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Quasi Suicidio, Padre si preoccupa più della galera che della salute del figlio


EdwardDelgado

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Carissimi membri del forum,

mi spiace iniziare subito in medias res ma la scorsa notte ho compiuto delle azioni che (ripensandoci a mente fredda) potrebbero benissimo essere considerabili un tentativo di suicidio (anche se spero sia solo un atto impulsivo dettato dalla rabbia cieca del momento). Soffro da anni di insonnia, di depressione e di disturbi ossessivi compulsivi. Ieri notte (alle 5) al culmine di una crisi di rabbia e frustrazione (sommerso di insulti da mia madre che mi definisce un malato di mente che vuole solo rendere la vita un inferno agli altri) ho afferrato una confezione di sonniferi e ho buttato giù dalle 5 alle 6 pillole una dopo l'altra. Si tratta di sedativi blandi che non mi hanno piombato in uno stato comatoso anche se mi hanno indotto un sonno estremamente profondo e immobile. Ciò che più mi ha colpito della folle nottata non è stato tanto il gesto in sé (ripeto più un atto di rabbiosa impulsività che di vero suicidio; sapevo che le pillole da me assunte non erano potenti sonniferi ma meri rilassanti) quanto piuttosto la frase scioccante che mi ha detto mio padre dopo essersi accorto che trangugiavo le pillole una dopo l'altra, un lapsus terrificante a dire il vero: mi ha afferrato la mano, tolto la confezione e detto "attento!! Sei impazzito ?!?!? Finirai in galer-ospedale....". Cosa pensate di questo lapsus ? Visto che negli anni passati mio padre mi ha indotto a rinunciare ad alcuni esami medici per evitare le relative spese (soffro di problemi renali) e tuttora si rifiuta di farmi fare una qualsiasi terapia psicologica, sono terrorizzato dal pensiero che mio padre, nel frangente di ieri notte, fosse stato più interessato alle conseguenze penali di avere un cadavere in casa (la GALERA era evidentemente riferita a lui, non a me) che alla salute di suo figlio che si stava intossicando di sedativi. VI PREGO AIUTATEMI, SONO MOSTRUOSAMENTE CONFUSO E DISORIENTATO, COME DEVO INTERPRETARE LA FRASE DI MIO PADRE ? Oggi nessuno si è degnato di sapere come stessi, anzi sono ripresi gli insulti e gli improperi nei miei confronti come al solito (pazzo, schizofrenico, malato di mente, ecc). Vi prego aiutatemi a copiare cosa è accaduto questa notte: devo forse pensare che a mio padre non frega nulla della mia morte se non in termini di responsabilità penale nei suoi confronti ? Devo forse pensare che l'unica paura di mio padre sia finire inquisito per istigazione al suicidio e non di perdere un figlio ? Vi prego, aiutatemi a fare chiarezza......

Saluti e grazie,

                 Edoardo.

 

P.S. Non ho mai tentato il suicidio prima d'ora (non sono uno tizio in cerca di attenzioni).

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 Forse tuo padre intendeva il TSO. Per lui non sarebbe prevista nessuna conseguenza legale per il tuo atto a meno che non te le abbia ficcate lui in bocca le pasticche 

Quanti anni hai? Studi o lavori? Sei già stato da degli specialisti per la salute mentale? Anche visti i tuoi problemi renali, non ti sei mai presentato volontariamente agli sportelli dell'USL e dal tuo medico di base? 

I reni e il benessere psicofisico sono i tuoi, e non dei tuoi genitori. L'interesse e la volontà di intraprendere un percorso diverso nella vita deve partire da te. 

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Ciao Gabbiano, grazie della risposta.

Allora, ho 25 anni e sto ultimando il mio percorso di studi in psicologia. Attualmente sono disoccupato e, a parte alcuni saltuari lavori estivi o part time, dipendo ancora dai miei (anche se tutti i soldi guadagnati negli anni li ho dovuti dare a loro a causa della nostra precaria situazione economica pena l'essere cacciato di casa, eventualità che ho voluto evitare visto che devo ancora finire di laurearmi). Per quanto riguarda la cure sono sulla stessa barca: dipendo da loro e, ricattato dall'essere buttato fuori, non posso impormi per ottenere cure di alcun tipo se non supplicando praticamente in ginocchio. Sostanzialmente vivo segregato in casa (anche se posso andare dove voglio specie per lo studio, non ho soldi o mezzi per andare da medici o quant'altro). Mio padre non sa nulla di tso o altri trattamenti né sa nulla di legge, ma è comunque spaventato dalla possibilità di avere qualche ripercussione legale se mi succede qualcosa e possano ritenerlo responsabile (perdere il lavoro, ad esempio, a causa della fama di essere padre di un suicida o di un malato di mente). Non so cosa fare......spero che laureandomi potrò lasciare casa e rifarmi una vita, anche umilissima ma lontano da casa. Che posso fare nel frattempo ?

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Ciao. Mi scuso ora visto che ti ho fatto delle domande riguardo ai fatti tuoi

Hai appurato il fatto che il tuo ambiente familiare non sia dei più aperti e comprensivi. 

Fico. E non hai mai pensato di sfruttare il tuo percorso di studi come risorsa? Sicuramente avrai fatto dei tirocini, conoscerai medici e professionisti in gamba. Avrai certamente dei buoni conoscenti nel tuo corso. Le università offrono anche sportelli di consulenza psicologica

Comunque non so giudicare bene la frase di tuo padre. Però posso comprendere quanto facciano male i giudizi e le parole di chi ti sta vicino

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Come ti ho già detto, vivo in stato di semi-segregazione e non posso frequentare perché non ci possiamo permettere affitti o altro (personalmente non riesco a lavorare abbastanza da pagare tutte le spese della vita universitaria e studiare al tempo stesso: grossa limitazione, lo so). Tuttavia ho conosciuto qualcuno che potrebbe offrirmi degli sbocchi professionali (tra professori e professionisti). Grazie del consiglio anche se ci avevo già pensato da me. Per quanto riguarda la frase, ti ringrazio della comprensione e per avermi dato la possibilità di parlarne con un altro. Il nostro scambio, benché breve, è stato molto significativo e utile per me. 

Buona Fortuna per tutto.  

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ciao Edoardo,
fossi in te non mi fisserei su cosa voleva dire. Immagino che tra "galera" e "ospedale" possano aver lavorato, nella testa del tuo vecchio, idee sbagliate, convincimenti più o meno assurdi. Magari era convinto che un tentato suicidio sia qualcosa di penalmente illecito. Potresti chiederlo a lui. Naturalmente dovresti farlo con molto tatto e circospezione. Ma mi pare di capire anche che il clima familiare sia tale che tatto e circospezione siano impossibili. Se è così allora sto dicendo cose inutili. Del resto l'ho detto che non mi fisserei su quella cosa. Mi pare che i tuoi problemi siano altri.

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Ciao pber,

ti ringrazio della risposta. Il problema di mio padre è quello di essere una persona totalmente senza spina dorsale, fuori di casa (poi tra le quattro mura è un altro discorso). Non è un completo imbecille e sa che vita di mancanze e negligenze mi ha fatto fare, soprattutto mediche e di cura (e sa che anche i vicini e le persone che ci conoscono sono perfettamente coscienti dell'ambiente familiare in cui viviamo). Detto questo, se mi succede qualcosa che possa essere ricondotto ad un suicidio chiunque li accuserebbe di essere i miei istigatori con tutte le conseguenze del caso, esiste il reato di istigazione al suicidio (il paese inoltre è piccolo e la gente spettegola liberamente e con facilità). Io continuerò a stringere i denti e cercare di laurearmi poi, se Dio vorrà, cercherò di abbandonare questa casa tossica (e anche molto precaria vista la situazione patrimoniale complessiva). Sinceramente, ciò che mi serviva ora era avere qualcuno con cui parlare di questa brutta situazione: ti ringrazio per l'ascolto e la sentita risposta.

Un saluto

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