantezza

di un Trota o il talento del futuro di una Noemi ma francamente pretendere che in un paese si sia tutti

dei primi della classe mi sembra una distopia bella e buona!

Beh ci sono parecchie "Italie". Ci sono scuole bene attrezzate e scuole che crollano perchè mancano fondamenta antisismiche; ci sono insegnati laureati e specializzati e insegnanti di inglese per elementari formati con un semplice corso finanziato (quando ci sono i fondi) dal comune (neanche dallo stato); ci sono classi con 15 ragazzi e classi con 28.

Insomma ci si scontra sempre con i tagli che il governo puntualmente fa e con l'inesistenza di una politica di investimenti per il futuro. Ciò che ancora resiste (ma per poco, la Gelmini c'ha provato a metterci le mani) è l'autonomia dei programmi degli insegnanti e che è l'unica vera risorsa sulla quale si regge la nostra scuola.

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A me una cosa che piace di quel modello, che non mi ricordo se lo dicono nei video o se

l'ho letto sul blog del FQ, è che non è previsto un trattamento speciale per i più bravi.

Secondo me è un'idea profondamente sbagliata quella di confondere l'educazione, ma anche la

ricerca che verrà fatta in seguito da quelli che davvero la faranno, e più in generale lo

sviluppo della conoscenza... con lo sport.

Sono d'accordo, però è anche vero che - magari ad una certa età - dovremmo riuscire a valorizzare anche le performances individuali. Cerco di spiegarmi meglio e spero di non essere fraintesa.

Se è vero che siamo tutti uguali di fronte alle possibilità che ciascuno debba avere, è altrettanto vero che siamo tutti diversi per come siamo fatti sia in termini di capacità di apprendimento che di sviluppo della personalità.

La bravura dell'insegnante, secondo me, sta nel far passare il messaggio che se anche non tutti abbiamo le stesse capacità di apprendimento, abbiamo però delle particolarità da valorizzare. Ciascuno ha qualcosa dentro di sè di unico da far emergere con i propri tempi e modalità. Ci si trova quindi a navigare tra riconoscimenti di meriti personali (che implicano il confronto) e incentivazione della cooperazione e mutualità (che livellano le differenze).

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Beh ci sono parecchie "Italie". Ci sono scuole bene attrezzate e scuole che crollano perchè mancano fondamenta antisismiche; ci sono insegnati laureati e specializzati e insegnanti di inglese per elementari formati con un semplice corso finanziato (quando ci sono i fondi) dal comune (neanche dallo stato); ci sono classi con 15 ragazzi e classi con 28.

Insomma ci si scontra sempre con i tagli che il governo puntualmente fa e con l'inesistenza di una politica di investimenti per il futuro. Ciò che ancora resiste (ma per poco, la Gelmini c'ha provato a metterci le mani) è l'autonomia dei programmi degli insegnanti e che è l'unica vera risorsa sulla quale si regge la nostra scuola.

Si, non intendevo certo dire che è perfetta ma appunto, come dicevo rispondendo a Sea, che va a

finire che si mettono le mani su ciò che già funziona ecc ecc, e che (quest'ultima parte mi era

rimasta nella tastiera) non si fa niente per affrontare le carenze che ci sono effettivamente.

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Sono d'accordo, però è anche vero che - magari ad una certa età - dovremmo riuscire a valorizzare anche le performances individuali. Cerco di spiegarmi meglio e spero di non essere fraintesa.

Se è vero che siamo tutti uguali di fronte alle possibilità che ciascuno debba avere, è altrettanto vero che siamo tutti diversi per come siamo fatti sia in termini di capacità di apprendimento che di sviluppo della personalità.

La bravura dell'insegnante, secondo me, sta nel far passare il messaggio che se anche non tutti abbiamo le stesse capacità di apprendimento, abbiamo però delle particolarità da valorizzare. Ciascuno ha qualcosa dentro di sè di unico da far emergere con i propri tempi e modalità. Ci si trova quindi a navigare tra riconoscimenti di meriti personali (che implicano il confronto) e incentivazione della cooperazione e mutualità (che livellano le differenze).

Mi riferivo non tanto alla valorizzazione quanto alla separazione di bravi da una parte e meno bravi dall'altra.

Le diverse attitudini poi andando avanti con l'età dovrebbero comunque portare a scegliere percorsi diversi.

Ma nel dire che è sballato confondere l'educazione (e la ricerca ecc) con lo sport, non volevo tanto fare una

contrapposizione tra cooperazione=buona e competizione=cattiva, ma riferirmi al fatto che l'educazione non ha

lo scopo di preparare a qualcosa dai contorni così ben determinati (perché stabiliti a tavolino) e 'risultati'

identificabili a priori (perché idem) come può essere una gara sportiva... per cui tu educatore al massimo

potrai dire questo è bravo in matematica e questo è più bravo in storia, e questo invece sa solo fare lo scemo

e divertire i compagni raccontando barzellette sconce, ma tu non sai se nel futuro servirà loro di più saper

far di conto, sapere che Napoletone a Waterloo le ha prese, o raccontare quella della mela che sa di c..o.

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Mi riferivo non tanto alla valorizzazione quanto alla separazione di bravi da una parte e meno bravi dall'altra.

Le diverse attitudini poi andando avanti con l'età dovrebbero comunque portare a scegliere percorsi diversi.

Ma nel dire che è sballato confondere l'educazione (e la ricerca ecc) con lo sport, non volevo tanto fare una

contrapposizione tra cooperazione=buona e competizione=cattiva, ma riferirmi al fatto che l'educazione non ha

lo scopo di preparare a qualcosa dai contorni così ben determinati (perché stabiliti a tavolino) e 'risultati'

identificabili a priori (perché idem) come può essere una gara sportiva... per cui tu educatore al massimo

potrai dire questo è bravo in matematica e questo è più bravo in storia, e questo invece sa solo fare lo scemo

e divertire i compagni raccontando barzellette sconce, ma tu non sai se nel futuro servirà loro di più saper

far di conto, sapere che Napoletone a Waterloo le ha prese, o raccontare quella della mela che sa di c..o.

Sono d'accordo. E aggiungerei che è importante non identificare i risultati d'apprendimento nozionistico con il valore della persona, cosa che la società tende a fare: hai molti soldi, hai successo nel lavoro quindi sei una persona che vale di più di uno che guadagna ciò che gli basta per vivere e che non ha velleità carrieristiche.

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Sarebbe meglio partire in partenza con scuole che non hanno alcuno scopo di inserimento nel mondo del lavoro, ma a cui interessa valorizzare e sviluppare la persona, intesa come individuo "interiore" ( praticamente la differenza che c'è tra umanesimo e materialismo, e una scuola che punta all'inserimento dell'individuo in un mondo utilitaristico e commerciale, ovvero, materialista.

é possibile?

La scuola per me non dovrebbe essere utilitarista, e invece Gelmini e company vedono sfruttabile già la prima primaria. le tre i della moratti, poi, non ne parliamo ( quello che mi serve per fare i soldi)

Quello che mi dispiace è che non si riesce a staccare le scuole di vita dal modello religioso: le scuole umanistiche sono rimaste: i seminari, le scuole coraniche, le buddiste e forse la facoltà di filosofia.

anche l'Invalsi valutaa gli insegnanti sui risultati degli alunni: ma quali?la conoscenza nozionistica, appunto, un po' di logiac, ma i test sono abbastanza ridicoli, perchè sono superabili rifacendoli, uno che ne fa mille, li fa meglio di uno che ne ha fatto uno e magari c'ha cinque lauree e magari ha studiato alla normale di pisa.

La scuola dell'obbligo non è comunque in grado di vedere nulla,e dovrebbe metterti in grado di vedere attitudini e preferenze.

siccome per me la società competitiva è uno schifo,sono una contemplativa, per me è così, però ci sono anche quelli competitivi, che in genere schiacciano il prossimo, per cui boh?

Discorso troppo difficile: che mondo si vorrebbe avere, più che che scuola si vorrebbe avere.

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Già, l'approccio utilitaristico... Se provi a far discorsi del genere mettendolo in dubbio, diventi automaticamente

una priva di 'pragmatismo', idealista, che non ha capito che la cultura è bella, si, ma che per mangiare bisogna

anche produrre qualche 'risultato'.

Il paradosso è che calandosi nella mentalità dei pragmatici-perché-se-lo-dicono-loro, e andando quindi a 'misurare'

i 'risultati' con le metriche più in uso (PISA ecc) si scopre che le genialate pragmatiche come quella delle 3-i danno

risultati imbarazzanti rispetto ad approcci più serendipitevoli e con meno ansia da prestazione come quello finlandese...

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