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senso di colpa nei confronti dei genitori


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Ciao a tutti. Sono nuova e non sono sicura di scrivere nalle sezione giusta.

Se vogliamo dare un titolo al mio intervento potrei definirlo "sensi di colpa nei confronti della madre". Ma il discorso è un pò più complicato di questo.

Ho 32 anni e sono sarda. La mia vita è in Sardegna e non voglio andarmene. Ormai la fama ci precede a quanto disoccupazione, e io sono una di quelle persone "multitolate" che non hanno un briciolo di lavoro. Quindi niente lavoro=niente soldi, niente soldi=niente indipendenza.Quindi alla veneranda età di 32 anni sono ancora bella che a casa di mamma.

Ma c'è di più. Mia madre è vedova da diversi anni (18) e da sempre si è dedicata anima e core a noi figlie. La sua vita dalla mia adolescenza fino a tre anni fa, quando è andata in pensione, siamo state noi figlie e il suo lavoro.

E' una persona molto chiusa, e non fa amicizia facilmente, inoltre ha dovuto mettere a freno la sua emotività in tutti questi anni perchè credo che se avesse dato sfogo, sarebbe impazzita.

Tre anni fa la mia unica sorella è andata a studiare fuori, così che mi sono trovata a vivere sola con lei (in pensione) ed avere una grossa difficoltà a costruire la mia vita. Il senso di colpa mi perseguita. Mi da fastidio tutto, se mi chiama per sapere dove sono, se la devo chiamare per dire che non rientro ( sono fidanzata da molto tempo e ancora devo avvisare se non rientro, non si può parlare di convivenza sempre a causa del lavoro che mancada entrambe le parti)... Se non rientro a casa per qualche giorno per stare dal mio ragazzo mi sento terribilmente in colpa e quando rientro a casa trovp tradotta la mia colpa in monosillabi che tradotto in parole vuol dire grazie per essertene andata e avermi lasciata sola tutto questo tempo"...

mi sento incatenata in prigione e non provo piacere a stare in sua compagnia. C'è da premettere che l'ultimo anno c'è stato un tentativo di emnacipazione: Visto che non era possibile per me comprare o andare in affitto da qualche parte la casa di famiglia è stata divisa in 3 appartamentini, uno occupato da me. Inutile dire che le cose non sono cambiate.

Tutti questi pensieri negativi creano in me un fortissimo senso di colpa, mi sento cattiva, vedo che sta invecchiando e mi dico che se non cambio atteggiamente la rimpiangerò tutta la vita.

Per staccare un pò questi meccanismi ho deciso di fare un periodo fuori, un mese lontana ( e naturalmente lontano da tutto e tutti)... un mese (che non è ancora passato) in cui riflettere e pensare. Mi rendo conto che la sua vita siamo noi, ed io non riesco a ricambiare. La mia vita non può essere solo lei. Comunque sia non mi accusa, non pretende, semplicemente si chiude, non esce e vedo che è sempre triste ... creando in me altro senso di colpa.

Quando rientro vorrei trovare un lavoro e andare via di casa, fare tutto, anche qualcosa di temporaneo ma andare via.

Ho bisogno di camminare sulle mie gambe, andare via di casa, ma non voglio cambiare città, la mia vita è li voglio essere io a riuscire a mettere i paletti e dire stop, sento che mi sto lasciando vivere, che mi blocco e che non riesco ad andare avanti a causa di questa presenza ingombrante, ae non voglio dirglielo anche se molte volte con i miei comportamenti sono molto più eloquente rispetto a quanto lo sarei cob le parole.

C'è qualcuno che ha vissuto un'esperienza simile e me la vuole raccontare? Le/gli sarei veramente grata...

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Arriva sempre il momento per una madre di lasciar volare via l'uccellino che ha imparato ormai da tempo a battere le ali. Quante lo fanno? Per esperienza personale direi quasi nessuna. Sembra sia fisiologico scambiare l'amore per un attaccamento fisico mentre il vero gesto d'amore è aprire la porta e tenerla aperta, nel caso il figlio dovesse tornare per qualsiasi bisogno. Bisogna disdegnare la madre per un comportamento simile? Non credo proprio. Oscar Wilde diceva: I genitori prima si amano, poi si odiano e infine si perdonano. E' un concetto che mi ha aiutato a superare la situazione in cui sei perchè mia madre è proprio come la tua. Ormai vivo da solo da sette anni ma non c'è giorno in cui non provi a farmelo pesare. All'inizio ero distrutto ma adesso ho imparato a che è semplicemente la sua natura. Non posso sgridare un gatto che mi porta un topolino morto in casa, non capirebbe. E' la sua natura. Il mio consiglio è segui la strada che hai scelto di seguire e "perdona" tua madre. Io ci sarò sempre per lei e lei ci sarà sempre per me mentre viaggiamo per le nostre strade.

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Grazie mille per il tuo consiglio caro onda libera... mi rendo conto che devo fare chiarezza su quello che voglio e perseguirlo... però di sicuro la ocsa che voglio ora e andare avanti per la mia strada, credere nelle mie capacità ed essere indipendente. Grazie mille.

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Emmmm.... però visto che ci siamo vorrei condividere il risultato dei miei pensieri l'ultima settimana. Mentre scrivevo il precdente post stavo definendo il mio problema, ma dopo averlo postato e letto mi sono accorta che il problema della mia prigione, quello che mi ingabbia è il fatto di essere continuamente alle prese con il mio senso di inadeguatezza. E più precisamente con il mio senso di ritardo... Tutto parte dalla ricerca di un lavoro. Io lavoricchio con un'associazione, è l'unico modo che mi permette di mettere in pratica i miei studi. Naturalmente però non vengo pagata regolarmente sebbene lavori assiduamente. Ho provato a lavorare per una cooperativa dove ero stata assunta come progettista ma alla fine, oltre a non essere oagata regolarmente, mi sono trovata a fare da "tassista" (a spese mie) alla presidente e a dover fare carte false perchè riuscissero ad accapparrasi appalti pubblici. Ho quindi deciso di licenziarmi. Un'altro cosa che faccio di continuo è fare dei corsi(master, corsi professionali, corsi di inglese), l'anno scorso nel ho frequentato uno che è durato circa 6 mesi, tenendomi occupata tutti i giorni. Certo ho imparato diverse cose ma non ho trovato la possibilità di spenderle nel territorio. Ad oggi non mi interessa lavorare nel mio settore se me ne devo andare via dalla mia regione dove c'è tutta la mia vita, però voglio riuscire ad uscire da questa crisi , forse depressiva, dove non mi sento all'altezza di fare niente e in cui penso di che non troverò mai un lavoro che mi dia almeno mille euro al mese per potermi permettere un affitto e una vita autonoma.Vorrei solo un lavoro dove impegnarmi al massimo ma non so neanche dove iniziare a cercare....

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... enon sentirmi così in ritardo nei confronti degli altri... vedo tutti più bravi di me , con le idee più chiare delle mie... e io mi sento uno spettatore invidioso e passivo...

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  • 2 weeks later...

Il concetto di ritardo è un concetto prettamente umano. Siamo noi che l'abbiamo inventato. Non esiste niente in natura di simile! Vedi forse un gatto preoccuparsi di essere in ritardo rispetto a qualsiasi cosa e che guarda gli altri gatti preoccupato? Sto minimizzando lo so, ma solo perché siamo stati tutti cresciuti con degli obbiettivi in testa talmente radicati da darli sempre per scontati. "Lavoro, famiglia, figli, pensione" per esempio. Nessuno ci insegna che il nostro scopo non è il lavoro, non è la famiglia, non sono i figli e non è la pensione ma essere felici. Banale? Spesso si ritiene questa cosa banale, certo, ma tutti rincorrono tutto il resto tranne la felicità. Si ribatte facilmente con :"Per essere felice mi serve un lavoro" il che è vero e non è vero. Quello che è certo è che non siamo felici quando c'è il lavoro perchè ci saranno sempre altri problemi che lo accompagnano. Lo stesso per la famiglia, per i figli e per la pensione.

Devi porti l'obbiettivo di essere felice. Il lavoro è solo uno dei mezzi ma lo scopo, il vero scopo deve essere la tua felicità. Pensaci. Quando siamo di buon'umore potrebbe anche caderci un secchio in testa e ne rideremmo. Quando siamo felici potremmo anche guadagnare 800 euro al mese e fare il tassista a spese nostre ma saremo comunque sereni.

Quando siamo felici balleremo con le altre persone felici invece di invidiarle.

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  • 2 weeks later...

Grazie grazie grazie! E voglio aggiungere una cosa... Ho pensato e analizzato... Il problema è quello di avere la tendenza di non vivere al 100% , di aspettare che le regole della nostra felicità le mettano gli altri, e che obbedendo a queste regole forse si realizzarà qualcosa.

Sono rientrata da poco nella mia città, e ho deciso di pormi io delle regole, certo ancora non ho un lavoro, certo i soldi scarseggiano e tra poco ho l'assicurazione da pagare... ma ogni giorno mando in media sei o sette curriculum ma non con la paura di che non ce la farà, o di chi si deve accontentare, ma di chi ce la farà, di chi ha voglia di vivere e di chi ha deciso di prendersi la responsabilità delle proprie azioni.

Mi sono vista lì, povera piccola, in attesa che qualcuno che si occupasse di me... si accorgesse della mia bravura, e che magari un giorno me la racconatsse la mia bravura, per soddisfare quel piccolo ego affamato, lì ad aspettare che mia madre mi ricordasse quanto sono brava ed intelligente... e invece ho ottenuto il contrario... talmente mi sono sentita incapace in tutti questi anni che era proprio il mio senso di incapacità il messaggio che lanciavo al mondo... mentre tutti gli altri erano capaci... ho quindi lavorato senza pretendere di essere pagata, ho "mangiato la pappa pronta" di mia madre, che altro non faceva che offrire a suo modo sostegno ad una figlia in difficoltà... ma era come un cane che si mangia la coda... lei ti dà da mangiare, tu sei ingrata se non ricambi con la tua compagnia forzata... lei è così gentile da mantenere la tua macchina e pagare le tue spese... tu saresti proprio un'ingrata se ti facessi la tua vita... poi c'era il confronto con l'esterno, "tutti lavorano e si campano da soli, tu torni sempre in grembo dalla tua mamma"... per non spendere quei pochi denari che hai guadagnato e che senti profondamente siano stati solo un gentile concessione e non il compenso per il tuo lavoro...

Insomma alla fine dei conti la cosa da fare è solo una... " le cose non ti piacciono?" CAMBIALE!"

E quindi ho deciso di non dare più ascolto al senso di colpa e a quello del'inettitudine e di andare per la mia strada... che non conosco sia ben chiaro!, ma che riconosco passo dopo passo... perchè io so bene quando sto facendo qualcosa perchè voglio farla e ci credo o qualcosa che sto facendo per accontentare gli altri... e seguendo la strada che mi traccerò ogni giorno, con la mia autenticità sarò di certo felice... INSOMMA HO DECISO DI SMETTERE DI VIVERE LA VITA DEGLI ALTRI, O MEGLIO LA VITA CHE FORSE GLI ALTRI VORREBBERO IO VIVESSI... e vivere in libertà... sto iniziando ad amarmi e ad avere voglia della compagnia delle persone. BELLO...

GRazie onda liber

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Che rivoluzione! Complimenti :) Metti per scritto questi pensieri e portali sempre con te. Se dovessi avere indecisioni in futuro ti basterà rileggere tutto questo entusiasmo per farle passare al volo.Sono proprio contento :D

Buona fortuna e buona vita!

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