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CRONACA - VITA QUOTIDIANA - COMMENTI e RIFLESSIONI........


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COSA C'ENTRA L'ACQUA COL PETROLIO - LA FOLLIA DELLE BOTTIGLIE DI PLASTICA

Quando i nostri nipoti ci chiederanno cosa facevamo mentre il petrolio si stava esaurendo dovremo ammettere che eravamo impegnati a cercare i modi più fantasiosi per sprecarlo, dalla produzione di neve artificiale per i giochi invernali all’impiego dei camion leggeri - i famigerati Suv - per andare a fare la spesa. In pool position fra i comportamenti più demenziali spicca, senza dubbio, l’innamoramento planetario per l’acqua imbottigliata il cui consumo è salito del 57 per cento negli ultimi cinque anni. Una moda che piace ai governi perché li dispensa dal bonificare le forniture idriche - che restano appannaggio dei poveracci - operazione per la quale si spende infatti un settimo dei 100 miliardi di dollari buttati in acqua minerale. Cosa c’entra l’acqua con il petrolio lo spiega molto bene un rapporto dell’Earth Policy Institute di Washington nel quale, fra le altre cose, compaiono le prime stime del costo energetico dell’ubriacatura da minerale.

Viene fuori che l’acqua in bottiglia - nel 40 per cento dei casi semplice acqua di rubinetto con l’aggiunta di qualche sale minerale - rosicchia circa un milione e mezzo di barili di greggio ogni anno soltanto per produrre delle bottiglie di plastica che ci metteranno circa 1000 anni a biodegradarsi, quasi tutte utilizzate una sola volta. Ora, considerando che con un milione e mezzo di barili si mandano avanti 100 mila automobili per un anno, siamo nel campo di quegli inesplicabili comportamenti che spingono alcune specie come i lemming, piccoli roditori simili a criceti, a suicidarsi gettandosi in massa dalle scogliere.

Non si spiega altrimenti una scelta demenziale da ogni punto di vista.

Secondo gli organismi internazionali che si occupano di salute l’acqua in bottiglia prodotta dai grandi marchi dell’imbottigliamento - Nestlè, Danone, Coca Cola e PepsiCo, tanto per non fare nomi - spesso non è affatto più salubre anche se costa la bellezza di diecimila volte di più di quella del rubinetto ed il suo consumo è decisamente inspiegabile in paesi come l’Italia, che dispongono di una riserva idrica di qualità eccellente. Il guaio è che la diffusione dell’acqua in bottiglia ha buon gioco in paesi come l’India e la Cina , dove la potabile è ancora un lusso che i governi non riescono a garantire. Il che, oltre al greggio impiegato per fabbricare le bottiglie, aggiunge un altro po’ di sprechi per il trasporto e infine lo stoccaggio di un’enorme quantità di rifiuti. La cosa divertente - si fa per dire - è che l’alternativa c’è da parecchio tempo e, almeno nei paesi industrializzati, può contare su di un sistema articolato e capillare - gli acquedotti - che presenta anche il vantaggio di essere facilmente monitorabile. In questo, come in altri numerosi casi, l’idolatrata modernizzazione va all’indietro, mentre un esercito di consumatori rincoglioniti da una valanga di spot buttano via i soldi con la benedizione dei decisori politici che guardano soltanto al Pil - quella dell’imbottigliamento è un’industria che tira - e, da più di trent’anni, confezionano normative che privilegiano le minerali rispetto alla vituperata “acqua del sindaco”.

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  • 3 weeks later...

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VIGILI DI COMO : DA FAR WEST

VIGILE URBANO = ASSASSINO GRATUITO

MANCANZA DI AUTOCONTROLLO

DELIGITTAMAZIONE OPERATIVA DI FORZE DELL'ORDINE

PAZZI IN DIVISA

I SOLITI IMPUNITI IN DIVISA

giovedì 30 marzo 2006

Como, vigile spara in testa a 19enne

Vittima un cingalese: clinicamente morto. L'agente è indagato per lesioni personali gravissime.

Cronaca: Scene da Far West a Como: un 19enne, di origine cingalese, è stato colpito alla testa da un colpo di pistola esploso da un vigile in via Briantea. L'esatta dinamica dell'episodio non è ancora stata chiarita e non si sa ancora se il colpo sia stato esploso accidentalmente. Il giovane è stato trasportato in ospedale, dove è stato dichiarato clinicamente morto.

Una tragica fatalità o qualcosa di più grave avrebbe dunque posto la parola fine alla vita del ragazzo solo perché non si è fermato all'alt imposto da una pattuglia dei vigili in borghese. Secondo una prima sommaria ricostruzione, il diciannovenne, residente in via Niguarda a Como-Albate, era a bordo di una Fiat Bravo di colore scuro con altri due amici. Giunto nella zona dell'ex manicomio del San Martino, l'auto è stata "palettata" da una pattuglia di vigili in servizio investigativo e, quindi, non in divisa. Il conducente della Bravo anziché fermarsi ha pigiato l'acceleratore ed è nato un inseguimento. A poca distanza la Bravo è rimasta imbottigliata nel traffico ed i tre occupanti sono scesi dalla vettura e uno dei vigili, dopo essersi qualificato, ha tentato di fermarli. Le indagini, coordinate dal magistrato di turno della procura di Como, sono affidate ai carabinieri

Cosa sia esattamente accaduto in questi frangenti appare ancora confuso. Di certo, dalla pistola di un vigile è partito un colpo che ha centrato alla testa il giovane cingalese, dichiarato clinicamente morto all'ospedale Sant'Anna dove era stato ricoverato ed ora è iniziato il count down di legge prima della dichiarazione di morte effettiva ed eventuale espianto degli organi. La notizia di quanto accaduto ha fatto l'immediato giro della città e sul luogo dove è avvenuto il tragico epilogo sono accorsi molti curiosi.

Secondo quanto riferiscono alcuni amici del giovane, giunti sul posto, il 19enne e gli altri due che erano con lui, avrebbero trascorso buona parte del pomeriggio di mercoledì nel rione Sant'Agata in compagnia di altri coetanei che hanno salutato dicendo loro che volevano recarsi a Montorfano, un piccolo paese a poca distanza da Como. Sconcerto per l'accaduto è stato espresso dal sindaco di Como Stefano Bruni: "E' un fatto gravissimo, spero sia fatta al più presto chiarezza sulle responsabità anche se il mio pensiero in questi minuti è tutto rivolto a quel povero ragazzo". Un episodio così grave a Como città non era mai avvenuto. Un caso simile si era, invece, verificato alcuni anni fa a Valbruna dove un 17enne extracomunitario fu ucciso da un carabiniere durante le concitate fasi di una rapina all'ufficio postale.

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  • 2 weeks later...

DRAMMA - SUICIDIO INSPIEGABILE

SI UCCIDE A 16 ANNI LANCIANDOSI DALLA FINESTRA DELLA CLASSE

GENOVA - Classe V Ginnasio, ore 11. Suona la campana della ricreazione ed i ragazzi, poco più di una ventina, sciamano nel corridoio allegramente. Simone si alza dal suo banco, apre la finestra, prende una breve rincorsa e si lancia nel vuoto. Poco più di tre ore dopo muore all'ospedale, dopo che i sanitari hanno fatto l'impossibile per salvarlo.

E' una tragedia ancora inspiegabile quella che si è consumata questa mattina al liceo Doria, il più noto di Genova, e che ha visto protagonista un ragazzo di 16 anni (il compleanno fra soli quattro giorni), introverso, forse un po' complessato ma apparentemente senza gravi problemi.

"Il profitto scolastico era buono", dicono i suoi insegnanti. "Non abbiamo avuto alcun segnale. E' stato un gesto improvviso, nessuno ha potuto intervenire", ripete il preside, Salvatore Di Meglio. I compagnia di classe, increduli e sotto choc, si chiudono nel silenzio. Una decina di loro ha assistito, impotente, al gesto di Simone. Tutti, ora, sono a chiedersi perché, senza riuscire a darsi una risposta.

Sono gli stessi perché che affliggono i genitori di Simone, entrambi medici, e le due sorelline. Perché un ragazzo di 16 anni, apparentemente felice, decide improvvisamente di togliersi la vita? Nessuno, al momento, sa darsi una spiegazione. Qualcuno ipotizza una delusione d'amore, ma è solo un tentativo di capire una tragedia dai contorni oscuri. Simone, primogenito di una famiglia benestante di Genova, frequentava la V ginnasio: studiava con profitto e non aveva mai dato, in passato, motivo di preoccupazione.

Questa mattina, ultimo giorno di scuola prima delle vacanze pasquali, il ragazzo si è presentato in classe come ogni mattina. In aula, uno stanzone al quinto piano del liceo con i banchi verdi in fila, le lavagne, la carta geografica e dietro la cattedra un attestato sportivo, siedono una ventina di studenti. Le prime tre ore filano lisce e alle 11 suona la campana per l'intervallo. Simone, che fino a quel momento era apparso assolutamente tranquillo, non esita neppure un istante ed in silenzio mette in atto il suo piano. Lo slancio che prende per gettarsi nel vuoto fa seguire al suo corpo una traiettoria parabolica: precipita su alcuni ciclomotori che sono parcheggiati vicino al marciapiede, 5-6 metri oltre l'edificio.

I compagni di classe accorrono alla finestra e si affacciano: Simone è laggiù, una ventina di metri sotto, in un lago di sangue. Partono i soccorsi, arriva una ambulanza. Lo studente viene trasportato al vicino ospedale Galliera dove è ricoverato in condizioni gravissime. Ha riportato un forte trauma alla testa, ha fratture in tutto il corpo. Accorrono i genitori, le sorelle, don Nicolò, un insegnante di religione del liceo, e la vice preside.

Alle 14,30 i medici interrompono i tentativi di tenerlo in vita: il cuore di Simone cessa di battere. A scuola, nella classe, le lezioni continuano. Il preside chiede agli insegnanti di terminare il programma dei corsi ed ai ragazzi di rimanere nei loro banchi. "Siamo sconvolti - dice -, queste sono tragedie imprevedibili. E' la seconda volta che in questo liceo accade una cosa del genere: sei anni fa fu una professoressa, oggi uno studente".

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  • 1 month later...

In bilico su due ruote nel caos delle città

Dal n. 22 dell'11 giugno 2006

di Simone Spadaro

La bicicletta come mezzo sicuro, non inquinante e salutare. Le amministrazioni locali della nostra regione si stanno sempre di più attivando per poter ampliare la mappa delle piste ciclabili. Una richiesta che arriva, direttamente, dai cittadini, che sempre più spesso si organizzano in associazioni o comitati per proporre agli amministratori soluzioni meno inquinanti per i trasporti.

La bicicletta ha conosciuto in questi anni un deciso rilancio, qualificandosi sulle brevi distanze come una valida alternativa ai mezzi a motore ed anche sulle più lunghe ove integrata con il trasporto pubblico. Reti ciclabili sono presenti, ormai, in ogni città della Toscana e vengono incentivate dalle stesse amministrazioni locali: i comuni sul proprio territorio, le Province per quanto riguarda piste lungo fiumi oppure lungo vie storiche o caratteristiche.

La bicicletta, ormai, risponde all’esigenza di chi, dovendosi spostare per motivi di lavoro, di studio, di svago e turismo, intende optare per un mezzo di trasporto pratico, economico e assolutamente non inquinante, sempre più frequentemente le reti ciclistiche locali si intrecciano con i grandi percorsi europei e si integrano con altre modalità di trasporto, ponendo le basi per un sistema di mobilità ecologica e compatibile e le reti ciclabili costituiscono anche una bella occasione di fruizione e valorizzazione turistica del territorio; gli ultimi dati confermano che già oggi in molte realtà italiane oltre il 10% degli spostamenti viene effettuato utilizzando la bicicletta.

Lo sviluppo delle reti ciclabili costituisce, quindi, l’occasione strategica tanto nell’ottica di riduzione dell’inquinamento atmosferico, quanto per il miglioramento del traffico, che per la valorizzazione turistica del territorio. La stessa giunta regionale è impegnata per promuovere l’incentivazione e la valorizzazione delle piste ciclabili in Toscana, puntando in primo luogo al completamento dei tratti mancanti del percorso lungo le rive dell’Arno che attraversa da est a ovest tutta la Toscana. È sul tavolo la proposta di dare vita a un gruppo di coordinamento tra diversi assessorati, oltre all’ambiente, quello ai trasporti e quello al turismo, per integrare gli interventi e ottimizzare le risorse, e inserimento nel prossimo piano regionale di azione ambientale di una azione specifica per lo sviluppo del cicloturismo.

Il progetto è già stato proposto anche ai rappresentanti toscani della Fiab (Federazione italiani Amici della Bicicletta) che raggruppa numerose associazioni locali che promuovono nelle città iniziative volte all’uso ecologico delle due ruote. La Regione è intenzionata a discutere dei vari progetti per la bicicletta in città anche col gruppo di coordinamento di rappresentanti delle associazioni ambientaliste e pro-due ruote.

Intanto, dal 22 al 25 giugno si terrà il 19° Cicloraduno Nazionale FIAB tra Massa Carrara e La Spezia. Un appuntamento definito «Tra marmo, poeti e castelli» con un territorio dai mille aspetti : un po’ marittimo e un po’ montano, un po’ rurale e un po’ urbanizzato, un po’ pianeggiante e un po’ collinare, un po’ mediterraneo ed un po’ appenninico. In quei quattro giorni, centinaia di cicloescursionisti, facendo base a Marina di Massa, percorreranno i più suggestivi e meno trafficati itinerari storico-culturali e naturalistici della zona.

Appuntamento da non perdere è, a fine estate, «Pedali sulla Francigena» giunto alla VI edizione. A Sarteano (Si) sulle vie degli Etruschi dall’8 al 10 settembre. Venerdì 8 «Sarteano: il parco delle piscine e il centro medievale», il giorno dopo «Pedalando fra città storiche e acque termali sulla via Francigena», domenica 10 «La città di Chiusi, il lago e i musei». Al di là delle iniziative della Fiab lo sviluppo e la valorizzazione in Toscana delle opportunità di spostamenti ecologici e ambientalmente sostenibili, che contribuiscano anche a far conoscere in maniera ravvicinata il territorio, è ancora in una fase di analisi e di proposte.

Ma per promuovere la bicicletta non solo in città ma anche sul territorio si è mossa la Provincia di Firenze ha realizzato una suite multimediale di prodotti nati con l’intento di dar luce e valorizzare il territorio che borda il fiume Arno. Il primo prodotto della suite multimediale è costituito da un video realizzato parallelamente allo studio di fattibilità del parco fluviale, accoppiando tecniche audiovisive tradizionali con animazioni 3D. Il secondo prodotto è la Guida «GirovagArno – a piedi ed in bici lungo l’Arno» che oltre a recare uno stato dell’arte in merito alla realizzazione delle Piste Ciclabili lungo l’Arno ed al loro rapporto con il sistema del trasporto pubblico locale, cerca di porre in risalto quelle che sono le emergenze di maggior pregio dal punto di vista culturale che costellano questo territorio. La guida ripercorre l’Arno in Provincia di Firenze nel tratto compreso tra il confine con la Provincia di Arezzo e la Gola della Gonfolina. Quella proposta dalla guida è una possibile rete di percorsi ciclabili diretta a soddisfare coloro che vogliono intraprendere un viaggio a piedi e in bicicletta lungo il fiume e la sua storia.

Nel cinema

Ciclisti in celluloide

di Francesco Mininni

Sergio Castellitto nei panni di Fausto Coppi e, dieci anni dopo, Pierfrancesco Favino in quelli di Gino Bartali hanno ribadito, dal piccolo schermo, l’importanza storica e lo spessore mitico della bicicletta. Un mezzo povero, ecologico, ideale per città non costruite a saliscendi, che spesso permette di arrivare prima e sicuramente di parcheggiare più vicino alla destinazione. La bicicletta può avere finalità sportive. Il professor Totò, in «Totò al Giro d’Italia» (1948) di Mario Mattòli, vendeva l’anima al diavolo per battere i campioni dell’epoca e conquistare il cuore di una ragazza. Jules Duroc (Bourvil) vinceva una Parigi-Sanremo nel 1901 seminando polizia e creditori ne «La corsa del secolo» (1968) di Alex Joffè. Dave (Dennis Christopher), un ragazzo dell’Indiana, sogna di correre in gara con i suoi miti italiani: avrà qualche disillusione in «All American Boys» (1079) di Peter Yates, il cui sceneggiatore Steve Tesich rilancerà nel 1985 con «Il vincitore» di John Badham. Ma la storia dei due fratelli ciclisti, uno dei quali con una grave malformazione cardiaca, scivola rapidamente nel più banale melodramma. Nel 1980 Florestano Vancini ambiente «La baraonda» sullo sfondo della Sei Giorni ciclistica di Milano per raccontare una delle sue storie di gente comune: una ragazza madre alla ricerca del padre del bambino.

Quando invece la bicicletta serve per lavorare, bisogna stare attenti a non farsela rubare. La rubano a Lamberto Maggiorani in «Ladri di biciclette» (1948) di Vittorio De Sica. La rubano a Le Van Loc in «Cyclo» (1995) di Tran Anh Hung. E la rubano a Cui Lin ne «Le biciclette di Pechino» (2001) di Wang Xiaoshuai. Dei tre, soltanto l’ultimo riuscirà a far valere le sue ragioni e a riaverla.

E naturalmente ci sono le biciclette in partecipazione speciale. Silvana Pampanini e Delia Scala, contornate da Renato Rascel, Peppino De Filippo, Aroldo Tieri e Carlo Croccolo, cercano di raggiungere Milano in pullman ma finiscono coinvolte in una gara ciclistica: accade in «Bellezze in bicicletta» (1951) di Carlo Campogalliani.

Due celebri fuorilegge del West, innamorati della stessa donna, se la dividono senza problemi e sono iniziati alle meraviglie del velocipede sulle note di «Raindrops Keep Fallin’ on My Head» di Burt Bacharach: accade in «Butch Cassidy» (1969) di George Roy Hill, con Paul Newman, Robert Redford e Katharine Ross. Tom (Terence Hil), appena arrivato dall’Inghilterra nel West, stupisce i suoi «istruttori» muovendosi su un velocipede che in America ancora nessuno conosce: accade in «...e poi lo chiamarono il Magnifco» (1972) di E.B. Clucher. E infine le biciclette dei nostri sogni che, sollevandosi da terra e volando sopra le macchine della polizia, portano Elliot, i suoi amici e il piccolo extraterrestre al luogo dell’incontro con l’astronave: accade ovviamente in «E.T.» di Steven Spielberg. E così dal Giro d’Italia siamo arrivati nello spazio.

Nelle canzoni

Le bici abbandonate o rubate

ma sempre sul filo delle note

«Le biciclette abbandonate sopra il prato e poi...». Chi è che non hai mai cantato a squarciagola (stonando pure) o solo canticchiato (con un po’ di rossore per il seguito) o fischiettato questa strofa della mitica «Canzone del sole» di Lucio Battisti?

Anche la musica leggera, un po’ come il cinema, è ricorsa alle due ruote. E senza contare le sigle musicali delle trasmissioni televisive del Giro d’Italia o del Tour de France fino alla più recente interpretazione di Paolo Belli che, comunque vada, è convinto si tratti di «...un gran bel Giro».

«Quanta strada nei miei sandali, quanta ne avrà fatta Bartali...», cantava Paolo Conte nel brano simbolo del ciclismo italiano. «La gola che chiede da bere... cento e più chilometri alle spalle e cento da fare. Tutta quella gente che ti grida: “Non ti fermare”», risponde Enrico Ruggeri nella canzone «Gimondi e il Cannibale».

Musiche epiche, piene di pathos che ci ricordano storie del ciclismo che fu, quello di sfide in bianco e nero, quello di leggendari passaggi di borraccia, quello di Bartali e Coppi, Gimondi e Merckx ma anche canzoni più spensierate che i più grandi cantautori italiani hanno dedicato al mondo delle due ruote: «In bicicletta» di Riccardo Cocciante, «Bartali» di Paolo Conte nell’originale versione cantata da Enzo Jannacci e ancora Lucio Dalla con «Sono in fuga», una versione dal vivo di «Il Bandito e il Campione» di Luigi Grechi.

«Ruba una bici e andiamo...», suggeriva malandrinamente Francesco Baccini pur sapendo che «sotto questo sole» è sì «bello pedalare» ma c’è anche da «sudare». Eppure anche Teresa De Sio incitava la sua «ragazza al Giro d’Italia»: «Pedala, pedala... ».

All’inizio degli anni ’50 le «bellezze» andavano in bicicletta, ma dove andavano «così di fretta pedalando con ardor?».

Caterina Caselli, nel 1967, inneggiava alle «Biciclette bianche»: «Andremo per tutto il mondo poi, su biciclette bianche e tante voci sentirai cantare assieme a noi come noi».

Con le «Biciclette» si è cimentato anche Marco Ferradini in combutta con Herbert Pagani. Ma che dire, infine, dei «Ladri di biciclette» (intesi come gruppo musicale italiano) che debuttarono a Sanremo nel 1989 cantando, manco a dirlo, «Ladri di biciclette»?

Un po' di storia

Si deve a Leonardo da Vinci, nel 1493 circa, la prima idea concreta di bicicletta. Tra le caratteristiche che più meravigliano sono le ruote di ugual grandezza, una sella fissata sull’asse posteriore e una trasmissione a catena sulla ruota posteriore azionata da un meccanismo a pedali. Dopo il progetto precursore di Leonardo devono trascorrere tre secoli prima che rinasca l’interesse per il mezzo a due ruote.

Nel 1790 il Conte de Sivrac circolò per le strade di Parigi con il celerifero, una trave di legno con due forcelle collegate a due ruote. Si muoveva con la spinta dei piedi.

Nel 1816 Drais von Sauerbronn realizzò la draisina con il manubrio e la sella.

Nel 1855 fu inventato il biciclo con i pedali applicati alla ruota anteriore che era più alta di quella posteriore.

Nel 1888 John Dunlop realizzò il velocipede Con l’invenzione dei freni e della catena di trasmissione, nel XX secolo, nasce l’attuale bicicletta.

Il libro

Ben 28 itinerari per scoprire la Toscana pedalando. Questo il senso di «Andiamo in bici in Toscana», il libro di Gianfranco Bracci (199 pagine, 16,90 euro) edito dall’istituto geografico De Agostini. Il volume è corredato di carte geografiche relative a ogni itinerario e rappresenta una guida pratica e articolata ad alcuni dei migliori percorsi ciclabili della regione.

Edizione del 08/06/2006

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  • 4 weeks later...

SVIZZERO PROVOCA CINQUE INCIDENTI

RUBA 4 AUTO

MA COSA STA- SUCCEDENDO AGLI SVIZZERI__+_(*&^%%$##Q@!@QERhuP{}}

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svizzero in eugadinaJAJJaa';'

VIVA LA SVIZZERA 8)

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  • 1 month later...

Cane triste, dogsitter condannato

Sentenza Cassazione contro veterinario

Non basta che il dogsitter si occupi dell'alimentazione del cane che gli è stato affidato. Deve anche curarlo psicologicamente. Perciò la Cassazione ha confermato la condanna per maltrattamenti a un veterinario di Como, Dario P., titolare di una pensione per cani che non aveva rivolto le necessarie attenzioni a un boxer sofferente di anoressia per 'sindrome di abbandono'.

Il dog-sitter è quindi responsabile della salute degli animali che prende in consegna, anche se si ammalano dal punto di vista psicologico, a causa della lontananza dal padrone partito per le vacanze.

Il proprietario di "Ettore" aveva citato in giudizio il medico dopo che, al ritorno dalle ferie, aveva trovato il suo beniamino dimagrito e ridotto a pelle e ossa. E questo nonostante ogni sera avesse chiamato per avere notizie del boxer.

Cinque mesi fa, il tribunale di Como aveva condannato il veterinario e i suoi legali erano ricorsi in Cassazione. Secondo gli avvocati, il loro assistito non aveva colpa perché "quel tipo di animale, essendo molto legato al padrone, soffre in caso di abbandono e non si nutre".

Ma per la Suprema Corte (sentenza n.27872) l'imputato - essendo per di più veterinario - si era assunto la responsabilità della custodia dell'animale accettandolo tra gli ospiti della sua struttura, pur conoscendo la sua situazione. Secondo i supremi giudici, il dog-sitter avrebbe dovuto comunque accudire e curare il cane malinconico ed avvertire tempestivamente il proprietario della situazione. Il boxer venne riconsegnato quasi in fin di vita: per questo il ricorso del veterinario è stato dichiarato "inammissibile". Dario P. dovrà anche pagare le spese processuali e una multa di mille euro alla Cassa delle ammende.

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  • 3 weeks later...

oggi mentre quidavo la acchina , ho visto attraversare la strada un ragazzo di colore , questo cesso vestito come un hip hop invece di camminare si strascinava per strada a passo di tartaruga. lo faceva apposto perche' credono che sono padroni di tutto , mi ha anche dato il dito ...peccato, lo volevo mettere sotto la macchina ma avevo paura di sporcarla :!: :LOL:

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oggi mentre quidavo la acchina , ho visto attraversare la strada un ragazzo di colore , questo cesso vestito come un hip hop invece di camminare si strascinava per strada a passo di tartaruga. lo faceva apposto perche' credono che sono padroni di tutto , mi ha anche dato il dito ...peccato, lo volevo mettere sotto la macchina ma avevo paura di sporcarla :!:  :wink:

IN REALTA' TI E' MANCATO IL CORAGGIO DI PAGARE LE TUE CONSEGUENZE.....

Va beh hai fatto bene..........andare in galera per un NEGRO :LOL: !

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io non posso commentare sennò mi dicono che sono torquemada :wink:

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se non ci fosse da ridere ci sarebbe da piangere.... o se non ci fosse da piangere ci sarebbe da ridere... Cmq rispetto l'opinione di tutti... E poi sono un fan del grande Nietsche... Però il fatto di vivere in società ci obbliga al rispetto di tutti... tenetelo presente...

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Le accezioni comuni vanno riportate...

il perbenismo del giusto modo di pensare è la peggiore falsità ideologica

talmente abominevole da approvarsi da sola.

Lo scherzo è evidente...... ma capire è ben altro che giudicare.........

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Lo scherzo è evidente...... ma capire è ben altro che giudicare.........  

faccio fatica a capire questa frase....

La frase di tex non mi sembrava scherzosa....

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Lo scherzo è evidente...... ma capire è ben altro che giudicare.........  

faccio fatica a capire questa frase....

La frase di tex non mi sembrava scherzosa....

Ovviamente come soggetto di diritto parlo a titolo personale.

Ciao.

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Le accezioni comuni vanno riportate...

il perbenismo del giusto modo di pensare è la peggiore falsità ideologica

talmente abominevole da approvarsi da sola.

Lo scherzo è evidente...... ma capire è ben altro che giudicare.........

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oggi mentre quidavo la acchina , ho visto attraversare la strada un ragazzo di colore , questo cesso vestito come un hip hop invece di camminare si strascinava per strada a passo di tartaruga. lo faceva apposto perche' credono che sono padroni di tutto , mi ha anche dato il dito ...peccato, lo volevo mettere sotto la macchina ma avevo paura di sporcarla :!:  :cry:

tex ma stai scherzando? è cinismo il tuo o cosa?????? :shock:

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Le accezioni comuni vanno riportate...

il perbenismo del giusto modo di pensare è la peggiore falsità ideologica

talmente abominevole da approvarsi da sola.

Lo scherzo è evidente...... ma capire è ben altro che giudicare.........

ma è davvero lecito scherzare su tutto???

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forse no. e sottolineo forse.

forse certi modi di scherzare davvero servono solo a mascherare cinismo.e non mi sto riferendo nè a michael nè a nello specificamente, parlo in generale

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sono d'accordo, ed aggiungo che anche combattere i luoghi comuini si finisce nei luoghi comuni...

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scherzare senza offendere personalmente è lecito.

lo scherzo non è lecito quando offende direttamente.......

la satira non esisterebbe se si dovesse omologare lo scherzo.......

e poi che dire del razzismo all'incontrario.

DACCI OGGI IL NOSTRO NEGRO QUOTIDIANO 8)

Firmato : UGO DALLE VETTE

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Forse Nello, forse tu hai perfettamente ragione ed io sono bigotta, ma mi concedo ugualmente il dubbio sulla liceità di certi scherzi apparentente inoocenti.

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ma ragazzi io sono razzista per motivi personali mann farei ma del male ad un povero americano di colore !:!: :!: :wink::cry:

per me potrebbero ritornare in africa ....lavorerei di meno per sopportarli.

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ma ragazzi io sono razzista per motivi personali mann farei ma del male ad un povero americano di colore !:!:  :!:  :wink:  :cry:  

per me potrebbero ritornare in africa ....lavorerei di meno per sopportarli.

anche tu in fondo sei un "negro bianco" sei imigrato o chi per Te in America... e questa intolleranza del penultimo o terzultimo verso l'ultimo è davvero psicologica e stranamente rivendicativa di una mancata parità "mentale".... ti sei offeso... fa niente sei un immigrato che lavora all'estero che non conta .... nulla ... in Italia...

Caro Tex

lo so che i negri "odorano"

lo so che i negri sono più casinisti di voi ex Terroni

lo so che i negri formano le loro gang come Noi italiani

lo so che i negri ce l'hanno più grosso---...aahhh :cry:

LAVORA SCHIAVO BIANCO E SOLIDARIZZA CON I FRATELLI DI COLORE

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ma ragazzi io sono razzista per motivi personali mann farei ma del male ad un povero americano di colore !:!:  :!:  :cry:  :evil:  

per me potrebbero ritornare in africa ....lavorerei di meno per sopportarli.

anche tu in fondo sei un "negro bianco" sei imigrato o chi per Te in America... e questa intolleranza del penultimo o terzultimo verso l'ultimo è davvero psicologica e stranamente rivendicativa di una mancata parità "mentale".... ti sei offeso... fa niente sei un immigrato che lavora all'estero che non conta .... nulla ... in Italia...

Caro Tex

lo so che i negri "odorano"

lo so che i negri sono più casinisti di voi ex Terroni

lo so che i negri formano le loro gang come Noi italiani

lo so che i negri ce l'hanno più grosso---...aahhh :cry:

LAVORA SCHIAVO BIANCO E SOLIDARIZZA CON I FRATELLI DI COLORE

ciao nello , usualmente ti firmi .....ti dovrei rispondere e nn so' a chi farlo

vado a fare un caffe' e ritorno per la risposta!!!

nello...nn credo

ciro l'ubriaco....nemmeno

quell'altro cesso del lettore di riviste ticinesi ... quello si e' perso fra le montagne.

sara' quel cesso di ugo dalle vette...ok :!: :cry::LOL:

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