Vai al contenuto

Informazioni su psicoterapia


Psy

Messaggi consigliati

Ai gentili professionisti che leggeranno:

Sono un ragazzo alla soglia dei 30 anni, con problemi della sfera ansiosa e relazionali.
studente di lingue in triennale (seconda laurea) fuori sede in una città che medita di cambiare.
Ho intenzione di iniziare un percorso psicoterapeutico a lungo termine, che rispecchi le mie esigenze (possibile trasferimento, disturbi della sfera ansiosa e relazionali, necessità lavorative di contatto con la gente)

1.
Come scegliere bene psicoterapeuta e orientamento psicoterapico?
A quali fattori devo dare più importanza?


2.
Cosa succede se si cambia terapeuta dopo qualche mese e cosa invece se si cambia dopo, ad esempio, due anni?


3.
Cambiamenti realizzabili: quali sono i limiti della psicoterapia?
Da introverso e sociofobico si può diventare abbastanza a proprio agio per lavori che richiedono il parlare in pubblico?


4.
Come avere cambiamenti stabili nel tempo?
Ho fatto altre terapie e dopo averle lasciate ho avuto delle ricadute

5.
Terapia online: consigliata?


6.
E' sbagliato parlare con amici e parenti degli argomenti discussi in terapia?

Link al commento
Condividi su altri siti

 

Pubblicità


Ciao, non sono una professionista ma visto che non risponde nessuno posso parlarti della mia esperienza di paziente. Nell'arco di più di 20 anni ho provato 4 psicoterapeuti, alcuni per breve tempo, uno per almeno 7 anni e quello attuale da circa un anno e mezzo. Li ho scelti in maniera del tutto casuale, in base a criteri di comodità e/o consiglio di amici/parenti. Lo psicanalista freudiano l'ho scartato dopo poco perché mi sentivo troppo esposta sul lettino con una persona silenziosa alle spalle, semplicemente trascorrevo le sedute in imbarazzato silenzio; con la giovane psicologa di orientamento psicodinamico non mi sentivo a mio agio, mi sembrava troppo giovane. Lo psichiatra/psicoterapeuta (psicodinamico anche lui) dei 7 anni è quello che mi ha aiutato di più, grazie anche all'aiuto degli psicofarmaci. Nel lungo rapporto con lui si sono accumulati sentimenti negativi e problemi che non sono riuscita ad affrontare e risolvere, per cui a malincuore, con un senso di lacerazione indicibile e guarita dei problemi originari ma malmessa per altri versi, ho interrotto la psicoterapia decisa a non ricominciare mai più. Purtroppo - o per fortuna - nessun cambiamento è per sempre e sono stata costretta, dopo quasi un decennio, a riprovarci chiedendo consiglio a un'amica psicoterapeuta che mi ha consigliato il terapeuta attuale. Rapporto privo di sbalzi emozionali, liscio, sereno, come si confà a un medico e a una paziente entrambi non di primo pelo.

Tutto questo per dire che: la scelta del terapeuta è questione di esigenze, di indole e di fortuna; al massimo puoi stabilire se desideri un approccio breve (necessariamente improntato alla pratica) o lungo (di carattere analitico) ma poi occorre la fortuna di incontrare un terapeuta con cui esista una compatibilità umana reciproca. Cambiare psicoterapeuta succede: è pur sempre un distacco che può essere doloroso, così come può essere faticoso ricominciare. Alla risposta 3 non so rispondere: personalmente non parlerei mai in pubblico per niente al mondo, ma è anche vero che non ho mai affrontato specificamente questa problematica; però non mi definirei più sociofobica ma solo molto selettiva. Non esistono terapie risolutive e definitive: cambiamo continuamente, non sempre disponiamo degli strumenti per affrontare il cambiamento con equilibrio, quindi le ricadute sono possibili e sono colpa di nessuno. Non trovo niente di sbagliato nel parlare con amici e parenti degli argomenti discussi in terapia, se è una necessità tua e ti aiuta/ti fa piacere farlo. Di terapia online non ho esperienza: mi piace l'idea di un setting neutro e di un terapeuta vicino fisicamente, tutto all'insegna della massima riservatezza.

Buon proseguimento.

Link al commento
Condividi su altri siti

 
Il 16/4/2020 alle 11:07 , muchachaenlaventana ha scritto:

Ciao, non sono una professionista ma visto che non risponde nessuno posso parlarti della mia esperienza di paziente. Nell'arco di più di 20 anni ho provato 4 psicoterapeuti, alcuni per breve tempo, uno per almeno 7 anni e quello attuale da circa un anno e mezzo. Li ho scelti in maniera del tutto casuale, in base a criteri di comodità e/o consiglio di amici/parenti. Lo psicanalista freudiano l'ho scartato dopo poco perché mi sentivo troppo esposta sul lettino con una persona silenziosa alle spalle, semplicemente trascorrevo le sedute in imbarazzato silenzio; con la giovane psicologa di orientamento psicodinamico non mi sentivo a mio agio, mi sembrava troppo giovane. Lo psichiatra/psicoterapeuta (psicodinamico anche lui) dei 7 anni è quello che mi ha aiutato di più, grazie anche all'aiuto degli psicofarmaci. Nel lungo rapporto con lui si sono accumulati sentimenti negativi e problemi che non sono riuscita ad affrontare e risolvere, per cui a malincuore, con un senso di lacerazione indicibile e guarita dei problemi originari ma malmessa per altri versi, ho interrotto la psicoterapia decisa a non ricominciare mai più. Purtroppo - o per fortuna - nessun cambiamento è per sempre e sono stata costretta, dopo quasi un decennio, a riprovarci chiedendo consiglio a un'amica psicoterapeuta che mi ha consigliato il terapeuta attuale. Rapporto privo di sbalzi emozionali, liscio, sereno, come si confà a un medico e a una paziente entrambi non di primo pelo.

Tutto questo per dire che: la scelta del terapeuta è questione di esigenze, di indole e di fortuna; al massimo puoi stabilire se desideri un approccio breve (necessariamente improntato alla pratica) o lungo (di carattere analitico) ma poi occorre la fortuna di incontrare un terapeuta con cui esista una compatibilità umana reciproca. Cambiare psicoterapeuta succede: è pur sempre un distacco che può essere doloroso, così come può essere faticoso ricominciare. Alla risposta 3 non so rispondere: personalmente non parlerei mai in pubblico per niente al mondo, ma è anche vero che non ho mai affrontato specificamente questa problematica; però non mi definirei più sociofobica ma solo molto selettiva. Non esistono terapie risolutive e definitive: cambiamo continuamente, non sempre disponiamo degli strumenti per affrontare il cambiamento con equilibrio, quindi le ricadute sono possibili e sono colpa di nessuno. Non trovo niente di sbagliato nel parlare con amici e parenti degli argomenti discussi in terapia, se è una necessità tua e ti aiuta/ti fa piacere farlo. Di terapia online non ho esperienza: mi piace l'idea di un setting neutro e di un terapeuta vicino fisicamente, tutto all'insegna della massima riservatezza.

Buon proseguimento.

Non ho parole per ringraziarti del messaggio. La tua testimonianza ha ampliato il mio punto di vista e sono sicuro che mi tornerà utile 🙂

Link al commento
Condividi su altri siti

 

Unisciti alla conversazione

Adesso puoi postare e registrarti più tardi. Se hai un account, registrati adesso per inserire messaggi con il tuo account.

Ospite
Rispondi

×   Incolla come testo formattato.   Incolla invece come testo normale

  Sono permesse un massimo di 75 faccine.

×   Il tuo link è stato inserito automaticamente.   Visualizza invece come link

×   Il tuo contenuto precedente è stato ripristinato.   Editor trasparente

×   Non puoi incollare le immagini direttamente. Carica o inserisci immagini dall'URL.

  • Navigazione recente   0 utenti

    • Non ci sono utenti registrati da visualizzare in questa pagina.


×
×
  • Crea nuovo/a...

Informazione importante

Navigando questo sito accetti le nostre politiche di Politica sulla Privacy.