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relazione con ragazza vedova


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Ciao a tutti,

vi ringrazio anticipatamente per la Vs disponibilità. Ho poco meno di 30 anni e sono padre di famiglia. Il rapporto con mia moglie è in crisi e si sta trascinando perchè, probabilmente, nessuno dei due ha il coraggio di fare il primo passo e riconoscere che il rapporto è al capolinea. Tra di noi c'è solo del tiepido affetto. Probabilmente ci sono in gioco anche un pò di remore causate dalla presenza dei figli. Lo scorso inverno, grazie ad una passione in comune, ho conosciuto una donna con poco più di 45 anni, rimasta tragicamente vedova nella scorsa primavera. Questa donna ha 2 figli, uno adolescente e uno in età da scuola elementare.

La conoscenza è avvenuta per puro caso e, piuttosto in fretta, ma senza forzature, si è trasformata in cordialità, poi in amicizia, poi sono iniziate le reciproche confidenze sul nostro passato (il suo matrimonio, negli ultimissimi anni, era in profondissima crisi e, infatti, ci sono stati episodi di infedeltà. Come detto anche il mio matrimonio è in crisi profonda. Questa, probabilmente, è una cosa che ci ha legato molto).

Nei primi giorni di marzo stava venendo a galla, in maniera abbastanza evidente, una certa attrazione, oltre che un'affinità veramente notevole. Però c'erano alcune cose che ostacolavano la libera espressione dei reciproci sentimenti (rispettive condizioni famigliari, differenza di età, presenza di figli, timore delle voci di paese e quant'altro). Un bel giorno, entrambi, abbiamo preso il coraggio a quattro mani e ci siamo confessati la reciproca attrazione. A dire il vero, il passo decisivo lo ha fatto lei, concretizzando la volontà di entrambi. La ringrazio praticamente ogni giorno di aver fatto questo passo decisivo, altrimenti, se non fosse stato per lei, sarei stato tutta la vita a guardarla e a fantasticare. Da quel giorno è nata una storia molto intensa ed emotiva. Facendo l'amore si passa dalle lacrime alle risate in un batter d'occhio. Siamo arrivati ad un livello di confidenza che quasi potrei definire imbarazzante. Ci confidiamo tutto: emozioni positive, negative, ansie, timori, paure, preoccupazioni (sia "generiche" che relative alla nostra storia), stati d'animo, timori per i figli e via dicendo. Ovviamente, questa donna, come, penso, sia normale, soffre ancora tantissimo per la perdita del marito. Oltre tutto il suo animo è tormentata dai rimorsi e dai sensi di colpa per via di alcuni "errori di gestione" della vita famigliare. Per sua stessa ammissione, lei è come se vivesse in due mondi: il primo, fatto di ricordi, nel quale vive ancora con suo marito e i figli, e il secondo, quello "vero", dove ci sono i figli, io, ci sono le preoccupazioni quotidiane, l'attualità, il lavoro e quant'altro.

Alcuni giorni fa siamo andati a praticare la nostra passione in comune in un posto, a circa 200 km da casa, che è famoso per il bel paesaggio. Nessuno dei due era mai stato in questi posti. Lei ha ripetuto molto spesso che le sembrava di essere in un altro posto, meta abbastanza abituale delle vacanze che faceva con il marito e i figli. Quando me lo ha detto mi sono sentito un pò combattuto: da un certo punto di vista ero contento di farle rivivere ricordi piacevoli, d'altro canto temevo di aver contribuito a riaprire un pò la ferita.

Le ho consigliato, molto prima di questa escursione, di rivolgersi ad uno psicologo per farsi guidare nell'accettare serenamente (per quanto serenamente si possa accettare un simile dramma) la morte del marito. Mi sono reso anche disponibile ad accompagnarla, in tutto o in parte, lungo questo percorso. Purtroppo questa persona è decisa e risoluta nel rifiutare un supporto psicologico. Le ho detto di essere dispostissimo, ovviamente, ad ascoltarla quando ha bisogno di parlare, di piangere, di sfogarsi. Le ho detto che, su di me, può e potrà sempre contare.

Questa ragazza vede, tra me e suo marito, un sacco di somiglianze: un pessimo rapporto con la madre, modi di dire, modi di fare. Riporto, di seguito, un paio di esempi. La prima volta che siamo arrivati ad un parziale "contatto fisico", ha scoperto che ho un ciondolo simile a quello che indossava lei, che portava suo marito da giovane. Le ho detto che lei, a me, sembra la Madonna, per via della sua bellezza, della sua grazia, del suo acume e per via di un sacco di altre cose che non basterebbe un giorno per elencare. Anche suo marito la definiva così. Insomma, alcune somiglianze ci sono. Questa ragazza mi ha detto che suo marito ed io abbiamo lo stesso modo di camminare che, a detta sua, denota una bella pesantezza interiore (sia io che lui abbiamo un pò di casini nella famiglia d'origine e due lavori molto stressanti e impegnativi, pur diversissimi l'uno dall'altro). Ovviamente, suo marito ed io siamo diametralmente opposti sotto alcuni punti di vista, ma sotto altri, stando a quanto mi racconta questa ragazza, siamo molto simili. Il marito aveva un paio d'anni più della ragazza, quindi tra me e lui ci sono circa 20 anni di differenza. Questo, secondo me, rende ancora più notevoli e "strane" queste somiglianze (secondo me è più facile trovare somiglianze tra coetanei, piuttosto che tra due persone che potrebbero essere padre e figlio).

Della figura del marito ho profondo rispetto, oserei dire deferenza. Ho profondissimo rispetto dei ricordi che questa persona ha del marito. Ad esempio: è capitato che potessimo uscire a cena insieme, un paio di mesi fa e ho evitato, accuratamente, di portarla nei ristoranti che frequentava con il marito. Vorrei che quei ricordi le restassero ben nitidi nella memoria e non vorrei che venissero offuscati. Vorrei che, anche tra 30 anni, potesse dire: "in quel determinato posto ci sono andata con mio marito", non "in quel determinato posto ci sono andata con mio marito e con il mio fidanzato" (so che è una definizione anacronistica, forse fuori luogo e, probabilmente, pomposa, ma piace ad entrambi).

Questa ragazza mi ha detto che, fino ad un paio di mesi fa, aveva un obbiettivo (sapevo benissimo di cosa si trattasse, ma non avevo idea che potesse aver dato un significato così importante ad una cosa così banale) e, quindi, stava piuttosto bene, salvo un paio di episodi dove è stata particolarmente male e ho provato a consolarla. In alcuni momenti, questa ragazza sostiene di non voler più praticare il "nostro" sport (che pratica da quando aveva 24 anni e che ha rappresentato molto per lei, pur rimanendo ad un livello amatoriale). Le ho proposto, e quasi - bonariamente - imposto di partecipare a tre competizioni sportive, in modo che potesse avere un obbiettivo a breve termine. Ha accettato di buon grado, comprendendo le mie buone intenzioni.

Ho molto meno rispetto, oserei dire che ho praticamente odio, per la figura di una delle due persone con i quali si sono consumati questi episodi di infedeltà. Conosco questo individuo da molto tempo, seppur in maniera molto superficiale: è un conoscente di un mio amico. Questa ragazza, con quest'uomo, è rimasta "fregata": lei pensava, sbagliando, che i suoi sentimenti fossero ricambiati. Ogni tanto esce qualche aneddoto relativo a questa persona e mi da molto fastidio. Abbiamo già avuto qualche mezza discussione in merito. In questo caso, vorrei offuscare i ricordi di questa ragazza. Forse è anche per un'insicurezza cronica. Non brillo in autostima. Questo amante (definizione che detesto) è piuttosto bravo nello sport che pratichiamo tutti e tre. Ho visto che questo amante detiene un record di velocità locale (rilevato tramite un'app abbastanza diffusa). Mi ero messo in testa, ben sapendo che sarebbe stato pressochè impossibile per me, essendo di un livello decisamente inferiore, di ottenere quel record, "mettendo in ombra" (mi rendo conto che si tratta di un concetto eccessivo) questo individuo. Molto probabilmente non sarei mai andato da questa ragazza a gongolare di questa vittoria ma, semplicemente, ne sarei stato intimamente soddisfatto. Questo amante pratica anche lo sport motoristico che praticavo anche io, da ragazzo. Durante la frequentazione tra questa ragazza e questo individuo è capitato che lei facesse da passeggera, rimanendo abbastanza traumatizzata (è una persona abbastanza timorosa), sostenendo che mai più sarebbe salita su un mezzo simile. Dopo questa affermazione mi sono deciso a dar corpo ad un'idea che, già da tempo, mi ronzava in testa: riprendere questo sport, anche per avere la possibilità di condividere una simile esperienza con questa ragazza. Con totale franchezza le ho detto: "cara mia, non posso consentire che la tua ultima esperienza di passeggera sia con quel tizio". Lei, molto gentilmente, ha accettato e, quando le faccio vedere i vari mezzi che potrei prendere, mi ricorda sempre che non vede l'ora di farsi un giro con me. Immagino che questa sua "concessione" sia fatta solamente per amor mio e per farmi contento.

Ho profondissimo rispetto del ricordo che i figli hanno del loro padre. Sono figlio di genitori divorziati e sono cresciuto con mia madre e il suo secondo marito, con il quale il rapporto non è mai stato idilliaco. Mai e poi mai augurerei ad un qualsiasi bambino di avere per casa il nuovo compagno della madre che si impone sull'educazione di un figlio non suo. A dire il vero conosco i figli e, in qualche maniera, li frequento (ovviamente sempre alla presenza della madre). Con il figlio più piccolo capita di praticare sport insieme (e faccio di tutto per non innescare il, seppur minimo, senso di competizione nei miei confronti. Non supero mai questo bambino. Ricordo quanto soffrivo la competizione con il marito di mia madre perchè, all'epoca, eravamo entrambi appassionati di due diversi sport motoristici e si tendeva sempre a battibeccare). In questi giorni, sto aiutando, sempre "usando" la madre come filtro, la figlia più grande nella scelta di uno scooter, data la mia, seppur minima, conoscenza della meccanica. È capitato un paio di volte che fossi ospite a cena, alla presenza dei figli. Sono stato invitato parecchie volte a prendere il caffè in casa, alla presenza dei figli. Capita, ogni tanto, che questa ragazza venga a prendere il caffè, con me, nel bar vicino all'ufficio e capita, spesso, che ci sia anche il figlio più piccolo. Ovviamente, in quelle occasioni, non c'è assolutamente alcun gioco di sguardi o segnale che potrebbe dar adito a "sospetti" da parte dei figli (che, comunque, non sono tonti e qualcosa potrebbero immaginare). La cosa che mi viene naturale fare è tenere un profilo cordiale con questi figli (non è assolutamente uno sforzo per me) e provare a parlare del più e del meno. Mi sono messo a disposizione nel caso in cui questa ragazza volesse lasciar trapelare qualcosa di noi con i figli e con i genitori. Questa ragazza mi parla molto apertamente dei problemi che ha con i figli (nulla di sconcertante: semplicissimi problemi pratici, tipici di quell'età) e del rapporto con i suoi famigliari (uno dei suoi genitori è una presenza molto ingrombrante). Abbiamo già parlato, questa ragazza ed io, del rapporto con i rispettivi figli: per i suoi figli vorrei essere, al massimo, anche nel caso in cui si dovesse uscire allo scoperto, una "simpatica presenza". Non intendo, assolutamente, interferire con la crescita di questi ragazzi o mettermi di traverso nei rapporti interni a loro tre. Sarei a completa disposizione per un "supporto pratico" (portare un figlio da un amico e via dicendo), ma non voglio, in alcun modo, essere di troppo. Un padre, per quanto, oramai, scomparso, lo hanno e non hanno bisogno di una figura pesante ed ingombrante che possa interferire.

Ad oggi, dopo solo quattro mesi di relazione e circa sette di conoscenza, ci siamo fatti promesse veramente importanti, pur consapevoli di avere, entrambi, una situazione delicata e due figli ciascuno da tutelare. Per me è una persona veramente importante e sento che la cosa è reciproca. Ho cieca e totale fiducia in questa ragazza. Ho la speranza, un domani, di poter uscire allo scoperto, sempre considerando che, nella nostra storia, ci siamo in sei e non in due (lei, io e i rispettivi figli che, ovviamente, hanno un'importanza maggiore rispetto alla nostra). Ho tantissimi bei progetti, bei sogni, belle speranze per lei, per noi. Spero, prima o poi, di potere la nostra storia a cielo aperto. Le persone più razionali potrebbero dire che è una storia con poco senso, dato che questa ragazza ha quasi 20 anni più di me, che quando inizierà la discesa della sua parabola, io sarò ancora "sulla cresta dell'onda". Onestamente, seppur trovi comprensibili simili remore, non me le pongo assolutamente. L'unica cosa che mi dispiace è che non siamo eterni e, teoricamente, potrebbe andarsene un pò prima di me. Questo, nella fattispecie, è un discorso che non ho mai tirato fuori con lei (e mai lo tirerò) perchè mi sembra irrispettoso nei suoi confronti, considerando, soprattutto, che suo marito non è arrivato a compiere 50 anni, quindi, quelli sulla "durata", sono tutti ragionamenti basati su ipotesi e supposizioni.

Dando per assodato che, come già reciprocamente promesso, indipendentemente dall'andare avanti dell'età (aspetto per il quale questa ragazza patisce abbastanza), la nostra storia continuerà e, nella "peggiore" delle ipotesi, rimarrà, comunque, un'amicizia unica, eterna ed indissolubile, vorrei sapere come posso aiutare questa ragazza durante i suoi momenti di dolore più acuto e lacerante. Come devo pormi quando questa ragazza, disperata, scoppia in lacrime e mi dice che sta bene? Dal canto mio, per ora, mi sono sempre "limitato" a lasciarla piangere, abbracciandola e provando a consolarla, senza avere un ruolo attivo. Cosa sarebbe auspicabile che io facessi? Come posso aiutarla a elaborare il lutto senza dare l'impressione di voler offuscare la memoria del marito? Ovviamente non sono l'unica persona che avrà un ruolo attivo nel supportare questa ragazza (ci sono i figli, i genitori, lo sport e quant'altro), ma vorrei poter svolgere il mio ruolo nel migliore dei modi.

Grazie a tutti.

 

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