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La depressione esistenziale, un male per me incurabile


Decadicum

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Buonasera a tutti... come ho già accennato in alcuni miei post soffro di depressione esistenziale, ma la depressione esistenziale è un male poco conosciuto, o almeno in pochi ne soffrono per davvero... questo male nasce dalla perdita del senso della vita; del fatto che l'esistenza è fine a sé stessa e che quando avviene l'irreversibilità degenerativa dell'entropia (comunemente chiamata morte per gli esseri viventi, e distruzione per tutto ciò che non ha a che fare con quest'ultimi) non c'è in senso concreto un ancora di salvezza. La depressione esistenziale colpisce quegli atei che come me non solo non credono più a nulla per via di ragionamenti razionali e per l'osservazione di fatti concreti che dimostrano l'inesistenza (dunque smentiscono) di certe speranze religiose o paranormali, ma non riescono nemmeno a trovare appigli nella realtà che li spinge a continuare a vivere in modo sano, quindi decidono: o di creare "surrogati di felicità" che li distrae dal loro disagio come nel mio caso, anche se non è detto che possa durare per sempre, quindi arrivati ad un certo punto a causa di qualche altra problematica il problema riaffiora, ma potrebbe riaffiorare in qualunque circostanza essendo che i più razionalisti che non hanno alcun appiglio concreto (che sia qualche ambizione od affettività relazionale stabile o di carriera o comunque un qualcosa che non può corrodersi nel tempo se non con tempi molto lunghi) e che se li creano in sta maniera (appunto con surrogati di qualunque genere e tipologia che non hanno obbiettivi saldi se non quello di essere solo una distrazione) si pongono comunque il problema che primo o poi tutto perderanno o che con il passare del tempo ciò che è diventato il mezzo di distrazione diverrà obsoleto, quindi il timore che ciò avvenga o che primo o poi perderanno di efficacia tali surrogati, può portare chi sceglie tale soluzione al ritorno totale alla depressione esistenziale... io invece temo la perdita di tali surrogati e sono consapevole che non potranno raggirare in eterno il mio problema laddove altri problemi personali si risolvano; suicidarsi quando la perdita di scopi abbinato ad una vita pessima sotto diverse sfaccettature raggiunge un livello tale da chiedersi "perchè continuare a vivere se dopo non c'è nulla? La vita di per se non ha un senso, siamo noi a crearci il senso di essa e le varie religioni per sopprimere la paura della morte.. scomparire non è poi così male fino infondo", talvolta questo può essere compiuto anche come cosiddetto "suicidio razionale", ovvero avere la piena consapevolezza della propria azione auto-lesionistica più estrema e che questa per quanto sia la soluzione definitiva la si intraprende come scelta nonchè fuga consapevole dalla realtà della vita che ha perso completamente il suo senso; farsi aiutare, ma tale cosa è difficile per chi soffre davvero di depressione esistenziale, poichè ciò implica un cambiamento di pensiero del soggetto che vuole essere aiutato tale da esser convinto di sbagliarsi, e ciò non si deve dall'essere ottusi per qualcosa di infondato, ma proprio dal fatto che non sussistano nè prove e nè ragionamenti razionali tali che possano smontare pezzo per pezzo il punto di vista iper-razionale che gli sta rovinando la vita...

Chi soffre di depressione esistenziale oltre essere iper-razionale è a sua volta paradossalmente una persona creativa (almeno parlo per me), quindi sapere che nulla ci attende o che comunque quando si perde un proprio caro non lo si vedrà mai più fa molto soffrire.. immaginate di avere qualcosa (una sorta di coscienza morbosa per certi versi) che giorno dopo giorno ti fa valutare l'insensatezza di ogni cosa e ti fa essere obbiettivi verso tutto... la ragione è ciò che ti salva dagli inganni, ma a sua volta ti fa vedere l'amara verità, poichè la realtà è amara se si va oltre l'etica e la cultura umana post-moderna delle società più civilizzate... siamo soli con noi stessi in mezzo all'infinità esistenziale...questo senso di solitudine e di dispersione è quello che i religiosi non possono mai provare poichè hanno già il loro pacchetto di risposte pre-fabbricate e si accontentano di esse, ma ciò vale anche per quegli atei che semplicemente non si pongono questo problema poichè hanno comunque ambizioni di vita ed ancora maggiormente pensano che la vita è una e va vissuta...la depressione esistenziale annichilisce il senso del credere, e rafforza con iper razionalità l'evidenza dei fatti, ma a sua volta uccide l'immaginario che può essere usato solo a fini creativi, poichè "la realtà verificabile dell'esistenza non prevede fantasie astratte", ciò significa che ciò che accade nel piano concreto è semplice nell'atto stesso in cui si verifica, ma quando ciò non si manifesta in senso ovvio e viene solo spiegato in modo ambiguo e solo con le parole e non con fatti concreti (come è dio per la religione, o il vedere il fantasma) non è in realtà verificabile...in pochi riescono a comprenderne la natura di tale senso depressivo senza giudicarlo in modo superficiale..ed ancora più pochi possono capire quanto sia terribile in realtà...

Ps: Mi sono limitato più che altro a spiegare concettualmente che cos'è la depressione esistenziale, a cosa può portare e come ci si sente nell'averla... probabilmente se ho dimenticato qualcosa l'aggiungerò in seguito, inoltre non mi sono soffermato alle ragioni di perchè io l'abbia maturata, senno ci sarebbe da spiegare molto di più.

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Hai spiegato benissimo quello che sto vivendo io. Con la differenza che io bramo il nulla perché ritengo abbia molto più senso dell'esistenza. Ma se ci pensi il nulla non esiste, una vita tornerà sempre a nascere e questo mi blocca nel suicidio.  Io sarò nulla ma ci sarà comunque la vita e dalla prospettiva del nulla non c'è differenza tra me e la vita che nasce. 

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il nulla è ciò che non esiste o che non è definito dai concetti di esistenza conosciuta, quindi tutto ciò che va al di là del concreto osservato è nulla. Cosa vuoi dire con "una vita tornerà sempre a nascere e questo mi blocca nel suicidio"? Se intendi che una volta morti può esserci il concetto di riciclo della materia, quindi come la materia non si distrugge è impossibile che noi scompariamo, allora ciò può essere possibile laddove ciò è implicato anche per un batterio e per qualsiasi forma vivente, ma questo è difficile poichè i corpi quando vanno in decomposizione, una parte viene divorata da organismi di svariata natura (talvolta del tutto se gli organismi sono piccoli o poco complessi), l'altra invece resta nel luogo in cui è collocata. Per salvarmi dal suicidio, per me è stato più conveniente creare "surrogati di felicità" in cui imprimere le mie attività cerebrali per poter distogliere la mia mente, come ho già detto questo funziona fino ad un certo punto poichè richiede dinamismo nel cambiare tale surrogato quando è diventato obsoleto o quando non è più utile ai fini della distrazione mentale.

Sul fatto che per il nulla noi non abbiamo alcuna rilevanza e siamo tutti la stessa cosa ti do più che ragione, ma questo vale anche per l'esistenza: per l'universo noi siamo nulla e omologati a qualunque cosa della nostra tipologia strutturale.

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