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Attacco di panico: non è paura di cadere ma voglia di volare


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ricordate il famoso verso di Jovannotti? Dice: " La vertigine non è paura di cadere ma voglia di volare."

Il senso di vertigine è infatti uno dei sintomi che molto spesso accompagnano un attacco di panico.

Chi l'ha vissuto lo sa; e chi, come me, ne è uscito definitivamente sa che quella frase è fondamentale, perché racchiude tutto il senso e le dinamiche del cosiddetto Dap.

Molti soffrono di Dap e molti per allontanarlo finiscono, ahimè, per assumere psicofarmaci.

E' però noto che in nessun caso ( sottolineo nessuno) l'assunzione di uno psicofarmaco ha portato mai a guarigione completa, nel senso che il dap si ripresenta nonappena si interrompe l'assunzione del farmaco, e nella totalità dei casi si assiste ad uno "spostamento del sintomo" ovvero compaiono, successivamente alla assunzione del farmaco, altri tipi di disturbi di altrettanta ed anche maggiore intensità dell'attacco di panico, tipo si assiste alla comparsa di manie suicide, incapacità sessuali, ovvero alla comparsa di disturbi fisici tipo astenia, aritmie cardiache, disturbi a carico dell'apparato digerente, insonnia, etc., che altro non sono che un tentativo estremo del nostro organismo di non distruggere definitivamente quella "voglia di volare".

Quindi l'unico modo valido per affrontare un attacco di panico resta un percorso psicoterapeutico, attraverso il quale si cerca di capire perché il dap è comparso, e quale è la cosa che ci fa tanta paura da mettere in moto in noi un meccanismo di allontanamento, così forte che ha appunto come conseguenza il dap..

Eh si, perché il dap nasconde "sempre" un qualcosa che ci attrae terribilmente ma di cui abbiamo una fottuta paura.

E' tutta lì la chiave di volta di questo malessere…è solo questa la chiave per farlo diventare un semplice ricordo…il dap serve a darci una possibilità di continuare a volare...mi piacerebbe ricevere testimonianze che possano confermare questa che è stata una mia esperienza di vita, sia parlando di una propria esperienza risolta od anche cercando di individuare in casi, come dire, ancora "attivi", cosa possa essere in realtà,ovvero a cosa è riferibile la "grande paura di volare".

Mi piacerebbe inoltre discutere su quali possano essere le "tecniche" per entrare in quella paura e quindi risolvere l'attacco di panico (che ovviamente non siano fondate sull'uso di farmaci).

forse fa male eppure mi va

di stare collegato

di vivere di un fiato

di stendermi sopra al burrone

di guardare giù

la vertigine non è

paura di cadere

ma voglia di volare

mi fido di te

io mi fido di te

ehi mi fido di te

cosa sei disposto a perdere

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Io la storia della vertigine l'ho letta in un libro di Kundera...a capire chi abbia copiato chi...37.gif

non ho mai sofferto di attacchi di panico in vita mia, ma soffro di un tipo di vertigine molto particolare...non sempre e non ovunque.

per esempio, se mi affaccio da una nave, uno di quei traghetti grossi grossi, non ho paura,ma un desiderio di buttarmi in mare talmente forte che devo allontanarmi subito.sono anni che non riesco più a guardare il mare da una nave.

o quelle alture meravigliose...il desiderio di sparirvi è troppo forte, non posso guardare.

è strano perchè in me il desiderio è consapevole, non è la paura a nasconderlo.

ed è strano perchè non avevo mai sofferto di vertigini.

comunque è una bella chiave di lettura,aio.

S.

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Io la storia della vertigine l'ho letta in un libro di Kundera...a capire chi abbia copiato chi...37.gif

non ho mai sofferto di attacchi di panico in vita mia' date=' ma soffro di un tipo di vertigine molto particolare...non sempre e non ovunque.

per esempio, se mi affaccio da una nave, uno di quei traghetti grossi grossi, non ho paura,ma un desiderio di buttarmi in mare talmente forte che devo allontanarmi subito.sono anni che non riesco più a guardare il mare da una nave.

o quelle alture meravigliose...il desiderio di sparirvi è troppo forte, non posso guardare.

è strano perchè in me il desiderio è consapevole, non è la paura a nasconderlo.

ed è strano perchè non avevo mai sofferto di vertigini.

comunque è una bella chiave di lettura,aio.

S.[/color']

Allora:

TUFFATI :!:

tuffo1.jpg

Lo so, tuffarsi è come morire.

Daltronde "To suffer one's death and to be reborn is not easy" ( F.Perls)

Però quello che senti davvero non è paura di morire, ma voglia di nuotare...

P.s: - problemi di "navigazione" nel mare dei problemi?Consigliata bussola interna.

- problemi amniotici prenatali, o del tenore idrico corporeo in generale? Chiedi a tua madre...

Perchè una cosa che ci attrae tanto dovrebbe farci anche paura?

per esempio per problemi "etici".Pensiamo a quanti desideri vengono repressi in ossequio a disposizioni di legge, di regole religiose, di principi etici, "educativi", etc...

il dap si potrebbe definire come la conseguenza di un sovradimensionamento quanto mai artificioso del "super-io" ma accettato per buono da chi subisce le suddette indicazioni ...: esempio tipico: il "non farti toccare lì..." materno, che prosegue ben oltre la fase adolescenziale; cioè tutte le inibizioni a sfondo sessuale indotte dall'educazione, dove ad un forte desiderio corrisponde una forte paura (e quindi repressione-rimozione) dello stesso.

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forse è per questo che quando devo fare le cadute rischio sempre di rompermi l'osso del collo.....

P.s: - problemi di "navigazione" nel mare dei problemi?Consigliata bussola interna.

- problemi amniotici prenatali, o del tenore idrico corporeo in generale? Chiedi a tua madre...

e chi non ha problemi di navigazione?però la cosa interessante è che nel mare e sul mare ci sono sempre stata come se fosse quello il mio elemento,e non la terra. e da piccola mi buttavo da scogliere impossibili....

sui problemi prenatali mi devo informare....sul tenore idrico in generale che intendi?

piccola postilla:se mi tuffassi da un traghetto però morirei smangiucchiata dalle eliche....60.gif

S.

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Per mia esperienza personale(ho iniziato a soffrire di attacchi di panico a 22 anni ed erano talmente violenti che nn riuscivo piu a uscire di casa ne a guidare e stare all aria aperta)e per l interpretazione che ne dò di quello che significavano per me queste sensazioni violente di angoscia e paura bloccanti posso pensare che le energie e emozioni che avevo ricacciato dentro di me esplodessero perchè avevano bisogno di essere prese in considerazione e che mi dicevano che nella mia vita c era qualcosa da ascoltare e prendere in considerazione e che io invece consciamente e incosciamente avevo voluto ignorare.Non a caso le prime crisi avvennero in un periodo in cui mi maltrattavo parecchio e nn trovavo il modo di uscire da situazioni dannose per me stessa.L attacco di panico mi ha costretto a fermarmi,a guardare che cosa stavo facendo di me,come se la mia mente si ribellasse e mi dicesse che era venuta l ora di crescere e prendere in mano la mia vita.Dietro le crisi ho visto la paura del cambiamento,di riconoscere le mie emozioni e sentirle senza soffocarle,di accettare che nn tutto mi andava bene e che dovevo anche dire di no e fare quello che sentivo invece di quello che volevano gli altri,insomma vedo nell attacco di panico un positivo per quanto doloroso e anche invalidante modo delle forze piu positive di noi che ci riportano a riflettere su noi stessi e su cosa stiamo ignorando e nn ascoltando.......questo è cosa è per me....

Tuttora e in maniera piu sporadicaogni tanto mi capitano e allora mi fermo un attimo e riesco a vedere che ho accomulato troppe tensioni emotive che si sovraccaricano .....

quando succede,lo sopporto e cerco di resistere alle sensazioni piu forti che sento e ho notato che riesco a attenuarlo se ho la possibilita di parlare con qualcuno a ruota libera e esterno quello che sento in quel momento,questo mi aiuta a nn soccombere alle sensazioni cioè parlare mi costringe comunque a nn andare troppo via con la testa....

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...e le vertigini/provare vertigini in un sogno sapete che significato ha?

voglia di lasciarsi andare a qualcosa che da svegli invece ci fa paura.

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forse è per questo che quando devo fare le cadute rischio sempre di rompermi l'osso del collo.....

P.s: - problemi di "navigazione" nel mare dei problemi?Consigliata bussola interna.

- problemi amniotici prenatali' date=' o del tenore idrico corporeo in generale? Chiedi a tua madre... [/color']

e chi non ha problemi di navigazione?però la cosa interessante è che nel mare e sul mare ci sono sempre stata come se fosse quello il mio elemento,e non la terra. e da piccola mi buttavo da scogliere impossibili....

sui problemi prenatali mi devo informare....sul tenore idrico in generale che intendi?

piccola postilla:se mi tuffassi da un traghetto però morirei smangiucchiata dalle eliche....60.gif

S.

basta allora capire chi/cosa è l'elica: è l'ultimo ostacolo da superare,dai......sarà un fantastico ritorno alla scogliera...

del resto il * tuffati * ovviamente è anche, e soprattutto, simbolico, ma puoi anche sceglierti un posto più sicuro di un "traghetto" ( guarda un pò proprio un traghetto, simbolo quasi del passare da una posto all'altro , ovvero da una condizione all'altra). Per esempio un tuffo da un bel pontile sarebbe comunque un ottimo esercizio...

Pensavo ancora: desiderio di tuffarsi nell'elemento primario acqua...come dire "voglio rientrare nel buco..." ( questo mi parla di un dolore / angoscia realmente grande che ti ha attraversato.)

Tenore idrico="fluidità" dei processi fisiologici, sudorazione, "naturale regolarità", tenore idrico muscolare ( tessuti tendenti al secco o viceversa all'umido/adiposo), forte/scarso bisogno di ingerire liquidi.

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maya

la tua esperienza è davvero interessante. Mi conferma ancora una volta la correttezza della ipotesi di partenza.

Devo anche dire che trovo la tua esperienza conclusa per quanto riguarda l'acquisizione del concetto, anche se vedo un pò di lavoro ancora da fare sotto l'aspetto più propriamente emotivo e delle tue reali sensazioni fisiche. Come dire hai capito come funziona, ma quel concetto bisogna metterlo ancora di più in pratica. Sarà quindi opportuno tentare di non resistere e di non distrarsi, anzi devi assolutamente ascoltare quello che accade e senti dentro di te, quello che accade nel tuo corpo, durante i residui momenti di attacco :wink:

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Mi sembra molto molto interessante il punto toccato da maya.e in effetti è così:ogni sintomo, dal più lieve al più invalidante,è una richiesta di ascolto.e ho sempre avuto l'impressione di qualcosa che si arrabbiasse quando non ascoltata....come i bambini che fanno i capricci.e diventasse sempre più cattiva.

non so perchè, penso proprio alla parte bambina di noi, che ci manda segnali, prima lievi poi sempre più forti, perchè c'è qualcosa che bisogna vedere, fare,ascoltare...o più semplicemente curare.

è forse per questo che non credo molto nelle terapie sintomatiche.

Aio....è quasi come se sapessi che l'acqua è il mio elemento, nonostante la natura felina sia alquanto ostile all'h2o....traghetti e angosce. chissà perchè solo da un certo punto(recente)in poi....questa fascinazione, come ulisse con le sirene, solo che le sirene sono acqua e io cammino appiccicata al muro...come volessi nascondermi.

già chissà cosa c'è dietro.

per quanto riguarda il mio tenore idrico, temo di saperne molto poco, come poco so di tutto questo misterioso periodo.

attualmente bevo come un cammello....e il pontile che si trova di fronte casa mia(proprio come se l'avessi visto)è un rischio troppo grande....l'acqua non supera i 30 centimetri di profondità.

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maya

la tua esperienza è davvero interessante. Mi conferma ancora una volta la correttezza della ipotesi di partenza.

Devo anche dire che trovo la tua esperienza conclusa per quanto riguarda l'acquisizione del concetto' date=' anche se vedo un pò di lavoro ancora da fare sotto l'aspetto più propriamente emotivo e delle tue reali sensazioni fisiche. Come dire hai capito come funziona, ma quel concetto bisogna metterlo ancora di più in pratica. Sarà quindi opportuno tentare di non resistere e di non distrarsi, anzi devi assolutamente ascoltare quello che accade e senti dentro di te, quello che accade nel tuo corpo, durante i residui momenti di attacco

Ma è proprio qui il problema Aio,a livello razionale credo di capire diverse cose,il problema mi nasce quando ho a che fare con le mie emozioni,ho questa sensazione di nn sentirmi e di confusione e affollamento di pensiero in testa,come oggi per esempio sono fortemente ansiosa e inquieta,piantata in casa e rimugino rimugino innervosendomi sempre di piu......vorrei volare eccome se vorrei volare ma c è qualcosa che mi tiene ancorata

ho anche un sacco di dubbi per la terapia che sto facendo,a volte ho la sensazione che nn si vada da nessuna parte.....

Secondo te per rimanere sempre in tema con l attacco di panico,il fatto di nn cercare soluzioni che aiutino a sopportarlo ma viverlo tutto fino in fondo permetterebbe di capire meglio il suo significato?

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Mi sembra molto molto interessante il punto toccato da maya.e in effetti è così:ogni sintomo' date=' dal più lieve al più invalidante,è una richiesta di ascolto.e ho sempre avuto l'impressione di qualcosa che si arrabbiasse quando non ascoltata....come i bambini che fanno i capricci.e diventasse sempre più cattiva.

non so perchè, penso proprio alla parte bambina di noi, che ci manda segnali, prima lievi poi sempre più forti, perchè c'è qualcosa che bisogna vedere, fare,ascoltare...o più semplicemente curare.

è forse per questo che non credo molto nelle terapie sintomatiche.

Aio....è quasi come se sapessi che l'acqua è il mio elemento, nonostante la natura felina sia alquanto ostile all'h2o....traghetti e angosce. chissà perchè solo da un certo punto(recente)in poi....questa fascinazione, come ulisse con le sirene, solo che le sirene sono acqua e io cammino appiccicata al muro...come volessi nascondermi.

già chissà cosa c'è dietro.

per quanto riguarda il mio tenore idrico, temo di saperne molto poco, come poco so di tutto questo misterioso periodo.

attualmente bevo come un cammello....e il pontile che si trova di fronte casa mia(proprio come se l'avessi visto)è un rischio troppo grande....l'acqua non supera i 30 centimetri di profondità.

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maya

la tua esperienza è davvero interessante. Mi conferma ancora una volta la correttezza della ipotesi di partenza.

Devo anche dire che trovo la tua esperienza conclusa per quanto riguarda l'acquisizione del concetto, anche se vedo un pò di lavoro ancora da fare sotto l'aspetto più propriamente emotivo e delle tue reali sensazioni fisiche. Come dire hai capito come funziona, ma quel concetto bisogna metterlo ancora di più in pratica. Sarà quindi opportuno tentare di non resistere e di non distrarsi, anzi devi assolutamente ascoltare quello che accade e senti dentro di te, quello che accade nel tuo corpo, durante i residui momenti di attacco

Ma è proprio qui il problema Aio,a livello razionale credo di capire diverse cose,il problema mi nasce quando ho a che fare con le mie emozioni,ho questa sensazione di nn sentirmi e di confusione e affollamento di pensiero in testa,come oggi per esempio sono fortemente ansiosa e inquieta,piantata in casa e rimugino rimugino innervosendomi sempre di piu......vorrei volare eccome se vorrei volare ma c è qualcosa che mi tiene ancorata

ho anche un sacco di dubbi per la terapia che sto facendo,a volte ho la sensazione che nn si vada da nessuna parte.....

Secondo te per rimanere sempre in tema con l attacco di panico,il fatto di nn cercare soluzioni che aiutino a sopportarlo ma viverlo tutto fino in fondo permetterebbe di capire meglio il suo significato?

Non solo, ma è l'unica strada esistente per "debellarlo" definitivamente.Quindi addirittura "amplificarlo" anzichè scacciarlo.Addirittura cercarlo, provocarlo volontariamente (esistono delle tecniche apposite).

TRA IL DIRE E IL FARE C'E' DI MEZZO IL MARE.

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Io posso parlare solo per esperienza vissuta personalmente, vorrei solo dire che, specialmente in una questione complessa come gli attacchi di panico, mi lascia perplesso, mi PERPLIME :roll: il fatto di presupporre un'unica spiegazione, come fanno abitualmente tutti gli analisti (ed è un atteggiamento che mi ha da sempre infastidito, penso che gli risulti utile per non dover fare troppo il mazzo). Ora non ho tempo, ci tornerò sopra! :wink:

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Mi ricordo quando ho avuto il primo attacco di panico... era dovuto ad una percezione di inadeguatezza rispetto alla situazione e dalla lontananza da casa.... Credevo che mi sarebbe venuto un infarto, avevo il cuore che mi batteva a mille e non riuscivo a calmarmi... piu ci pensavo e piu aumentava....

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Caro Maurizio, quello cui si riferiscono le mie affermazioni in questo topic corrisponde ad una prassi clinica i cui risultati sono evidenti e riconosciuti. Il mazzo bisogna farselo "terapeuticamente" per problemi più complessi che non un semplicissimo dap.

Il mio sconforto è avere esperienza quotidiana di come sia semplicissimo debellare il dap ed assistere viceversa a continui messaggi in cui tale semplice "malessere" sia oggetto di una quasi totale sfiducia nella possibilità di risoluzione e quel che è peggio, verificare continuamente sulle pagine di questo forum che moltissimi vengono indotti da "tecnici" della materia ,cui si sono rivolti, all'assunzione di farmaci: lo trovo davvero scandaloso a fronte delle consolidate tecniche di cui parlavo che prevedono l'assoluto non utilizzo di farmaci.

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Mi sembra molto molto interessante il punto toccato da maya.e in effetti è così:ogni sintomo, dal più lieve al più invalidante,è una richiesta di ascolto.e ho sempre avuto l'impressione di qualcosa che si arrabbiasse quando non ascoltata....come i bambini che fanno i capricci.e diventasse sempre più cattiva.

non so perchè, penso proprio alla parte bambina di noi, che ci manda segnali, prima lievi poi sempre più forti, perchè c'è qualcosa che bisogna vedere, fare,ascoltare...o più semplicemente curare.

è forse per questo che non credo molto nelle terapie sintomatiche

Ache io S. penso che una gran parte dei malesseri e disagi si possa ricollegare a quel bambino,il bambino che siamo stati che viene ignorato perchè seppellito in fondo dentro di noi che reclama attenzione e lo fa nel modo che lui sa cioè pretendendo ascolto e dietro a tante ansie e paure credo che ci sia la sua voce......

ho letto un libro che parla di questo,mi ha veramente toccato e sconvolto

tanto è che lo voglio rileggere perchè mi ha aperto la mente su una parte di me davvero sconosciuta.....

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Di che libro si tratta maya?

io non penso che la spiegazione del dap possa essere così univoca, però penso che il dap sia un sintomo chiaro a suo modo:ovvero un modo di dire "fermati!". poi chiaramente quello che c'è dietro cambia da persona a persona.tutti i sintomi, a mio parere, hanno un significato "generale" e uno "personale".

Aio...non ho capito :oops:

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"Capisco come funziona" (dire), mi ci tuffo dentro e nuoto ( fare)...

il mare come tutto ciò che ci avvolge e ma nel quale non riusciamo a nuotare liberi...

un pesce nuotava,aveva una meta: cercava il suo mito, l'oceano. Incontrò un altro pesce e gli chiese: "Dov'è l'oceano?" l'altro gli rispose: "Ma è questo l'oceano!" e il primo: "Ma che dici?Questa è solo acqua!"

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e come la mettiamo con il fatto che sotto il *mio* pontile ci sono 30centimetri d'acqua?

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quale è il problema?

_____________________________________________

P.s.:Puoi farti piccola piccola...oppure prendi una bambola, scrivici il tuo nome sopra e "tuffala" dal pontile...

Non si può lottare con cose troppo più grandi di noi...per poter intervenire nella nostra vita, o altrove, dobbiamo trovare la giusta proporzione tra noi e le cose che vogliamo affrontare, altrimenti l'esito negativo sarà scontato...

allora, quale è la tua misura?Ovviamente non devi rispondere a me...

_____________________________________________

così anche il dap è voler darsi una dimensione non propria: si sente in un modo e ci si vuol costringere per forza a pensare all'opposto...e patapunfete...il dap...meno male :!: ...

x maya

ti rispondo a breve...

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Caro Maurizio, quello cui si riferiscono le mie affermazioni in questo topic corrisponde ad una prassi clinica i cui risultati sono evidenti e riconosciuti. Il mazzo bisogna farselo "terapeuticamente" per problemi più complessi che non un semplicissimo dap.

Il mio sconforto è avere esperienza quotidiana di  come sia semplicissimo debellare  il dap ed assistere viceversa a continui messaggi in cui tale semplice "malessere" sia oggetto di una quasi totale sfiducia nella possibilità di risoluzione e quel che è peggio, verificare continuamente sulle pagine di questo forum che moltissimi vengono indotti da "tecnici" della materia ,cui si sono rivolti, all'assunzione di farmaci: lo trovo davvero scandaloso a fronte delle consolidate tecniche di cui parlavo che prevedono l'assoluto non utilizzo di farmaci.

Vi sono anche tecniche non farmacologiche che funzionano bene nell'affrontare casi di DAP e che presuppongono una spiegazione causale per il DAP stesso diversa da quella che hai proposto in questa sede...ne consegue che non posso che trovarmi d'accordo con turbo :wink:

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Caro Maurizio, quello cui si riferiscono le mie affermazioni in questo topic corrisponde ad una prassi clinica i cui risultati sono evidenti e riconosciuti. Il mazzo bisogna farselo "terapeuticamente" per problemi più complessi che non un semplicissimo dap.

Il mio sconforto è avere esperienza quotidiana di  come sia semplicissimo debellare  il dap ed assistere viceversa a continui messaggi in cui tale semplice "malessere" sia oggetto di una quasi totale sfiducia nella possibilità di risoluzione e quel che è peggio, verificare continuamente sulle pagine di questo forum che moltissimi vengono indotti da "tecnici" della materia ,cui si sono rivolti, all'assunzione di farmaci: lo trovo davvero scandaloso a fronte delle consolidate tecniche di cui parlavo che prevedono l'assoluto non utilizzo di farmaci.

Vi sono anche tecniche non farmacologiche che funzionano bene nell'affrontare casi di DAP e che presuppongono una spiegazione causale per il DAP stesso diversa da quella che hai proposto in questa sede...ne consegue che non posso che trovarmi d'accordo con turbo :wink:

Per la verità le tecniche in uso nell'approccio di tipo comportamentale/cognitivo cui so che ti riferisci, in linea di massima tendono a disinteressarsi delle cause del Dap , come del resto delle cause di ogni altro "malessere", puntanto direttamente sul sintomo ed agendo in maniera tale da operare una conversione dell'atteggiamento considerato negativo in uno positivo ed accettabile dal soggetto; questo, nell'approccio cognitivo viene affiancato da un lavoro di "sostegno" e comprensione dei processi interiori che fanno da sfondo alla fobia, cioè si opera un lavoro di rivalutazione di tali processi tesa al raggiungimento di una maggiore autostima. Questo tipo di impostazione può portare ad una remissione totale/parziale del sintomo fobico, ma in genere si assiste sovente dopo un certo periodo od in concomitanza del "trattamento" ad uno spostamento del sintomo in altra direzione, ovvero alla scomparsa del dap subentra altro tipo di somatizzazione del "disturbo".Quindi una tecnica per potersi definire "efficace" non solo deve portare alla scomparsa del sintomo fobico ma soprattutto deve essere tale che, avendo affrontato il problema alla radice, fa si che venga eliminato del tutto detto sintomo , senza alcuna possibilità quindi di ricomparsa o di ricomparsa sotto altra forma "nevrotica" collaterale.Occorre perciò che alla attività comportamentale/cognitiva venga integrato un lavoro essenziale di percezione corporea ed emotiva generale da collegare al vissuto storico della persona, facendo si che tale percezione venga "agita" durante il lavoro sul dap.Insomma la differenza è sempre lì tra il semplice spiegare/valorizzare ed il più complesso vivere, consapevolizzare ed agire il proprio disagio. Cioè le cose non bisogna valorizzarle o capirle, bisogna solo trovare il modo di viverle fino in fondo, sentirle individuando tra queste quelle che sono in uno stato di attuale "squilibrio".

In conclusione si può affermare che le tecniche cui fai riferimento tendono a trascurare pesantemente gli effetti collaterali di tale tipo di intervento, rendendolo in tal modo, nei fatti, inefficace rispetto all'obbiettivo del raggiungimento di un quadro generale realmente equilibrato della persona. Es.: a che mi serve riuscire ad andare nelle montagne russe se poi il quoziente generale della mia angoscia resta intatto, (dato che la "vera causa" è sempre lì), canalizzandosi tale angoscia in nuove forme di squilibri psicosomatici?

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Di che libro si tratta maya?

io non penso che la spiegazione del dap possa essere così univoca' date=' però penso che il dap sia un sintomo chiaro a suo modo:ovvero un modo di dire "fermati!". poi chiaramente quello che c'è dietro cambia da persona a persona.tutti i sintomi, a mio parere, hanno un significato "generale" e uno "personale".

Aio...non ho capito :oops: [/color']

Il libro S. è:A TU PER TU CON LA PAURA di KRISHNANANDA

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