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WWII reenacting


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in seguito a una chiacchierata con una persona, ho ritrovato il link di un gruppo italiano che lo pratica...

feldgrau

la cosa buffa è che la sera stessa quando sono uscito dal ristorante mi sono fermato al semaforo e a fianco avevo una di queste... :Just Kidding: mein gott,ci risiamo, ho pensato...ci ritiriamo di nuovo da firenze..

ecco cmq le poco verosimili manovre del gruppo italico...però il semicingolato è una meraviglia da sbavarci..

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senza contare che cinematograficamente si possono realizzare delle cose interessanti...questa con poca spesa mostra di essere girata facendo uso di una certa perizia...

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Ma che sono? Nostalgici o solo appassionati collezionisti? :Confused:

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Oh, guarda quest'altro... non è in Italia e probabilmente è "artato", ma... catzo che bel messaggio...

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Ma possono circolare, questi accrocchi? :huh:

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non vedo perchè no...se in regola con assicurazione, revisione etc....sono veicoli storici, non diversi da una balilla o una isotta fraschini...

io pagherei per fare un giretto su questa..

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Io spero che queste persone non siano dei nostalgici ma semplicemente dei collezionisti.

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beh penso che molti lo siano,appassionati di storia militare minimal, però ci sta che qualche nostalgico ci sia, era appunto questo il motivo per cui nella conversazione non mi mostravo troppo interessato...comunque va detto che è un fenomeno che tocca molte epoche storiche..ad esempio i reenactors delle guerre napoleoniche..credo che loro, se sono nostalgici, lo sono in modo innocuo...almeno studiano e conoscono un pò di storia europea, invece di rincoglionirsi davanti a mtv...

ah forse tuo papà era un IMI che poi ha scelto di lavorare pur di non marcire nei campi...io conobbi uno dei pochi italiani superstiti del Dora Mittelbau, il lato oscuro delle avventure spaziali^^

a dirla tutta si parlava anche delle iniziative di un certo centro sociale di destra che vuole commemorare a modo suo la liberazione di firenze....come giustamente notava questa persona fu una delle poche città che videro in azione un gruppo nutrito di cecchini fascisti...insomma è polemica...ne raccontò anche Curzio Malaparte in La pelle, che forse non sarebbe male da leggere. Solo per capire il clima feroce di guerra di quei tempi...boh è un tema delicato...

I ragazzi seduti sui gradini di S. Maria Novella, la piccola folla di curiosi raccolta intorno all’obelisco, l’ufficiale partigiano a cavalcioni dello sgabello ai piedi della scalinata della chiesa, coi gomiti appoggiati sul tavolino di ferro preso a qualche caffè della piazza,la squadra di giovani partigiani della divisione comunista “ Potente “, armati di mitra e allineati sul sagrato davanti ai cadaveri distesi alla rinfusa l’uno sull’altro, parevano dipinti da Masaccio nell’intonaco dell’aria grigia. Illuminati a picco dalla luce di gesso sporco che cadeva dal cielo nuvoloso, tutti tacevano, immoti, il viso rivolto tutti dalla stessa parte. Un filo di sangue colava giù per gli scalini di marmo.

I fascisti seduti sulla gradinata della chiesa erano ragazzi di quindici o sedici anni, dai capelli liberi sulla fronte alta, gli occhi neri e vivi nel lungo volto pallido. Il più giovane, vestito di una maglia nera e di un paio di calzoni corti, che gli lasciavano nude le gambe dagli stinchi magri, era quasi un bambino.

C’era anche una ragazza fra loro: giovanissima, nera d’occhi, e dai capelli, sciolti sulle spalle, di quel biondo scuro che s’incontra spesso in Toscana fra le donne del popolo, sedeva col viso riverso, mirando le nuvole d’estate sui tetti di Firenze lustri di pioggia, quel cielo pesante e gessoso, e qua e là screpolato, simile ai cieli del Masaccio negli affreschi del Carmine.

Quando avemmo udito gli spari, eravamo a metà via della Scala, presso gli Orti Oricellari. Sboccati sulla piazza, eravamo andati a fermarci ai piedi della gradinata di Santa Maria Novella, alle spalle dell’ufficiale partigiano seduto davanti al tavolino di ferro.

Al cigolio dei freni delle due jeep, l’ufficiale non si mosse, non si voltò. Ma dopo un istante tese il dito verso uno di quei ragazzi, e disse:

- Tocca a te. Come ti chiami?

- Oggi tocca a me – disse il ragazzo alzandosi – ma un giorno o laltro toccherà a lei.

- Come ti chiami ?

- Mi chiamo come mi pare…

- O che gli rispondi a fare a quel muso di bischero, gli disse un suo compagno seduto accanto a lui.

- Gli rispondo per insegnargli l’educazione, a quel coso – rispose il ragazzo, asciugandosi col dorso della mano la fronte madida di sudore. Era pallido, e gli tremavano le labbra. Ma rideva, con aria spavalda guardando fisso l’ufficiale partigiano.

A un tratto i ragazzi presero a parlar fra loro ridendo.

Parlavano con l’accento popolano di San Frediano, di Santa Croce, di Palazzolo.

L’ufficiale partigiano alzò la testa e disse:

- Fa presto. Non mi far perdere tempo. Tocca a te.

- Se gli è per non farle perdere tempo – disse il ragazzo con voce di scherno – mi sbrigo subito -

E scavalcati i compagni andò a mettersi davanti ai partigiani armati di mitra, accanto al mucchio di cadaveri, proprio in mezzo alla pozza di sangue che si allargava sul pavimento di marmo del sagrato.

- Bada di non sporcarti le scarpe ! – gli gridò uno dei suoi compagni, e tutti si misero a ridere.

- Jack e io saltammo giù dalla jeep.

- Stop! – urlò Jack.

Ma in quell’istante il ragazzo gridò: – Viva Mussolini ! – e cadde crivellato di colpi .

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Gli IMI erano i militari italiani internati in germania....su wiki puoi farti un idea...

I soldati italiani vennero avviati al lavoro coatto nell’industria bellica (35,6%), nell’industria pesante (7,1%), nell’industria mineraria (28,5%), nell’edilizia (5,9%) e nel settore alimentare (14,3%).

Le condizioni di lavoro degli IMI erano estremamente disagevoli. L’orario settimanale nell’industria pesante era in media di 57,4 ore, nelle miniere di 52,1 (circa nove ore giornaliere), ma spesso si aggiungevano turni lavorativi domenicali. Le professionalità più richieste erano gli operai specializzati, gli elettricisti, gli artigiani e i meccanici, mentre molti dei non specializzati erano utilizzati nei lavori agricoli. Il luogo di lavoro poteva distare dal campo di internamento dai due ai sei chilometri, sovente da percorrersi a piedi.

A fronte di un intenso impegno lavorativo non corrispondeva un’alimentazione adeguata. Dai racconti dei reduci si apprende che era prassi comune cercare bucce di patate e rape nelle immondizie, o cacciare piccoli animali come topi, rane e lumache per integrare le magre razioni. Gli internati ricevevano un salario spettante ai prigionieri di guerra sottoposti a lavoro coatto secondo le Convenzioni internazionali. Il potere d’acquisto era basso e limitato a procurarsi prodotti per l’igiene personale negli spacci interni oppure tabacco da usare come merce di scambio con le guardie.

La vita quotidiana era scandita da numerosi controlli e ispezioni e frequenti erano le punizioni anche di carattere corporale con percosse che in alcuni casi provocavano lesioni mortali. Non infrequenti erano le punizioni collettive benché ufficialmente vietate come anche l’inasprimento delle condizioni lavorative o la riduzione del vitto. Gli alloggi consistevano in baracche prive di servizi igienici che ospitavano brande di due o tre piani. Ad ogni internato veniva assegnato un pagliericcio e due coperte corte.

Anche l’abbigliamento era insufficiente, gli internati disponevano perlopiù della divisa con la quale erano stati catturati. Cosicché quelli che provenivano dal fronte greco o balcanico indossavano divise estive, inadatte all’inverno tedesco. La malattia era spesso una conseguenza delle dure condizioni di vita. Le patologie principali erano la tubercolosi, polmonite, pleurite e disturbi gastro-intestinali. In alcuni lager scoppiarono anche epidemie di tifo.

Fra gli IMI si articolò ben presto una rete di resistenza attiva e passiva contro il nazismo e il fascismo. Furono organizzate cellule e perfino delle radio clandestine

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Chissà ,magari mio padre a provato a guidare uno di questi questi o qualcosa si simile!

(boh, forse non è un mezzo tedesco!!)

0103CAMION.jpg

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Se ti interessa puoi leggere il Diario Clandestino di Giovannino Guareschi ( quello di peppone e don camillo), anche lui era un IMI...

Tu passerai per il camino l'ho letto, terrificante, così come anche gli altri...Levi però è il migliore fra tutti...Remarque non mi è piaciuto...Per una lettura diversa, puoi provare Tempeste d'acciaio di Ernst Junger...breve ma intenso.

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quello dovrebbe essere un leyland britannico se non erro...è più facile che guidasse il mitico Opel Blitz...molto probabile...

blitz_amb.jpg

guardando meglio la tua foto si vede che è presente lo stemma dei desert rats dell'ottava armata di sua maestà britannica... :Batting Eyelashes:

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Il 4/8/2011 at 20:54, Stauffenberg dice:

Se ti interessa puoi leggere il Diario Clandestino di Giovannino Guareschi ( quello di peppone e don camillo), anche lui era un IMI...

Tu passerai per il camino l'ho letto, terrificante, così come anche gli altri...Levi però è il migliore fra tutti...Remarque non mi è piaciuto...Per una lettura diversa, puoi provare Tempeste d'acciaio di Ernst Junger...breve ma intenso.

."tu passerai per il camino"l'ho letto giovanissima ed è davvero scioccante,io non posso credere che ci siano ancora al giorno d'oggi persone che negano la shoah e dicono che si tratta solo di una montatura...

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quello dovrebbe essere un leyland britannico se non erro...è più facile che guidasse il mitico Opel Blitz...molto probabile...

blitz_amb.jpg

guardando meglio la tua foto si vede che è presente lo stemma dei desert rats dell'ottava armata di sua maestà britannica... :Batting Eyelashes:

Si capisce vero che non ne capisco meno di niente ? beh,immaginavo di non averci azzeccato, ho messo la prima foto che ho visto quando ho fatto la ricerca con GOOgle :Just Kidding:

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non ti perdi niente :Just Kidding: so cacchiate..

il mio sogno vero sarebbe avere questo....

in svizzera pagando ci si può volare tranquillamente, era uno dei più affidabili aeroplani da trasporto del mondo, la formula trimotore lo rendeva sicurissimo... :new_bow:

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Si mah ,ci vuoi salire o lo vuoi guidare?Guarda che in quel caso per poterlo fare dovresti avere un brevetto di pilota!!! :Just Kidding:

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a me sembrano bambinoni mai cresciuti . nn sanno il significato

delle distruzioni e di milioni di morti che la guerra inevitabilmente

trascina . la storia si ripetera' sempre perche' gli idioti nascono sempre.

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la valenza liberatoria del gioco non va trascurata, forse è proprio facendo la guerra per gioco che non si prova la pulsione a farla per davvero...non sarei così apodittico...

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apodittico ? e che voddi'?

puo' essere ma nn credo ci si provi dolore nel gioco o mi sbaglio.

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vuol dire assoluto....

appunto, essendo un gioco diciamo che ti può far sfogare il bellicismo senza conseguenze concrete...giocano e famoli giocà, basta che nun se facciano male....

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