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l'angoscia


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TL;DR

Sono stato bambino fra il 1967 (quando nascevo) e, diciamo il 1983. A 16 anni non sei più un bambino? Io lo ero e pure a 18. Intendo dire "bambino" dal punto di vista di maturità emotiva, dal punto di vista della capacità di relazionarsi con gli altri da pari a pari e altro ancora.
Ma perché ti sto annoiando coi fatti miei?

Perché spero che tu mi possa essere utile, ovviamente. Oddio "spero" è una parola grossa, in realtà non ci spero affatto, ma siccome sono quasi disperato e DEVO assolutamente trovare il modo di risolvere alcuni miei storici problemi che mi castrano ancora oggi, beh... le provo tutte.
La scrittura per esempio.
La prendo alla larga, parlando dell`angoscia.

Cosa ne sai dell`argomento? Io moltissimo: ci ho vissuto dentro, in ammollo da mattina a sera per tutta l`infanzia fino al militare. Poi lei non se n`è andata, semplicemente ho messo in campo strategie per non sentirla. Ma dopo qualche decennio, ossia oggi, devo ammettere che facevo meglio a prenderla sul serio e chiedere aiuto, perché scopro che ci vivo ancora dentro. Già, chiedere aiuto. Ma a chi? Negli anni 70 ti capitava di sentirti dire dalle maestre: "se mamma o papà vi dà una sberla è per il vostro bene". Oggi sarebbe un reato e non parlo della sberla.

Ma ci vogliono le prove, lo capisco.
Dicevamo angoscia? Non sono di madrelingua italiana, quindi posso pure sbagliarmi, comunque io chiamo angoscia quell`orribile sensazione di paura per... tutto, per un sacco di cose, che alla fine ti fa sentire braccato dall`intero pianeta, da tutte le ombre che incontri, dagli amici come dagli sconosciuti.
Paura di cosa? Io avevo perennemente paura di essere rimproverato, paura di aver sbagliato, paura di non essere adeguato. Eppure lo sapevo per certo che NON ero MAI adeguato, quindi perché aver paura? Non potevo rilassarmi e godermi lo spettacolo in pace? No, sembra che non potessi, perché ok: ero inadeguato sempre e comunque, però non rinunciavo all`idea di riuscire a far fessi gli altri dimostrando che invece ero molto più che adeguato, una specie di campione.
Già, ma questo accadeva dopo ed io ho premesso che mi limitavo all`orribile infanzia.
Paura di essere deriso, quindi: parlare meno che si può.
Ma a scuola ci sono le interrogazioni ed è obbligatorio parlare. Allora penso bene e pondero a lungo ogni singola parola. Ma non basta mica, su questo pianeta nessuno ha tanto tempo da perdere. Infatti piuttosto spesso io le risposte le sapevo, ma aspettavo troppo, peccato: insufficiente.
E' una pessima cosa quando gli altri ti fanno paura e la tua reazione è tale che inizi ad avere paura anche di cosa succederà dopo le tue reazioni. E' pessimo perché è un cortocircuito, alla fine del quale ti ritrovi a dare sempre a te stesso la colpa.
Ma con due fratelli più grandi e due genitori e nessun problema troppo grosso in famiglia, vivendo senza troppe privazioni, come si fa a lamentarsi della propria vita?

Se ti chiudono sempre la bocca perché hai detto cose stupide, e se non te la chiudono ti ignorano (probabilmente per il medesimo motivo), se tua mamma in privato ti usa la gentilezza di informarti che tuo papà è un inetto, mentre tuo papà (sempre in privato) ti insegna ad avere pazienza con la mamma perché è una stupida, voi come vi sentireste? Io mi sentivo angosciato, ma la sfiga voleva che non riuscissi a capirne il motivo! I bambini sono fatti così, io almeno lo ero. Non capivo oppure mi ostinavo a non voler capire.

Torniamo alle mie risibili paure. Paura del buio? Eccome, mai passata del tutto, se mi autosuggestiono per qualche secondo riesco ad agitarmi e farmi venire il terrore ancora oggi che ho 50 anni. Generalmente "non ci penso", ma se mi capita di pensarci (che la stanza è buia o che sto camminando in una strada buia) sono capace di alterare il mio battito cardiaco all`istante. Da bambino mi limitavo all`insonnia, per fortuna è durata pochi anni, credo due o tre.
Anche quella è una bestia mica da ridere: siccome dormi male, a volte non dormi affatto (magari in realtà dormi, anche se solo per poco, ma non te ne rendi conto) ecco subentrare la paura che non riuscirai ad addormentarti. E va da sè che quel pensiero basta a tenerti sveglio.
A scuola inizi ad andare male, ogni anno peggio, come mai?
Ovvio: non puoi studiare. Non sei capace di concentrarti. I tuoi genitori se ne fregano grandemente se studi o no, a loro basta far bella figura l`uno nei confronti dell`altro. Si auto-gratificano sminuendo l'altro, la colpa è sua, non mia e tu sei nel mezzo. Ma se ti lamenti o alzi la testa ecco che smettono di litigare fra loro, perché diventa ovvio che la colpa è tua: sei solo un lavativo, mentre loro invece sono due eroi. Non dovresti crederci. Dovresti pensare: "i miei genitori sono due s***". Invece non c`è nessuno che ti insegna a ragionare, subisici. Forse sei stupido, sicuramente sei stupido, quindi la colpa è tua.
Eppure una "voce" dentro di te dissente, no, non sei tu, sono loro.
E tu sempre nel mezzo: adesso hai anche un "fronte interno" contro di te, ci mancava solo questa!
Voi non avreste paura? Io ne avevo e tanta.
Cominciai ad aver paura pure di essere pazzo.
Poi fu la volta della paura di essere impotente.
La paura di essere gay.
Si vede che mi ero messo in testa di diventare un 50enne bisessuale e sociopatico. Non lo ricordo, ma si vede che mi ero messo in testa esattamente quello. Solo potevo trovare una strada meno dolorosa per arrivarci. Meno faticosa.

Lo so: non so raccontare le storie, meno di tutte la mia. Non seguo un ordine preciso, non sono metodico. Non ho detto nulla riguardo l'angoscia. Non sono riuscito a rendere l'idea di claustrofobia che mi prende se ripenso a quegli anni. Ma perché dovrei? Perché sto scrivendo di tutto questo?
L'ho detto, perché non è mai finita. Ce l'ho ancora dentro, tale e quale, sono ancora prigioniero di quell'incubo che era la mia vita. Ed è proprio il non riconoscerlo come incubo, il non prenderne consapevolezza (perché se ne scrivo, ora, è proprio perché ancora non riesco a tornare in contatto con la mia sofferenza di allora) che mantiene in essere le difese che avevo escogitato per sopravvivere.
Magari mi erano necessarie, ma ora mi impediscono di vivere.

Gli animali (io sono un animale) hanno due modi per fronteggiare la paura: usare le zanne oppure fingersi morti. Io le zanne le ho, ma le tiro fuori sempre al momento sbagliato. Si vede che fingevo di essere morto, però non lo ero davvero (anche se lo avrei preferito).

Nel prox thread voglio parlare di me dai 23 ai 40 anni, credo che il titolo sarà: il delirio.

Poi farà seguito "spiaggiato", un simpatico e spiritoso post dove illustro 10 anni di accumulo di ruggine e incrostazioni morali. Scopo? Calmare le acque, trasformando l'oceano-in-tempesta in acquitrino, acqua ferma, un posto dove rischi di prenderti la malaria, però invece magari sopravvivi e alla fine hai capito la tua storia e con un po' di culo: come dovrai comportarti da ora in avanti, come si fa a stare a questo mondo, come ci si vuole bene.

ciao
paolo

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