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Relazione con un uomo più grande


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Spero di trovare consigli, conforto e considerazioni sulla mia dolorosa esperienza.

Per alcuni mesi ho avuto una frequentazione con un collega di lavoro che ha 22 anni più di me. È un uomo divorziato da 6 anni, con una figlia e che è rimasto in ottimi rapporti con la sua ex moglie che lo lasciò di punto in bianco dicendo di non amarlo più e che voleva la sua indipendenza. Io e lui ci conosciamo da circa tre anni, varie volte ha tentato un approccio romantico con me, ma ho sempre rifiutato, pur dicendogli di trovarlo affascinante, a causa dell'età che mi "spaventava". Nel mese di febbraio, grazie ad uno stupido pretesto sul posto di lavoro, inizia a contattarmi di nuovo e questa volta lascio andare via i miei pregiudizi perché in effetti mi rendo conto che l'età è solo un numero. Iniziamo a frequentarci, lui dice di amarmi alla follia, si emoziona spesso e inizio a vederlo felice, come non lo avevo mai visto prima. Sia con la mia famiglia che con i colleghi, ho voluto mantenere una sorta di discrezione per vedere dove questo rapporto ci avrebbe portato e perché sapevo che dirlo alla mia famiglia avrebbe richiesto una preparazione psicologica non indifferente (divorzio, 22 anni di differenza, altra nazionalità...). Mi sentivo felice in sua presenza, abbiamo condiviso molte cose, ma allo stesso tempo volevo proteggermi perché in passato sono stata molto ferita... Pur provando dell'amore per lui, non riuscivo a dirglielo direttamente. Lui, dal canto suo, ne aveva parlato alla famiglia, alla figlia, alla ex moglie, e spesso avanzava discorsi che mi lasciavano un po' di stucco sul momento: la convivenza, la partenza insieme per le vacanze, parlarne con la mia famiglia, la preparazione di un concorso pubblico che mi porterebbe ad un trasferimento di città... 

Una sera, nel mese di maggio, abbiamo avuto una conversazione piuttosto triste in cui emergeva una sorta di dipendenza affettiva che aveva sviluppato nei miei confronti, mi parlava con le lacrime agli occhi. Poi nella notte ha avuto un attacco di panico, ho provato a stargli vicino ma è stato davvero impossibile. Da quel momento in poi è finito sotto antidepressivi ed ansiolitici, sì è anche messo in malattia per due settimane e poi ha deciso di lasciarmi perché la situazione non gli "conveniva". Trascorre un mese, orribile, in cui ci vediamo a lavoro, ogni tanto mi scriveva, ma sembrava perso, instabile. Decido poi di scrivergli una lettera per dirgli tutto ciò che mi aveva fatto del male, esprimere i miei sentimenti per lui ed esprimere il mio disappunto di fronte ad una relazione che sembrava piena d'amore. Lui sembrava entusiasta, disposto a cercare il dialogo. Ci siamo ritrovati, anche se non si era ancora del tutto ripreso, abbiamo provato a trascorrere delle giornate insieme di cui ho un bellissimo ricordo. Poi l'estate sono dovuta partire per l'Italia, lui non se la sentiva di partire con me, abbiamo continuato a sentirci, in alcuni momenti mi sono sentita fragile e pensavo di poter trovare il suo supporto, ma mi ha lasciata per messaggio. Al ritorno delle vacanze ci siamo rivisti e ha confermato di voler ritrovare la sua salute e tante altre cose che mi hanno abbastanza ferita: sono una donna bambina, una persona che fa la vita da studentessa, ho mantenuto il "segreto" a lavoro e con la mia famiglia, questa situazione non gli "conviene". A lavoro ho provato ad essere professionale, ma inutile negare che provo dei sentimenti per lui. Purtroppo da che parlavamo, ci siamo ritrovati ad ignorarci completamente. Il mese scorso, ogni volta che mi vedeva, iniziava a riprendere il discorso sulla rottura finché non mi invia un altro messaggio per dirmi che non vuole ritentare la relazione dopo due volte e che lasciare aperta un'ambiguità mi porterebbe solo a stare male. È passato un mese e da allora non mi ha più riscritto, nemmeno ora che ho deciso di prendere una pausa dal lavoro e che lo rivedrò tra circa 3 settimane.

Non riesco veramente a capire, è inspiegabile: andavamo d'amore e d'accordo, c'era un sentimento alla base, mi fa male pensare che gli aspetti più pragmatici abbiano un peso più rilevante rispetto ai sentimenti e alla persona che si ha di fianco. Mi sento delusa e abbandonata, al tempo stesso mi manca la sua presenza nella mia vita e non so per quale motivo sia più facile perdermi piuttosto che sormontare gli ostacoli insieme. 

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18 ore fa, Casssandra ha scritto:

tipo problematico e manipolatore. Non sarà facile, ma ti conviene lasciarlo perdere.

Anche la prima volta che ci siamo mollati, sono stata io dopo circa un mese a farmi viva con una lettera. Non credo sia un manipolatore... Non mi ha più contattata da un mese! Ci sto male, perché anche se è stato chiaro, non ha mai detto di non amarmi... Mi aveva proposto di rimanere amici, ma ho rifiutato anche in maniera poco carina, lo ammetto. Ho provato ad essere professionale i primi tempi subito dopo la lettura ma in realtà ero solo contenta della sua presenza, pensavo che per lui fosse lo stesso, che potessimo ritrovare un dialogo, e invece poi ha deciso di mettere in chiaro le cose perché dice che l'ambiguità può farmi più del male che altro... 

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