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Vita da single: rapporti occasionali, ansia da prestazione e psicosi.


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Salve!

Sono un ragazzo, ho 24 anni e dopo un lungo fidanzamento (il primo, nonchè quello grazie al quale ho perso la verginità) sono single da due anni.

In questi due anni ho avuto una serie di esperienze occasionali, con ragazze diverse.

La maggiorparte di queste "occasioni" sono nate nel contesto di una comitiva che ho iniziato a frequentare dopo la rottura della relazione. Profilo di questo gruppo: puttanieri senza consistenza culturale, la cui causa esistenziale è unicamente quella di accumulare scopate (rigorosamente senza approfondire sentimentalmente) in modo da scambiarsi "trofei" l'un l'altro: chi ha più "trofei" è il più figo, chi non macina "trofei" e cade nell'inattività è uno sfigato, chi non ha rapporti sessuali per più mesi è un caso patologico da mettere alla berlina. Io non sono fatto così ma in un certo senso mi sono fatto assorbire da questo vortice.

Inizio.

- Prima esperienza da single, primavera 2011: uno di questi mi propone un menage a trois con una ragazza del gruppo, ci sto. Non andiamo oltre i preliminari ma arrivo tranquillamente a destinazione.

- Seconda esperienza, estate 2011: una ragazza nuova esce nel gruppo, mi nota. Si stava organizzando una due giorni in villa, lei disdice i suoi impegni per esserci. Mi fa capire che lo fa per me. La prima sera non accade nulla. Il mattino seguente idem, nonostante i miei tentativi. Arriva il pomeriggio, lei è semi-ubriaca e inizia gradualmente a concedersi. Dopo un abbondante petting, con gli ormoni allo sbaraglio, decidiamo di passare alla fase successiva: la penetrazione. In casa non c'era nessuno. Si parte. Dopo una decina di minuti inizio a sentir voci fuori, gli amici avevano deciso di soggiornare in giardino non entrando in casa (intuendo cosa stesse accadendo). Iniziano a far chiasso, io inizio a deconcentrarmi e a pensare che potessero sentirci. Proseguo. Passano altri dieci minuti (quindi dopo quasi mezz'ora di penetrazione) più deconcentrato che mai inizio a pensare che stava passando troppo tempo e non riuscivo ancora ad eiaculare. Cambiamo posizione, perdo l'erezione. Le dico che sono stanco e proseguendo manualmente, eiaculo. Questo genera in me uno stato d'ansia tale che inizio a tremare come un imbecille. Arriva sera, siamo rimasti in 4 a rimanere a dormire.. il resto del gruppo decide di andar via. A disposizione ho una camera matrimoniale e la privacy che prima non c'era. Ma non avevo assolutamente voglia di farlo, mi vergognavo per la figura fatta. Nonostante tutto succede... si parte con i preliminari: io a lei, mentre mi masturbo (in modo da tener sotto controllo la mia erezione). Penetrazione di 10min. Arrivo a destinazione. Sollievo (apparente?).

Dopo quest'esperienza mi innamoro perdutamente di una ragazza (che non fa parte dei miei giri di amicizie) per quasi un anno ma aldilà del petting non concludo nulla. Questo stato di inattività mi viene fatto pesare dai conquistadores della combriccola, che nel frattempo accumulano trobate congratulandosi tra loro. Cala su di me l'etichetta dello sfigato, aggravata dalla domanda pressante "Beh hai scopato? Ma da quanto non lo fai?" (risatine annesse)

- Terza esperienza, estate 2012: appuntamento al buio, ragazza aggiunta su facebook. Senza far passare troppo tempo e senza approfondire più di tanto la sua conoscenza virtuale (non c'erano empatia e affinità), le chiedo l'appuntamento. Mie impressioni: tamarretta, fisicamente non eccezionale (ma tutto sommato carina), molto estroversa, cerca molto il contatto fisico. Dopo due moijto a testa, sotto casa sua ci provo. Ci sta. E' il mio primo rapporto in auto. C'è la verve, c'è l'erezione. Dopo i preliminari (lei a me), inizia la penetrazione. Sarà la scomodità, sarà l'alcool (che pare attenui il piacere sessuale), sarà anche il fatto di conoscerla solo da qualche ora, non provo chissà quale piacere. Passano una ventina di minuti e di nuovo penso tra me e me "è passato troppo tempo, perchè non eiaculo? Non se ne starà accorgendo?". Non a caso arriva la sua domanda "ma quanto duri tu?". Interrompiamo la penetrazione, di nuovo i preliminari (sempre lei a me), ritorna su di me per una nuova penetrazione ma perdo l'erezione. Arrivo all'eiaculazione manualmente con lei che in sottofondo dice "fai da te?". Con addosso un senso di sconfitta penso tra me e me che è accaduto di nuovo.

Prima di questa terza esperienza, ero uscito un paio di volte con una bella e brava ragazza (appuntamento al buio combinato). Niente oltre il bacio.. il problema è che durante il bacio pensavo alla mia erezione anzichè concentrarmi sul momento.. e mi chiedevo quando fosse il momento di andare oltre, come se stessi agendo meccanicamente in conformità di un protocollo.

Invece dopo la terza esperienza esco con un'altra ragazza, amica di amici (più sani e puliti). Non vado oltre il bacio (la prende lei l'iniziativa) e anche qui penso alla mia erezione (oltre a pensare al fatto che lei non fosse un gran chè).

Iniziano le turbe, inizia lo stato ansioso (sono già ansioso e timido di mio), i complessi e l'insicurezza. La mia autostima crolla inesorabilmente. Anche un attacco di panico (sotto effetto di cannabis e alcol). Inizio a pensare che avrei superato tutto qualora avessi avuto un altro rapporto e questo fosse andato a buon fine.

- Quarta esperienza, autunno 2012: c'è una ragazza che mi corteggia da quando sono single ma che ho sempre snobbato. Una sera prende l'iniziativa e mi bacia. Il pensiero fisso è sempre sull'erezione. Per non andare per le lunghe: dopo un paio di settimane organizzo un appuntamento e mi prefiggo di avere un rapporto con lei, nonostante non mi piaccia, solo per liberarmi di questo stato depresso in cui mi ero ridotto. La cosa avviene così meccanicamente ma così meccanicamente che (nonostante non mi masturbassi apposta da tanti giorni) mentre inizio a spogliarla (in auto) (sempre concentrato sulla mia erezione anzchè sulla naturalezza del momento) vedo che l'erezione non arriva minimamente e interrompo tutto, riaccompagnandola a casa.

Da allora verso in uno stato di malessere paranoico dal quale voglio assolutamente uscirne. Nello stesso tempo ho timore di vedermi con ragazze per non espormi a nuove sconfitte. Essendo uno studente universitario non ho i mezzi economici per rivolgermi ad uno psicologo.

Perciò vi chiedo.. potete darmi consigli?

Vi saluto, fiducioso in una vostra risposta.

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scusa turner ma te le sei segnate? scherzi a parte ma li frequenti ancora i tuoi amici satiriaci?

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Io non sono fatto così ma in un certo senso mi sono fatto assorbire da questo vortice.

In questa frase, potrebbero già esserci tutti gli indizi del tuo attuale malessere. Secondo me, ti converrebbe emanciparti da questo tuo gruppo di amici, passati direttamente dall' album di figurine a quello delle tipine...

Non sei mica una macchina nè stai dando un esame per dar prova di te stesso a qualcun altro. Vedrai che quando non ti metterai più nella posizione di dover competere per una sorta di primato o per ricevere la considerazione degli altri, tutto andrà meglio. Devi pensare a cosa vuoi essere veramente tu...

mio parere.

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Questa consapevolezza, anche se con ritardo fatale, la sto acquisendo nelle ultime settimane.

Così come sto acquisendo la consapevolezza che sto mettendo sotto pressione il tizio nelle mie parti basse... quello dell'erezione è diventato un chiodo fisso e so che il "non pensarci" è la soluzione. Ma come faccio appunto a "non pensarci", a disconnettere il pensiero?

:/

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Non credo si tratti di disconnettersi ma più probabilmente di evitare le situazioni che ti portano a quel genere di competizione. Magari cambiare compagnia, potrebbe già bastare. Per "far parte del gruppo" , in qualche modo, senti il dovere o il bisogno di conformarti a comportamenti che evidentemente non sono tuoi, con tutte le ripercussioni del caso... E' un po' come se un martello, per farsi accettare, si ostinasse a volersi comportare da incudine... a lungo andare, non è che ti ambienti o diventi un' incudine, otterrai solo di non ricordare che tipo di attrezzo sei e come funzioni...

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Non credo si tratti di disconnettersi ma più probabilmente di evitare le situazioni che ti portano a quel genere di competizione. Magari cambiare compagnia, potrebbe già bastare. Per "far parte del gruppo" , in qualche modo, senti il dovere o il bisogno di conformarti a comportamenti che evidentemente non sono tuoi, con tutte le ripercussioni del caso... E' un po' come se un martello, per farsi accettare, si ostinasse a volersi comportare da incudine... a lungo andare, non è che ti ambienti o diventi un' incudine, otterrai solo di non ricordare che tipo di attrezzo sei e come funzioni...

Queste parole mi sono di grande conforto, grazie =)

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emh... la domanda mi pare un po' azzardata dato l' argomento del topic... 15442.gif ad ogni modo, se intendi qualcosa come una psicologa o simili, no.

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