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Contatto fisico: problemi


Gazza

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Non sapevo bene che titolo dare a questa discussione, per cui scusate se quello che ho scelto è poco azzeccato.

Il punto è questo: fin da molto giovane ho provato, e tuttora provo un forte fastidio, quasi un rifiuto, al contatto fisico con le altre persone. Faccio fatica a dare una semplice stretta di mano e peggio mi sento se si tratta ad esempio di una passa sulla spalla, se mi sfiorano un braccio o ancora se vogliono salutarmi baciandomi sulla guancia.

Sono ben consapevole che questo mio atteggiamento un po' risiede in alcuni vissuti della mia infanzia, dove ho vissuto  molte visite mediche ed esami specialistici come un'intrusione, una specie di invasione del mio corpo, e un po' è anche la conseguenza dell'immagine che ho di me stessa: brutta, anormale e deforme.

Eppure, nonostante la mia consapevolezza non riesco a cambiare il mio atteggiamento, e davvero non so cosa fare per risolvere quello che è solo uno dei miei tanti problemi. Spero che magari qualcuno qui  possa aiutarmi, o darmi magari ulteriori spunti di riflessione.

Una cosa è certa: sono sempre più convinta che non basti affatto essere consapevoli dei nostri atteggiamenti sbagliati e delle loro cause per eliminarli.

 

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Purtroppo non ho un buon consiglio da darti, ma sono d’accordo con te riguardo la consapevolezza: da sola non è sufficiente a farci superare i nostri limiti e le nostre paure. Ci vuole altro… cosa è soggettivo, ma di sicuro non basta dire “ho questo problema” per superarlo. Io, per esempio, so di avere dei problemi nel relazionarmi con le persone perché (a causa di diverse e variegate esperienze negative) non mi fido neanche della mia stessa ombra, ma nel calderone del “mettere tutti a debita distanza” entra anche chi non ha colpe o chi si è sempre comportato bene. Ma tant’è! Ne sono consapevole, certo, so da cosa proviene questo mio atteggiamento, ma non riesco a cambiare. Un po’ come il tuo problema: ne sei consapevole, sai da dove deriva, ma non riesci a superarlo…

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Il 13/2/2017 at 19:16, Gazza dice:

Una cosa è certa: sono sempre più convinta che non basti affatto essere consapevoli dei nostri atteggiamenti sbagliati e delle loro cause per eliminarli.

E' vero...la causa forse può aiutare a farsene una ragione, diciamo così, ma di certo non ad affrontare il presente...

Tornando all'argomento del topic, questa repulsione ti capita con tutti indistintamente? uomini, donne, simpatici, antipatici?

Anche a me succede ma con la differenza che verso alcune persone si tratta solo di "imbarazzo", nel senso di non sapere bene cosa fare, se ricambiare il gesto, mentre con altre (in genere persone che non mi piacciono) diventa vera e propria voglia di spezzargli un braccio...

 

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5 minuti fa, Lis dice:

Tornando all'argomento del topic, questa repulsione ti capita con tutti indistintamente? uomini, donne, simpatici, antipatici?

Anche a me succede ma con la differenza che verso alcune persone si tratta solo di "imbarazzo", nel senso di non sapere bene cosa fare, se ricambiare il gesto, mentre con altre (in genere persone che non mi piacciono) diventa vera e propria voglia di spezzargli un braccio...

Sì mi capita con tutti, uomini donne e anche bambini. Sia con persone che conosco appena che con gli amici o i familiari. Poi certo, se qualcuno mi sta particolarmente antipatico o lo trovo sgradevole magari è più accentuato il disagio, ma il punto è che questo rifiuto lo manifesto anche con persone con cui invece in realtà vorrei approfondire la conoscenza o che mi piacciono.

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4 ore fa, Gazza dice:

 questo rifiuto lo manifesto anche con persone con cui invece in realtà vorrei approfondire la conoscenza o che mi piacciono.

Potrebbe essere una specie di ansia da prestazione?

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2 ore fa, Lis dice:

Potrebbe essere una specie di ansia da prestazione?

No è più una forma di difesa. In sostanza non voglio che gli altri mi tocchino perché faccio schifo.

Ma a te ad esempio sta bene il tuo atteggiamento (imbarazzo o rifiuto che sia)? A me non tanto. Da una parte mi "fa comodo", così non rischio, dall'altra però è un atteggiamento che allontana le persone.

 

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Il 13/2/2017 at 20:48, black hole dice:

Io, per esempio, so di avere dei problemi nel relazionarmi con le persone perché (a causa di diverse e variegate esperienze negative) non mi fido neanche della mia stessa ombra, ma nel calderone del “mettere tutti a debita distanza” entra anche chi non ha colpe o chi si è sempre comportato bene.

La fiducia negli altri è un tasto un po' dolente anche per me. Faccio anche io fatica a fidarmi delle persone e tendo a credere che la gente non sia sincera, che magari mi dicano alcune cose che mi riguardano e in realtà ne pensino altre. 

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E se provassi a fare dei piccoli tentativi? Ogni volta che ti si presenta l'occasione potresti affrontare il tuo disagio e fare una piccola azione, ma principalmente quando lo vuoi, senza forzarti e cominciando con le persone per le quali hai una certa fiducia.

Anche io non concedo a tutti di toccarmi o comunque sento che se una persona non ha confidenza con me e in quel momento si approccia a me con un contatto fisico esagerato sento il mio corpo irrigidirsi. In parte in quanto non so come reagire visto che non si ha molto in comune e quindi li considero gesti un po' ipocriti :p

 

 

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15 ore fa, Gazza dice:

non voglio che gli altri mi tocchino perché faccio schifo.

Anche questo tipo di pensieri rientra nell'ansia da prestazione. La paura di deludere le aspettative degli altri perché non ci si ritiene conformi a quelli che sono i canoni estetici ai quali siamo abituati.

16 ore fa, Gazza dice:

Ma a te ad esempio sta bene il tuo atteggiamento (imbarazzo o rifiuto che sia)? 

Ovvio che no, soprattutto con le persone che ritengo amiche ma purtroppo mi viene istintivo, alle volte cerco di mascherare e magari ci riesco ma dentro di me è come se scattasse l'allarme antincendio...

Naturalmente conosco le ragioni che mi hanno portata a questo ma, come dicevi tu, non basta la consapevolezza...

 

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13 ore fa, Gazza dice:

Faccio anche io fatica a fidarmi delle persone e tendo a credere che la gente non sia sincera, che magari mi dicano alcune cose che mi riguardano e in realtà ne pensino altre. 

In quel caso potresti provare a chiederti: cosa ci guadagnano? se la risposta è: nulla, allora probabilmente ti hanno detto la verità ;)

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9 ore fa, Lis dice:

In quel caso potresti provare a chiederti: cosa ci guadagnano? se la risposta è: nulla, allora probabilmente ti hanno detto la verità ;)

Ma sai, la gente è ipocrita: non dice quello che pensa davvero anche se non avrebbe nulla da perdere, semplicemente perché ha paura di fare brutte figure o risultare sgradevole. Tutti vogliono comunque mostrarsi migliori di quello che sono veramente.

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13 ore fa, Gabbiano dice:

E se provassi a fare dei piccoli tentativi? Ogni volta che ti si presenta l'occasione potresti affrontare il tuo disagio e fare una piccola azione, ma principalmente quando lo vuoi, senza forzarti e cominciando con le persone per le quali hai una certa fiducia.

No, mi sa che non ce la farei proprio.

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2 ore fa, Gazza dice:

Ma sai, la gente è ipocrita: non dice quello che pensa davvero anche se non avrebbe nulla da perdere, semplicemente perché ha paura di fare brutte figure o risultare sgradevole. 

Riguardo il dire tutto ciò che si pensa non sono sicura che sia sempre la scelta migliore.

Questo perché a volte non abbiamo tempo o modo di valutare una situazione nella sua interezza e il nostro pensiero potrebbe ferire inutilmente chi ne è oggetto. Altre volte poi una persona può aver bisogno di sentirsi dire qualcosa che la aiuti, anche se non è proprio la verità. Immagino che questi comportamenti possano essere considerati ipocriti, ed effettivamente lo sono, però se usati a fin di bene e senza un tornaconto personale non mi sento di condannarli. 

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Al di là delle cause scatenanti, io credo che l’origine del problema sia solo una: paura di lasciarsi andare con gli altri e poi soffrire. Che poi si manifesti con fastidio al contatto fisico o con riluttanza ad aprirsi con un altro, poco importa: l’elemento in comune è non volersi illudere, e per non illudersi ci si chiude in una torre d’avorio e si guarda il mondo da lontano. Io ho eretto un muro tra me e il resto del mondo dopo una cocente delusione di alcuni anni fa che ha sconvolto la mia vita a 360°: ne sono uscita così malconcia e dolorante che ho ripromesso a me stessa che mai nessuno sarebbe più riuscito ad arrivarmi così vicino da farmi male. Ma se all’inizio una trincea serve non fosse altro per potersi leccare le ferite in santa pace e per riprendere contezza di sé, alla lunga ci si rende conto di vivere in una gabbia, e le gabbie, per quanto dorate possano essere, sempre gabbie rimangono. Un po’, penso, come fai tu @gazza: rifiuti il contatto con gli altri perché non sai quanto possano essere sinceri e quanto puoi fidarti e, soprattutto, affidarti a loro

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  • 1 month later...

Piccolo aggiornamento: questa settimana a fine seduta il mio "strizzacervelli" mi ha porto la mano per salutarmi. Di solito, per mia fortuna non lo fa, credo mi volesse mettere alla prova.  Se è così prova non superata perché io da una parte avrei voluto accettare la stretta di mano, dall'altra mi sono detta che è sbagliato visto che non sono normale. Insomma, non ce l'ho fatta e me ne sono andata dicendo solo "arrivederci".

Mi sento molto sconfortata.

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15 ore fa, Gazza dice:

Mi sento molto sconfortata.

Da quanto tempo sei in terapia?

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27 minuti fa, Lis dice:

Da quanto tempo sei in terapia?

Da un po' più di un anno, una seduta ogni 15 giorni. 

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54 minuti fa, Gazza dice:

Da un po' più di un anno, una seduta ogni 15 giorni. 

E il contatto fisico è l'unico "problema" sul quale non hai notato miglioramenti?

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43 minuti fa, Lis dice:

E il contatto fisico è l'unico "problema" sul quale non hai notato miglioramenti?

Io ho un sacco di problemi, e un sacco di difese. Mi rendo conto di non essere una paziente tutt'altro che facile, ho un caratteraccio, su determinate cose mi rifiuto di accettare un punto di vista che non sia il mio, non voglio parlare del mio passato né della mia famiglia. Da quando ho iniziato la terapia le crisi di pianto durante il giorno sono meno frequenti e meno "intense". Ho ricominciato ad uscire per fare qualche passeggiata da sola, o con il cane. Ma a parte questo non vedo altri progressi per ora.

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1 ora fa, Gazza dice:

Io ho un sacco di problemi, e un sacco di difese. 

Immagino sia per questo che hai deciso di andare in terapia.

1 ora fa, Gazza dice:

ho un caratteraccio, su determinate cose mi rifiuto di accettare un punto di vista che non sia il mio

Questo magari lo siamo un po' tutti ; )

1 ora fa, Gazza dice:

Da quando ho iniziato la terapia le crisi di pianto durante il giorno sono meno frequenti e meno "intense". Ho ricominciato ad uscire per fare qualche passeggiata da sola, o con il cane. Ma a parte questo non vedo altri progressi per ora.

La cosa che mi ha sempre spaventato all'idea di iniziare una terapia è la sua durata, per questo ti facevo quelle domande.

Mi rendo conto però che progressi e durata sono un qualcosa di molto soggettivo in questi casi, quindi da una parte mi verrebbe di dirti che devi avere pazienza, visto che comunque dei miglioramenti ci sono stati ma, dall'altra, non mi sembra giusto prenderti da sola tutto lo sconforto, alla fine state "lavorando" in due, tu e il tuo psi.

Al tuo posto non me la prenderei solo con me stessa e lo farei presente anche al terapeuta, se non riesci a sbloccarti sul punto del contatto fisico la "colpa" è anche sua. 

 

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4 ore fa, Lis dice:

Mi rendo conto però che progressi e durata sono un qualcosa di molto soggettivo in questi casi, quindi da una parte mi verrebbe di dirti che devi avere pazienza, visto che comunque dei miglioramenti ci sono stati ma, dall'altra, non mi sembra giusto prenderti da sola tutto lo sconforto, alla fine state "lavorando" in due, tu e il tuo psi.

Al tuo posto non me la prenderei solo con me stessa e lo farei presente anche al terapeuta, se non riesci a sbloccarti sul punto del contatto fisico la "colpa" è anche sua. 

 

 In realtà la mia terapia, per come la vedo io non ha nessun obiettivo. La maggior parte delle persone entra in terapia per cambiare qualcosa di sé stessi, per migliorarsi e cambiare vita. Invece io l'ho fatto per una cosa che non potrò mai cambiare: la mia patologia. La mia vita non potrà mai cambiare, non potrò mai avere una relazione, non potrò mai avere figli e nessuno potrà mai provare non dico amore per me ma nemmeno un po' di affetto. Io faccio questo percorso solo con la speranza di riuscire ad annullare definitivamente le mie emozioni fino ad arrivare a non desiderare più tutto quello non potrò mai ottenere. 

Provo dolore per non riuscire ad avere un contatto fisico con le altre persone perché una parte di me lo vuole, ma non si può. Il mio obiettivo non è migliorare la relazione e il contatto con gli altri, ma smettere di desiderare di averlo.

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48 minuti fa, Gazza dice:

Il mio obiettivo non è migliorare la relazione e il contatto con gli altri, ma smettere di desiderare di averlo.

E di questo tuo obiettivo il terapeuta ne è al corrente?

50 minuti fa, Gazza dice:

nessuno potrà mai provare non dico amore per me ma nemmeno un po' di affetto

Immagino di no se tu sei la prima ad impedirglielo...perlomeno questa è sempre stata la mia tattica quando vedevo qualcuno avvicinarsi troppo...

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28 minuti fa, Lis dice:

E di questo tuo obiettivo il terapeuta ne è al corrente?

Bene o male sì, nel senso che non me lo sono mai posto proprio come obiettivo ma gli ho detto più di una volta che bisogna eliminare quella parte di me che desidera ciò che non potrà mai avere.

Solo che quelle poche volte che è stato lui, invece, a dirmi che dovrei lasciare andare questi obiettivi troppo grandi tipo matrimonio, figli ecc... e concentrarmi su quel poco che posso avere (cioè nulla) io ho avuto una reazione del tipo "e chi è lei per dirmi quello che devo desiderare? Lei la fa facile che una famiglia già ce l'ha e se vuole altri figli le basta... (vabbè hai capito). Stia zitto e vada a..."

In pratica non se ne esce...

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1 ora fa, Gazza dice:

Bene o male sì, nel senso che non me lo sono mai posto proprio come obiettivo ma gli ho detto più di una volta che bisogna eliminare quella parte di me che desidera ciò che non potrà mai avere.

Scusa se te lo dico ma...tra le cose che non si possono avere credo rientri anche :

2 ore fa, Gazza dice:

Il mio obiettivo non è migliorare la relazione e il contatto con gli altri, ma smettere di desiderare di averlo.

E questo non vale per te in particolare ma per ogni essere umano in grado di provare dei sentimenti.

Ecco perché ti chiedevo se ne hai parlato apertamente con il terapeuta, perché è come se chiedessi ad un dietologo se si può campare d'aria, un professionista corretto ti direbbe di no e, allo stesso modo, se l'obiettivo di una terapia è antiterapeutico, uno psicologo corretto dovrebbe dirtelo.

Con questo non voglio assolutamente giudicare quello che tu desideri, anche perché per tanto tempo l'ho desiderato anche io salvo rendermi conto, mio malgrado, che siamo animali sociali e, a meno di non nascere con un deficit che ci impedisca di provare le emozioni che ci legano agli altri esseri umani, prima o poi il desiderio di avere degli scambi affettivi ci verrà a trovare...

 

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13 ore fa, Lis dice:

Ecco perché ti chiedevo se ne hai parlato apertamente con il terapeuta, perché è come se chiedessi ad un dietologo se si può campare d'aria, un professionista corretto ti direbbe di no e, allo stesso modo, se l'obiettivo di una terapia è antiterapeutico, uno psicologo corretto dovrebbe dirtelo.

Io non lo vedo come un obiettivo antiterapeutico ma come l'unica soluzione per accettare una situazione irreversibile. Probabilmente come dici tu non è possibile eliminare del tutto le emozioni ma ridurle fino quasi ad azzerarle spero proprio di sì. Avevo pensato anche di cominciare a prendere dei farmaci in questo senso, ma so che qui il terapeuta non può aiutarmi. Comunque  su una cosa sono d'accordo con te: glie ne parlerò più apertamente di questa mia volontà.

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