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Efficacia della terapia psicologica? come valutarla?


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Il fattore principale, secondo me, a parte i vari metodi esistenti e le diverse specializzazioni, è il rapporto di empatia che si crea o non si crea fra analista e analizzato. Questo è impossibile saperlo prima, si cercherà di informarsi in qualche modo. Riguardo le varie tecniche si può tentare di avere un'infarinatura scegliendo poi un po' di istinto, tante volte è la cosa migliore.

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Chiedo scusa se sono sparito.

Purtroppo non ero, mentalmente e fisicamente, nelle condizioni di rispondere.

Allora:

1) Capisco cosa volete dire, ma se allora mi tocca affidare un mio possibile miglioramento al caso mi sento ancora più depresso e demotivato già in partenza.

E’ come, esattamente, se volessi fare un’operazione e dovessi seguire l’istinto per scegliere il chirurgo, invece di potermi basare sull’opinione di pazienti già operati (ho letto in rete che un buon approccio sarebbe quello di chiedere ad amici o al medico di base a chi rivolgersi, ma questa- per motivi che non mi dilungo a spiegare- è una soluzione che non posso adottare; per questo speravo si trovassero in rete delle recensioni di pazienti- non capisco perché “le recensioni sono pareri strettamente personali che lasciano il tempo che trovano”: se uno psicoterapeuta specializzato in depressione, mettiamo, riuscisse a curare il 90% dei suoi pazienti- ognuno con la sua esperienza di vita, certo, ma tutti accomunati dal fatto di essere “umani” e “depressi”- non sarebbe un buon criterio di affidabilità?).

2) Cerco di spiegarmi meglio. Il mio dilemma nasce su due fronti:

- “filosofico”: “trattandosi di scienze umane e aria fritta”, per l’appunto: quello che mi ha sempre fatto storcere il naso riguardo alla psicologia (e conseguentemente alla sua efficacia) è infatti proprio la sua struttura intrinseca, che si basa su presupposti “soggettivi” della teoria di base del terapeuta e del terapeuta stesso, non verificabili secondo un metodo scientifico.

Ad esempio: se il mio terapeuta pensasse- sulla base del buon senso- non so, che “la gelosia è normale purché non superi certi livelli” (esempio a caso), ma io avessi un’opinione diversa, come faremmo a stabilire chi ha ragione?

Oppure, nel mio caso: la teoria di base etichetta la “depressione” come una risposta più o meno patologica dell’umore, ma se invece fosse solo una reazione naturale ad un’incapacità strutturale di reagire alle normali sfide di tutti i giorni?

E’ come se per essere felici fosse necessario correre e io fossi nato senza gambe: come potrei risolvere un problema simile? Verosimilmente potrei solo imparare a conviverci e a farmi convincere che si può essere felici anche senza gambe, ma dal mio punto di vista (e da quello della maggior parte degli esseri umani) sarebbe una menzogna, un’opera di autosuggestione, e cambiare idea andrebbe in un certo senso “contronatura”.

Insomma, in certi casi (non dico in tutti) non potrebbe la depressione essere non una malattia, ma un modo in cui la realtà (intesa come natura, società..) opera la sua “selezione naturale”?

- personale:

a) Un paio di miei parenti- entrambi depressi cronici- si sono fatti curare per mesi (o per anni) da psichiatri e psicoterapeuti, ma apparentemente senza successo: sono ancora, dal mio punto di vista- ma non solo il mio-, nelle stesse condizioni di partenza (tristi, emotivamente instabili, senza interessi o amici, dipendenti da varie sostanze e aggrappati a sogni infantili e irrealizzabili) eppure si sono “fatti convincere” di essere fighi e che la loro vita vada alla grande (o con i farmaci- che alteravano la loro capacità di giudizio e autocritica- o diventando ottusamente chiusi ad ogni forma di critica o suggerimento al loro operato- cosa che li ha allontanati ancora di più dalla gente o da ogni possibilità di miglioramento- casomai ce ne fossero state)

b) Più che altro il problema è che per curarsi ed avere un minimo di garanzie ci vogliono soldi, e tanti (da quello che ho letto in rete il servizio dell’ASL lascia alquanto a desiderare) e per averli non posso far altro che chiedere aiuto ai miei, nello specifico a mio padre (mia madre purtroppo è psicopatica, alcolizzata, aggressiva e soprattutto incapace di intendere e di volere) perché per il momento studio e non ho un lavoro.

Il problema è che mio padre, pur essendo un uomo colto e intelligente, è di mentalità abbastanza chiusa al riguardo (dice che gli psicologi sono come degli amici o dei preti, solo che si pagano, e che tutta la gente che va a farsi curare sta lì anni ed anni diventando di fatto dipendente dalla terapia- sì, l’idea l’ho presa da lui) e soprattutto non nutre nei miei confronti un gran rapporto di affetto e di stima, perciò non so come fare a chiedergli aiuto; per dire, l’ultima volta che ci ho provato (sì, ho fatto un tentativo cinque anni fa, finito male-io non trovavo niente da dire al terapeuta, lui stava zitto, e alla fine dopo 3 incontri e 10 minuti di seduta ne era uscito con un simpatico "se non ha niente da dirmi può anche andar via") mi ha fatto sentire ogni istante in colpa, una merdina (si lamentava che la sua vita era stata rovinata da una moglie pazza e da un figlio scemo, e ogni volta che parlava dell’argomento diventava paternalistico e quasi piagnucolava- ancora un po’ e prendeva a chiamarmi “figliolo”) e anche adesso che la situazione è precipitata si fa i fatti suoi o non perde un istante per ricordarmi quanto son messo male (sarà banale, ma dopo aver trovato una sorta di equilibrio precario che mi ha permesso di sopravvivere questi ultimi anni, è bastata una ridicola storiella di qualche mese finita male per distruggermi: tutti i miei conoscenti mi dicono che ho “una brutta cera e mi trovano male”, ma- anche se a casa da due mesi sono diventato uno zombie e gli ho detto un paio di volte che non so cosa fare- l’unico consiglio che ho ricevuto è stato quello di “darmi una mossa”, perché se non riesco a interessarmi a niente e vivo male è solo perché “sono un pigro che butta all’aria la sua intelligenza e le sue capacità”)

scusate se era un po’ lunga, ma avevo bisogno di sfogarmi..:-)

grazie a tutti

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E' uno scherzo vero? Vorrei sperare...

O forse un cattivo umore passeggero?

sicuramente è stato detto in modo più o meno scherzoso, ma il mio intervento era volto a sottolineare la curiosità (neanche tanta a dire il vero) del fatto che tu sia andata a paragonare la figura dello psicologo con quella di un partner/fidanzato... :Thinking:

riguardo l'"etc etc" invece, a meno che non sono mezzi starnuti, non ho capito a cosa ti volevi riferire.

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no,,, ho parlato di fiducia.

a me era parso che avessi parlato di "affidarsi completamente" invece, pensa te :Just Kidding:

Lo stato di depressione <<non è un problema>> ma appunto come ci suggerisce la parola stessa uno <<stato(ma forse meglio usare il termine greco ''ethos'' -soggiorno) dell'anima negativo ,oscurato e obnubilato da sensazioni e sentimenti non positivi e da una percezione alterata (in negativo) del mondo>>.

La depressione maggiore in genere è conseguente a un peggioramento del naturale stato malinconico a cui ogni individuo è sottoposto durante i vari cicli vitali: può <<scatenarsi>> a seguito di un episodio profondamente stressante che tramuta lo stato malinconico(esistente)in uno stato depressivo (quindi in un peggioramento in negativo della percezione del mondo).

La malinconia, come la tristezza, la gioia eccetera fanno parte dell'essere umano.

L'eccesso di malinconia, come l'eccesso di gioia o di tristezza o di rabbia non sono positivi (ovvero non sono sintomi di una personalità <<equilibrata>>).

Va' da se che ''soggiornare'' per molto tempo nella depressione può portare a un indebolimento dell'anima con tutte le conseguenze del caso.

Lo stato depressivo in sè <<non è il problema>>: semmai il problema è la conseguenza che il perdurare nello stato depressivo può portare a livello psicosomatico.

Si può convivere con la malinconia, con la gioia e la tristezza solo riequilibrando il nostro modo di percepire il mondo (che non è ne buono nè cattivo, ma una via di mezzo).

e io torno a ripetere che oltre alle terapie psicologiche supportive, assistenziali e similari, oltre a quelle che pretendono di curare l'anima del paziente, quella di suo nonno e del bisnonno, e di tutti gli antenati dell'umanità, e chi più ne ha più ne metta, esistono anche di quelle terapie che curano il problmea per il quale sono iniziate.

non si tratta di rinnegare o pubblicizzare questo o quello, ma è solamente una questione di completezza dell'informazione, che tu continuando a parlare per assolutismi (l'unico modo; solo questo; solo quello), stai omettendo di fare, tutto qua :;):

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La più semplice è quando la terapia risolve un sintomo, qualcosa di osservabile, forse.

e cosa altro dovrebbe fare una terapia scusa? :huh:

(ovviamente per te, che un tempo mi hai risposto che non ti faresti problemi ad andare dal tuo medico di base e chiedere l'immortalità, la domanda è retorica :Big Grin: ).

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Allora ego, se mi dovessi riferire al problema per cui mi sono rivolta al tera, cioè attacco di panico due volte e burn out scolastico, la mia terapia sarebbe già finita.

Per l'attacco di panico, si è risolto alla prima seduta, più avuti attacchi isterici di quella portata, con le mani ad artiglio classiche, bloccate.

Per lo stress scolastico, ci è voluto un po' di più, diciamo tre anni, toh.

Il problema è che una persona è a tutto tondo, la vita è u flashback, e non è che ci si limita al problema che ti ha condotto inizialmente in terapia, troppo semplice, eh.

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e cosa altro dovrebbe fare una terapia scusa? :huh:

(ovviamente per te, che un tempo mi hai risposto che non ti faresti problemi ad andare dal tuo medico di base e chiedere l'immortalità, la domanda è retorica :Big Grin: ).

la luna, no l'ìmmortalità.

Che ne sapevo, prima di andare in terapia che avevo un sacco di altri casini?

Perchè tu non credi che da un casino possano nascere altri casini?

Per me l'amore e il sesso mica erano un problema, prima.

Ora che me li fanno notare e ci penso, sono problemi di una certa consistenza, mi pare.

Chi lo sapeva che con i figli si sbaglia questo e quest'altro, è venuto in corso d'opera.. e così via.

Si cambia, canbiano le esigenze le prospettive, le necessità, le urgenze, no?

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:

Capisco cosa volete dire, ma se allora mi tocca affidare un mio possibile miglioramento al caso mi sento ancora più depresso e demotivato già in partenza.

In effetti serve fiducia nel metodo per affidarsi alla psicoterapia e la fiducia o ce l'hai o non ce l'hai, non e' che te la

possiamo fare venire noi con la dialettica. Tu purtroppo hai avuto intorno a te un sacco di esempi negativi... nei tuoi panni

probabilmente sarei diffidente anche io.

Le statistiche che cerchi purtroppo non esistono... devi osare e sfidare il caso. Davvero e' una cosa cosi' difficile per te?

Pero', come dice Itzumi, se tu ci riuscissi forse avresti gia' risolto meta' dei tuoi problemi...

Se il mio terapeuta pensasse- sulla base del buon senso- non so, che “la gelosia è normale purché non superi certi livelli” (esempio a caso), ma io avessi un’opinione diversa, come faremmo a stabilire chi ha ragione?

Stai tranquillo, non si tratta di stabilire chi ha ragione su determinati argomenti, ma di aiutarti a sentire e riconoscere

meglio le tue emozioni visto che, se sei depresso, saranno sicuramente un po' offuscate...

E’ come se per essere felici fosse necessario correre e io fossi nato senza gambe: come potrei risolvere un problema simile?

Bella domanda, vediamo se qualcuno ha una risposta incoraggiante...

Più che altro il problema è che per curarsi ed avere un minimo di garanzie ci vogliono soldi, e tanti (da quello che ho letto in rete il servizio dell’ASL lascia alquanto a desiderare) e per averli non posso far altro che chiedere aiuto ai miei, nello specifico a mio padre (mia madre purtroppo è psicopatica, alcolizzata, aggressiva e soprattutto incapace di intendere e di volere) perché per il momento studio e non ho un lavoro.

Soldi: problemino non trascurabile. Pero' ho un'idea: tu sei sfiduciato e squattrinato... pensi di fare una terapia ma non sai

ne' quale ne' se ne vale la pena... allora senti, vai alla ASL e chiedi per un trattamento, i motivi per averlo (il trattamento)

mi sembra che tu ce li abbia e belli grossi anche. A quel punto vai con l'unico scopo di farti una idea di quello a cui vai

incontro. Intanto e' gratis... e poi magari alla ASL hai l'occasione di incontrare piu' di uno psicologo cosi' da farti idee

tue sulla categoria... vai a qualche incontro e cerchi di capire se la cosa ti prende o non ti prende... puoi addirittura portare

come primo argomento questi tuoi dubbi al terapeuta che incontrerai e discuterne con lui... alla fine avrai materiale tuo,

esperienze tue, vissute da te in prima persona per valutare eventuali decidioni future e non recensioni scritte da chissa'cchi'

e chissa'perche'.

ho fatto un tentativo cinque anni fa, finito male-io non trovavo niente da dire al terapeuta, lui stava zitto, e alla fine dopo 3 incontri e 10 minuti di seduta ne era uscito con un simpatico "se non ha niente da dirmi può anche andar via"

Questo terapeuta non mi sembra gran che', pero' anche tu avresti potuto dire qualcosa no? Insomma voglio dire, la terapia si fa'

in due e se ci vai devi almeno tentare di partecipare, non puoi pretendere che ti aprano il cervello per vedere cosa c'e' dentro.

Scusa, non voglio criticarti, pero' questo ti deve essere chiaro: qualunque terapia psicologica richiedera' sempre la tua

partecipazione attiva e la tua collaborazione, altrimenti non va'. Comunque puo' anche darsi che quel terapeuta non ti ispirasse

troppo, riprova, magari ti va' meglio.

l’unico consiglio che ho ricevuto è stato quello di “darmi una mossa"

Difficile darsi una mossa quando non si ha la forza di darsi una mossa.

In bocca al lupo! Che tu possa trovare un po' di fiducia!

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sicuramente è stato detto in modo più o meno scherzoso, ma il mio intervento era volto a sottolineare la curiosità (neanche tanta a dire il vero) del fatto che tu sia andata a paragonare la figura dello psicologo con quella di un partner/fidanzato... :Thinking:

riguardo l'"etc etc" invece, a meno che non sono mezzi starnuti, non ho capito a cosa ti volevi riferire.

Ahhh adesso ho capito meglio! Tu pensi che l'esempio da me scelto per spiegare a Stivisso che la terapia e'

un'esperienza emotiva e non un'operazione chirurgica da subire passivamente, nasconda sotto sotto un mio

inconscio desiderio mai riconosciuto prima... :Just Kidding: Interessante! Ci riflettero', non mi ero

posta il problema... il mio terapeuta e' in effetti un gran bell'uomo ma... bhe'...no, come fidanzato non

l'ho proprio mai pensato... ne' tanto meno sono alla ricerca di uno... comunque grazie per avermi fatto

notare questa cosa, e' sottile!

Gli starnuti sono invece proprio degli eccetera e si riferivano al pezzo mancante del messaggio che ho

tagliato. Anche quella mi era sembrata una risposta strana visto che avevo appena spiegato che secondo me

non si puo' paragonare una terapia psicologica ad una terapia fisica.

Non per farmi i cavoli tuoi, ma tu che problemi hai avuto con la psicoterapia e con gli psicoterapeuti

che sei cosi' caustico nei loro confronti?

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Le statistiche che cerchi purtroppo non esistono... devi osare e sfidare il caso. Davvero e' una cosa cosi' difficile per te? Pero', come dice Itzumi, se tu ci riuscissi forse avresti gia' risolto meta' dei tuoi problemi...

Ho sempre avuto problemi di Fede. E' uno dei motivi per cui mi ha mollato la ragazza :P

Soldi: problemino non trascurabile. Pero' ho un'idea: tu sei sfiduciato e squattrinato... pensi di fare una terapia ma non sai

ne' quale ne' se ne vale la pena... allora senti, vai alla ASL e chiedi per un trattamento, i motivi per averlo (il trattamento)

mi sembra che tu ce li abbia e belli grossi anche. A quel punto vai con l'unico scopo di farti una idea di quello a cui vai

incontro. Intanto e' gratis... e poi magari alla ASL hai l'occasione di incontrare piu' di uno psicologo cosi' da farti idee

tue sulla categoria... vai a qualche incontro e cerchi di capire se la cosa ti prende o non ti prende... puoi addirittura portare

come primo argomento questi tuoi dubbi al terapeuta che incontrerai e discuterne con lui... alla fine avrai materiale tuo,

esperienze tue, vissute da te in prima persona per valutare eventuali decidioni future e non recensioni scritte da chissa'cchi'

e chissa'perche'.

Mah alla fine penso che sia meglio parlare chiaro con mio padre, dicendogli che se era andato tutto male l'ultima volta era stato anche a causa del suo atteggiamento.

E' un po' rigido ma non è stupido, spero che capirà. E se continuerà comunque a farmi sentire ancora più in colpa solo per il fatto di richiedere un aiuto psicologico, cercherò di ignorare il problema. Voglio almeno provarci (mi dò un anno di tempo per provare e riprovare diversi specialisti, casomai uno non mi andasse a genio come l'ultima volta): e se alla fine andrà a finire così, almeno potrò dire di avere tentato tutto l'umanamente tentabile..!

Questo terapeuta non mi sembra gran che', pero' anche tu avresti potuto dire qualcosa no? Insomma voglio dire, la terapia si fa in due e se ci vai devi almeno tentare di partecipare, non puoi pretendere che ti aprano il cervello per vedere cosa c'e' dentro.

Scusa, non voglio criticarti, pero' questo ti deve essere chiaro: qualunque terapia psicologica richiedera' sempre la tua partecipazione attiva e la tua collaborazione, altrimenti non va'. Comunque puo' anche darsi che quel terapeuta non ti ispirasse

troppo, riprova, magari ti va' meglio.

No, ma alla prima seduta avevo parlato tantissimo!

Il problema è che, una volta esposti i miei problemi, non avevo altro da dire; mi aspettavo che mi si rivolgessero domande mirate, invece mi si diceva solo: "parla". Peccato che uno dei miei problemi più grandi sia, appunto, quello di non essere un gran chiacchierone e non aver molte cose di cui parlare (non è colpa mia, ma non riesco proprio a interessarmi a nulla, perciò ho poche cose di cui parlare..non è un problema di timidezza o retrosia al dialogo)

Difficile darsi una mossa quando non si ha la forza di darsi una mossa.

In bocca al lupo! Che tu possa trovare un po' di fiducia!

grazie! crepi!!

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Allora ego, se mi dovessi riferire al problema per cui mi sono rivolta al tera, cioè attacco di panico due volte e burn out scolastico, la mia terapia sarebbe già finita.

e dunque è stata o non è stata efficace (per quel disturbo ovviamente)?

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E’ come se per essere felici fosse necessario correre e io fossi nato senza gambe: come potrei risolvere un problema simile?

Bella domanda, vediamo se qualcuno ha una risposta incoraggiante...

e se io per essere felice, devo vivere in eterno e non morire mai?

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Ahhh adesso ho capito meglio! Tu pensi che l'esempio da me scelto per spiegare a Stivisso che la terapia e'

un'esperienza emotiva e non un'operazione chirurgica da subire passivamente, nasconda sotto sotto un mio

inconscio desiderio mai riconosciuto prima... :Just Kidding: Interessante! Ci riflettero', non mi ero

posta il problema... il mio terapeuta e' in effetti un gran bell'uomo ma... bhe'...no, come fidanzato non

l'ho proprio mai pensato... ne' tanto meno sono alla ricerca di uno... comunque grazie per avermi fatto

notare questa cosa, e' sottile!

non lo hai mai pensato ne tantomeno ne sei alla ricerca, però per fare quell'esempio li puta caso ce o hai messo in mezzo :Whistle:

cmq la questione non è un problema, anche se approfondirla potrebbe essere importante per risolverlo (qualunque esso sia), chissa...

Gli starnuti sono invece proprio degli eccetera e si riferivano al pezzo mancante del messaggio che ho

tagliato. Anche quella mi era sembrata una risposta strana visto che avevo appena spiegato che secondo me

non si puo' paragonare una terapia psicologica ad una terapia fisica.

e io torno a ripeterti che è questo ad essere strano (anche se sarebbe corretto dire errato, proprio). la terapia psicologia è anche una terapia fisica, cosi come i disturbi/problemi psicologici si manifestano e a volte provocano anche disturbi/problemi strettamente fisici (e viceversa naturalmente).

la dissociazione, oltre a non essere cosi netta come vuoi intendere tu, non esiste proprio.

Non per farmi i cavoli tuoi, ma tu che problemi hai avuto con la psicoterapia e con gli psicoterapeuti

che sei cosi' caustico nei loro confronti?

paradossalmente ad essere caustici nei confronti delle psicoterapie siete proprio voi che per "difenderle" sostenete che non è possibile verificarne gli effetti e l'eventuale efficacia, quando invece dovrebbe essere (e per fortuna è) proprio il contrario.

cioè, ce lo vedi tu uno che per parlare dell'efficacia della cura contro l'hiv, per dire, proclama "non ci sono prove scientifiche, è tutto aleatorio, è tutta empatia ecc" e le altre cose che avete detto? :Just Kidding:

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No, ma alla prima seduta avevo parlato tantissimo!

Il problema è che, una volta esposti i miei problemi, non avevo altro da dire; mi aspettavo che mi si rivolgessero domande mirate, invece mi si diceva solo: "parla". Peccato che uno dei miei problemi più grandi sia, appunto, quello di non essere un gran chiacchierone e non aver molte cose di cui parlare (non è colpa mia, ma non riesco proprio a interessarmi a nulla, perciò ho poche cose di cui parlare..non è un problema di timidezza o retrosia al dialogo)

e se non hai niente di cui parlare proprio di tuo, a che ti potevano servire le domande mirate che ti aspettavi? :Confused:

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e se non hai niente di cui parlare proprio di tuo, a che ti potevano servire le domande mirate che ti aspettavi? :Confused:

Non è che non avessi niente di cui parlare, è che ne avevo già parlato..è come se dicessi: questo è il mio problema, questi sono tutti i dati che ho a disposizione, qual è la soluzione? e mi si rispondesse: mi ripeta le stesse cose che ha appena detto..

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Ho sempre avuto problemi di Fede. E' uno dei motivi per cui mi ha mollato la ragazza :P

Mi dispiace... per ambedue le cose... in effetti chi ha la Fede o comunque una bella dose

di fiducia nella vita se la passa molto meglio. Anche una buona compagna (o buon compagno)

aiuta molto.

... e se alla fine andrà a finire così,

almeno potrò dire di avere tentato tutto l'umanamente tentabile..!

Quel video e' bellissimo!!!! :D: In effetti ogni tanto viene anche a me la paura che

vada a finire cosi'... Ma se cedo alla paura, a quella paura, non faccio piu' niente,

quindi cerco di non pensarci. E di riderci sopra.

Ma dai, l'idea di parlare con tuo padre e di provare a contattare diversi terapeuti anche di

diversi orientamenti mi sembra ottima. E' vero, potrebbe andare male, ma potrebbe anche andare

bene o andare cosi' cosi'. In ogni caso potrai dire di aver fatto qualcosa per te, e questa e'

di per se' una buona cosa.

No, ma alla prima seduta avevo parlato tantissimo!

Allora era il terapeuta non adatto a te. Anche io ho vissuto una esperienza simile... cioe' in

uno dei miei tentativi iniziali ho avuto a che fare con un terapeuta che si e' mostrato cosi'

poco collaborativo che li' per li' mi ha fatto stare malissimo...

chissa', forse non gli ero simpatica, o forse non aveva nessun

interesse al mio caso, chi puo' dirlo... pero' poi cambiato terapeuta ho trovato quello giusto

che mi ha accolta con empatia e mi ha aiutata molto.

Sarebbe interessante sapere con quali criteri loro (i terapeuti) si scelgono i clienti...

Poi volevo dirti che se hai avuto una madre psicopatica forse trovarti una psicoterapeuta femmina

non sarebbe una cattiva idea... potrebbe aiutarti a riconciliarti un po' con la figura materna..

Ma questa e' solo una mia sensazione, da profana...

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e se io per essere felice, devo vivere in eterno e non morire mai?

Allora sei fregato! ^_^

Per il resto caro Ego rispetto le tue posizioni, anche se non sono d'accordo con quello

che dici. La mia terapia non ha proprio nulla di fisico, eppure funziona, nel senso

che mi fa' stare psicologicamente meglio. E questo mi basta. Le statistiche su quale

tecnica funziona meglio per la depressione piuttosto che per gli attacchi di panico le

lascio agli psicoterapeuti. Io la mia terapia me la vivo come un percorso personale di

autoconsapevolezza e come tale non voglio che nessuno me la misuri dall'esterno secondo

parametri generali. E' la MIA terapia e lo decido io, con il mio terapeuta, se va bene

o no e se e cosa bisogna cambiare. E siccome mi fido del mio terapeuta, non ho bisogno di

avere dei parametri esterni per misurare qualcosa oggettivamente.

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Quel video e' bellissimo!!!! :D: In effetti ogni tanto viene anche a me la paura che

vada a finire cosi'... Ma se cedo alla paura, a quella paura, non faccio piu' niente,

quindi cerco di non pensarci. E di riderci sopra.

è sempre una risata amara

Ma dai, l'idea di parlare con tuo padre e di provare a contattare diversi terapeuti anche di diversi orientamenti mi sembra ottima. E' vero, potrebbe andare male, ma potrebbe anche andare bene o andare cosi' cosi'. In ogni caso potrai dire di aver fatto qualcosa per te, e questa e' di per se' una buona cosa.

mah. ieri volevo dirglielo ma appena è tornato a casa mi ha urlato in faccia perchè non avevo fatto la spesa (notare che non mi aveva lasciato i soldi e presumeva che ce li avessi, e presumeva che decidessi io di andare a fare la spesa anche se non mi aveva detto di farla) e poi ha iniziato a lamentarsi (sempre urlando) del fatto che ultimamente non faccio più niente, e che devo crescere. e poi, dulcis in fundo, stamattina mi ha lasciato una bella lettera dicendo che mi rimanda a vivere da mia madre (vivo con lui da un paio d'anni, dopo aver lasciato mia madre perchè mi stava facendo diventare scemo) se non inizio a darmi da fare e prendermi le mie responsabilità. è inutile pensare di chiedere aiuto a lui, direi..

Allora era il terapeuta non adatto a te. Anche io ho vissuto una esperienza simile... cioe' in uno dei miei tentativi iniziali ho avuto a che fare con un terapeuta che si e' mostrato cosi' poco collaborativo che li' per li' mi ha fatto stare malissimo...

chissa', forse non gli ero simpatica, o forse non aveva nessun

interesse al mio caso, chi puo' dirlo... pero' poi cambiato terapeuta ho trovato quello giusto che mi ha accolta con empatia e mi ha aiutata molto.

Sarebbe interessante sapere con quali criteri loro (i terapeuti) si scelgono i clienti...

Poi volevo dirti che se hai avuto una madre psicopatica forse trovarti una psicoterapeuta femmina

non sarebbe una cattiva idea... potrebbe aiutarti a riconciliarti un po' con la figura materna..

Ma questa e' solo una mia sensazione, da profana...

sì in effetti..all'inizio ero andato da una psicologa (molto più empatica) e mi ero trovato meglio. poi lei però, dopo averle esposto i miei problemi, mi aveva mandato da 'sto tizio qui, da cui mi ero trovato malissimo. forse era solo un problema di compatibilità. mah

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è sempre una risata amara

amara, amarissima, straziante.

E’ come se per essere felici fosse necessario correre e io fossi nato senza gambe: come potrei risolvere un problema simile?

Ho pensato intensamente a questa cosa. E se la soluzione fosse quella di mettere in dubbio l'ipotesi

per essere felici fosse necessario correre? Ecco, forse una terapia potrebbe

aiutarti a cambiare questa credenza e a trovare altri modi per essere comunque felice

(felice e' una parola grossa, diciamo sereno vah che e' meglio!) anche senza correre. Cosi che il

fatto di non avere le gambe passasse in secondo piano.

Mi spiace sentirti parlare in maniera cosi' razionale di questa tua difficile situazione familiare.

Credo che la tua emotivita' sia ridotta a brandelli. Vai alla ASL, hai bisogno di qualcuno che ti aiuti.

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Ho pensato intensamente a questa cosa. E se la soluzione fosse quella di mettere in dubbio l'ipotesi per essere felici fosse necessario correre? Ecco, forse una terapia potrebbe aiutarti a cambiare questa credenza e a trovare altri modi per essere comunque felice (felice e' una parola grossa, diciamo sereno vah che e' meglio!) anche senza correre. Cosi che il fatto di non avere le gambe passasse in secondo piano.

non lo so. come ho detto, penso che ci siano dei prerequisiti minimi, necessari e indispensabili per essere felici: sono le condizioni che ha messo in atto la natura (ma anche la società, nel caso dell'uomo) per attivare precisi centri nervosi che danno piacere (dai più primitivi: nutrirsi, dormire, riprodursi, ecc. ai più evoluti: sentirsi stimati dalla gente che si circonda, riuscire "a creare" qualcosa che dia soddisfazione, riuscire ad amare- anche non necessariamente delle persone).

il dolore, la depressione, sono i meccanismi (un meccanismo) che mette in atto il tuo organismo per dirti che hai fallito, che non puoi soddisfare gli obiettivi per cui sei stato creato, che insomma sei inutile.

certo, puoi convincerti che ci siano altri obiettivi (per esempio, se non riesco a copulare posso dire a me stesso che il sesso una cosa sporca- l'hanno già fatto col cristianesimo), ma alla fine il conflitto fra quello che è naturale- copulare- e quello di cui ti sei autoconvinto artificialmente- copulare è male- produrrà delle forte nevrosi che porteranno a una sofferenza mentale più o meno patologica- e solo se sei fortunato, e se ne hai le capacità, una sofferenza con effetti produttivi (la mia ex ragazza ad esempio era terrorizzata dal sesso, e quando ha visto che non riusciva a sbloccarsi ha saggiamente deciso di deviare tutto l'odio che provava verso sè stessa e le frustazioni che ne derivavano verso di me, e la relativa rabbia in una sana competizione verso gli altri- è sempre stata la "prima della classe", anche se è infelice: e non tutti ci riescono: io non ci riesco, ad esempio).

non penso che le possibilità di autorealizzazione siano infinite: amore, lavoro, passioni, ecc. quando sbatti la testa in tutte le opzioni che hai a disposizione, continuamente, dopo un po' la fantasia si esaurisce e non hai più voglia di riprovare.

certo, ripeto, puoi inventarti dei motivi immaginari e contronatura per sentirti sereno (non so: che dio ha un progetto per te che prevede la tua infelicità), ma dentro di te saprai sempre che è solo una menzogna- e che dignità c'è a vivere di menzogne?

lo psicologo al massimo può servirti quando hai delle potenzialità che non riesci a sfruttare per colpa di blocchi reali, sensi di inferiorità o obiettivi esagerati e contronatura (tipo: io per essere felice devo essere immortale): ma delle potenzialità ci devono essere.

Mi spiace sentirti parlare in maniera cosi' razionale di questa tua difficile situazione familiare.

Credo che la tua emotivita' sia ridotta a brandelli. Vai alla ASL, hai bisogno di qualcuno che ti aiuti.

sì, in effetti sono a pezzi. è un mese che frigno e ciondolo per casa senza far nulla. oggi non sono neanche andato al lavoro. sono sempre stato un tipo solitario e non ne ho mai sofferto, ma ultimamente parlerei anche con le vecchiette alla fermata del bus. mi sento completamente smarrito. grazie per il sostegno morale, comunque.

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Anch'io credo che sia troppo semplicistico ridurre ad un cambiamento di credenza. Non ci dimentichiamo che per operare un tale cambiamento occorre una mutazione notevole dell'organizzazione della propria personalità che possa accogliere un pensiero nuovo, se non a 180 gradi.

Ho letto, nei post indietro, un commento interessante di afri riguardo al rapporto terapeutico. Molto spesso si dimentica che ci si sceglie in due: non è soltanto il paziente a valutare se si trova più o meno bene con un terapeuta, ma anche l'opposto. Uno psicoterapeuta che si conosca bene (preferibilmente con più di un'analisi alle spalle o in corso e coadiuvato da supervisione) può riuscire a riconoscere i suoi limiti d'intervento a seconda delle problematiche del paziente. Perché lo "strumento" terapeutico (se così si vuole chiamare) non é il "sapere" (gli studi, la specializzazione) e neanche "la" psicologia con i suoi dati empirici, scientifici, statistici e quant'altro (fosse così ci si potrebbe curare leggendo un libro di psicodinamica oppure seguendo un interi corso universitario....magari....eppure fuori di testa ci son fior fiori di laureati ;-)), ma la "persona" del terapeuta. Vero e proprio strumento tecnico.

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Per il resto caro Ego rispetto le tue posizioni, anche se non sono d'accordo con quello

che dici. La mia terapia non ha proprio nulla di fisico, eppure funziona, nel senso

che mi fa' stare psicologicamente meglio. E questo mi basta.

e che cosa intendi tu per fisico? e per psicologico?

Le statistiche su quale

tecnica funziona meglio per la depressione piuttosto che per gli attacchi di panico le

lascio agli psicoterapeuti. Io la mia terapia me la vivo come un percorso personale di

autoconsapevolezza e come tale non voglio che nessuno me la misuri dall'esterno secondo

parametri generali. E' la MIA terapia e lo decido io, con il mio terapeuta, se va bene

o no e se e cosa bisogna cambiare. E siccome mi fido del mio terapeuta, non ho bisogno di

avere dei parametri esterni per misurare qualcosa oggettivamente.

ovviamente non si sta discutendo sull'efficacia o meno della TUA terapia, quindi non cè bisogno che ti attivi per difenderla; si sta parlando dell'efficacia della psicoterapia in generale, e di come identificarla e misurarla. io sto solamente cercando di far capire, a te e a chi legge, che i modi per farlo ci sono. riconoscerli e accettarli poi è tutto un altro paio di maniche, che dipende, questo si, da persona a persona.

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Ho pensato intensamente a questa cosa. E se la soluzione fosse quella di mettere in dubbio l'ipotesi

per essere felici fosse necessario correre? Ecco, forse una terapia potrebbe

aiutarti a cambiare questa credenza e a trovare altri modi per essere comunque felice

(felice e' una parola grossa, diciamo sereno vah che e' meglio!) anche senza correre. Cosi che il

fatto di non avere le gambe passasse in secondo piano.

e se la soluzione invece fosse quella di smettere di pretendere la felicità?

nonostante sia cosa comune, andare in psicoterapia per essere felici è già una condanna al fallimento della stessa. cosi come se io devo andare dal medico perchè non voglio morire (mai); allo stato della medicina di oggi, non posso che rimanerne deluso e frustrato.

lo psicologo non lavora per rendere felici i pazienti, ma per porli nelle condizioni migliori per poterla trovare da soli sta felicità.

poi certo, ognuno è libero di provare a soddisfare e farsi soddisfare i propri bisogni da chiunque.

se mi è morto il padre e vado dal chiromante che mi ci fa parlare, mi posso pure definire felice, sono contento e lo pago ogni volta che ho di questo bisogno.

cosi come se non ho la partner e ho voglia di trombare vado sulla salaria e mi pago una o più prostitute.

e cosi via, fino ad arrivare alla psicoterapia. però non bisogna dimenticare, o peggio oscurare, il fatto che facendone una fatta bene, si potrebbe arrivare anche al punto dove per soddisfare certi bisogni, pagare non sia più necessario.

una volta avuto tutte le informazioni, son (o dovrebbero essere) scelte libere del paziente poi quelle riguardo la strada da (non) intraprendere :ola (4):

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il dolore, la depressione, sono i meccanismi (un meccanismo) che mette in atto il tuo organismo per dirti che hai fallito, che non puoi soddisfare gli obiettivi per cui sei stato creato, che insomma sei inutile.

a vederla in questo modo, dalla malattia al dito dietro cui nascondersi, è un passo...

sì, in effetti sono a pezzi. è un mese che frigno e ciondolo per casa senza far nulla. oggi non sono neanche andato al lavoro. sono sempre stato un tipo solitario e non ne ho mai sofferto, ma ultimamente parlerei anche con le vecchiette alla fermata del bus. mi sento completamente smarrito. grazie per il sostegno morale, comunque.

e di che ci parleresti con le vecchiette?

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a vederla in questo modo, dalla malattia al dito dietro cui nascondersi, è un passo...

sì, mi son sempre chiesto anch'io dov'è il confine fra pigrizia e depressione

e di che ci parleresti con le vecchiette?

del tempo, dei parcheggi in centro, degli uccellini che cantano..

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