Kadiya84 0 Share Inserito: 4 giugno 2012 Vi avviso subito: la storia di come sono nati i problemi che mi hanno portata a pormi la domanda del titolo è molto lunga ed io sono estremamente prolissa, perciò se non avete una pazienza simile a quella di Giobbe non lanciatevi nella lettura, e grazie comunque ovviamente! Inizio dicendovi che soffro ormai dal lontano 2004 di periodi di depressione e attacchi di panico, fino ad ora sempre risolti con brevi cicli di antidepressivi leggeri. L'ultima crisi però sembra non voler più finire e credo che il motivo risieda in quello che mi è successo negli ultimi mesi. Molto probabilmente presto mi rivolgerò ad uno psicologo per un aiuto professionale, ma prima ho cercato in rete un posto dove raccontare la mia storia e magari avere un parere "estraneo" e son capitata qui. Il 2011 era iniziato per me in piena crisi: stavo uscendo a fatica da un periodo nero sia a livello professionale (ero disoccupata) sia a livello personale. Poi ad aprile la svolta: con un colpo di fortuna non indifferente per il periodo in cui siamo, trovo un lavoro. Un lavoro interessante per di più, totalmente nuovo per me ma in cui mi trovo subito benissimo, in un ambiente stimolante e pieno di persone mie coetanee o poco più grandi quasi tutte estremamente disponibili e socievoli. Un piccolo angolo di paradiso insomma. Dopo un paio di mesi dall’inizio di questo nuovo lavoro prendo a frequentare i miei colleghi anche al di fuori dell’orario “d’ufficio” e loro mi accolgono subito nel gruppo con molta naturalezza e disponibilità. Ed in queste prime uscite serali inizio ad entrare particolarmente in confidenza con T., 31 anni, musicista, simpatico, estroso e tenero. Al lavoro non l’avevo quasi notato, presa com’ero dal cercar d’imparare il più possibile dal quell’ambiente nuovo, ci eravamo scambiati solo qualche chiacchiera superficiale e qualche risata in pausa-sigaretta. Ma da quando iniziamo ad uscire anche nel tempo libero nella stessa compagnia cambia tutto: la complicità aumenta in modo esponenziale, capita spesso che ci isoliamo a parlare al di fuori del gruppo, scambiandoci confidenze come se ci conoscessimo da anni e non solo da un paio di mesi, e quando non ci vediamo ci mandiamo decine di sms come due adolescenti. Ed a metà luglio succede che una sera, per circostanze casuali, su suo invito mi fermo a dormire a casa sua. Condividiamo lo stesso letto parlando fino all’alba e… nient’altro. Dormiamo e basta. Dopo quella prima notte dormo da lui, sempre su suo invito, almeno altre 4 volte senza che succeda nulla: la tensione sessuale è tangibile, lo avverto benissimo, spesso capita di svegliarci abbracciati senza ricordarci che nel sonno ci siamo avvicinati, ma lui non fa nessuna “mossa” per andar oltre ed io, che sono sul quel versante una tipa un po’ all’antica e molto insicura, mi convinco che il nostro rapporto non possa evolversi in qualcosa di più intimo, che è solo una bella amicizia. E, nonostante un po’ di rimpianto, mi va bene anche così. Durante una di queste notti da lui mi confida che i due anni precedenti li ha passati in comunità, e che era un tossicodipendente. Lo fa convinto, mi dirà poi, che io mi sarei allontanata spaventata da lui e dal suo passato, ma anche se si dispiace perché è convinto davvero che lo farò preferisce essere sincero al 100% con me. Ed io ovviamente non mi allontano, anzi, questo suo esser totalmente sincero con me mi fa affezionare ancora di più. Poi esattamente ad un mese dalla prima nottata a casa sua, dopo una serata un po’ “alcolica” essendo casa mia era più vicina lo invito a dormire da me. M’infilo nel letto con lui convinta di fare una bella chiacchierata e un buon sonno come al solito e invece finiamo per fare sesso. Scopriamo di essere estremamente compatibili anche fisicamente, lui si rivela un amante tenero, appassionato, attento e molto, molto focoso. Passiamo una nottata splendida, durante la quale abbiamo anche modo di parlare un po’ di quella novità e lui mi dice che non se ne sorprende più di una tanto perché con la complicità che s’era creata tra di noi se l’aspettava questa evoluzione. Quando lo saluto la mattina dopo mentre se ne va son convinta che sia stato solo un episodio isolato, coadiuvato anche dall’alcool, ed anche qui un po’ mi dispiace ma lo accetto. Invece qualche ora dopo m’arriva un messaggio dove mi chiede se può venire a trovarmi quella sera stessa. Da quel momento passiamo insieme praticamente tutte le notti e diverse giornate intere per un mese circa, a volte anche senza contatti fisici, solo parlando, ridendo e facendo i cretini. Sembriamo davvero due adolescenti. Anche in serate in cui usciamo in posti diversi poi finisce sempre che dormiamo o da me o da lui. In questo lasso di tempo ci diciamo che vogliamo prenderla alla leggera, senza troppi impegni perché nessuno dei due è pronto (lui post-comunità, io post-storia finita male), prendiamo quel che viene e stiamo bene, o almeno lo credo. Lui mi dice anche tante altre cose molto belle in quel periodo, che aumentano la mia naturale poca autostima in maniera esponenziale. Mi giura diverse volte che anche se andasse male tra di noi lui non sparirà, perché ancora prima che come “amante” mi apprezza come donna e come amica. E poi succede che scopro, in circostanze fortuite, che quelle poche volte che non è con me si vede anche con un’altra, una ragazza di 22 anni. E nonostante tutto il mio pontificare sul prenderla alla leggera è una botta assurda, perché mi sono innamorata seriamente e me ne son resa conto davvero solo quando ho capito, grazie a questa scoperta, che lui non lo è di me. Aspetto qualche giorno e poi lo “affronto”, gli dico che sono innamorata di lui e che il sapere che vede anche un’altra mi fa star male. Lui mi ribadisce che non se la sente al momento d’impegnarsi, che gli dispiace d’avermi incasinata e s’allontana, totalmente. Ci vediamo ancora un paio di volte senza riuscire però ad evitare di fare del sesso, perché l’attrazione tra noi è troppo forte nonostante tutto, ma io sto sempre peggio e decidiamo di smetterla definitivamente perché a queste condizioni non ha senso. Discutiamo pesantemente in qualche occasione e capiamo che purtroppo anche quella piccola amicizia nata da poco s’era incrinata dopo tutto. Io mi butto un po’ giù per qualche tempo, ci avevo creduto più di quanto non pensavo e la cosa mi fa star male, riappaiono dopo parecchio tempo anche gli attacchi di panico ma verso metà novembre inizio a riprendermi un po’. E lì arriva la botta finale. Avendo alcuni disturbi fisici finalmente mi decido a fare un controllo medico e così scopro che sono incinta. Non mi soffermo neanche a pensare a quando possa essere successo, a come sia possibile che due adulti nel 2011 caschino ancora in questi “incidenti”, sono solo totalmente distrutta. Perché so che purtroppo c’è un’unica “soluzione” considerata la situazione (sia di “coppia” sia mia personale): l’aborto. La parte “tecnica” di me riesce ad organizzare tutto in breve tempo, ma appena è tutto a posto non posso evitare di riflettere su una domanda fondamentale: glielo dico o no? Ormai i nostri rapporti si sono ridotti a qualche sms ed una telefonata ogni tanto e l’idea di gettarlo nel caos così presto dopo i due anni d’inferno che aveva passato mi dispiace, perché nonostante tutto gli voglio ancora bene. Poi penso che in tutti i modi dobbiamo ancora lavorare insieme e so che non riuscirei mai più a guardarlo in faccia se non dicessi nulla. Perciò lo contatto e glielo dico, non aspettandomi nulla da lui, né conforto né vicinanza né partecipazione. Solo di una cosa sono sicura, che ci starà male, parecchio, ed è proprio così che va. Si precipita a casa mia, passiamo momenti, nottate, decisamente intensi tra lacrime e rimpianti. Senza che io gli chieda nulla mi promette che mi starà vicino, che ci aiuteremo a vicenda a superare tutto, mi dice un’infinità di volte che mi vuole bene e che non avrebbe mai voluto mettermi in questa situazione. Ed io, dimenticandomi tutto quello che era successo nei mesi precedenti, gli credo e m’affido a lui perché ho davvero bisogno d’aiuto. Errore madornale. Il giorno dell’aborto viene a prendermi alla clinica ubriaco. Vedendolo così vorrei tornarmene a casa mia e non andar da lui per i primi giorni post operazione come abbiamo progettato, ma il fatto che non ho detto nulla ai miei della gravidanza (sono anziani, malati e all’antica, non volevo dar loro questo dolore) mi fa decidere d’andare comunque a casa sua. Passa la prima notte a piangere e bere, ad abbracciarmi e baciarmi e farfugliare che gli dispiace ma io sono ancora un po’ intontita e non mi rendo conto di quanto è grottesca la situazione, piango insieme a lui e basta. Il secondo giorno mi lascia da sola a casa sua per andare a lavorare, e questo ci sta, lo sapevo che poteva succedere, ma quando rientra alla sera mi dice che deve tornare al centro sociale in cui sta lavorando adesso perché hanno bisogno di lui assolutamente. La cosa mi disturba parecchio e mi puzza anche un po’ ma non dico nulla. Fa venire a casa sua un nostro comune amico per farmi compagnia e a questo ragazzo, durante la serata, sfugge che in realtà non è al centro sociale ma ad un appuntamento con una ragazza di 18 anni che ha conosciuto recentemente. Sono basita. Appena torna gli dico che voglio tornare a casa mia ma è di nuovo ubriaco e quindi non riesce ad accompagnarmi. La mattina appena si sveglia gli ribadisco che voglio andarmene, sono incazzata, delusa, distrutta e tutto questo accumulo mi porta ad avere una crisi isterica vera e propria, con attacco di panico annesso. Lui cerca di calmarmi, mi chiede scusa, m’implora di non andarmene così presto ed io, debole come sono, cedo. Resto ancora un paio di giorni da lui ma sto malissimo, mi sento tradita e sporca, capisco che per lui fatta l’operazione è passato tutto, non prova né rimorsi né dolore mentre io so che questa cosa forse non me la perdonerò mai. Mentre mi riporta a casa ammette che ora come ora non ce la fa ad affrontare questa cosa, anzi, cerca di pensarci il meno possibile bevendo e facendo sesso con qualunque ragazza che gli si dimostri disponibile. Mi chiede d’aspettarlo, perché lui vuole davvero aiutarmi a superare il dolore e tutto il resto ed io, di nuovo, stupidamente, gli credo. Lo aspetto e nel frattempo reprimo tutto quel che provo perché credo che non ce la farei ad affrontarlo da sola. E lui sparisce totalmente, non risponde neanche più a messaggi o telefonate, solo a qualcuna dicendomi che ancora non ce la fa e d’avere pazienza. Io precipito in uno stato depressivo che mi porta, appena prima di Natale, a tentare il suicidio. Fortunatamente in modo maldestro e quindi inefficace. Dopo aver toccato così il fondo, grazie ad alcune care amiche, dall'inizio dell’anno comincio a risalire un po’ la china. Ed appena sto un po’ meglio lo contatto e gli dico tutto quello che avrei dovuto dirgli già prima: che s’è comportato in modo assurdo con me, che deve vergognarsi, e gli chiedo se sa darmi un perché di tutto quel che ha, anzi, non ha fatto. E lui mi risponde che è colpa mia se s’è allontanato, perché pur sapendo cosa aveva passato negli scorsi anni gli ho gettato addosso anche la croce del mio dolore dopo l’aborto. E’ la goccia che fa traboccare, finalmente, il vaso: lo mando al diavolo e smetto definitivamente di sentirlo. Ma non di pensarlo. Quello non riesco proprio a smettere di farlo malgrado ce la metta tutta. A metà marzo (dopo il mio compleanno, che ovviamente lui ha bellamente ignorato... una cosetta da poco se paragonata a tutto il resto ma m’ha fatto male comunque) riprendiamo a lavorare insieme. I primi giorni sono durissimi: faccio fatica a guardarlo in faccia (il che è un problema visto che facciamo gli animatori e dobbiamo interagire) e lui dal canto suo m’ignora totalmente. Per i primi 15 giorni più o meno. Poi cambia all’improvviso: inizia a parlarmi, a raccontarmi le sue novità artistiche deli ultimi mesi, a chiedermi se voglio andar con lui in “pausa-relax” (ovvero a fumare erba, dato che ha ricominciato pesantemente), insomma si comporta come se non fosse successo nulla, come se fossimo tornati ai primi tempi della nostra conoscenza. Ed io ne sono felicissima perché anche avendo ben presente tutto quello che ho passato per colpa sua ancora ci spero, ancora lo vorrei con me. Fino ad oggi. Oggi ho scoperto che ha iniziato ad uscire con una collega, una donna che diceva testualmente (scusate la finezza) “non avrebbe preso nemmeno col membro di qualcun altro”. Ed io ora sono sotto ad un treno. L’ho presa malissimo. Considerato tutto, come è andata, come mi ha trattata, il fatto che io ci stia male perché è di nuovo fuori dalla mia portata mi ha spianta a farmi la fatidica domanda: cosa c’è di sbagliato in me? Che cosa mi porta ad amarlo ancora? Avrò un problema psicologico d’affettività? Se qualcuno ha avuto la pazienza e il coraggio d’arrivare fino alla fine di questo papiro e volesse darmi un parere/consiglio grazie in anticipo: qualsiasi tipo di “voce amica” è più che gradita al momento. :) Quota Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Lis 0 Share Inserita: 4 giugno 2012 Cosa c’è di sbagliato in me? Che cosa mi porta ad amarlo ancora? Avrò un problema psicologico d’affettività? La tua storia mi ha letteralmente inchiodata davanti allo schermo, è vibrante di emozioni, è passionale, come immagino sia tu. Non credo ci sia nulla di sbagliato in te. Sei giovane e da giovani può succedere di non riuscire a gestire le proprie emozioni, farsi sopraffare dai sentimenti, sia di amore che di tristezza come nel tuo caso. Sei anche intelligente quindi saprai quando e come chiedere aiuto quando queste emozioni, e soprattutto le reazioni che ne seguono, possono diventare pericolose. Ora visto che chiedi un consiglio io te lo do ma sappi che è facile parlare dall'esterno, quando non si è coinvolti... Per vivere una storia d'amore vera e propria bisogna essere in due. Tutto il resto, le storie che noi ci facciamo, non esistono senza l'altra persona. Questo ragazzo non sembra proprio essere in grado di farti felice, sarà il momento, sarà il carattere ma da quello che dici non ha minimamente saputo aiutarti quando ne avevi bisogno e il problema l'ha creato anche lui. Un abbraccio Quota Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Gineprix 0 Share Inserita: 15 giugno 2012 E' evidente che il comportamento di quest'uomo nei tuoi confronti è inqualificabile, imperdonabile. Perchè, nonostante ciò, continui a desiderarlo? Non lo so. Posso solo immaginare che con lui tu abbia ricevuto, oltre alle innumerevoli mazzate, delle carezze (come in qualsiasi storia) e che tu di carezze senta un gran bisogno (come la stragrande maggioranza delle persone single). Non avvilupparti in pensieri ossessivi su una tua eventuale "fragilità" psicologica, in termini di bisogni affettivi. Cerca di pensare di più a te stessa, a volerti bene, ad apprezzarti. Trova interessi da coltivare, fa' qualcosa che ti piace fare, qualsiasi cosa. Divertiti, puoi farlo. Togliti soddisfazioni. Costruisciti — da sola — il benessere che meriti. Lui, lascialo perdere definitivamente: per com'è fatto, non potrà mai contribuire alla tua felicità. Quota Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
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