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Le nostre fobie


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In quel periodo provavo "desiderio omicida" verso mio padre, non mia madre...e il terrore di morire, che il fatto di avere assistito ad una morte "in diretta" ha enormemente aumentato provocando la prima devastante esperienza di panico. Non so proprio se dietro all'episodio descritto ci potessero essere motivazioni più o meno freudiane di attaccamento alla figura materna e voglia di sopprimere il padre usurpatore...anche se fosse, non credo che sapere questo mi risolverebbe il problema, ahimé.

La vittima si attacca al suo carnefice solo se è masochista, ritengo. Tu pensi che siamo tutti un po' masochisti?  Maurizio

Diciamo che la figura materna è da te ritenuta "intoccabile", tabù, e quindi ti riesce più facile trasporre il sentimento distruttivo sull'altro genitore, che pure ha qualche ruolo nella situazione.

Certo sapere questo, in sè, non risolve; quello che risolve è accettare che in determinate occasioni si sentono dentro di se cose del genere insieme alla conoscenza/studio nella propria interiorità di questi sentimenti. Anche se sondare la nostra parte omicida può far paura, in effetti Maurizio non cercherà di ammazzare nessuno, puoi stare più che tranquillo. Il discorso invece è entrare in contatto con questa parte, sondarla, rendersi conto di come si articola, cosa è...in ultima analisi, e soprattutto, provare a sentire quella emozione, ma veramente...

Hobbes diceva "homo homini lupus"...io aggiungerei anche che siamo tutto, o se preferisci, un pò di tutto...non siamo solo buoni...siamo anche buoni...ed in ogni azione buona ce n'è una cattiva...tanto vale non torturarsi a essere buoni a tutti i costi, tanto non ci riusciremo mai del tutto...meglio cercare di essere se stessi, quello che siamo...credo sia in assoluto il bene più grande che possiamo raggiungere...

ed allora proviamo a vedere anche la nostra parte sado da un lato e masochista dall'altro...vediamole queste infinite, fintamente contrapposte, parti di noi...

"velvetgoldmine84 ha scritto:  

"La fobia è sempre la rimozione di un desiderio represso"  

Vorrei proprio sapere su quali basi dici questo.  

risulta dallo studio della prassi clinica adottata con totale successo nella risoluzione dei casi di Dap. "

Bene. Questo dimostra che quello che hai indicato è un approccio efficace per trattare la fobia. Il buon esito della terapia comportamentale sui casi di Dap suggerisce che , però , tale approccio non è l'unico ad essere efficace. Indi non si può dire che la fobia è sempre la rimozione di un desiderio represso.

Il discorso è chiarirsi cosa si intende per buon esito e quale relazione vi sia con la mia asserzione.Un trattamento anti-dap porta, anche nel giro di pochi giorni, alla remissione dei sintomi tipici di questa manifestazione psicofisica; non credo però che sia sufficiente questo per poter affermare che la remissione coincida sempre con la risoluzione definitiva del caso; in effetti oltre alla remissione dei sintomi si dovrà accertare che essi non vengano "spostati" in altra manifestazione altrettanto, ed anche più in alcuni casi, affliggente. Per esempio in concomitanza con la scomparsa del dap può intervenire la comparsa di tratti depressivi, narcosi emotiva, etc.: in questo caso certamente non può parlarsi di esito favorevole del trattamento.

Ora, il trattamento comportamentistico tende ad associare al tratto comportamentale "negativo" fobico un tratto riequilibrante "positivo", la somma matematica dei due fattori dovrebbe ricondurre allo stato 0 ( zero) dell'equilibrio psicosomatico...purtroppo non è così semplice, perchè la soluzione definitiva del dap passa per l'individuazione ed azionamento dei processi che sono sottesi alla detta manifestazione fobica.

Insomma non basta tinteggiare la nostra casa di un bel piacevole colore rosa, bisogna entrarci, viverci...

______________________________________

A seguito delle sollecitazioni di Cuore , Turbo e Velvet desidero tornare un attimo sul rapporto tra dap e rimozione di un desiderio.

Mi rendo conto che sarebbe meglio andare per gradi individuando in una prima fase l'incidenza sul dap del fattore di rimozione di una qualsiasi emozione troppo forte per essere "vissuta", "metabolizzata". In questo senso è esatto parlare di rimozione di un forte dolore, di una forte angoscia, di una forte tristezza e quant'altro; ma è pur vero che l'approfondimento del processo legato alla presenza emozionale "troppo intensa", certamente rilevabile nella stratigrafia del processo fobico, in una successiva fase di analisi porta a conclusioni che stabiliscono una connessione tra tale emozione "troppo forte da poterla vivere" e la parti di noi legate anche ai bisogni/desideri di viverla

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si è vero, ma questo per una specie di rito di esorcizazzione.

esorcizzare la paura significa farla "uscire fuori".

questo processo cra un momentaneo allentamento dello stato ansiogeno .

in effetti la masturbazione praticata in modo ossessivo, ad esempio, serve ad esorcizzare la paura di impotenza o di castrazione.

quindi rivivere in modo ossessivo un elemento pauroso o doloroso crea una forma di piacere perchè allenta l' ansia esorcizzando la paura.

in questo senso non si rivive il piacere provato nel trauma

ma si prova piacere a rivivere il trauma.

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"Il discorso è chiarirsi cosa si intende per buon esito e quale relazione vi sia con la mia asserzione.Un trattamento anti-dap porta, anche nel giro di pochi giorni, alla remissione dei sintomi tipici di questa manifestazione psicofisica; non credo però che sia sufficiente questo per poter affermare che la remissione coincida sempre con la risoluzione definitiva del caso; in effetti oltre alla remissione dei sintomi si dovrà accertare che essi non vengano "spostati" in altra manifestazione altrettanto, ed anche più in alcuni casi, affliggente. Per esempio in concomitanza con la scomparsa del dap può intervenire la comparsa di tratti depressivi, narcosi emotiva, etc.: in questo caso certamente non può parlarsi di esito favorevole del trattamento.

Ora, il trattamento comportamentistico tende ad associare al tratto comportamentale "negativo" fobico un tratto riequilibrante "positivo", la somma matematica dei due fattori dovrebbe ricondurre allo stato 0 ( zero) dell'equilibrio psicosomatico...purtroppo non è così semplice, perchè la soluzione definitiva del dap passa per l'individuazione ed azionamento dei processi che sono sottesi alla detta manifestazione fobica.

Insomma non basta tinteggiare la nostra casa di un bel piacevole colore rosa, bisogna entrarci, viverci"

Quello che tu descrivi è un po' il "vecchio" approccio della terapia comportamentale...attualmente , si è visto che non è necessario associare il tratto comportamentale negativo ad uno positivo riequilibrante: è sufficiente che il soggetto impari ad affrontare , per gradi , la sua fobia. Questo porta alla rimozione del sintomo. Il problema , secondo me , è che non in tutti i casi la fobia deve per forza sottendere qualcosa di più profondo e di più grande della fobia stessa...è probabile che in certi casi la fobia non sia sintomo di chissà cosa...potrebbe trattarsi di un banale rinforzo - nel più classico stile comportamentista - avvenuto durante l'infanzia , per esempio , e nulla più

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le fobie si nascondono e sitravestono e si spostano.. non esiste l'approccio comportamentale..

cioè esiste con gli animali ..

m al' inconscio non è addomesticabile.

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E chi lo sa? Non sappiamo esattamente CHE COSA sia l'inconscio...di certo esiste , questo è fuor di dubbio...ma sulla sua natura la discussione è aperta...l'approccio comportamentale sembra funzionare , il che suggerisce che , forse , le fobie non siano così come le descrive la psicanalisi classica...almeno , non sempre

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  • 3 weeks later...

l' approccio comportamentale funziona perchè utilizza i farmaci.

è l' approccio di chi vuole far diventare l' analisi una cura .

non è cosi' .. l' anallisi è un percorso di apprendimento e di costruzione .

invece l' approcccio comportamentale immagina un ideale di normalità al quale ispirarsi .

ma siamo of topic..

le fobie .. spesso non le sappiamonenache individuare dentro di noi..

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io ho paura invece del modo in cui morirò, non della morte in sè

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ho capito qual' è la mia fobia.

io ho una reazione di terrore e di panico incontrollabile quando mi trovo in mezzo ad altre persone per motivi che non siano lavorativi.

esempio una festa, un locale, a volte anche per strada.

soprattutto in sistuazioni in cui cè una certa euforia.

ho il terrore della gente che si diverte.  

scatta in me un equazione divertimento = pericolo.

pericolo di essere coinvolti .

e cosi' lentamente me ne scivolo fuori e poi me la svigno.

triste perchè non sono capace di divertirmi con gli altri ma tranquillo perchè sono salvo..

ecco perchè non mi piace l' aria di festa di questi giorni ..

come capodanno anche la vittoria dei mondiali ..

mi mettono davanti al problema ..

tutti si vanno a divertire e io mi nascondo sotto il tavolo ..

e cosi' .. da circa 40 anni mi gioco tutte le relazioni ..

perchè la gente questa cosa di me proprio non l' accetta..

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tu che ne pensi martinè con i tempi che corrono non ti puoi fidare manco piu degli amici tra un po..però paranoide mi sembra una parola un po troppo grossa

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  • 1 month later...

la mia paura piu grande è quella di vivere una vita infelice...di pentirmi delle mie scelte di non riuscire ad essere felice

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la mia paura piu grande è quella di vivere una vita infelice...di pentirmi delle mie scelte di non riuscire ad essere felice

Un ansia...una paura di tutti :cry:

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  • 3 weeks later...
 
l' approccio comportamentale funziona perchè utilizza i farmaci.

è l' approccio di chi vuole far diventare l' analisi una cura .

non è cosi' .. l' anallisi è un percorso di apprendimento e di costruzione .

invece l' approcccio comportamentale immagina un ideale di normalità al quale ispirarsi .  

ma siamo of topic..

le fobie .. spesso non le sappiamonenache individuare dentro di noi..

Ding. Risposta sbagliata. L'approccio comportamentale usa farmaci quando è applicato da medici. Dato che è possibile specializzarsi in terapia cognitivo - comportamentale pur non essendo medici , è chiaro che la suddetta terapia può anche fare a meno dei farmaci.

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Siamo tutti un po' "paranoici".

http://www.psiconline.it/article.php?sid=5...=thread&order=1

Cosa ne pensi?

anche avere eccessivo timore della paranoia può essere visto come "pensiero terroristico" per dirla con l'autore dell'articolo...

in effetti il disconso è molto importante, ma dovremmo considerare che ogni "tratto" nevrotico ( quindi non solo la paranoia, ma per dire l'ossessività, la mancanza di consapevolezza, la distruttività, etc, etc,)è presente in misura minore o inferiore dentro ognuno di noi : quindi il discorso è sulla misura dei vari tratti più che sulla loro inevitabile presenza...

Daltronde è utile pensare al fatto che molto spesso le nostre paure sono sovradimensionate, ma anche a volte sottodimensionate ( nel caso della cosiddetta incoscienza).

La strada migliore, secondo me, per liberarsi delle paure eccessive è far riferimento al concetto "paura=desiderio", mentre quello che ci può liberare dall'incoscienza è una ricerca più profonda del senso delle cose...

esempio: se io ho paura che mio figlio cada dalle scale vuol dire che in effetti io desidero che lui cada dalle scale...se cerco di capire cosa mi induce ad avere un tale desiderio e magari superarlo, a quel punto non desidero più che mio figlio cada dalle scale e quindi capita che non ne ho più paura. ( provare per credere...)

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Siamo tutti un po' "paranoici".

http://www.psiconline.it/article.php?sid=5...=thread&order=1

Cosa ne pensi?

anche avere eccessivo timore della paranoia può essere visto come "pensiero terroristico" per dirla con l'autore dell'articolo...

in effetti il disconso è molto importante, ma dovremmo considerare che ogni "tratto" nevrotico ( quindi non solo la paranoia, ma per dire l'ossessività, la mancanza di consapevolezza, la distruttività, etc, etc,)è presente in misura minore o inferiore dentro ognuno di noi : quindi il discorso è sulla misura dei vari tratti più che sulla loro inevitabile presenza...

Daltronde è utile pensare al fatto che molto spesso le nostre paure sono sovradimensionate, ma anche a volte sottodimensionate ( nel caso della cosiddetta incoscienza).

La strada migliore, secondo me, per liberarsi delle paure eccessive è far riferimento al concetto "paura=desiderio", mentre quello che ci può liberare dall'incoscienza è una ricerca più profonda del senso delle cose...

esempio: se io ho paura che mio figlio cada dalle scale vuol dire che in effetti io desidero che lui cada dalle scale...se cerco di capire cosa mi induce ad avere un tale desiderio e magari superarlo, a quel punto non desidero più che mio figlio cada dalle scale e quindi capita che non ne ho più paura. ( provare per credere...)

Ciao Aioblu,

non sempre è paura=desiderio...non sempre.

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Sarà il cinico sguardo di Freud; la fredda lapidarietà dei suoi

interventi e..... quelle insopportabili " faccine", che spesso sostituiscono

le parole!

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