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Differenze culturali in Italia


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Ospite LeGoLaS
what's mean * nigger * ?

negro ma molto di piu'!!

ti è capitato di dare del * nigger * a qualche persona con la pelle più scura ?

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nella mia mente moltissime volte , ho usato questo termine la settimana scorsa dopo che questo moretto mi aveva dato il dito :!:

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Ospite LeGoLaS
nella mia mente moltissime volte , ho usato questo termine la settimana scorsa dopo che questo moretto mi aveva dato il dito :!:

potevi ricambiare aggiungendo un Fuck You :LOL:

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nella mia mente moltissime volte , ho usato questo termine la settimana scorsa dopo che questo moretto mi aveva dato il dito :!:

potevi ricambiare aggiungendo un Fuck You :LOL:

indovinato leg , ma gli ho detto fuck off ma il significato e lo stesso :!: :LOL::LOL:

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  • 1 year later...

Nba, ora. In diretta. Erano anni che non vedevo la Nba.

Chicago Bulls 45

Detroit Pistons 43

Halftime

ESPN, tramite sky 202

A proposito di differenze... il Post è destinato a chi piace il basket... Sarà solo una questione di spazio sui media, se qui non se lo fila più nessuno?

Tex, tu che stai proprio lì, a te piace il basket?

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si si bello il post, anche se non intendevo per il basket ma per il suo argomnto principale....io sono del meridione concordo suciò che dice nello, in tutto, riporto:

LE differeze culturali ci sono e ci saranno a prescindere dalla latitudine

Il vero problema è che la società meridionale è strutturata sulla gerarchia.... dei ruoli sociali, familiari e di lavoro.... ed il meridionale nel lavoro ha mediamente poca propensione a rischiare in conto proprio... inoltre i meridionali ricchi e potenti preferiscono vivere di rendita che investire e crescere.... tutto il resto sono barzellette che tornano utili a sostenere il meridionalismo.... quanto ai mafiosi sono gli stessi meridionali (ovvero alcuni di essi) ad esserlo e a convalidare tale regime sociale........

Io da meridionale posso confermare che molti dei nostri problemi ce li creiamo da soli, con le gerarchie di cui parla nello la paura e l'omertà, ricordiamoci che la mafia prolifera dove la terra è più fertile...rispetto all'argomento omosessualità caro lego, le cose sono cambiate molto, io conosco tanti gay e anche un ragazzo che sta facendo tutto il processo per cambiare sesso e che si veste da donna e esce con altri ragazzi e si baciano in strada, certo qualcuno parla, specialmente i più anziani ma ormai c'è anche parecchia gente che comincia a capire e tollerare, probabilmente la strada per l'accettazione è lunga ma è un inizio....

Però credo che avere pregiudizi contro i meridionali non sia meglio dei pregiodizi dei meridionali stessi.....

Riguardo ai "paeselli" bè la tranquillità delle nostre parti io non la baratterei con niente....poi è logico che bisogna tenersi i pro e i contro (piccolo paese, molti anziani la gente mormora - non tutti!- ma se ne sei ormai al di sopra non ti toccano e vivi la tua vita comunque)

ciao

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si si bello il post, anche se non intendevo per il basket ma per il suo argomnto principale....io sono del meridione concordo suciò che dice nello, in tutto, riporto:

Io da meridionale posso confermare che molti dei nostri problemi ce li creiamo da soli, con le gerarchie di cui parla nello la paura e l'omertà, ricordiamoci che la mafia prolifera dove la terra è più fertile...rispetto all'argomento omosessualità caro lego, le cose sono cambiate molto, io conosco tanti gay e anche un ragazzo che sta facendo tutto il processo per cambiare sesso e che si veste da donna e esce con altri ragazzi e si baciano in strada, certo qualcuno parla, specialmente i più anziani ma ormai c'è anche parecchia gente che comincia a capire e tollerare, probabilmente la strada per l'accettazione è lunga ma è un inizio....

Però credo che avere pregiudizi contro i meridionali non sia meglio dei pregiodizi dei meridionali stessi.....

Riguardo ai "paeselli" bè la tranquillità delle nostre parti io non la baratterei con niente....poi è logico che bisogna tenersi i pro e i contro (piccolo paese, molti anziani la gente mormora - non tutti!- ma se ne sei ormai al di sopra non ti toccano e vivi la tua vita comunque)

ciao

La gerarchica spinta, la paura e l'omertà sono caratteristiche particolarmente forti anche al nord, e anche al nord sono

le cause dei maggiori disastri. Personalmente però non credo che si tratti davvero di fattori culturali.

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Nba, ora. In diretta. Erano anni che non vedevo la Nba.

Chicago Bulls 45

Detroit Pistons 43

Halftime

ESPN, tramite sky 202

A proposito di differenze... il Post è destinato a chi piace il basket... Sarà solo una questione di spazio sui media, se qui non se lo fila più nessuno?

Tex, tu che stai proprio lì, a te piace il basket?

ciao oscar , per dire la verita' nn mi piace il basket . e' un sport che nn ho mai

praticato ed e' limitato solo ad un certo gruppo di persone .

chicago cmq aveva un team fortissimo ,imbattibile e c'erano grandi campioni

come jordan. all'entrata dell'arena c'e' la sua statua ma ti sconsiglio

d'andarci in qualsiasi tempo della giornata almeno che stanno giocando.....troppo pericoloso.

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La gerarchica spinta, la paura e l'omertà sono caratteristiche particolarmente forti anche al nord, e anche al nord sono

le cause dei maggiori disastri. Personalmente però non credo che si tratti davvero di fattori culturali.

Delle differenze tra nord e sud esistono, è evidente e direi anche naturale, se non fosse per quelli che nelle differenze vedono necessariamente i difetti degli altri.....i fattori culturali influenzano a mio parere. Il discorso per esempio di denunciare coloro che chiedono il pizzo, non è soloun discorso di paura ma soprattutto di comodità perchè non solo molti non denunciano e pagano ma molti altri pensano che la "mafia" li protegge e che quello del pizzo è il giusto compenso per questo servizio... Adesso non so come funziona al nord ma dalla mia esperienza ho notato che voi gente del nord siete più realisti rispetto a questi argomenti e almeno non vi raccontate le favole della protezione....

Poi naturalmente bisognerebbe vedere quello che dicono le statistiche e quale sia la realtà effettiva....riguardo agli investimenti bè il mio paese è un esempio tipico, su circa 35.000 abitanti ci sono una decina di banche e una marea di disoccupati, i "ricchi" per la maggiorparte lo sono di famiglia e non intendono investire quel che hanno, e se qualcuno crea qualcosa comunque assume operai a nero o cose del genere e la gente comunque gli va a leccare il posteriore, lo stesso succede con dottori e compagnia varia....non tutti è ovvio ma una buona parte e questo spesso non fa funzionare le cose...ritornando al nord, dicono che sia diverso io non ci vivo e non so, in tutta sincerità voi abitanti del nord come vi sentite rispetto a queste argomentazioni?

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Delle differenze tra nord e sud esistono, è evidente e direi anche naturale, se non fosse per quelli che nelle differenze vedono necessariamente i difetti degli altri.....i fattori culturali influenzano a mio parere. Il discorso per esempio di denunciare coloro che chiedono il pizzo, non è soloun discorso di paura ma soprattutto di comodità perchè non solo molti non denunciano e pagano ma molti altri pensano che la "mafia" li protegge e che quello del pizzo è il giusto compenso per questo servizio... Adesso non so come funziona al nord ma dalla mia esperienza ho notato che voi gente del nord siete più realisti rispetto a questi argomenti e almeno non vi raccontate le favole della protezione....

Poi naturalmente bisognerebbe vedere quello che dicono le statistiche e quale sia la realtà effettiva....riguardo agli investimenti bè il mio paese è un esempio tipico, su circa 35.000 abitanti ci sono una decina di banche e una marea di disoccupati, i "ricchi" per la maggiorparte lo sono di famiglia e non intendono investire quel che hanno, e se qualcuno crea qualcosa comunque assume operai a nero o cose del genere e la gente comunque gli va a leccare il posteriore, lo stesso succede con dottori e compagnia varia....non tutti è ovvio ma una buona parte e questo spesso non fa funzionare le cose...ritornando al nord, dicono che sia diverso io non ci vivo e non so, in tutta sincerità voi abitanti del nord come vi sentite rispetto a queste argomentazioni?

Al nord siamo realisti quando parliamo della mafia lontana da noi.

Qui non ci sono le organizzazioni criminali storiche delle regioni del sud (a parte forse a Milano, dove la mafia si

dice che sia presente da diversi decenni, ma è invisibile), ma c'è la mafia dei colletti bianchi, quella dove le relazioni

vincono sulle regole, e le regole vengono piegate ad uso e consumo delle relazioni.

In un certo senso è persino democratica, perché non è nemmeno la ricchezza, la discriminante, ma la relazione,

l'aggancio o l'appartenenza "giusta". La relazione è diventata il bene primario, per cui non appena c'è qualcosa che dà

l'impressione di metterla a rischio, scatta molto violenta la reazione (che di solito non è quella fisica, ma quella sociale,

le cui conseguenze sono però molto fisiche!).

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e il disagio psichico (spesso nemmeno percepito, per difesa) deriva dalla non accettazione di questo sistema di cose?

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e il disagio psichico (spesso nemmeno percepito, per difesa) deriva dalla non accettazione di questo sistema di cose?

Mi sembra più probabile che derivi dall'accettazione. L'omertà non è altro che un quadro difensivo, personale e

collettivo, nel quale vengono messe in atto pesantemente ed in modo continuo le forme di difesa psichica più note,

rimozione, negazione, eccetera (non è certo una condizione sana, se protratta nel tempo). Senza però affrontare

il problema nelle sue cause, ma anzi difendendolo e proteggendolo: il problema quindi permane e le difese pure.

Il guaio è che, all'interno di un clima omertoso, le manifestazioni esteriori di tali forme di difesa vengono percepite

come altro, spesso addirittura come sintomi di cose positive. Fa parte del problema.

La non accettazione porta a disagi di altro tipo, che sicuramente alla lunga hanno anche ricadute di tipo psicofisico.

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Mi sembra più probabile che derivi dall'accettazione. L'omertà non è altro che un quadro difensivo, personale e

collettivo, nel quale vengono messe in atto pesantemente ed in modo continuo le forme di difesa psichica più note,

rimozione, negazione, eccetera (non è certo una condizione sana, se protratta nel tempo). Senza però affrontare

il problema nelle sue cause, ma anzi difendendolo e proteggendolo: il problema quindi permane e le difese pure.

Il guaio è che, all'interno di un clima omertoso, le manifestazioni esteriori di tali forme di difesa vengono percepite

come altro, spesso addirittura come sintomi di cose positive. Fa parte del problema.

La non accettazione porta a disagi di altro tipo, che sicuramente alla lunga hanno anche ricadute di tipo psicofisico.

La sanità o meno dei meccanismi di difesa non sta tanto nel loro protrarsi nel tempo, quanto nella loro intensità, portata e pervasività.

l'omertà è un fatto conscio, i meccanismi di difesa molto meno, anzi.

i casi di disagio psicologico, a me pare siano inversamente correlati numericamente alle zone omertose.

(più si sta in zone omertose e meno depressioni ci sono, per esempio)

Rispetto alle cause, secondo me sono sempre miste. Dipende da che tipo di analisi vogliamo fare, e da dove vogliamo partire, dal particolare al generale o il contrario, e che metodo di indagine sociale vogliamo usare.

Dalla sua scelta possiamo arrivare pure a conclusioni opposte.

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La sanità o meno dei meccanismi di difesa non sta tanto nel loro protrarsi nel tempo, quanto nella loro intensità, portata e pervasività.

E nella loro frequenza, immagino (e qui subentra il fattore tempo/durata).

Ma anche senza ricorrere a statistiche, è verosimile che l'intensità, la portata e la pervasività di tali reazioni siano maggiori

in ambienti omertosi (quindi dove c'è qualche forma di pericolo costante) che in ambienti più distesi e sicuri?

l'omertà è un fatto conscio, i meccanismi di difesa molto meno, anzi.

Su questo non ci metterei la mano sul fuoco. Dipende tutto da cosa si intende per omertà, naturalmente.

Personalmente non credo che sia qualcosa di contrapposto ai meccanismi di difesa, mi sembra più evidente che i

meccanismi di difesa ne siano parte integrante.

i casi di disagio psicologico, a me pare siano inversamente correlati numericamente alle zone omertose.

(più si sta in zone omertose e meno depressioni ci sono, per esempio)

Una delle caratteristiche tipiche degli ambienti omertosi è che le cose negative vengono tendenzialmente nascoste

sotto il tappeto. Questo rende molto difficile fare valutazioni numeriche di questo tipo.

In più, l'omertà tende a concentrare le negatività ambientali maggiori in pochi punti, e a mettere il tappo negando

ogni causa di disagio che non sia endogena, per cui è anche possibile che il dato sia realistico, se per disagio psicologico

ci si riferisce solo alla depressione.

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La sanità o meno dei meccanismi di difesa non sta tanto nel loro protrarsi nel tempo, quanto nella loro intensità, portata e pervasività.

E nella loro frequenza, immagino (e qui subentra il fattore tempo/durata).

Si. La frequenza rispetto all'unità di tempo e l'ampiezza rispetto a tutte le altre cose della tua vita è proprio la pervasività.

Ma anche senza ricorrere a statistiche, è verosimile che l'intensità, la portata e la pervasività di tali reazioni siano maggiori in ambienti omertosi (quindi dove c'è qualche forma di pericolo costante) che in ambienti più distesi e sicuri?

La correlazione tra omertà e disagio psicologico, la si può analizzare sotto diversi punti di vista.

Da un punto di vista di atteggiamento organizzativo, sociale, individuale, psicodinamico e sistemico. Il discorso deve essere visto in ogni ambito, prima di riattaccare i pezzi.

l'omertà è un fatto conscio, i meccanismi di difesa molto meno, anzi.

Su questo non ci metterei la mano sul fuoco. Dipende tutto da cosa si intende per omertà, naturalmente.

Personalmente non credo che sia qualcosa di contrapposto ai meccanismi di difesa, mi sembra più evidente che i meccanismi di difesa ne siano parte integrante[/color]

Certo. Credo che occorra proprio dire proprio cosa intendi per omertà. Potremmo discutere per ore sul niente, altrimenti.

Se per omertà intendi mentire anche a sè, allora torniamo ai meccanismi di difesa. Ma più che integrante come cosa "altra" che la completa, è una conseguenza, ovvero una risposta individuale a un disagio. Ma forse stiamo dicendo la stessa cosa in modo diverso. Se invece la intendi come "coprire qualcuno", allora è un fattore conscio, perchè azione deliberata.

Una delle caratteristiche tipiche degli ambienti omertosi è che le cose negative vengono tendenzialmente nascoste sotto il tappeto. Questo rende molto difficile fare valutazioni numeriche di questo tipo.

il tipo di cose che si nascondono alle quali ti riferisci (credo) sono di natura diversa rispetto a quelle che dico io. Presumo ti riferisca a nascondimenti di disagi provocati da altri per dei calcoli costi/benefici (taccio così il boss non mi penalizza, avrò qualche disagio che accetto, anzi, forse mi conviene pure, ma campo tranquillo). Io mi riferisco a quelli provocati da se stessi per non riuscire a far fronte a questi calcoli (non ce la faccio a tacere, e non accettando la cosa, se lo faccio ho proprio un disagio psicologico, di cui spesso neppure mi accorgo in tempo. Quand'anche me ne accorgo, lo faccio lo stesso, come per una nevrosi).

Negli ambienti omertosi, c'è spesso condivisione dei valori che non comporta disagi nè dissonanze cognitive. E' l'humus sul quale cresce l'erba della proposta di modello sociale dominante. In Sicilia, senza la convinta adesione che la mafia sia cosa buona, ci sarebbero molte più delazioni. Questi "convinti" non fanno ricorso a nessun meccanismo di difesa.

Il meccanismo di difesa invece è una risposta inconscia che mettiamo in atto per preservarci dall'ansia che deriva da una situazione per noi sgradevole. Entro certi limiti, è salutare. Per i "convinti", non c'è nulla di sgradevole, non hanno conflitti, e per loro è giusto preservare la mafia dalla polizia, per esempio.

Rispetto alla "valutabilità dei meccanismi" di difesa, con delle banali analisi psicometriche, colloqui e metodi qualitativi, si evincono tranquillamente entità e tipo degli stati di disagio.

In più, l'omertà tende a concentrare le negatività ambientali maggiori in pochi punti, e a mettere il tappo negando ogni causa di disagio che non sia endogena, per cui è anche possibile che il dato sia realistico, se per disagio psicologico ci si riferisce solo alla depressione.

Hai colto un punto importante: "che non sia endogena". Mi conferma la tua analisi più su fattori esterni che come incapacità di adeguata risposta interna ai fattori esterni.

Rispetto alla depressione, l'ho usata a caso, a titolo di esempio, ma non certo come rappresentativa della popolazione delle psicopatologie.

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Certo. Credo che occorra proprio dire proprio cosa intendi per omertà. Potremmo discutere per ore sul niente, altrimenti.

Intendo soprattutto il suo significato esteso. Per capirsi, la definizione 2 che dà il De Mauro, che riporto qui:

o|mer|tà

s.f.inv.

CO

1 consuetudine propria di organizzazioni malavitose spec. di carattere mafioso, per cui viene mantenuto

il silenzio su un delitto o sulle sue circostanze per sottrarre il colpevole alla giustizia ufficiale e lasciarlo alla

vendetta privata dell’offeso

2 estens., solidarietà che si stabilisce fra i membri di una determinata cerchia, volta a nascondere colpe o

mancanze altrui per timore di ritorsioni e vendette o per salvaguardare gli interessi comuni.

Io avrei messo una "e" al posto della "o" tra "vendette" e "per", nell'ultima frase.

Se per omertà intendi mentire anche a sè, allora torniamo ai meccanismi di difesa. Ma più che integrante come cosa "altra" che la completa, è una conseguenza, ovvero una risposta individuale a un disagio. Ma forse stiamo dicendo la stessa cosa in modo diverso. Se invece la intendi come "coprire qualcuno", allora è un fattore conscio, perchè azione deliberata.

Qui c'è il punto interessante: prova a leggere all'inverso, senza porre le due cose - il mentire a se stessi e il coprire

qualcuno - in alternativa tra loro. Non c'è motivo di metterle in alternativa, così come non c'è motivo di distinguere tra

conseguente ed integrante: il mentire a se stessi è spesso una conseguenza integrante dell'atto omertoso (che è esso stesso

una colpa o una mancanza e quindi va coperto).

Ordinando temporalmente le cose e tenendo conto che è un'ovvia semplificazione espositiva, la dinamica è più o meno

questa: c'è il fattaccio, la colpa da coprire, poi l'atto omertoso (conscio) volto a coprirlo, la razionalizzazione dell'atto

omertoso (le dissonanze cognitive sono utili in questo punto), l'interiorizzazione ed il rafforzamento delle "ragioni" usate a

copertura della colpa prima e dell'atto omertoso poi. E la "cultura" omertosa è creata. Senza la conseguenza integrante personale non reggerebbe a lungo. L'organizzazione è fatta di uomini.

E' una cultura che poco ha a che vedere con la coppola, però... accade anche nelle diocesi irlandesi e americane, o nelle

migliori famiglie delle zone più civili del mondo (la pietra angolare è la reazione personale e collettiva ad un "fattaccio").

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in verità vi dico che oramai io non vedo nessuna differenza,,,,

un paesino di montagna del trentino è culturalmente come uno calabrese, è Bari non è culturalemte diversa da Alessandria.......

mah?

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Intendo soprattutto il suo significato esteso. Per capirsi, la definizione 2 che dà il De Mauro, che riporto qui:

o|mer|tà

s.f.inv.

CO

1 consuetudine propria di organizzazioni malavitose spec. di carattere mafioso, per cui viene mantenuto

il silenzio su un delitto o sulle sue circostanze per sottrarre il colpevole alla giustizia ufficiale e lasciarlo alla

vendetta privata dell’offeso

2 estens., solidarietà che si stabilisce fra i membri di una determinata cerchia, volta a nascondere colpe o

mancanze altrui per timore di ritorsioni e vendette o per salvaguardare gli interessi comuni.

Io avrei messo una "e" al posto della "o" tra "vendette" e "per", nell'ultima frase.

Qui c'è il punto interessante: prova a leggere all'inverso, senza porre le due cose - il mentire a se stessi e il coprire

qualcuno - in alternativa tra loro. Non c'è motivo di metterle in alternativa, così come non c'è motivo di distinguere tra

conseguente ed integrante: il mentire a se stessi è spesso una conseguenza integrante dell'atto omertoso (che è esso stesso

una colpa o una mancanza e quindi va coperto).

Ordinando temporalmente le cose e tenendo conto che è un'ovvia semplificazione espositiva, la dinamica è più o meno

questa: c'è il fattaccio, la colpa da coprire, poi l'atto omertoso (conscio) volto a coprirlo, la razionalizzazione dell'atto

omertoso (le dissonanze cognitive sono utili in questo punto), l'interiorizzazione ed il rafforzamento delle "ragioni" usate a

copertura della colpa prima e dell'atto omertoso poi. E la "cultura" omertosa è creata. Senza la conseguenza integrante personale non reggerebbe a lungo. L'organizzazione è fatta di uomini.

E' una cultura che poco ha a che vedere con la coppola, però... accade anche nelle diocesi irlandesi e americane, o nelle

migliori famiglie delle zone più civili del mondo (la pietra angolare è la reazione personale e collettiva ad un "fattaccio").

Sono molto d'accordo con questo, in effetti è così, l'omertà che in generale come parola si associa alla mafia, comunque non apparteine solo ad essa, è un meccanismo che si crea ogni qualvolta c'è qualcosa che una volta rivelata ci crea delle conseguenze (negative, o almeno così si crede), per cui si preferise tacere o "farsi gli affari propri".

Un buon esempio di omertà in un ambiente "non mafioso", anzi tutt'altro, è quello trattato in questi giorni riguardo ai poliziotti che coprono i colleghi che commettono errori o peggio reati....

Il non parlare deriva dalla paura delle conseguenze, per cui spesso ci si convince che "non è giusto tradire" un collega (o compagno o familiare o altro...).

Allora io mi chiedo cos'hanno di diverso coloro che invece vanno contro a questo comportamento, direi quasi usuale (di quieto vivere) per ogniuno di noi?

E esiste una soglia personale oltre la quale un uomo non riesce a "nascondere"? O essa aumenta man mano che aumentano le volte in cui lo si è fatto? Può essere una questione di educazione?

Se ci pensiamo credo che tutti una volta nella vita abbiamo omesso qualcosa per convenienza, paura o altro, con conseguenze più o meno gravi.....

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Intendo soprattutto il suo significato esteso. Per capirsi, la definizione 2 che dà il De Mauro, che riporto qui:

Grosso modo, sostanzialmente stavamo dicendo la stessa cosa, infatti. Digi ha citato l'omertà in polizia, ma è lo stesso nella chiesa (diocesi non solo irlandesi, ma pure italiane) e così via.

Io mi soffermerei nuovamente solo sulla "non necessità" di fare alcuna giustificazione razionale come meccanismo di difesa in coloro che "credono" in questa cultura, prima che nelle loro convenienze; "i convinti", per intenderci.

Se, finite le convenienze, si dovesse ripristinare una "cultura della trasparenza", allora quella cultura era appunto un concetto ad essa assai vicino, ma non è proprio esattamente forte come avviene in chi crede in essa come valore.

Qui ci sono conflitti di valori. Faccio valere più il particolare ("mia convenienza") o il generale?

In tal caso l'analisi non è tanto in correlazione con il disagio psicologico in generale, e con dimostrazione o meno di nesso di causalità.

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Grosso modo, sostanzialmente stavamo dicendo la stessa cosa, infatti. Digi ha citato l'omertà in polizia, ma è lo stesso nella chiesa (diocesi non solo irlandesi, ma pure italiane) e così via.

Io mi soffermerei nuovamente solo sulla "non necessità" di fare alcuna giustificazione razionale come meccanismo di difesa in coloro che "credono" in questa cultura, prima che nelle loro convenienze; "i convinti", per intenderci.

Se, finite le convenienze, si dovesse ripristinare una "cultura della trasparenza", allora quella cultura era appunto un concetto ad essa assai vicino, ma non è proprio esattamente forte come avviene in chi crede in essa come valore.

Qui ci sono conflitti di valori. Faccio valere più il particolare ("mia convenienza") o il generale?

In tal caso l'analisi non è tanto in correlazione con il disagio psicologico in generale, e con dimostrazione o meno di nesso di causalità.

IO però noncredo sia proprio così facile dividere le due cose oscar, nel senso che secondo me laddove non c'è più la convenienza (anche solo psicologica, di sentirti al sicuro, di non complicarsi la vita) non c'è nemmeno omertà....

In fondo allafine ci si autocinvince per non sentirsi in colpa credo no? Quindi una certa consapevolezza (inconscia forse) c'è!

La differenze potrebbe nascere però nel tipo di educazione ricevuta, secondo me. In effetti non è insolito che un padre che insegna a un figlio ad essere onesto a denunciare sempre le ingiustuzie (partendo dalla più tenera età), avrà come erede un figlio con i suoi stessi ideali che a sua volta trasmetterà ai suoi figli.

Se un padre invece a volte con gli insegnamenti a volte anche solo con gli esempi (magari a parole dice qualcos'altro) educa un figlio all'omertà, per lui diventerà un fatto normale, accettabile, sarà appunto convinto che girarsi dall'altra parte sia la cosa giusta, e le giustificazioni che si darà saranno tante e anche molto valide se vogliamo (il mondo va così, se vuoi vivere sereno è meglio farsi gli affari proprio ecc ecc.)!!!!

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I c.d. "convinti" si saranno pure convinti ad un certo punto della vita... che sia per educazione impartita o per

esperienza o altro, probabilmente c'è sempre e comunque un processo di razionalizzazione e di interiorizzazione

delle "ragioni" dell'omertà e dei valori associati. Lo stesso anche per altri insiemi di valori e ragioni a loro supporto.

Sono comunque d'accordo con Giusy, è difficile distinguere nettamente i convinti-convinti dal resto del mondo,

perché la natura stessa del fenomeno è sostanzialmente prevaricante e invoglia alla "convinzione" anche chi

convinto sotto sotto non lo è.

Riporto alcune frasi sull'argomento, che hanno un valore particolare perché sono state scritte dall'interno della

pancia del drago:

Mi rimane comunque una buona dose di scetticismo, non però alla maniera di Leonardo Sciascia,

che sentiva il bisogno di Stato, ma nello Stato non aveva fiducia.

Il mio scetticismo, piuttosto che una diffidenza sospettosa, è quel dubbio metodico che finisce col

rinsaldare le convinzioni.

Io credo nello Stato, e ritengo che sia proprio la mancanza di senso dello Stato, di Stato come

valore interiorizzato, a generare quelle distorsioni nell'animo siciliano: il dualismo tra società e Stato;

il ripiegamento sulla famiglia, sul gruppo, sul clan; la ricerca di un alibi che permetta a ciascuno di

vivere e lavorare in perfetta anomia, senza alcun riferimento a regole di vita collettiva.

Che cosa, se non il miscuglio di anomia e di violenza primitiva è all'origine della mafia?

Quella mafia che essenzialmente, a pensarci bene, non è altro che espressione di un bisogno di ordine

e quindi di Stato. E' il mio scetticismo una specie di autodifesa?

Tutte le volte che istintivamente diffido di qualcuno, le mie preoccupazioni trovano conferme negli eventi.

Consapevole della malvagità e dell'astuzia di gran parte dei miei simili, li osservo, li analizzo e cerco di

prevenirne i colpi bassi.

("Cose di Cosa Nostra", Giovanni Falcone)

(Questo libro è un mazzo di chiavi, non mi stancherò mai di ripeterlo!)

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I c.d. "convinti" si saranno pure convinti ad un certo punto della vita... che sia per educazione impartita o per

esperienza o altro, probabilmente c'è sempre e comunque un processo di razionalizzazione e di interiorizzazione

delle "ragioni" dell'omertà e dei valori associati. Lo stesso anche per altri insiemi di valori e ragioni a loro supporto.

Sono comunque d'accordo con Giusy, è difficile distinguere nettamente i convinti-convinti dal resto del mondo,

perché la natura stessa del fenomeno è sostanzialmente prevaricante e invoglia alla "convinzione" anche chi

convinto sotto sotto non lo è.

Riporto alcune frasi sull'argomento, che hanno un valore particolare perché sono state scritte dall'interno della

pancia del drago:

Mi rimane comunque una buona dose di scetticismo, non però alla maniera di Leonardo Sciascia,

che sentiva il bisogno di Stato, ma nello Stato non aveva fiducia.

Il mio scetticismo, piuttosto che una diffidenza sospettosa, è quel dubbio metodico che finisce col

rinsaldare le convinzioni.

Io credo nello Stato, e ritengo che sia proprio la mancanza di senso dello Stato, di Stato come

valore interiorizzato, a generare quelle distorsioni nell'animo siciliano: il dualismo tra società e Stato;

il ripiegamento sulla famiglia, sul gruppo, sul clan; la ricerca di un alibi che permetta a ciascuno di

vivere e lavorare in perfetta anomia, senza alcun riferimento a regole di vita collettiva.

Che cosa, se non il miscuglio di anomia e di violenza primitiva è all'origine della mafia?

Quella mafia che essenzialmente, a pensarci bene, non è altro che espressione di un bisogno di ordine

e quindi di Stato. E' il mio scetticismo una specie di autodifesa?

Tutte le volte che istintivamente diffido di qualcuno, le mie preoccupazioni trovano conferme negli eventi.

Consapevole della malvagità e dell'astuzia di gran parte dei miei simili, li osservo, li analizzo e cerco di

prevenirne i colpi bassi.

("Cose di Cosa Nostra", Giovanni Falcone)

(Questo libro è un mazzo di chiavi, non mi stancherò mai di ripeterlo!)

:D:

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I c.d. "convinti" si saranno pure convinti ad un certo punto della vita... che sia per educazione impartita o per esperienza o altro, probabilmente c'è sempre e comunque un processo di razionalizzazione e di interiorizzazione delle "ragioni" dell'omertà e dei valori associati. Lo stesso anche per altri insiemi di valori e ragioni a loro supporto.

Sono comunque d'accordo con Giusy, è difficile distinguere nettamente i convinti-convinti dal resto del mondo, perché la natura stessa del fenomeno è sostanzialmente prevaricante e invoglia alla "convinzione" anche chi convinto sotto sotto non lo è.

L'omertà come valore! Infatti. Una superconvinzione! Questo è determinante per parlare di cultura profonda. Vera.

Cosa diversa è l'omertà come convenienza. Nel primo caso c'è come dice giusy, un'educazione da piccoli (con esempi di comportamento o verbali che siano), e anche senza convenienze, la si protegge, nel secondo caso è legata ad un calcolo.

Senza convenienze non c'è nemmeno il problema della razionalizzazione ed interiorizzazione, quindi come accennavo prima, non c'è meccanismo di difesa.

I valori si analizzano in termini "ordinali", e se confliggono, si sceglie quello più significativo per noi, in modo da orientare la nostra vita. Altrimenti sarebbero semplici opinioni.

Che sia difficile distinguere i convinti-non convinti è proprio il lavoro dei ricercatori sociali, e consiste anche nell'isolare variabili e trovare nessi di causalità dimostrati, attribuire pesi d'importanza, anche con cose strane, a volte anche con variabili prima non previste neppure.

Rimane ancora sul piatto della discussione il nesso di causalità tra disagio psicologico e omertà.

Bella la metafora delle chiavi e quella di Falcone. Non ho letto il suo libro, mi sa che lo farò

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L'omertà come valore! Infatti. Una superconvinzione! Questo è determinante per parlare di cultura profonda. Vera.

Cosa diversa è l'omertà come convenienza. Nel primo caso c'è come dice giusy, un'educazione da piccoli (con esempi di comportamento o verbali che siano), e anche senza convenienze, la si protegge, nel secondo caso è legata ad un calcolo.

Senza convenienze non c'è nemmeno il problema della razionalizzazione ed interiorizzazione, quindi come accennavo prima, non c'è meccanismo di difesa.

I valori si analizzano in termini "ordinali", e se confliggono, si sceglie quello più significativo per noi, in modo da orientare la nostra vita. Altrimenti sarebbero semplici opinioni.

Corri troppo, Oscar. A correre troppo si finisce fuori strada.

Non l'omertà come valore, ma l'omertà e i valori associati. L'omertà è soprattutto un insieme di regole comportamentali,

volte a mettere in pratica e a proteggere i valori di riferimento, tenendo conto dell'ambiente circostante (l'uomo è adattivo).

Quali sono questi valori? Questa frase del brano di Falcone è chiave:

Quella mafia che essenzialmente, a pensarci bene, non è altro che espressione di un bisogno di ordine e quindi di Stato.

Dove quei valori sono radicati, l'educazione all'omertà (e la mafia lo sa bene), la si ottiene in tempi brevi e a qualunque

età, con metodi di educazione molto efficaci e permanenti. Una sbirciatina in "camera di consiglio" può essere istruttiva:

http://it.youtube.com/watch?v=vq2RSfRQ7U0

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