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Dipendenza dal terapeuta


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Qual è il vostro grado di dipendenza dal terapeuta?

Insomma, io sto impazzendo! Tutto ruota attorno alle sedute...

In settimana non faccio altro che pensare a ciò che dirò, a come lo dirò, a cosa mi dirà, a come lo dirà, se ci sarà una stretta di mano, se piangerò, se la manderò a quel paese, se si ammalerà, se riuscirò a guardarla negli occhi, se mi dirà la fatidica frase "se vuole posso consigliarle un collega"...

:Sigh:

A volte penso che potrebbe bastare una sua parola per farmi precipitare all'inferno.

:cray:

Scusate lo sfogo ma oggi sono reduce da una notte insonne in compagnia del fantasma psicanalista...

Ditemi di voi.

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AttenTa che ti fai male, prendi come punto di riferimento qualcun altro!

Ma perché? credevo che lasciandomi andare, vincendo la diffidenza, fidandomi sarei riuscita ad aprirmi di più.

Lei mi ha sempre detto che non so chiedere aiuto. Per la prima volta ho chiesto aiuto, le ho detto cose che non avevo mai detto a nessuno... Sarebbe assurdo, sarebbe da automi riuscire a non attaccarsi ad una persona che per la prima volta nella tua vita di dà la sensazione di essere protetta, capita, accolta.

Insomma, mi sembra un controsenso. Credevo che la dipendenza fosse un passaggio obbligato per poi arrivare all'autonomia.

Adesso però sta durando un po' troppo. :Sigh:

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Come fai a sapere che sta durando troppo se é la prima volta che ti fidi e ti apri ad una persona (e a te stessa)? Sei sicura che non sia un modo per riattivare l'antica diffidenza nei confronti di qualcuno con cui senti di esserti scoperta troppo?

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Come fai a sapere che sta durando troppo se é la prima volta che ti fidi e ti apri ad una persona (e a te stessa)? Sei sicura che non sia un modo per riattivare l'antica diffidenza nei confronti di qualcuno con cui senti di esserti scoperta troppo?

Sento che sta durando troppo perché comincio a soffrirne parecchio.

é paradossale ma vorrei al contempo guarire e non dover mai finire la terapia. :wacko:

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Sento che sta durando troppo perché comincio a soffrirne parecchio.

é paradossale ma vorrei al contempo guarire e non dover mai finire la terapia. :wacko:

Lo capisco. I cambiamenti non sono mai indolori: parlagliene e guarda se riesci a sentire contenimento da parte sua.

Fai analisi? E da quanto tempo?

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Lo capisco. I cambiamenti non sono mai indolori: parlagliene e guarda se riesci a sentire contenimento da parte sua.

Fai analisi? E da quanto tempo?

Psicoterapia psicanalitica da un anno. Diagnosi: Disturbo d'ansia generalizzato con attacchi di panico + depressione lieve.

Ho cominciato psicoterapia l'anno scorso in seguito ad una diagnosi di carcinoma allo stadio iniziale.In realtà se non fosse stato per quello credo che non mi sarei mai rivolta ad una psicoterapeuta (la mia è anche psichiatra) anche se ero profondamente sofferente da tanti anni, quindi in un certo senso la malattia fisica è stata per me una specie di molla per cambiare. adesso sono in una fase di impasse. Ho lottato tanto per non affezionarmi alla terapeuta, ma lei è davvero molto brava. Sono crollata, ho buttato fuori tanto grazie a lei, ho allentato certe rigidità, ho tolto tante maschere, ho cominciato ad abbattere tutte le mie mura difensive. Adesso mi sento sulla buona strada, ma mi sento anche fragile, esposta, sola, in contatto con le mie paure più profonde. Non accetto di vivere un nuovo trauma, di rivivere la lacerazione della separazione dalla psicoterapeuta che è l'unica persona dalla quale mi sento capita, accolta, protetta, non giudicata.

Spero tu possa capire...

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Dici cose molto importanti e soprattutto hai fatto tantissimo in un solo anno. E' presto per poterti sentire indipendente dopo un così forte investimento emotivo!

Quelle fragilità di cui parli, quelle paure più profonde spaventano moltissimo, ma ti fanno toccare con mano ciò che sei e non ci saresti riuscita in un altro modo. Avresti continuato a trascinarti senza dare un nome a quel malessere sordo che avevi per evitare di soffrire nel modo in cui soffri adesso, ma lo avresti alimentato sempre di più.

Non accetti di vivere un nuovo trauma nella stessa maniera di prima, ed è comprensibile, ma pensi di poterci riuscire dall'oggi al domani senza passare da uno stato transizionale? Specialmente se non ti limiti a cambiare percezione, credenze, ma vuoi agire alla radice della tua struttura di personalità.

Un anno è poco per poter pensare di cambiare profondamente.

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Ciao Silvia, quello che ti dice Aikon mi sembra molto sensato!

Anche io mi sento di rassicurarti sul fronte dipendenza dal terapeuta e dalla terapia:

e' una cosa abbastanza normale. Anche a me e' successo ed ero

preoccupatissima, ne ho parlato col mio terapeuta che mi ha molto rassicurata

da questo lato. Bene o male bisogna ripercorrere le tappe dell'evoluzione

infantile e bisogna anche ripassare da li', ovvero da un rapporto di dipendenza.

Lui questa dipendenza l'ha molto coltivata e mi ha molto contenuta e rassicurata

in quella fase. Quanto e' durata? Credo circa 3 anni. Come e' finita? Ho tirato

fuori il pezzo grosso, ovvero la causa principale del mio soffrire e tutto il

dolore ad esso correlato. Non e' stato un passaggio banale. Ho temuto di morire

di infarto, di crepacuore, di rimanere schiacciata da tutto quel dolore.

In altre parole, con qualche decennio di ritardo ho imparato a soffrire come

si deve. E sono sopravvissuta. E, sorpresa, mi sono ritrovata finalmente indipendente.

Indipendente dal terapeuta, ma anche da un sacco di altre cose... per esempio da certi

rapporti tossici... ma non voglio annoiarti, ne' voglio dire che deve essere per tutti

cosi'. Comunque, questa e' stata la mia esperienza. Tu immergiti nella tua dipendenza

terapeutica vedrai che prima o poi si consumera' come la fiammella di una candela e

anche tu troverai la via stretta che porta fuori da li'.

Nel frattempo hai sempre il forum per lamentarti <_< perche' sicuramente non e' piacevole!

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Dici cose molto importanti e soprattutto hai fatto tantissimo in un solo anno. E' presto per poterti sentire indipendente dopo un così forte investimento emotivo!

Quelle fragilità di cui parli, quelle paure più profonde spaventano moltissimo, ma ti fanno toccare con mano ciò che sei e non ci saresti riuscita in un altro modo. Avresti continuato a trascinarti senza dare un nome a quel malessere sordo che avevi per evitare di soffrire nel modo in cui soffri adesso, ma lo avresti alimentato sempre di più.

Non accetti di vivere un nuovo trauma nella stessa maniera di prima, ed è comprensibile, ma pensi di poterci riuscire dall'oggi al domani senza passare da uno stato transizionale? Specialmente se non ti limiti a cambiare percezione, credenze, ma vuoi agire alla radice della tua struttura di personalità.

Un anno è poco per poter pensare di cambiare profondamente.

Grazie Aikon, sono parole molto acute le tue. Domani andrò in seduta e ancora una volta guarderò la mia terapeuta dritto negli occhi. Per me è un passo avanti, fino a qualche mese fa parlavo con gli occhi bassi e con i pugni stretti.

Devo cercare di godere di questi piccoli passi in avanti.

un abbraccio

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Ciao Silvia, quello che ti dice Aikon mi sembra molto sensato!

Anche io mi sento di rassicurarti sul fronte dipendenza dal terapeuta e dalla terapia:

e' una cosa abbastanza normale. Anche a me e' successo ed ero

preoccupatissima, ne ho parlato col mio terapeuta che mi ha molto rassicurata

da questo lato. Bene o male bisogna ripercorrere le tappe dell'evoluzione

infantile e bisogna anche ripassare da li', ovvero da un rapporto di dipendenza.

Lui questa dipendenza l'ha molto coltivata e mi ha molto contenuta e rassicurata

in quella fase. Quanto e' durata? Credo circa 3 anni. Come e' finita? Ho tirato

fuori il pezzo grosso, ovvero la causa principale del mio soffrire e tutto il

dolore ad esso correlato. Non e' stato un passaggio banale. Ho temuto di morire

di infarto, di crepacuore, di rimanere schiacciata da tutto quel dolore.

In altre parole, con qualche decennio di ritardo ho imparato a soffrire come

si deve. E sono sopravvissuta. E, sorpresa, mi sono ritrovata finalmente indipendente.

Indipendente dal terapeuta, ma anche da un sacco di altre cose... per esempio da certi

rapporti tossici... ma non voglio annoiarti, ne' voglio dire che deve essere per tutti

cosi'. Comunque, questa e' stata la mia esperienza. Tu immergiti nella tua dipendenza

terapeutica vedrai che prima o poi si consumera' come la fiammella di una candela e

anche tu troverai la via stretta che porta fuori da li'.

Nel frattempo hai sempre il forum per lamentarti <_< perche' sicuramente non e' piacevole!

Grazie Afri! la tua testimonianza è un barlume di speranza per me che in questo momento mi sento appesa ad un filo.

Ma forse non c'è modo di cambiare realmente se non raccogliendo a piene mani la propria sofferenza mentre c'è qualcuno che ti contiene in un abbraccio metaforico. L'abbraccio della mia terapeuta io lo sento anche se non c'è. Questo abbraccio immaginario è tanto per me e devo imparare a convivere con la frustrazione e l'amarezza che a volte ne derivano. Riuscirò un giorno a stare sulle mie gambe e serberò nel cuore con affetto tutti i momenti preziosi e irripetibili che questa grande donna mi sta donando.

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Ma perché? credevo che lasciandomi andare, vincendo la diffidenza, fidandomi sarei riuscita ad aprirmi di più.

Una cosa è fidarsi, una cosa è AFfidarsi.

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Una cosa è fidarsi, una cosa è AFfidarsi.

Dovrei dunque affidarmi?? :icon_neutral:

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Dovrei dunque affidarmi?? :icon_neutral:

Siii assolutamente si!!!! Sprofondati nell'affetto che questa persona ti offre,

guarda in faccia in tuoi bisogni: hai bisogno di quell'abbraccio metaforico,

accettalo, accetta il fatto che ne hai bisogno, affidati... sembrano le parole

piu' stupide di questo mondo, ma chi c'e' passato sa' quanto sia difficile

affidarsi per chi non ha potuto farlo quando era il momento giusto!

Lasciati andare, ogni seduta un pochino di piu'... brrrr che paura... che orrore

tornare bambini... sentire di nuovo quello che si sentiva allora... e insieme tutti

i dolori simili che si sono stratificati uno sull'altro da li' in poi...

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Siii assolutamente si!!!! Sprofondati nell'affetto che questa persona ti offre,

guarda in faccia in tuoi bisogni: hai bisogno di quell'abbraccio metaforico,

accettalo, accetta il fatto che ne hai bisogno, affidati... sembrano le parole

piu' stupide di questo mondo, ma chi c'e' passato sa' quanto sia difficile

affidarsi per chi non ha potuto farlo quando era il momento giusto!

Lasciati andare, ogni seduta un pochino di piu'... brrrr che paura... che orrore

tornare bambini... sentire di nuovo quello che si sentiva allora... e insieme tutti

i dolori simili che si sono stratificati uno sull'altro da li' in poi...

:abbr: grazie Afri!

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Dovrei dunque affidarmi?? :icon_neutral:

Assolutamente no (secondo me). Occorre assolutamente affidarsi a se stessi e comunque fidarsi di qualcuno. Nessuna delega per la nostra vita! La fiducia è quella che si ripone in un amico, se tradisce questa fiducia ci starai male ma continui a vivere, proprio perché non sei arrivato al punto di "affidarti".

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Assolutamente no (secondo me). Occorre assolutamente affidarsi a se stessi e comunque fidarsi di qualcuno. Nessuna delega per la nostra vita! La fiducia è quella che si ripone in un amico, se tradisce questa fiducia ci starai male ma continui a vivere, proprio perché non sei arrivato al punto di "affidarti".

Questa affermazione sarebbe piu'ccheccorretta se stessimo parlando di rapporti

'normali', ovvero di un fidanzato, di una amica, di un medico o di un rapporto

di lavoro. In realta' qui stiamo parlando di un rapporto terapeutico, percio'

protetto e tutelato. Ed e' l'unico contesto in cui va bene affidarsi.

(secondo me!)

Non per sempre ovviamente, ma proprio per risolvere la tendenza ad affidarsi,

cioe' la tendenza a dipendere, che - nella vita normale - e' fonte di ogni guaio.

Affidarmi consapevolmente al terapeuta e' stata per me l'unica strada per superare

le mie dipendenze. Prima mi affidavo (senza accorgermene) a chiunque, con tutti i

disastri che ne potevano conseguire. Adesso sono molto piu' salda in me stessa e

non mi sembra di aver bisogno di affidarmi piu' a nessuno. E il terapeuta, a

differenza degli altri, e' felice che io mi sia distaccata da lui...anzi, e'

orgoglioso di me come una mamma (sana di mente) che guarda crescere il proprio

bambino, che lo vede farsi grande e andare nel mondo DA SOLO.

Sono felice di essermi prima fidata e poi affidata del mio terapeuta, era l'ora

che trovassi un sostegno di questo genere per arginare il problema delle

dipendenze affettive!

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"Non per sempre ovviamente, ma proprio per risolvere la tendenza ad affidarsi,

cioe' la tendenza a dipendere, che - nella vita normale - e' fonte di ogni guaio."

Oppure per risolvere il problema dell'incapacità di fidarsi, chiedere aiuto, lasciarsi andare. Questo è il mio problema!!

Mi risulta sempre faticosissimo chiedere una mano, fare una telefonata quando non sto bene. Mi sento sempre un peso per gli altri.In questo rapporto con la terapeuta spero di riuscire a cambiare. L'altro giorno sono riuscita a farle una telefonata mentre ero in lacrime. Mi sono sentita più forte poi e accolta e protetta.

Grazie Afri.

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Un bravo terapeuta ti insegna le strategie per AFFIDARTI a te stesso, in effetti. E' un lavoro sul filo del rasoio, nel quale si corre ogni momento il rischio della dipendenza. Personalmente, dopo 15 anni di terapie diverse, capii che il mio problema dovevo affrontarlo in modo ben diverso che con terapie che agiscono solo sulla mente.

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Un bravo terapeuta ti insegna le strategie per AFFIDARTI a te stesso, in effetti. E' un lavoro sul filo del rasoio, nel quale si corre ogni momento il rischio della dipendenza. Personalmente, dopo 15 anni di terapie diverse, capii che il mio problema dovevo affrontarlo in modo ben diverso che con terapie che agiscono solo sulla mente.

Se ci sei arrivato a capirlo, vuol dire che non è stato tutto inutile.

L'autonomia passa attraverso la sicurezza. Quando siamo bambini abbiamo bisogno di "affidarci" a qualcuno che risponde a questo bisogno di sicurezza ed evolvere poi verso una situazione d'indipendenza. Se non viene dato sufficientemente riscontro a questo bisogno di dipendenza non si potrà mai proseguire verso l'autonomia perché ci sentiremmo sempre incerti e ci ritroveremo ad agire sempre nella stessa maniera conosciuta(alimentando chiusura e problemi) perché abbiamo paura di affrontare l'incertezza che porta con sé un'esperienza nuova.

Ci vuole tempo per poter rendersi autonomi dalle figure significative ed un terapeuta lo è.

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Non si esce mai del tutto fuori dalla dipendenza, meglio accettare dentro se stessi questa cosa cercando le opportune strategie per migliorarsi e rendersi più indipendenti. Io sto peggio quando mi dispero, ad esempio, di non riuscire a dormire da solo.

Sostengo che occorra assolutamente FIDARSI del proprio analista, altrimenti si è scettici su qualsiasi cosa ti proponga. La differenza fra FIDARSI e AFFIDARSI sapete dove sta? Se il mio analista mi propone certe cose, io mi fido e provo a fare come dice. Se i risultati sono negativi, dico all'analista che forse occorre provare con qualcosa di diverso. Ma se io invece di FIDARMI mi AFFIDO, allora il risultato è che mi colpevolizzo per non aver ottenuto buoni risultati, mi sento in colpa verso l'analista, mi percepisco più incapace di prima e anche l'analisi va a farsi fott... Mai AFFIDARSI.

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Questi sono i tuoi significati, la tua storia, la tua esperienza d'analisi. E ben vengano. Per altre persone può essere diverso.

Ciò che dici della "dipendenza" è vero, io però lo chiamerei attaccamento ed è quanto di più naturale abbia l'uomo perché é un "animale" sociale. E' quello che porta all'apertura verso l'altro.

L'autonomia è l'identità, la consapevolezza di se stessi che porta a legarsi (e ad attaccarsi affettivamente) agli altri per come sono. Ma è un processo lungo: occorre conoscere se stessi per riconoscere l'altro, altrimenti si rischia di farne un tutt'uno con i nostri bisogni e allora si che si può parlare di dipendenza.

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Questi sono i tuoi significati, la tua storia, la tua esperienza d'analisi. E ben vengano. Per altre persone può essere diverso.

Ciò che dici della "dipendenza" è vero, io però lo chiamerei attaccamento ed è quanto di più naturale abbia l'uomo perché é un "animale" sociale. E' quello che porta all'apertura verso l'altro.

L'autonomia è l'identità, la consapevolezza di se stessi che porta a legarsi (e ad attaccarsi affettivamente) agli altri per come sono. Ma è un processo lungo: occorre conoscere se stessi per riconoscere l'altro, altrimenti si rischia di farne un tutt'uno con i nostri bisogni e allora si che si può parlare di dipendenza.

:Applause: perfettamente d'accordo con te Aikon!

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Se il mio analista mi propone certe cose, io mi fido e provo a fare come dice. Se i risultati sono negativi, dico all'analista che forse occorre provare con qualcosa di diverso.

Caro Turbociclo, credo che veniamo da due esperienze terapeutiche completamente diverse. Io in 3.5 anni di terapia non

ho mai sentito il mio terapeuta propormi di fare qualcosa. Ne mai mi ha dato un consiglio, nemmeno se esplicitamente

richiesto. Pertanto per me l'affidarsi ha consistito esclusivamente in una esperienza emotiva, in altre parole gli ho

affidato il mio cuore per intero con tutti i carichi di amore, odio, passione e disperazione che c'erano dentro.

Cosi' facendo mi sono riconnessa ai miei sentimenti, i miei bisogni affettivi sono stati legittimati.

Ma solo reimpossessandomi della capacita' di soffrire sono riuscita a venire fuori dalle dipendenze.

Adesso, se anche mi viene la tristezza al pensiero di dormire da sola, sono perfettamente in grado di

affrontare questa tristezza senza il bisogno di riempirmi il letto con qualcuno pur che sia.

Certo, sto attraversando una depressione nera nera nera, ma inizio ad intravedere la luce in fondo al tunnel....

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Infatti sono l'attaccamento e il desiderio le cause principali del nostro star male, non occorre ricorrere al buddismo per notarlo. L'attaccamento al terapeuta è solo un logico corollario alla tendenza in sé per la dipendenza affettiva. Ma riguardo queste cose qui si sono scritte migliaia di pagine, io cosa mai potrei aggiungere? Il potere del terapeuta è paragonabile a quello del guru in una setta, quando la persona è troppo debole o l'analista non è onesto.

L'analisi a volte rischia di aggravare il male per cui a lei ci si era AF-fidati. In tanti anni di analisi personalmente ho corso il pericolo opposto: quello cioè di praticarla troppo sfiduciato e spesso demotivato, per cui gli effetti non erano mai quelli sperati. Adesso, nel mio piccolo consiglierei quel tipo di analisi che presuppongono anche una parte pratica di sblocco, in primis la bioenergetica, che praticai per tre anni negli anni '80.

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